LA VOCE DELL'AVENTINO

 Periodico della fraternità tra i residenti ed emigranti

delle Comunità dell'Alta Valle dell'Aventino

Cultura religiosa, storica, artistica e letteraria

Novembre - Dicembre 2009 – Palena (Chieti)

 

Cime della Porrara, anticamente "Palleno". Alle sue pendici, le sorgenti del fiume Aventino.

 Il sacro monte Porrara, anticamente chiamato "Palleno", diede nome ai Palenesi che vi nacquero. La Porrara è il monte di Palena, in provincia di Chieti che, a fianco della Maiella orientale, domina la valle del fiume Aventino, aperta a levante fino all’Adriatico: è il sacro monte dove pregarono tre Santi: S. Celestino V Papa, eremita in una angusta grotta nei pressi del Santuario della Madonna dell’Altare (m. 1272 s.m.), costruito dai Celestini, suoi seguaci; S. Falco, eremita, in una grotta tra la Porrara e la Maiella, in territorio di Palena, noto con il nome di "Coste di S. Falco", poi protettore di Palena; S. Nicolò da Forca Palena, antica frazione di Palena, su un costone della Porrara (m. 1276 s.m.), vicino all’attuale stazione ferroviaria di Palena, già Parroco di Palena, poi fondatore di tre conventi nelle città di Napoli, Firenze e Roma. In queste località sacre della Porrara, si arriva percorrendo molteplici itinerari di interesse storico-culturale, religioso e archeologico, meritevoli di essere conosciuti e visitati, evocatrici della vita dei tre Santi, seguendo percorsi di attrattive turistiche per la particolare e sublime bellezza del paesaggio incontaminato del territorio di Palena, premiato con il prestigioso riconoscimento della "Bandiera arancione" dal Touring Club Italiano.

 Riccardo Vittorio Gentile, fondatore de "La Voce dell’Aventino" (agosto 1998)

Nel decennale della fondazione inaugurato

il sito INTERNET de “La Voce dell’Aventino”:

http://digilander.libero.it/vocedellaventino

PALENA.

ITINERARI E DOCUMENTAZIONI STORICO-ARCHEOLOGICHE

DI PARTICOLARE INTERESSE REGIONALE E NAZIONALE

a cura di Andrea Gentile

 

Reperti paleontologici a Palena risalenti al “Miocene superiore”. Una presenza unica e di grande rilevanza scientifica in tutto l’Appennino centrale

Nel territorio di Palena, presso Capo di Fiume, affiora una successione litostratigrafica di estrema importanza scientifica, per la presenza – pressoché unica in tutto l’Appennino centrale – di livelli datati al Miocene superiore, contenenti ricche associazioni fossilifere di facies continentali e di ambienti di laguna (pesci, molluschi, crostacei e lo scheletro del Prolagus”, un piccolo mammifero oggi estinto, perfettamente conservato nella roccia).

Il nucleo centrale dell’esposizione museale è rappresentato dalla “Collezione Di Carlo”, per gran parte recuperata proprio in località Capo di Fiume, ai piedi del Monte Porrara, durante i lavori di scavo di una galleria per la captazione della falda di base del Fiume Aventino.

Il Museo è aperto al pubblico, da ottobre a maggio, il sabato dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00; domenica dalle 10,00 alle 13,00. Nei giorni feriali è aperto su prenotazione. Lunedì chiuso.

 

Un viaggio indietro nel tempo nel Museo geopaleontologico di Palena

Con una visita al museo geopaleontologico è possibile compiere un viaggio indietro nel tempo di milioni di anni, scoprire le memorie di “Gaia”, la nostra Terra,  conoscere la storia geologica del territorio, le antiche forme di vita ed i loro ambienti.

Il percorso museale si articola in tre sezioni: la Sala della Conoscenza, la Sala dell'Aventino”, le Sale Palena”. Nella prima sala i processi dinamici della Terra sono spiegati come propri di un organismo vivente. Si ripercorrono in parallelo la storia geologica e l’evoluzione della vita, testimoniate con fossili caratteristici. Nella seconda sala sono illustrate la storia geologica e gli aspetti paleoambientali e paleontologici del territorio attraverso le rocce e i fossili che lo caratterizzano. Il nucleo principale del Museo è rappresentato dalle "Sale Palena" dove sono esposti i reperti della “Collezione Di Carlo” provenienti dall’importante giacimento miocenico di Capo di Fiume. Qui si possono ammirare resti vegetali, pesci, molluschi, echinidi, crostacei, piume di uccelli e lo scheletro perfettamente conservato nella roccia di un piccolo mammifero lagomorfo oggi estinto, il Prolagus. Nel settore "Geologiocando" i visitatori più piccoli del museo, possono attraverso il gioco, imparare processi geologici, riconoscere rocce e simulare uno scavo paleontologico. L’osservatorio geologico, l’osservatorio geofisico virtuale e il magazzino scientifico, completano la struttura museale.

