IL COGNOME LEPORE
Origini Lombarde?






Il nome Venturinus in Lombardia


La prima traccia che possiamo seguire, nella nostra ricerca di eventuali origini del al di fuori del territorio di Gemona, è quella del nome Venturinus.

Di certo il nome Venturino non è un nome locale. Probabilmente deriva dal nome Bonaventura "buona sorte, buona fortuna": da quel nome probabilmente derivano i cognomi VENTURINI, VENTURA, VENTURELLI, VENTURI, TURRA, TURRINI, TURATA, TURATTI, TURAZZA, TURRONI, TURRI, TURRÌN, TURRINA.
Altra possibile derivazione del nome è dal vocabolo ventura o venturato, attribuito ai soldati di ventura. Ricordiamo infatti che nella Repubblica di Venezia, nel Quattrocento, i soldati di ventura non regolarmente stipendiati, erano detti "Venturini".

Il primo Venturinus, a Gemona, lo troviamo in un documento riportato da Antonino di Prampero in "Matrimonio e patti dotali", Udine 1887, ed. Doretti.
Il documento è redatto a Gemona il 8 gennaio 1290 ed è costituito dall'atto di Matrimonio e dai patti dotali tra Vinturinus de S.to Daniel e Minga di Gemona, entrambe abitanti a Gemona.

A proposito di matrimoni e patti dotali, ricordiamo che allora e fino al Concilio di Trento, i matrimoni non venivano celebrati in chiesa, ma davanti ad un notaio o semplicemente in famiglia davanti a testimoni. In chiesa poi venivano solo annunciati a tutti.

Altri personaggi di nome Venturino li troviamo citati da A. Battistella in "I Lombardi in Friuli", Milano 1911, ove vengono riprese dal Bianchi e dal Liruti le seguenti notizie di personaggi Lombardi giunti in Friuli:

  • nel 1291: sono ricordati Giorgio Murono da Milano, maestro Guttizino da Bergamo, Venturino da Monza, Formentino di Milano (BIANCHI, Racc. docc. 583, 592, 593, 594);

  • 1292-1293. - Trovansi menzionati Andríolo de Albaneis di Milano, Ottone di Brembate, Tornasino Cagatossico da Milano, Coca de Alzate, Giacomino notaio di Porta Tosa a Milano, Beltramino de Alzate, Montino di Ardingo della Torre, Beltrarnino di Andalò Brugni di Milano, Erecco e Zanfredino di Carlevario della Torre, Lombardino della Torre capitano di Gemona, Maso di Affori, Ottolino da Milano, Venturino di Como chierico, Pagano della Torre tesoriere patriarcale (BIANCHI, Racc. docc. 603, 606, 611, 613, 618, 634, 664, 672).

  • 1337-1338: - Ricordansi Marco di Milano maresciallo patriarcale, Beltramino da Milano notaio, Ermanno de Sacho da Brescia, Francescutto della Torre preposito di S. Odorico, prete Delfino di Como, maestro Pietro di Montepessulano, milanese; Venturino de Longis di Bergamo, arcidiacono aquileiese (BIANCHI, Racc. docc. 2530, 2633, 2730, 2766; LIRUTI, Apogr. 313).

Possiamo perciò supporre che la famiglia del nostro Venturino detto "Lepre" fosse Lombarda. La presenza a Gemona di una consistente Comunità di Lombardi è certa (Vedi in proposito il libro di A.Battistella, I Lombardi in Friuli, Udine, 1911) (L'intera pubblicazione è riportata fra i Documenti).
Anche il portale della facciata del Duomo, la cui costruzione fu iniziata nel 1290, risente della architettura Lombarda.
E poichè il Venturino della terza citazione era un De Longhis e che quello della seconda citazione era chierico, quindi, forse, senza figli, prendiamo come possibile antenato quel Venturino da Monza citato dal Bianchi docc. 593, come giunto in Friuli al seguito di Raimondino della Torre, capitano di Gemona e nipote di Raimondo della Torre, milanese, già canonico di Monza, poi vescovo di Como e, dal 1272 al 1299, Patriarca di Aquileia. Tra il 1272 e il 1332, sotto i Patriarchi milanesi Raimondo, Gastone e Pagano della Torre, ci fu una numerosa migrazione di Lombardi in Friuli a seguito delle lotte per il predominio nella Signoria di Milano tra i Visconti (ghibellini) e i Torriani (guelfi).

