ViviTelese ha raramente pubblicato notizie
di cronaca; nemmeno quelle telesine.
Oggi un eccezione, per preservare i
giovani telesini in attesa di occupazione (e chiunque) a diffidare
dei lavori proposti con il sistema del Multi-Level-Marketing.
Il sistema in sé non è illegale, anzi in
alcuni casi ha visto brillanti applicazioni (come la distribuzione dei
prodotti cosmetici o per la casa). Sono invece, le menti perverse dei truffatori
che possono costruire imperi a danno dei creduloni.
Il marcio (quando c'è) sta nel regolamento
interno di reclutamento e nell'inefficacia del prodotto; nel caso Tucker,
come in altri fallimenti tipo Il Network Marketing per servizi
inesistenti, solo poche persone hanno visto benefici a danno di migliaia
"nuovi entrati" che hanno perso somme di danaro.
Identificare il multilevel sempre e
comunque con la "Catena di Sant'Antonio" è sbagliato.
La Catena agisce
sulla personalità del soggetto con suggestioni pseudo-religiose o psicologiche.
Il multilevel onesto (come ad esempio la
rete di prodotti per la casa Amway dal 1959) è un lavoro come un altro
dove guadagna chi si impegna di più. Anche il famoso "gioco" Club Amici
del 2000, basato sul reclutamento e sul multilevel, non aveva niente di
perverso né di pseudo-religioso; è sfumato per la saturazione delle adesioni:
gli abitanti di tutti i comuni d'Italia, nessuno escluso, vi partecipavano.
Striscia la notizia, un mito per noi di
ViviTelese, ha messo a segno un altro colpo; ha smascherato la truffa
Tucker ed ha indotto la Guardia di Finanza alle indagini e agli arresti;
Striscia ha però lasciato intendere (senza dirlo) che tutti i multilevel, in ogni espressione sono sempre da considerare
Catena di Sant'Antonio; questo è sbagliato.
Cambiando tema del discorso, il servizio
che segue, costituito da tre articoli, è una
ulteriore prova dell'immediatezza e della facilità di accesso alle
informazioni. Sono disponibili infatti, le relazioni tecniche del CIR raggiungibili
direttamente dai link
in questa pagina.
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Riccione:
Truffa e violenza: arrestato mister Tucker
Martedí, 08 ottobre
12:31:30 da newsrimini.it |
|
Il titolare della Tucker, Mirco Eusebi, da tempo
al centro di polemiche e di un'inchiesta della magistratura riminese, é
stato arrestato questa mattina all’alba insieme alla sua convivente,
Ivana Ferrara, e a sei dirigenti della società con l'accusa di
associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla violenza
privata.
Truffa perché il dispositivo inventato dalla ditta, che dovrebbe ridurre
inquinamento e consumi delle caldaie, non funziona né a livello teorico
né pratico.
Su 10mila tubi
prodotti solo 500 sono stati effettivamente venduti.
Violenza privata perché gli affiliati venivano costretti a frequentare
dei corsi in luoghi isolati e qui sottoposti a maltrattamenti fisici e a
pressioni psicologiche, con veri e propri trattamenti della personalità.
Il “corso” prevedeva tre fasi: una purificazione, in cui i venditori
erano invitati a liberarsi delle loro ansie e a rivelare i loro problemi
personali. Nella seconda fase erano sottoposti a veri e propri
interrogatori, per poi essere puniti per presunte malefatte.
Alcuni venivano legati con un filo elettrico al collo e poi costretti a
gattonare, altri distesi a terra venivano calpestati dai partecipanti
del gruppo, altri ancora venivano fatti inginocchiare e schiaffeggiati:
il clima era quello di una setta. Gli arresti sono avvenuti nel corso di
un'operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Rimini e della
polizia giudiziaria della procura della Repubblica di Ancona, partita a
gennaio dopo le denunce di alcuni truffati, e i particolari sono stati
presentati oggi in una conferenza dal colonnello della Guardia di
finanza di Rimini, Michele Persiani.
L’operazione, battezzata “Energy Saving” ha coinvolto oltre 200 agenti
tra Guardia di finanza di Rimini e polizia, per 45 perquisizioni in 14
regioni nelle 31 sedi affiliate; eseguiti anche due sequestri bancari.