Guida al Museo geopaleontologico Alto Aventino di Palena

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ stata presentata giovedì 2 dicembre 2009 alle ore 17 presso la Provincia di Chieti la “Guida al Museo Geopalontologico di Palena” a cura di Silvano Agostini e Maria Adelaide Rossi, geologi della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo. Hanno partecipato Andrea Pessina, Soprintendente Archeologico dell’Abruzzo; Remo Di Martino, Assessore alla Cultura della provincia di Chieti; Domenico Parente, Sindaco di Palena; Francesco Stoppa, Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università “G. D’Annunzio”.

Il Museo Geopaleontologico Alto Aventino, con sede nella splendida cornice del Castello Ducale di Palena, è stato aperto per la prima volta al pubblico nel 2001 e rinnovato negli spazi espositivi ed in parte degli allestimenti nel 2007, a seguito di un più ampio progetto di recupero del Castello medesimo, effettuato con finanziamenti regionali. La nascita del museo è frutto di un accordo di programma tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo, la Provincia di Chieti, il Comune di Palena e l’Associazione Culturale Majella Madre, con l’obiettivo scientifico prioritario di valorizzare i reperti paleontologici provenienti dal territorio di Palena e dall’area dell’Alto Aventino.

L’Aventino e il Geosito di “Capo di Fiume”

Il Museo va considerato come un sistema integrato con il geosito di Capo di Fiume e con le sorgenti dell'Aventino. Lungo la S.P. Frentana, a sud di Palena, è stato realizzato un breve percorso con alcuni pannelli didattici che guidano i visitatori all'osservazione diretta degli affioramenti rocciosi.
Gli strati di roccia del geosito di Capo di Fiume costituiscono una successione che si è deposta in ambienti marino costiero, di laguna e palustre durante il Messiniano (Miocene superiore, circa 7 milioni di anni fa). In quel momento l'area dell'attuale Appennino, posta ad occidente del Monte Porrara e della Maiella, era in fase di corrugamento verso la definitiva emersione, mentre sul margine del Porrara, presso Capo di Fiume, gli ambienti erano condizionati da deboli oscillazioni del livello del mare, che faceva migrare la linea di costa e la foce di un corso d'acqua che scorreva in una pianura tra dolci colline. Il giacimento di Capo di Fiume unico ed importante per i suoi aspetti scientifici è un sito protetto. E’ pertanto vietata la raccolta di fossili e di rocce.

 

LA FINE DEL MONDO NELLA “PROFEZIA DEI PAPI”

La frase finale della “Profezia dei Papi” ha recentemente assunto secondo gli interpreti una nuova luce e indicherebbe che la fine del mondo sarebbe imminente. Ma quanto imminente? E come avverrebbe? Che relazione ha la “Profezia dei Papi” con il significato dell’Apocalisse?

Oralvedremo le risposte a queste domande limitandoci alla profezia in questione, ma subito dopo - con risultati estremamente interessanti - allargheremo il nostro orizzonte ad altre profezie contenute invece nelle apparizioni della Madonna di Fatima per avere dei riscontri e, soprattutto, per saperne di più sul "quando" e sul "come".

Ricordiamo che la frase finale della Profezia dei Papi è la seguente:

«Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia».

Molte persone hanno pensato che questa frase si riferisse a un 112° Papa, anche se i motti sono 111. In realtà, la Profezia suddetta non numera i Papi, e non parla affatto di un 112° Papa. I vari motti sono elencati uno sotto l’altro, e proprio sotto l’ultimo motto, De gloriae olivae, c’è la frase che abbiamo riportato qui sopra relativa al Petrus romanus. Nel documento più antico in cui è riportata, la frase sul Petrus romanus è così vicina al motto De gloria olivae che essi sono probabilmente lo stesso soprannome, la stessa descrizione di uno stesso Papa. L'illusione dell'esistenza di un 112° Papa sarebbe, in altre parole, semplicemente una tragica “trappola” in cui chi ha finora interpretato la profezia sarebbe caduto.