Non ne abbiamo alcuna certezza, ma non è neppure inverosimile, considerata anche la distanza delle notizie e l'impossibilità di ulteriori approfondimenti o smentite.

Un altro riferimento ad un Venturino lo troviamo in un diploma del Patriarca di Aquileia datato Praga 3 marzo 1352, in cui viene nominato un tale "Petrus quondam Venturini" (Pietro figlio del fu Venturino).
Si tratta della lettera con cui il Patriarca Nicolò di Lussemburgo annuncia ai Gemonesi la decisione che Gemona dovesse essere ricostruita in pianura ai piedi del colle Cjamparis, e che la nuova città dovesse chiamarsi CAROLA, in onore dell'imperatore Carlo VI. La decisione derivava dalle lamentele dei mercanti che transitavano per Gemona e che erano tutti costretti a salire fino alla città per strade impervie e pericolose. (L'idea non era nuova. Anche il Patriarca Raimondo della Torre nel 1297, aveva ordinato la costruzione di una nuova Gemona nei pressi di Ospedaletto.)


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... et ordinamus inclinatim ad hoc precibus nobis instanter perectis per dilectos nostros Meinardum quondam Andreae Savij et Petrum quondam Venturini cives dicte Terrae de Glemona... quod ipse Terrae Glemonae in montem posita ad quam nimis est gravis ascensus et periculosus descensus ex viae asperitate pro mecantibus, antedictis, mutetur in planitie sub Glemona inter colles de Calpargis prope Hospitalem, et pratum de Agelai... et dicta terra taliter transferenda Carola nominetur.

 
"... e ordiniamo, spinti a ciò dalle istanze che ci sono state presentate dagli amati Mainardo figlio del fu Andrea Savi e Pietro figlio del fu Venturino, cittadini della Terra di Gemona..., che la stessa Terra di Gemona posta sul monte alla quale, per i mercanti è difficile la salita e pericolosa la discesa per via delle asperità, sia rifatta nella pianura di Gemona fra il colle di Cjamparis e il prato di Agelai... e detta terra una volta trasferita dovrà essere chiamata Carola."

Dobbiamo supporre che Pietro figlio del fu Venturino fosse un personaggio di una certa influenza nella comunità di Gemona, visto che con il Mainardo Savi si reca a Praga e viene nominato nel diploma del nuovo Patriarca. Il Mainardo nel 1355, in occasione di una prolungata e gradita visita a Gemona del Patriarca Nicolò, sarà nominato Vicario Generale del Patriarca stesso presso la Comunità di Gemona. Probabilmente in quella occasione il Patriarca si rese anche conto che spostare Gemona in pianura era una idea poco praticabile oltre che costosa.



Il cognome Lepore in Lombardia


Anche il soprannome/cognome Gleur o Lyeur (Lepre) nella sua traduzione in latino Leporis, ci porta, con buone probabilità, in Lombardia.

Nelle sole pergamene del convento di Santa Maria a Morimondo, nei pressi di Abbiategrasso, lo troviamo citato più volte già due secoli prima.

  • Anno 1118: "Petro filius quondam Leporis":

    Giovanni e sua moglie Otta, Benedetto del fu Pagano e sua moglie Emulina, nonché Berlinda figlia del fu Alberto, tutti di Coccaglio e di legge longobarda, dichiarano di aver ricevuto da Pietro del fu Lepore, abitante in Coccaglio, trentasei soldi e mezzo di denari milanesi d'argento quale prezzo della vendita della loro quota di due appezzamenti di terra, a campo, siti nella medesima località, in luogo detto Canelli.

