LA VOCE DELL'AVENTINO

 Periodico della fraternità tra i residenti ed emigranti

delle Comunità dell'Alta Valle dell'Aventino

Cultura religiosa, storica, artistica e letteraria

Maggio – Giugno 2009 – Palena (Chieti)

 

Cime della Porrara, anticamente "Palleno". Alle sue pendici, le sorgenti del fiume Aventino.

 Il sacro monte Porrara, anticamente chiamato "Palleno", diede nome ai Palenesi che vi nacquero. La Porrara è il monte di Palena, in provincia di Chieti che, a fianco della Maiella orientale, domina la valle del fiume Aventino, aperta a levante fino all’Adriatico: è il sacro monte dove pregarono tre Santi: S. Celestino V Papa, eremita in una angusta grotta nei pressi del Santuario della Madonna dell’Altare (m. 1272 s.m.), costruito dai Celestini, suoi seguaci; S. Falco, eremita, in una grotta tra la Porrara e la Maiella, in territorio di Palena, noto con il nome di "Coste di S. Falco", poi protettore di Palena; S. Nicolò da Forca Palena, antica frazione di Palena, su un costone della Porrara (m. 1276 s.m.), vicino all’attuale stazione ferroviaria di Palena, già Parroco di Palena, poi fondatore di tre conventi nelle città di Napoli, Firenze e Roma. In queste località sacre della Porrara, si arriva percorrendo molteplici itinerari di interesse storico-culturale, religioso e archeologico, meritevoli di essere conosciuti e visitati, evocatrici della vita dei tre Santi, seguendo percorsi di attrattive turistiche per la particolare e sublime bellezza del paesaggio incontaminato del territorio di Palena, premiato con il prestigioso riconoscimento della "Bandiera arancione" dal Touring Club Italiano.

 Riccardo Vittorio Gentile, fondatore de "La Voce dell’Aventino" (agosto 1998)

Nel decennale della fondazione inaugurato

il sito INTERNET de "La Voce dell’Aventino": http://digilander.libero.it/vocedellaventino  

ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA

In Abruzzo sciame sismico in atto dallo scorso gennaio

La rete sismica nazionale dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha rilevato che il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009 (ore 3.32) ha avuto un’intensità di 5,8 gradi della scala Richter (6,2 secondo il momento sismico, che misura l'energia alla sorgente). Le coordinate epicentrali sono state 42,33 gradi di latitudine Nord e 13,33 gradi di longitudine Est, a una decina di chilometri dall'Aquila. La profondità dell’ipocentro è stata rilevata a 8,8 km di profondità.

Il terremoto è stato caratterizzato da un meccanismo di tipo estensionale, con piani di faglia orientati NW-SE e direzione di estensione NE-SW (anti-appenninica). La scossa è stata seguita da molte repliche, la più forte delle quali è avvenuta alle 4,37 italiane con magnitudo pari a 4,6. Tutte queste scosse sono avvenute entro i 10-12 km di profondità, profondità tipiche dei terremoti dell’Appennino abruzzese. Questa circostanza determina un forte risentimento dello scuotimento in area epicentrale. La zona è interessata da una sismicità frequente con caratteristiche di sciame sismico a partire dallo scorso gennaio con centinaia di scosse tutte di modesta entità, fino all’evento di magnitudo 4 avvenuto il 30 marzo scorso.

Previsione

Si sottolinea la circostanza secondo la quale, allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile realizzare una previsione deterministica dei terremoti (previsione della localizzazione, dell’istante e della forza dell’evento). Ciò è vero anche in presenza di fenomeni quali sequenze o sciami sismici che nella maggior parte dei casi si verificano senza portare al verificarsi di un forte evento. Subito dopo il manifestarsi dell’evento l’L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) si è mobilitato inviando nell’area colpita le sue strutture di emergenza quali la rete mobile e altre squadre di rilevatori.

