LA VOCE DELL'AVENTINO


Periodico della fraternità tra residenti ed emigranti

delle Comunità dell'Alta Valle dell'Aventino.


Cultura religiosa, storica, artistica e letteraria.


Gennaio – Febbraio 2009 – Palena (Chieti)



Cime della Porrara, anticamente “Palleno”. Alle sue pendici, le sorgenti del fiume Aventino.


Il sacro monte Porrara, anticamente chiamato “Palleno”, diede nome ai Palenesi che vi nacquero. La Porrara è il monte di Palena, in provincia di Chieti che, a fianco della Maiella orientale, domina la valle del fiume Aventino, aperta a levante fino all’Adriatico: è il sacro monte dove pregarono tre Santi: S. Celestino V Papa, eremita in una angusta grotta nei pressi del Santuario della Madonna dell’Altare (m. 1272 s.m.), costruito dai Celestini, suoi seguaci; S. Falco, eremita, in una grotta tra la Porrara e la Maiella, in territorio di Palena, noto con il nome di “Coste di S. Falco”, poi protettore di Palena; S. Nicolò da Forca Palena, antica frazione di Palena, su un costone della Porrara (m. 1276 s.m.), vicino all’attuale stazione ferroviaria di Palena, già Parroco di Palena, poi fondatore di tre conventi nelle città di Napoli, Firenze e Roma, sul Gianicolo. In queste località sacre della Porrara, si arriva percorrendo molteplici itinerari di interesse storico-culturale, religioso e archeologico, meritevoli di essere conosciuti e visitati, evocatrici della vita dei tre Santi, seguendo percorsi di attrattive turistiche per la particolare e sublime bellezza del paesaggio incontaminato del territorio di Palena, premiata con il prestigioso riconoscimento della “Bandiera arancione” dal Touring Club Italiano.


Riccardo Vittorio Gentile, fondatore de “La Voce dell’Aventino” (agosto 1998)


Nel decennale della fondazione inaugurato

il sito INTERNET de “La Voce dell’Aventino”:

http://digilander.libero.it/vocedellaventino

Un reduce dalla Russia racconta...

Ne “La Voce dell’Aventino” n. 3 maggio-giugno del 2000, paragrafo n. 6 intitolato: Il tragico destino dei prigionieri italiani nell'Urss, si fa cenno all'incontro in terra di Russia tra il capitano Giuseppe Del Bene e il caporale Giulio Sperini, entrambi di Palena, avvenuto durante l'ultima guerra, prima che si chiudesse la sacca dell'Ucraina, ove furono accerchiati reparti di Alpini del CSIR (corpo di spedizione italiano in Russia).

Trascriviamo, ora, qui di seguito, una testimonianza (raccolta da Riccardo Vittorio Gentile e Andrea Gentile) sull'episodio e sulle circostanze di luogo e di tempo in cui si svolsero i fatti bellici che precedettero e seguirono quell'incontro.

Giulio Sperini, nato a Palena nel 1911 ed ivi deceduto nel 1996, abitava in Palena, Via Frentana 20, in una delle prime casette costruite dopo le devastazioni dell'ultima guerra. Le case di Patena furono distrutte con mine tedesche per il 75%. Cristiano, profondamente credente, partecipava assiduamente ai riti religiosi nella chiesa madre di Palena. Della Russia conservava in ricordo una giubba militare di panno grigio-verde con i gradi di caporale degli Alpini e una gavetta d'alluminio a quell'epoca in dotazione all'esercito italiano: l'una e l'altra ora affidate alla custodia cara del figlio Domenico, abitante in Palena, sulla strada della variante Nazionale SS 84.

Di alta statura, distinto, piuttosto magro, conservava una buona memoria, anche se di età avanzata. Portava bene i suoi anni, anche se non aveva un buon udito e, pur dovendo rispettare talune limitazioni poste dal suo medico, doveva porre attenzione nel salire le scale, non doveva affaticarsi, perché il cuore aveva lavorato troppo.