    Anno 1118: "Petro filius quondam Leporis":

    Lo stesso Pietro del fu Lepore del precedente documento, di Cologne e ora abitante in Coccaglio, di legge longobarda, non avendo figli, stabilisce per la propria anima e per quella dei parenti che tutti i suoi beni mobili e immobili, presenti e futuri, siti in Cologne, Coccaglio o altrove, divengano immediatamente proprietà della chiesa di S. Giovanni de foris.

  • Anno 1176: "Gualdrico e Guilielmo Leporis":

    Giovanni Morinarius e la moglie Ottabella, di Gorla Maggiore, vendono a Guglielmo Baticaza, pure di Gorla Maggiore, per otto lire di denari nuovi milanesi, tre appezzamenti di terra siti nel territorio di Gorla, in località dette Vinea Grande, a Labragada e Curcunica. Fideiussori Buirato Morinarius e Giordaneto Uzeini dello stesso luogo. Contemporaneamente il predetto Giovanni investe a titolo di consultum la moglie di un campo e di una selva per la somma di lire quattro che costituiscono il faderfio della donna.
    Gualdrico e Guilielmo Leporis sono testimoni e garanti per la donna.



da: http://cdlm.unipv.it/edizioni/mi/morimondo-smaria2/carte/....

17  Cartula venditionis: 1118 maggio 13, Coccaglio.

Cartula Petri Cacatossici de Cocalio
(SN) Anno ab incarnacione domini nostri Iesu Christi mileximo centeximo hocta|vodecimo, mense madii, indicione undecima. Constat nos Iohannem et | Ottam, iugales, et Benedictum (a), filium quondam Pagani (b), et | Emulina, iugales, et Berlinda, filia quondam Alberti, de loco Cocalii et qui pro|fessi sumus vivere lege Longobardorum, mihi qui supra Berlinde Girardo mu|ndoaldo meo mihi consenciente et subter confirmante, et nobis qui supra Otte | et Emuline suprascriptis viris nostris et mundoaldis nostris nobis consencientibus | et subter confirmantibus et, ut lex Longobardorum abet auctoritas (1), | una cum noticia de propinquioribus nostris (c) parentibus, i sunt Girardus et | Ato propinquiores nostri parentes, in quibus eorum presencia vel testium cer|tam (d) facimus professionem et manifestacionem eo quod nulla nos pati vio|lencia ab quopie omine nec ab ipsis iugales et mundoaldos (e) | nostris, nisi nostra bona et spontanea voluntate anc cartulam vindici|onis facere vise sumus, accepisemus nos qui supra iugales et Berlinda, communi|ter, sicuti et in presencia testium manifesti sumus quod accepimus a te Petro, filius quondam Leporis, qui es abitator (f) in suprascripto loco Cocalii , arigenti denariorum | bonorum Mediolanensium solidos triginta et sex et medium, finito precio, sicut | inter nos convenimus, pro nostra porcione et divisione de duabus peciis de ter|ris campivis, iuris nostri, que abere visi sumus in suprascripto loco Cocalii, et iacent | in loco ubi dicitur Canelli; prima pecia, coeret ei: a mane Albericus, a meridie via, | a sera Venerus, a monte Albericus: secunda pecia, coeret ei: a mane et sera | Iohannes, a meridie Amicus, a monte via; que autem suprascriptam nostram porcionem et di|visionem de suprascriptis duabus peciis de terris campivis iuris nostri, qualiter superius legi|tur et coerencies decernuntur, inintegrum, a presenti die in tua qui supra Petro emto|re nostro vendimus, tradimus et per presentem cartulam vindicionis in te | abendum confirmamus, faciendum exinde deinde in antea omni tempore tu | et heredes tui aut cui (g) tu (h) dederis vestrisque heredibus, iure proprietari|o nomine, quiquit volueritis, sine omni nostra qui supra vinditoribus et heredibus | nostris contradicione. Quidem et spondimus atque promittimus nos qui supra Iohannes | et Otta, iugales, et Benedictus et Emulina, iugales, et Berlinda, | una cum nostris heredibus, tibi qui supra Petro tuisque heredibus aut cui tu de|deris vestrisque heredibus suprascriptam nostram vindicionem taliter ut scriptum est | ab omni contradicente omine defensare omni tempore; quod si de|fendere non potuerimus, aut si contra anc cartulam vindicionis | agere aut causare vel inrumpere quesierimus, tunc in duplum predicta | vindicione vobis restituamus sicut pro tempore fuerint meliorata | aut valuerint (i) sub estimacione in consimili loco. Actum in | loco Cocalii. Feliciter. Signum +++++ manuum suprascriptorum | Iohannis et Otte, iugalium, et Benedicti et Emuline, iugalium, | et Berlinde, qui anc cartulam vindicionis ut supra fieri roga|verunt et suprascriptum precium acceperunt, et suprascripto Iohanne eidem Otte coniu|gi sue omnia ut supra consensit, et suprascripto Benedicto eidem Emuline | coniugi sue omnia ut supra consensit, et suprascripto Girardo eidem Berlinde mu|ndoalde sue omnia ut supra consensit. Signum ++ manibus suprascriptorum Girardi et Atonis, propinquiores pare|ntes suprascriptarum Ote (j) et Emuline, qui eas interrogaverunt et ad confir|mandam anc cartulam manus suas posuerunt. Signum +++ manibus Lafranci et Umberti et Girardi testes. (SN) Ego Iohannes notarius sacri palacii rogatus subscripsi, post | traditam complevi et dedi.