Una scossa quale quella che si è manifestata in Abruzzo viene normalmente seguita da numerose repliche, alcune delle quali probabilmente assai sensibili: la zona in oggetto è stata sede in passato di forti terremoti. In particolare, l’attività di questi giorni si colloca tra la terminazione meridionale della faglia che si è attivata nel terremoto del 1703 (Int. MCS del 10° grado MCS, pari a magnitudo circa 6,7 della scala Richter) e i limiti settentrionali della faglia associata nei cataloghi al terremoto del 1349 e di quella denominata «Ovindoli-Piani di Pezza». L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ricorda che i Comuni interessati ricadono tra la prima e la seconda categoria della classificazione sismica del territorio nazionale.

Sulle cause dei crolli

La Procura dell'Aquila ha aperto un'inchiesta contro ignoti per omicidio e disastro colposo.

L'obiettivo dell'inchiesta è accertare quali materiali siano stati usati per la costruzione delle case crollate. Tra i sospetti, v'è l'uso di cemento armato contenente o sabbia marina o barre di ferro posizionate a distanze non a norma di legge.

Sull'emergenza e la ricostruzione

Fin dalle ore successive all'evento, alcune fonti di stampa e giornalisti hanno denunciato il rischio di infiltrazioni criminali nei lavori di ricostruzione. Il rischio più concreto sono le possibili infiltrazioni delle organizzazioni camorristiche e mafiose nel sistema degli appalti per la ricostruzione.

Il 7 aprile, a poche ore dalla scossa principale, il giornalista Luca Spinelli ha affermato:

«Il giro di denaro intorno a una tragedia di queste dimensioni è immane: equivale al costo di una guerra. [...] Un giro d’affari e un indotto a cui qualsiasi impresa sarebbe interessata. Certamente lo sarà "la prima azienda italiana": un’impresa da novanta miliardi di fatturato ogni anno, che copre da sola il 7% del Pil italiano: la Mafia. [...] L’Abruzzo e la Marsica sono territori noti alla mafia. Una zona sulla quale «c’è l’attenzione anche di alcuni esponenti della Camorra e della Sacra Corona Unita», secondo Franco Forgione, presidente della Commissione parlamentare antimafia nel 2007. Una zona che secondo la Procura distrettuale antimafia dell’Aquila nasconde una parte del tesoro del boss Vito Ciancimino, stimato in 600 milioni di euro. Una zona su cui pesano come macigni i vari e recentissimi arresti per infiltrazione mafiosa. Negli appalti, nelle concessioni edilizie, nella sanità. Proprio ciò che sarà necessario per la ricostruzione»

La settimana successiva al sisma, il 14 aprile, il giornalista e scrittore Roberto Saviano, autore del bestseller Gomorra, ha scritto:

«I dati dimostrano che la presenza dell'invasione della camorra in Abruzzo nel corso degli anni è enorme. Nel 2006 si scoprì che l'agguato al boss Vitale era stato deciso a tavolino a Villa Rosa di Martinsicuro, in Abruzzo. Il 10 settembre scorso Diego Leon Montoya Sanchez, il narcotrafficante inserito tra i dieci most wanted dell'Fbi aveva una base in Abruzzo. Nicola Del Villano, cassiere di una consorteria criminal-imprenditoriale degli Zagaria di Casapesenna era riuscito in più occasioni a sfuggire alla cattura e il suo rifugio era stato localizzato nel Parco nazionale d'Abruzzo, da dove si muoveva, liberamente. L'Abruzzo è divenuto anche uno snodo per il traffico dei rifiuti [...]. Dietro

tutto questo, ovviamente i clan della camorra».

 

Onna, 7 aprile 2009 (Fonte Reuters)

 

Lettera aperta di una giovane studentessa universitaria di Colle di Roio, uno dei paesi in provincia dell’Aquila, gravemente colpiti dal terremoto.

La mia testimonianza sul terremoto.