In paese non tutti sanno della sua esperienza in Russia, durante l'ultimo conflitto mondiale. Desideravo raccoglierla di persona e scriverla perché non andasse dispersa nel tempo.

Lo avvicinai in una uggiosa giornata di novembre (6 novembre 1991) nella sua abitazione. Attorno ad un tavolo rotondo, in un'ampia cucina con focolare, si predispose a soddisfare la mia curiosità.

Ricordate ancora bene”, gli domando, “gli episodi dell'ultima guerra da voi vissuti e sofferti in Russia? Volete raccontarmi quello che precedette, accompagnò e seguì la ritirata delle nostre truppe in Russia?”.

Risponde con un cenno di affermazione con il capo e aggiunge: “Ho tutto nella mia testa” e, poco dopo, racconta ....

“… Dopo avere combattuto per due anni in Albania con il 9° reggimento Alpini della Divisione “Julia”, rientrai in Italia nel 1941. Sostai nell'Italia del Nord per circa un anno presso il Deposito del 9° Rgt. Alpini, Btg. “L'Aquila”, della stessa Divisione Julia, fino a quando il mio battaglione ricevette l'ordine di partire per la Russia unitamente alla stessa Divisione. La tradotta militare da Gorizia ci condusse in Polonia, ai suoi confini con la Russia: era il 18 luglio 1942. Con me, nello stesso battaglione, si trovavano trentadue Palenesi, tutti alpini di giovane età, dai 22 ai 24 anni. Il nostro capitano era Lombardi; il comandante di Battaglione si chiamava Fattuzzi e il comandante della Divisione si chiamava Signorini. La zona ove fummo condotti era minata lungo il confine russo-polacco.

Una nuova tradotta, dopo due giorni di viaggio, ci condusse a 80 chilometri dal fronte che raggiungemmo a piedi, in seconda linea, camminando per circa 80-90 chilometri, su estese interminabili pianure, per lo più coperte da coltivazione a grano, barbabietole e girasole. Dopo pochi giorni, fummo spostati in prima linea dove, sottoposta a continui bombardamenti e mitragliamenti nemici, la nostra Divisione fu quasi distrutta.

Di tutta la Divisione rimasero efficienti poche decine di militari. Molti furono i morti e moltissimi i feriti. Io fui, così, destinato al 29° Reparto salmeria di stanza in territorio russo, a 150 chilometri da Leningrado. Nello schieramento, la Divisione Julia era al centro. Alle ali si trovavano le truppe tedesche che si estendevano su un fronte di 300 chilometri (150 a destra e 150 a sinistra dal nostro avanzamento), e si snodava lungo una pianura interminabile, su una fascia di 600 chilometri.


Era il periodo autunnale, tra novembre e dicembre del 1942. In questa posizione fummo per parecchi giorni attaccati dalle truppe sovietiche con carri armati, aviazione, mitragliatrici e bombe a mano. Gli attacchi erano attivati da forze preponderanti ed agguerrite che si avvicendavano negli assalti. La nostra resistenza durò due settimane e, il 15 dicembre 1942, fummo costretti a indietreggiare.

Alle ore 24 del 14 dicembre, un soldato di vedetta, Cocciolone Amedeo di Schiavi d'Abruzzo, diede l'allarme: aveva avvistato le truppe nemiche che avanzavano verso di noi. La nostra resistenza all'urto dei primi reparti d'assalto nemici fu pronta e ardita, ma poco dopo, di fronte ad una valanga di fuoco, il capitano Lombardi gridò: "Chi se la salva salva!" e si allontanò per sempre su un cavallo al galoppo. Noi rimanemmo per lo più a piedi. Erano disponibili poche slitte, tirate da coppie di muli. Ebbe così inizio la nostra ritirata verso la Germania e la Polonia.