19  Cartula offertionis pro anima: 1118 ottobre domenica, Brescia(?).

(SN) Anno ab incarnacione domini nostri Iesu Christi milesimo centesimo octavodecimo, die dominico mensis octubris, indicione undeci |ma. Ecclesiæ Sancti Iohannis, foris civitatis Brixiæ, ego Petrus filius quondam Lepori, de loco Cologne sed nunc habitator loco Coca|lio , qui profesus sum lege vivere Longobarda, offertor et donator in iamdicta ecclesia Sancti Iohannis de fora, presens presentibus dixi: dum in statu sanita|tis humane vitæ cursus peragit ac pleno animo mentis racio vegetatur, sic debet homo semper cogitare atque disponere que sint | sibi profutura, ut eum, cum Dominus de hoc seculo vocari iusserit, non de neglegencia iudicet set de bono disposito ordi-netur ut pius (1). Manifestum | est mihi qui supra Petro, eo quod non habeo filium nec filiam, quod volo omnes res meas ordinare atque disponere qualiter hic subter statuero ac mea | decrevit voluntas, pro animæ mee meorumque parentum mercede. Ideoque volo et statuo atque per hanc cartulam ordinacionis meæ | confirmo ut a presenti die deveniant omnes res iuris mei mobiles et immobiles atque semoventes, tam quas nunc habeo et | in antea adquirere potuero, in iamdicta ecclesia Sancti Iohannis de fora, in Cologne et in Caucalio et in omni loco ubicumque de meo iure in|veniri potuerit, inintegrum, ita ut a presenti die pars ipsius ecclesie Sancti Iohannis faciat exinde, iure proprietario nomine, quidquid voluerit, | sine omni mea atque heredum meoum contradicione. Quidem et spondeo atque promitto me qui supra Petrus, una cum meis heredibus, | omnes iamdictas res, qualiter superius legitur, inintegrum, et quas ibidem offerre videor parti eiusdem ecclesiæ Sancti Iohannis, ab omni homine defensare; | quod si defendere non potuerimus, aut si eidem ecclesiæ aliquid exinde per quodvis ingenium subtrahere quesierimus, tunc in duplum | iamdictas res, ut superius legitur, inintegrum, ad partem predictæ ecclesiæ Sancti Iohannis restituamus, sicut pro tempore fuerint meliorate aut valuerint | sub extimacione in consimilibus locis. Actum infra iamdictam ecclesiam Sancti Iohannis. Signum + manus predicti Petri, qui | hanc cartulam offersionis pro animæ sue suorumque parentum fieri rogavit ut supra. Signa ++++ manuum (b) Lanfranci de Cologne et Girardi de Cocalioqui et Cacainpuzo dicitur | et Gisulberti de Cologne atque Wifredi testium lege Longobarda viventium. + Petrus sacerdos eiusdem ecclesiæ Sancti Iohannis vice ipsius ecclesiæ hanc cartulam | offersionis iamdicti (c) Petri accepit (d). (SN) Ego Guido notarius (e) rogatus huius offersionis | scriptor post traditam complevi.