Del resto questa interpretazione, incredibilmente, risulta in perfetto accordo con una profezia della famosa Monaca di Dresda (1680-1706), una pia religiosa che ci ha lasciato numerosi manoscritti con profezie sulla fine dei tempi, fatta in una lettera indirizzata a Federico Re di Prussia. La religiosa, dopo aver previsto l'avvento di Hitler (che nelle sue lettere chiama "Hister"), annuncia che l'onere maggiore della terra di Federico (cioè l'attuale Germania) sarà dare i natali all'Ultimo Pietro, ossia all'ultimo Papa (e infatti Papa Ratzinger è tedesco). E aggiunge: "Il Papa sarà ben diverso dal sovrano (Federico): quanto il re è superbo, tanto l'altro sarà umile; quanto questo è bramoso di gloria, tanto l'altro agognerà la pace; tanto questo si premura per la vita terrena tanto quello si prodigherà per la vita Celeste".

Ma è anche quanto emerge dalle singolari "coincidenze" che abbiamo illustrato nell'omonima sezione di questo sito a dissipare ogni dubbio sul fatto che De Gloria Olivae e il Petrus romanus sono in realtà la stessa persona, cioè lo stesso Papa. Vediamo perché.

Occorre, innanzitutto, riflettere su che cosa abbia rappresentato Pietro per la Chiesa: egli è stato il primo Papa dopo Gesù, così come De gloria olivae è il primo Papa dopo quella sorta di “Gesù reincarnato” che è stato Giovanni Paolo II (basti pensare all’attentato e alle varie “coincidenze”). Così come c'è una distanza incommensurabile in "grandezza" tra Pietro I e Gesù, così esiste tra Papa Ratzinger e Papa Wojtyla. In altre parole, Pietro I : Gesù = Papa Ratzinger : Papa Wojtyla "il grande" (leggi: "Pietro sta a Gesù come Papa Ratzinger sta a Papa Wojtyla il Grande"). È quindi del tutto naturale concludere che De gloria olivae, cioè Papa Ratzinger, sia il “Pietro II” della frase finale e dunque l’ultimo Papa della Storia, quello che “chiude il cerchio”.
Una questione importante dunque è: Wojtyla si può considerare un po' una sorta di "Nuovo Gesù" (uso queste espressioni ovviamente piuttosto forti solo per essere più chiaro)? Chiunque abbia vissuto le ore, i giorni in cui il mondo intero è rimasto incollato alla televisione per ripercorrere le tappe del suo straordinario pontificato, non può non essere stato profondamente colpito dalla sua figura e dall'impatto che egli ha avuto sulla gente durante il suo Papato e nel lento trapasso, quest'ultimo seguito, come mai era successo, in una lunghissima non-stop mediatica planetaria. Tuttavia, anche a prescindere dai "miracoli" (che abbiamo deciso di non considerare), e dalle sensazioni personali (che non sono chiaramente oggettive), sembra che il Cielo si sia divertito a dare molti “segni” che indicano, specie se considerati nel loro complesso, come Giovanni Paolo II sia stato un Papa molto "speciale".

Questi "segni" li abbiamo già illustrati in precedenza, e tra essi spiccano: 1. la coincidenza di data (13 maggio) e ora tra l'attentato subìto e la prima apparizione della Madonna di Fatima, nonché tutti gli altri "episodi" grandi e piccoli che legano Papa Wojtyla alla vicenda o ai personaggi di Fatima; 2. il fatto che il suo sia stato il pontificato più lungo dopo quello di Pietro e di Papa Pio XI, nato il 13 maggio; 3. il fatto che l'ora della sua morte sia formata dagli unici due numeri che moltiplicati fra loro diano il numero che in numerologia indica la "perfezione"; 4. il fatto che un fenomeno riguardante il Sole accomuni la morte di Gesù, l'apparizione di Fatima e sia il suo "arrivo" su questo pianeta che l'ultimo "addio" in diretta planetaria. In questo senso, le "coincidenze" formano le tessere di un puzzle che solo in questi ultimi mesi riusciamo a ricomporre e a interpretare.
Ma vi è un'altra importantissima ragione per cui, indipendentemente dai ragionamenti fatti finora, si può concludere che Benedetto XVI è l'ultimo Papa della Storia, o, equivalentemente, che De gloria olivae e il Petrus romanus descrivono lo stesso pontefice. Lo vedremo nelle righe qui sotto, che interpretano alcuni recenti eventi di cronaca.

La risposta sembra largamente contenuta nella Profezia dei Papi: "Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia".