In questo fatto d'armi, sanguinoso e terrificante, si inserisce un episodio che richiama alla memoria la bella figura di un bravo uomo e valoroso ufficiale di Palena, il capitano Giuseppe Del Bene.

Il 12 Dicembre, tre giorni prima di quel sanguinoso terrificante attacco nemico, io fui comandato di recarmi a Romacova, un piccolo villaggio russo, unitamente a Caffarella Amedeo, un alpino nato a L'Aquila nel 1917. Ivi giunti dopo un percorso di 80 chilometri a piedi, ritirammo la posta da consegnare al nostro reparto. La distribuzione del pacco delle lettere avvenne presso il comando di Corpo d'Armata dove si trovava il capitano Giuseppe Del Bene. L'incontro fu commovente. Il capitano ci chiese il motivo della nostra presenza e, dal tono della mia voce e delle mie parole con le quali risposi, l'ufficiale capi di trovarsi di fronte ad una persona delle sue terre di origine. Mi chiese: "Di dove sei". Risposi: “Della provincia di Chieti". Aggiunse: "Devi dirmi di dove" ed io risposi: "Di Palena".

A queste parole rimase commosso, fermo per qualche istante e, subito dopo, nella euforia, di entrambi per l'inaspettato gradito incontro, fui da lui invitato ad entrare nell'accantonamento. Ivi diede ricetto ai due muli, a me e all'altro alpino e ci offrì da mangiare.

La nostra sosta durò fino al 13 dicembre 1942. Prima di lasciare l'accantonamento, il capitano Del Bene ci disse di tornare subito al nostro reparto perché le cose si mettevano male. Ci salutammo e ripartimmo verso Romacova. Qui giunti, il 15 dicembre fummo costretti a fuggire, seguendo con la nostra slitta un autoblindo dei tedeschi per un certo tratto, dopo di che la nostra ritirata continuò.

Per nostra fortuna, i bulgari fermavano il fronte e consentivano ai nostri reparti di passare e uscire dall'accerchiamento. Fu in questo modo che i nostri reparti di alpini (circa 500 persone) riuscirono ad evitare di rimanere nella sacca dell'Ucraina, dove furono catturate numerose truppe tedesche e italiane.

In quel teatro di guerra, fu sempre presente il gelo con immense distese di neve su pianure sterminate".

Testimonianza di Giulio Sperini, raccolta il 6 novembre 1991, nella sua abitazione, in Palena, da Riccardo Vittorio Gentile

Giuseppe Del Bene e Giulio Sperini

Il loro incontro casuale in terra di Russia avvenne poco prima dell'accerchiamento dei nostri reparti di Alpini (dicembre 1943)

Giuseppe Del Bene, nato a Palena nel 1908, già insegnante emerito nella scuola primaria e secondaria di Palena, cadde in Russia durante l'ultima guerra. Una composizione poetica che, ricorda la sua vita di maestro esemplare è inserita nella Monografia n. 12: "Palena poetica e artistica" della collana "La Porrara", depositata presso la biblioteca comunale.

Giulio Sperini, nato a Palena nel 1911, ivi morì nel 1996. Esemplare per laboriosità, coraggio e fede cristiana dalla quale fu sorretto in periodi assai difficili, specie in Russia, dove riuscì a sottrarsi all'accerchiamento di preponderanti truppe nemiche e a superare "il gelo con immense distese di neve su pianure sterminate".


Palena, 18 gennaio 2009. Teatro Aventino.

S. Antonio Abate, vittorioso contro le tentazioni, in scene e canti.

E’ stata una rappresentazione teatrale, canora e musicale di particolare rilievo artistico. Ripetuta con applausi di popolo, ha superato le rappresentazioni degli anni precedenti, meritevoli anch’esse di essere ricordate. Quest’ultima è degna di esser tramandata in un filmino da proiettare in agosto dinanzi ai Palenesi che tornano ogni anno numerosi da terre d’oltremare e da città in patria dove sono emigrati per motivi di lavoro. Nel loro cuore, la nostalgia del paese nativo, nel ricordo delle sue tradizioni e delle sue attrattive tra cui il paesaggio, l’aria salubre dei nostri boschi, le sorgenti d’acqua incontaminata dei nostri monti.


