C'è ancora chi ci crede - 03-10-02 - Giovanni Forgione

 

 

La tanto decantata società dell'immagine sta sfumando nel mixer della società a vantaggio della società dell'informazione.

 

L'apparire, il mostrare le sfavillanti cornici, ha costituito una tappa obbligata per i "personaggi" degli ultimi decenni. I mass-media imponevano ai politici, agli uomini in carriera, ai mostri sacri dello spettacolo di apparire in mini-spot per promuovere la propria potenza. Il popolo degli adulatori non voleva altro: creare miti nei quali specchiarsi e, per questo sentirsi bene e vivere meglio.

 

Non è ancora finita quella era. I cambiamenti nella società non sono mai improvvisi. E', comunque, in netta decadenza la cultura dell'immagine a causa di un processo irreversibile: il moltiplicarsi in maniera esponenziale delle "informazioni pro-capite".

 

L'uomo "medio" il classico personaggio sempre usato negli esempi delle statistiche, oggi è bombardato "piacevolmente" da un mare di notizie non casuali ma mirate; 10 anni fa lo stesso uomo registrava nella propria mente 20 informazioni al giorno, propinate dai persuasori di turno che operavano scelte per tutti; internet non c'era; c'era la televisione, quella che aveva sempre ragione.

 

Oggi, lo stesso uomo riceve quotidianamente 200 informazioni ed ha in più la possibilità di sceglierle; può decidere e filtrare la mappatura della realtà, presentata dagli altri, e può farlo a modo proprio.

 

Faccio qualche esempio per uscire dalla trattazione teorica: Nel 1990 un padre di famiglia per conoscere un avvenimento in profondità, avrebbe dovuto impegnare 24 ore per ascoltare tutti i TG, rendersi conto delle diversità espositive delle diverse campane, acquistare una quindicina di quotidiani, spargerli sul tavolo e spulciare "il fatto" leggendo fra le righe; in questo modo, analizzando i vari racconti avrebbe potuto avvicinarsi all'80% della verità.

 

La missione descritta era impossibile e impensabile. La verità era perciò mascherata dall'unica campana che suonava, in modo casuale, dalla chiesa più vicina.

Nel 2002, lo stesso padre di famiglia, può in 10 minuti su internet (spendendo 10 eurocent e qualche clic) visualizzare le prime pagine di circa 100 quotidiani on line e, dai sommari spostarsi rapidamente alla notizia che cerca.

Cliccare per credere nei link predisposti da ViviTelese.

 

L'intensificarsi delle notizie, lascia poco margine all'arte della menzogna, quella preferita dai cultori dell'immagine e delle cornici senza contenuto, anche se lo ammetto c'è ancora chi crede all'imbonitore di turno.

 

L'esempio che ho fatto sull'informazione giornalistica può essere trasferito in qualsiasi settore produttivo o della società: un servizio scadente, un bugiardo o un elettrodomestico scadente, ha vita breve; in poche settimane manda in fallimento i produttori a causa della rapidità supersonica del passaparola sui forum di internet o sui newsgroup dedicati a settori specifici.

 

Noi di ViviTelese abbiamo il privilegio di vivere situazioni che la popolazione assaporerà tra qualche mese o l'anno prossimo. L'hobby della informazione e la raccolta delle opinioni dei cittadini, ha determinato in noi (e in tutti i gestori di siti web che fanno informazione), una abitudine alla "cernita veloce" di centinaia di notizie al giorno; di conseguenza nascono spontanei i paragoni tra i vari modi di esporre un avvenimento; questo esercizio raffina in noi la capacità di distinguere la buona e la malafede delle persone.

 

Il moltiplicarsi delle informazioni sta provocando in tutti i cittadini, un miglioramento sensibile della qualità delle informazioni stesse. E' una legge di mercato applicabile a tutti i servizi. Più c'è concorrenza e più il prodotto è buono e a basso costo. Se fra una anno nel comune di "Frittole" ed in tutti i comuni d'Italia si pubblicheranno on line tutti i verbali dei consigli comunali e tutte le concessioni edilizie, avranno i mesi contati le amministrazioni comunali con i "metodi all'antica".

 

Sarà così, perché il cittadino evoluto non sopporterà più la disinformazione, la mancanza di trasparenza negli atti pubblici, il non sapere, il non avere risposte da chi gestisce il danaro pubblico e non rende servizi adeguati.

E non sopporterà nemmeno tutte le prevaricazioni che oggi ancor accetta, per la scarsa conoscenza (attuale) delle responsabilità delle istituzioni.

 

Piccole comunità crescono; comitati di cittadini spuntano come funghi, pochi ancora sono disposti a subire abusi ed inefficienze; l'attività omertosa non sarà più praticata.

La società dell'informazione migliorerà in qualità ed in quantità le competenze del ceto medio; ci sarà meno disponibilità a sopportare improvvisazione ed inefficienza di chi gestisce la macchina pubblica.

 

Non sono visioni di una terra promessa, non è utopia;

i passi della qualità "nel sociale" nei prossimi mesi, saranno rapidissimi.

I cittadini vivranno una nuova era;

la stessa che noi a ViviTelese stiamo già vivendo.