Riceviamo e pubblichiamo una lettera scritta da Laura, giovane studentessa universitaria di Colle di Roio, paesino gravemente colpito dal terremoto a 4 chilometri dall’Aquila. Roio è il territorio sede del luogo in cui è stato più volte localizzato l'epicentro del terremoto. Infatti l’evento sismico del 6 aprile si è manifestato per primo e con più intensità nella tristemente famosa "Collina di Roio", che corrisponde alla località Colle Miruci a pochi chilometri dagli abitati. Il testo che pubblichiamo integralmente mette in luce il punto di vista di chi il terremoto lo ha subito e sofferto di persona, al di là dei proclami e della propaganda dei politici e dei mass media del tipo "è tutto sotto controllo" che tutti i giornali e le televisioni si sono affrettati a divulgare senza il minimo spirito critico.

Ecco il testo originale della lettera:

Ciao a tutti. Oggi è il 20 aprile 2009. Per molti Abruzzesi lo sguardo è congelato all'alba del 6 aprile 2009. Io, fisso il mio sguardo sull'ennesimo sorriso paterno e rassicurante del nostro Presidente del Consiglio, che campeggia sul paginone centrale de "Il Centro", quotidiano locale e che ancora una volta (pure quando un minimo di decenza richiederebbe moderazione), fa sfoggio di capacità ed efficienza, facendo grandi promesse nella speranza che si dimentichi il prima possibile che fino al 5 aprile nel meraviglioso "piano casa" che si intendeva varare a imperitura soluzione della crisi economica, di norme antisismiche nemmeno l'ombra.

Vi scrivo da Colle di Roio (AQ) uno dei paesini colpiti dal sisma del 6 aprile 2009.
Il mio paese. Trovo molto difficile fare ordine nel turbinìo di pensieri che mi gonfiano la testa, ma ci proverò. E scrivo questa nota perchè credo che solo uno strumento quale la rete permetta di conoscere altre verità, senza mediazioni se non dell'autore. Il nostro campo è abitato da circa trecento persone, distribuite in una quarantina di tende. Tornati da una vacanza mai iniziata, assieme a Pierluigi, abbiamo cercato di dare un contributo alle attività di gestione della tendopoli che, nel frattempo (era passata già una settimana dall'inaspettato evento), era andata sviluppandosi.

Come sapete non sono un tecnico, né ho una qualche esperienza di gestione logistica e di personale in situazioni di emergenza e quanto vi racconto può essere viziato da uno stato di fragilità emotiva (immagino mi si potrà perdonare). Il fatto è, che a fronte di uno sforzo impagabile profuso da
molte delle persone presenti nel nostro campo (volontari della protezione civile, della croce verde/rossa, vigili del fuoco, forze di polizia, etc.), inarrestabili fino allo sfinimento, ci siamo trovati, o sarebbe meglio dire ci siamo purtroppo imbattuti, nella struttura ufficiale della
Protezione Civile stessa e nel suo sistema organizzativo.

La splendida macchina degli aiuti, per quanto ho visto io, poggia le sue solide e certamente antisismiche basi, sulle spalle dei volontari; il resto da' l'impressione di drammatica improvvisazione. E non perchè non si sappia lavorare o non si abbiano strumenti e mezzi, ma
semplicemente ed a mio parere, perchè si è follemente sottovalutato il problema fin dall'inizio.

Se è vero che il terremoto non è prevedibile è altrettanto vero che tutte le scosse precedenti (circa trecento più o meno violente prima dell'inaspettato evento) dovevano rappresentare un serio monito. Perchè non è servito il fatto che due settimane prima del sisma alcuni palazzi
presenti in via XX settembre a L'Aquila, poi miseramente sventrati, erano già stati transennati perchè le scosse che si erano susseguite fino a quel momento (la più alta di 4° grado, quindi poca cosa...) avevano fatto cadere parte degli intonaci e dei cornicioni.