35  Cartula Venditionis: 1176 giugno, Gorla Maggiore.

(ST) Anno dominice incarnacionis millesimo centesimo septuagesimo sesto, mense iunii, indicione nona. Cartam vendicionis ad proprium fecerunt Iohannes | Morinarius (a) et Ottabellam coniugem suam et per eius consensu, de loco Gorla Magiore, et est interrogata ab Gualdrico et ab Guilielmo Leporis propinqui eius, in quorum presentia et testium certa facit professionem et manifestacionem se nemine ullam vim pati sed per suam | spontaneam voluntatem hanc cartam vendicionis facere vissa est, in Guilielmo Baticaza de eodem loco, pro pretio de (b) denariorum bonorum novorum Medi|olani libras octo, quos (b) eis dedit coram iudice et testibus, nominative de tribus petiis terre reiacentes in loco e (b) fondo Gorla et in eius territo|rio: prima petia est campus et iacet ad locum ubi dicitur Vinea Grande: coheret ei a mane Azonis Curadi, a meridie emptoris, a sero et a monte idem; seconda | petia est silva et dicitur a Labragada: coheret ei a mane Azonis Curadi, a meridie Sancte Marie, a sero emptoris, a monte via; tertia petia est vinea | et dicitur Curcunica (c): coheret ei a mane Iacobi, a meridie via, a sero Iordani, a monte accessii turre; eo tenore ut ipse Guilielmus et eius heredes | et cui dederit abeat et teneat ad proprium suprascriptam vendictam et fatiat exinde quicquid voluerit sine contradicione suprascriptorum venditorum et suorum | heredum. Quidem promiserunt et insuper convenerunt ipsi venditores se et eorum heredes eidem Guilielmo et suo heredi et cui dederit ab omni homine | defendere et guarentare abent suprascriptam vendictam ut supra legitur ratione et usu; et insuper guadiam dedit ipse Iohannes eidem Guilielmo | sic defendendi et guarentandi suprascriptam vendictam ut supra legitur ratione et usu. Posuit fideiussorem Buiratum Morinarium et (d) Iordanetum | Uzeini de eodem loco Gorla. Quia sic inter eos convenit. Actum in eodem loco. Signum + + manuum suprascriptorum Iohannis, Ottabelle qui hanc cartam fieri rogaverunt et ipse Iohannes eidem Ottabelle consensit. Signum + + manuum suprascriptorum Gualdrici et Guilielmi Leporis qui suprascriptam Ottabellam interrogaverunt. Signum + + manuum Guilielmi filii Algerii et Guilielmi filii Bregonzii de eodem loco, testium. Ibi, presencia testium, investivit ipse Iohannes per consultum suprascriptam Ottabellam coniugem suam de campo uno de Lozia: est ei a mane Alberti Serici | et Guilielmi Baticaze, a meridie via, et de silva una de Salbia: est ei a mane Baticaze, a meridie Maginerii, per libras quadtuor, que sunt suum faderfium. (ST) Ego Otto notarius de loco Calbonate hanc cartam tradidi et scripsi.