Il merito del grande successo ottenuto va al Comitato Organizzatore, ai suoi dirigenti, ai suoi interpreti artistici nelle recitazioni e nelle musiche, nelle scene e nell’abbigliamento appropriato: un successo che concorre a consolidare altri meriti già acquisiti, premiati con l’attribuzione a Palena della “Bandiera arancione” dal Touring Club Italiano. Gli armoniosi canti di questa rappresentazione folcloristica sono stati eseguiti dal coro impeccabile nella sala della scuola materna, sul piazzale del centro storico tra il corso Umberto I° e l’inizio di Via Roma, nel salone del centro Aggregativi Anziani e, in fine, nel Teatro Aventino. Sono state tutte impeccabili, sempre più volte seguite da lunghi applausi.


Al termine della rappresentazione avvenuta nel Centro Anziani e nel Teatro Aventino, hanno preso la parola, rispettivamente il Presidente del centro anzidetto (geom. Ottorino Como), il Sindaco di Palena (ing. Domenico Parente) e il maestro di musica (Antonio Gentile). Ognuna delle rappresentazioni anzidette è stata presentata da Eugenio Scarci.


La Voce dell’Aventino, interprete dei sentimenti di gratitudine all’Amministrazione comunale ed ai benemeriti partecipanti al grande successo riscosso, si associa al plauso popolare per l’avvenimento che fa onore a Palena.


L’Aventino e la fonte di S. Cataldo

L’Aventino

è bello ma piccino.

nasce dalla montagna

e tutta Palena bagna.


E’ pieno di cascate così belle

che al sole brillano come stelle,

dalla montagna è nato

e al mare è tornato.


Poesie di alunni della Scuola elementare di Palena

C’è una fonte a piè del monte,

è seduta da padrona

con in testa la corona.

In tempi molto lontani

Vi bevevano malati e sani.


Si dissetavano i pastori

per riprendersi dai sudori

e gridavano ad un fiato

S. Cataldo l’ha salvato.

La sua acqua è speciale

dal male può curare.

Lì tutti andavano a bere

per allontanare ogni malore.

Tanto tempo ormai è passato,

È molti hanno dimenticato.

S. Cataldo sul colle è restato

E nel passaggio da tutti è guardato.


Celio Emanuele - Classe IV - 2003-2004


LA VOCE DELL'AVENTINO

Periodico della fraternità tra i residenti ed emigranti

delle Comunità dell'Alta Valle dell'Aventino.

Cultura religiosa, storica, artistica e letteraria

Presidenza onoraria: Don Antonio Pintori, Presidente Onorario.

Direzione: Don Sante Paoletti,  Rev. Parroco di Palena, Direttore;

Don Emiliano Straccini, Rev. Parroco di Fara S. M., Vice Direttore;

Maria Martinelli, Vice Direttore, Lettopalena.

Amministrazione: Parrocchia di Palena (Chieti): 66017

Conto Corrente Postale: 12552667

Fondatore: Riccardo Vittorio Gentile (agosto 1998)

Redazione: Andrea Gentile, Riccardo Vittorio Gentile

Pubbliche relazioni: Giacinto Delfini – Via S. Antonio Abate – Palena

Corrispondenti: Giovanni Scarpelli, Antonella Verna, Gerardo Vittoria.

Distribuzione: Rev. Suore Scuola Materna – Palena

Maria Caputo – Rione Frenano, 4 – Palena

Gerardo Ferrara – Piazza Municipio, 2 – Palena

Sito internet: http://digilander.libero.it/vocedellaventino

e-mail: lavocedellaventino@libero.it