Una persona minimamente intelligente, a capo di una struttura così grande quale la Protezione civile, avrebbe dovuto schierare i propri uomini alle porte della città, come un esercito, pronto a qualsiasi evenienza. Ed invece mi trovo a dover raccontare che le prime venti tende del nostro campo se le sono dovute montare i cittadini del paese (ancora stravolti dal
sisma), con l'aiuto di una manciata di instancabili volontari, che manca un coordinamento tra i singoli gruppi presenti, che la segreteria del campo (che cerchiamo di far funzionare), è rimasta attiva fino a ieri con un Pc portatile di mia proprietà, acquistato "sia mai dovesse
servire", e con quello di un volontario; che siamo stati dotati di stampante e telefono ma per la linea Adsl stiamo ancora aspettando e quello che siamo riusciti a mettere in piedi è merito dell'intelligenza di qualche giovane del posto e dei suoi strumenti tecnici; che abbiamo dovuto chiamare chi disinfettasse e portasse via mucchi di vestiti perchè arrivati sporchi e non utilizzabili; che fino a dieci giorni dal sisma avevamo un rubinetto per trecento persone, nessuna doccia, circa 20 bagni chimici e nessun tipo di riscaldamento per le tende.


Vi ricordo che in Abruzzo ed a L'Aquila in particolare la primavera fatica ad arrivare e che anche in queste notti la temperatura continua ad essere prossima allo zero. Non ci si può quindi stupire che molte persone, la maggior parte delle quali anziane, cocciutamente ed in barba alle direttive che vietano di rientrare nelle case, continuano a fare la spola dalla tenda al bagno di casa.

Potreste obbiettare che tutto sommato e visti i risultati raggiunti nel seguire più di quarantamila sfollati questi problemi sono inevitabili e bisogna solo avere pazienza. Condivido il ragionamento.
Quello che mi lascia stupita, che la gente non sa e che gli organi di informazione si guardano bene dal dire è che tutta la macchina si basa all'atto pratico, sulla volontà ed il cuore di persone che lasciano le loro case e le loro famiglie e che non pagate, cercano di ridare un minimo di
dignità e conforto a chi, a partire dalla propria intimità, ha perso tutto o quasi. La Protezione civile che molti immaginano (alla Bertolaso per intenderci) non esiste nei campi, almeno non nel nostro. I volontari si alternano, perchè obbligati ad andarsene dopo circa 7 giorni.

Cosa comporta tutto questo?

Che ogni settimana si vedono facce nuove con la necessità di ricominciare a conoscersi ed imparare a coordinarsi, che il capo campo cambia anche lui con gli altri e quindi può avere esperienza o meno, che spesso, ed è il nostro caso, la gestione di alcune attività è affidata ai terremotati perchénon viene inviato personale apposito, con inevitabili problemi, invidie acrimonie e litigate tra poveri. Volete un esempio cristallino della disorganizzazione? La nostra psicologa, giunta al campo per propria cocciuta volontà, è rimasta anche lei solo una settimana. Vi immaginate quale può essere l'aiuto ed il sostegno che una persona addetta può dare e quale fiducia può riscuotere per permettere alle persone di aprirsi, se cambia con cadenza domenicale??? A questo si aggiungano l'inesperienza di molte persone (spesso e per fortuna sconfitte dalla volontà di far bene) e le tristi e umilianti dimostrazioni di miseria umana che ci caratterizzano e che risultano ancora più indecenti ed inaccettabili in casi di emergenza.


Qualcosa di buono però ragazzi l'ho imparato. Ho imparato che per la richiesta di materiale devo inviare un modulo apposito e che a firmare lo stesso non deve essere il capo campo, la cui
responsabilità, fortuna sua, è solo quella di gestire trecento vite, trecento anime, più tutti coloro che ci aiutano dalla sera alla mattina, ma serve il visto del Sindaco, oppure del Presidente di circoscrizione oppure di un loro delegato (pubblico ufficiale). Noi dopo aver speso due giorni
per individuare chi dovesse firmare questi benedetti moduli, sappiamo che dobbiamo prendere la macchina e quando serve (ovviamente più volte al giorno), raggiungerlo al comune.