L"ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa" e le "tribolazioni" potrebbero essere quelle scatenate dalle parole di Benedetto XVI su Maometto pronunciate nella sua lectio magistralis tenuta in Germania, all'Università di Ratisbona, il 12 settembre 2006, e considerate una grave offesa dal mondo islamico. Nei giorni seguenti a tale infausto discorso, infatti, si sono succeduti dei fatti che davvero hanno fatto ritornare alla mente le antiche persecuzioni di duemila anni fa contro i Cristiani: una chiesa cristiana è stata bruciata a Turkarem, in Palestina; a Mogadiscio, in Somalia, è stata uccisa una suora, suor Leonella; in Indonesia sono stati uccisi tre Cristiani accusati di aver ucciso duecento musulmani negli scontri interreligiosi del 2000, ma l'esecuzione è avvenuta dopo un processo viziato da pesanti irregolarità, come testimonianze non ascoltate e prove non accettate.

Inoltre, sempre a seguito di tale discorso, sono giunte gravissime minacce contro Benedetto XVI e contro il Vaticano che potrebbero concretizzarsi in futuro. Il 15 settembre 2006 il gruppo armato Jaiech al-Moudjahidine, cellula irachena di Al Qaeda, con un comunicato su Internet, ha minacciato di attaccare Roma e il Vaticano a causa delle parole di Benedetto XVI sull'Islam e sulla guerra santa. «Giuriamo di distruggere le croci nel cuore di Roma - hanno scritto i terroristi - Non avremo pace finché i vostri troni e le vostre croci non saranno distrutte». «Ci faremo vivi con fatti, non con parole» si leggeva ancora nel comunicato. Altre minacce: «Sappi che i soldati di Maometto verranno presto o tardi a scuotere il tuo trono dalle fondamenta del tuo stato» si leggeva in un messaggio del gruppo armato iracheno Asaeb al Iraq al Jihadiya (Lega degli jihadisti in Iraq) rivolto al Papa.

Le minacce suddette riguardano la figura del Papa e il Vaticano come luogo fisico. Dunque l'"inizio della fine" potrebbe forse essere un grave attentato che provochi la morte del Papa e/o la distruzione fisica di una parte o dell'intero Vaticano. In realtà, dalla Profezia dei Papi non è affatto chiaro se Roma, "la città dai sette colli", sarà distrutta dall'uomo o da Dio.

Foto di Andrea Gentile

 

«Ho cercato la solitudine perché detesto quella terribile e falsa istituzione

che i politici e i potenti continuano a chiamare civiltà e giustizia». Gibran

 

L’Ipocrisia ci sarà sempre, anche se con la punta delle dita lustra e dipinta; l’Inganno e l’Invidia non cambieranno mai, anche se il loro tocco diventerà morbido e delicato; la Menzogna non si tramuterà mai in Verità, neppure se la rivestirai con abiti di seta e gli offrirai dimora nel palazzo; l’Avidità del potere e l’avidità di apparire non diverrà mai appagamento; e neppure il Crimine si trasformerà in Virtù. E l’eterna Schiavitù ai falsi insegnamenti e alle ingiustizie della storia rimarrà Schiavitù anche se si dipingerà il volto e altererà la propria voce.

La Schiavitù resterà Schiavitù in tutta la sua orribile forma, anche se vorrà chiamarsi Libertà.

 

Il numero di novembre-dicembre 2009 de “La Voce dell’Aventino”

è stato curato da Andrea Gentile

 

 

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AUGURIAMO A TUTTI I NOSTRI LETTORI

OGNI BENE PER IL NATALE E

PER UN FELICE E SERENO ANNO NUOVO

 

 

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AVVISO AI LETTORI

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Con l’inaugurazione del suo sito internet nel gennaio 2009, in occasione della ricorrenza decennale dalla sua fondazione (1998-2008), “La Voce dell’Aventino” è pubblicato sul suo sito internet http://digilander.libero.it/vocedellaventino con frequenza quadrimestrale ed è costituito e articolato seguendo alcune sezioni specifiche di approfondimento:

1.     Palena e i paesi della valle dell’Aventino. Fatti, cronaca e attualità.

2.     Religione. Itinerari religiosi, turistico-culturali, di particolare interesse storico e archeologico.

3.     S. Falco, S. Niccolò e S. Celestino V. Documentazioni religiose e storiche.

4.     Arte, musica, poesia e cultura a Palena.

5.     La storia di Palena in Abruzzo. Fonti, inediti e documentazioni storico-archeologiche di interesse regionale e nazionale.

 

Un ringraziamento sentito e sincero è rivolto a tutti i Palenesi e agli Abruzzesi in Italia e nel mondo che dal 1998 hanno collaborato e continueranno a collaborare. La natura e la finalità de “La Voce dell’Aventino” è di rimanere sempre al di fuori di qualsiasi interesse politico, in onore della giustizia, della verità e della libertà nell’informazione. La Redazione

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Presidenza onoraria: Don Antonio Pintori, Presidente Onorario.

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Redazione: Andrea Gentile, Riccardo Vittorio Gentile 

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