Un’ultima noticina. Due giorni fa la Protezione civile si è riunita con gli esperti, ed ha ritenuto che non vi siano motivi di preoccupazione relativamente alle dighe abruzzesi (la terra trema ogni giorno). Ora ricordandomi che analoga sicurezza era stata espressa all'alba di una scossa di quarto grado e pochi giorni prima che il nostro inaspettato evento facesse trecento morti e azzerasse l'economia e la vita di migliaia di persone. Ho provveduto, poco elegantemente, ad eseguire il noto gesto scaramantico.

Però dei regali li ho ricevuti. Sono le lacrime di molte delle persone che hanno lavorato alla tendopoli, trattenute a stento nel momento dei saluti; sono le parole e gli sguardi dei vecchi del paese, che mescolano dignità e paura, coraggio e rassegnazione, senza mai un lamento.

Un'altra cosa. Vi prego chiunque di voi possa, prenda il treno l'aereo o la macchina e si faccia un giro per L'Aquila e dintorni. Le tendopoli non sono tutte come quelle a Collemaggio.

Scoprirete il livello di falsità che viene profuso a piene mani dagli organi di comunicazione oramai supini e del livello di indecenza dei nostri politici che prima con lacrime alla cipolla e poi con sorrisi di plastica distribuiscono garanzie e futuro a chi, vivendo in tenda e saggiando sulla pelle la situazione sa, che sono tutte bugie. I morti sono serviti subito per mostrarsi umani e vicini alle famiglie, ma ora è meglio dimenticarli in fretta. Via via, nessuna responsabilità, nessun dolo. I pm sono dei malvagi. Ricostruiamo in fretta. Forza la vita è bella, vedrete, tra un mese sarete tutti a casa. Conoscete i nomi delle famiglie che alcuni politici dovevano ospitare nelle loro ville?Le virtù umane travalicano gli eventi, le loro miserie non hanno confini.

Se volete, vi prego fortemente di inviare questa mail a quanti vi sono amici. La stampa nazionale si è guardata bene dal pubblicarla.


Un saluto a tutti.

Laura Colle di Roio (L’Aquila), 20 aprile 2009

 

 

SCHEDA

Un secolo di terremoti in Italia

Dal sisma che devastò Messina e Reggio nel 1908 alla tragedia in Irpinia

Il terremoto in Irpinia (Ansa)

 

Il terribile terremoto che ha recentemente colpito l'Abruzzo si aggiunge a una lunga scia di terremoti che, nell'ultimo secolo, hanno colpito l'Italia. Dalla terribile scossa che in 37 'interminabili' secondi ha distrutto Messina e Reggio nel 1908 fino al drammatico evento sismico che ha colpito l'Aquila e le zone limitrofe.
- 1908 (28 dicembre) Messina e Reggio (magnitudo 7,2): rase al suolo le città di Reggio Calabria e Messina e tutti i villaggi nell'area, causando quasi 100.000 morti. Si tratta della più grave sciagura naturale in Italia per numero di vittime.

- 1915 (13 gennaio) Avezzano, in Abruzzo (magnitudo 6,8): furono distrutte dal sisma Avezzano e tutto il territorio della Marsica. I morti ammontarono a circa 30.000.

- 1917 (26 aprile) Umbria e Toscana: furono distrutte dal sisma Monterchi, Citerna e Sansepolcro, e furono provocati danni a tutti i centri urbani dell'alta valle del Tevere.

- 1920 (7 settembre) Garfagnana e Lunigiana, in Toscana(magnitudo 6,5): con epicentro a Fivizzano; provocò 300 morti solo nel Comune che all'epoca contava 18.000 abitanti.

- 1930 (23 luglio) Irpinia, in Campania (magnitudo 6,7): 1.425 morti.

- 1968 (15 gennaio) Belice, nella Sicilia occidentale (magnitudo 6): rasi al suolo diversi paesi del trapanese; le vittime furono almeno 300.

- 1971 (6 febbraio) Tuscania, nel Lazio (magnitudo 4,5): un terremoto semidistrusse la cittadina del viterbese, danneggiando gravemente i monumenti romanici e provocando 31 morti.

- 1976 (6 maggio) Friuli (magnitudo 6,1). Circa 1.000 le vittime.

- 1979 (19 settembre) Valnerina: il sisma provocò gravi danni a Norcia, Cascia e le aree limitrofe danneggiando i monumenti e provocando diversi morti.

- 1980 (23 novembre) Irpinia (magnitudo 6,9): devastate diverse zone tra la Campania e la Basilicata, con danni ingentissimi soprattutto nell'area del Vulture. Distrutti numerosi
paesi, i morti saranno quasi 3.000.

- 1984 (7 e 11 maggio) Molise, Lazio e Campania con epicentro a San Donato Val di Comino (magnitudo 5,2), 7 morti.

- 1984 (19 ottobre): Catania con epicentro a Zafferana Etnea. Una vittima, centinaia di sfollati, danni ingenti al Palazzo Municipale e alla Chiesa Madre.

- 1990 (13 dicembre) Santa Lucia nella Sicilia sud-orientale (magnitudo 5,1): gravi danni ad Augusta e Carlentini con 16 vittime, molti danni nell'area del Val di Noto.

- 1997 (26 settembre e scosse meno forti nei giorni seguenti) Umbria e Marche (magnitudo 5,6): gravi danni ed edifici inagibili nelle zone di Assisi, Colfiorito, Verchiano,
Foligno, Sellano, Nocera Umbra, Serravalle di Chienti, Camerino; 11 morti.

- 2002 (31 ottobre-2 novembre) Molise e Puglia (magnitudo 5,4): San Giuliano di Puglia. Crollata una scuola: 30 morti, di cui 27 bambini sepolti dalle macerie.

- 2003 (11 aprile) Cassano Spinola, Alessandria (magnitudo 4,6): scossa avvertita in tutto il nord-ovest. Nei giorni successivi la provincia di Alessandria ha stimato danni tra 60 e
80 milioni di euro: 300 sfollati, 5mila case lesionate.

- 2009 (6 aprile) L'Aquila e zone limitrofe (magnitudo 5,8) tra le frazioni di Collimento e Villagrande, a 5 chilometri di profondità. Centinaia di vittime, molti edifici crollati o gravemente danneggiati. Il sisma è stato nettamente avvertito in tutto il centro Italia fino a Napoli. La scossa principale è stata seguita da decine di scosse di assestamento. Dichiarato lo Stato d'emergenza nazionale.

LA VOCE DELL'AVENTINO

Periodico della fraternità tra i residenti ed emigranti

delle Comunità dell'Alta Valle dell'Aventino.

Cultura religiosa, storica, artistica e letteraria.

Presidenza onoraria: Don Antonio Pintori, Presidente Onorario.

Direzione: Don Sante Paoletti,  Rev. Parroco di Palena, Direttore;

Don Emiliano Straccini, Rev. Parroco di Fara S. M., Vice Direttore;

Maria Martinelli, Vice Direttore, Lettopalena.

Amministrazione: Parrocchia di Palena (Chieti): 66017

Conto Corrente Postale: 12552667

Fondatore: Riccardo Vittorio Gentile (agosto 1998)

Redazione: Andrea Gentile, Riccardo Vittorio Gentile

Pubbliche relazioni: Giacinto Delfini – Via S. Antonio Abate – Palena

Corrispondenti: Giovanni Scarpelli, Antonella Verna, Gerardo Vittoria.

Distribuzione: Rev. Suore Scuola Materna – Palena

Maria Caputo – Rione Frenano, 4 – Palena

Gerardo Ferrara – Piazza Municipio, 2 – Palena

Sito internet: http://digilander.libero.it/vocedellaventino

e-mail: lavocedellaventino@libero.it