Il tubo sotto accusa veniva distribuito con una particolare rete di
vendita basata sul multilevel marketing, che coinvolge 8mila agenti per
un giro d’affari di 50 milioni di euro. L’azienda ha una struttura
gerarchica: alla base i promoters, che sborsavano fino ai 10 mila euro
in cambio dello strarter kit con uno o due tubi da vendere; sopra i
manager, gli assistenti e i direttori con mansioni dirigenziali e con il
compito gestire i centri periferici e le conventions.
Gli arrestati, oltre al proprietario e alla convivente, sono proprio
assistenti e direttori che conducevano un alto tenore di vita, tra loro
anche una donna: sono di Urbino, Senigallia, Cattolica, Gatteo Mare,
Dovadola e Treviso.
La Tucker aveva investito molto in pubblicità e sponsorizzazioni per
costruirsi l’immagine di una società affidabile. Le indagini hanno
subito un’accelerazione anche in virtù della grande attenzione attirata
nelle ultime settimane da alcune testate, prime fra tutte Striscia la
Notizia e Rai Tre.
________________________
Per approfondire l'argomento:
INVITO ai nostri Soci e ai nostri
lettori dal sito
http://www.cirnet.it/ Agosto 2002
Il Centro Italiano Riscaldamento (CIR)
è un'associazione di diritto privato costituitasi il 23 Gennaio 1979,
con l'ingresso nell'allora esistente Centro Riscaldamento Combustibili
Liquidi (CRCL), attivo dal 1960, degli operatori dei settori gas ed
energie rinnovabili.
E' apolitico e senza fini di lucro.
Oggetto: Dispositivo Tucker
Siamo stati informati che un
significativo numero di operatori termotecnici (centri di assistenza
tecnica bruciatori e caldaie, installatori, manutentori, progettisti)
propone ai propri clienti l'installazione del dispositivo Tucker, che
consentirebbe un notevole risparmio nei consumi di energia (a parità di
calore ricevuto, si suppone!), eliminando nel contempo il problema
dell'inquinamento atmosferico.
Raccomandiamo a chi ci legge la massima
cautela prima di proporre ai propri clienti un prodotto che, nonostante
una mirabolante campagna pubblicitaria su TV e Internet, resta
assolutamente misterioso, considerando che:
non è disponibile una documentazione
tecnica in grado di spiegare in quale modo il dispositivo Tucker ottenga
la riduzione tanto dei consumi che dell'inquinamento;
non è mai stato provato alcun effetto
positivo o negativo - di campi elettrici o magnetici su combustibili
gassosi e liquidi;
non risulta che Enti o Istituti di
certificazione abbiano sottoposto il dispositivo Tucker a prove atte a
dimostrare e quantificare gli effetti della sua installazione sulla
riduzione di consumi e inquinamento (anzi, il TÜV Italia ha
esplicitamente specificato sul proprio sito Internet di non aver
rilasciato alcuna certificazione);
il CIG (Comitato Italiano Gas), Ente
normatore competente nel settore gas, ha posto al Ministero delle
Attività Produttive alcuni quesiti relativi alla sicurezza del prodotto
e alle responsabilità di chi installa il dispositivo Tucker, ai sensi
della legge 1083/71 e della legge 46/90.
Se risultasse che l'installazione del
dispositivo Tucker non portasse alcun beneficio al cliente e che
un'eventuale diminuzione dei consumi e delle emissioni di inquinanti si
giustificasse solo con la contemporanea sostituzione degli ugelli o
regolazione del bruciatore, l'operatore perderebbe ogni credibilità
professionale e personale, mettendosi inoltre nella spiacevole
situazione di dover restituire al cliente quanto richiestogli per la
vendita e l'installazione del dispositivo, e appannando
contemporaneamente l'immagine di altre Aziende dei cui prodotti avesse
eventualmente un mandato per la vendita e/o l'assistenza; peggio ancora,
se l'installazione del dispositivo Tucker comportasse la non conformità
alle norme e regole tecniche vigenti in materia di sicurezza,
l'operatore sarebbe perseguibile civilmente e penalmente.
Invitiamo quindi i nostri Soci e i
nostri lettori a non trattare/installare/manutenere qualsiasi prodotto
del quale non sia dimostrata o meglio ancora, certificata da parte terza
riconosciuta la rispondenza alle vigenti regole e norme tecniche in
materia di sicurezza, e la reale efficacia ai fini del risparmio
energetico e della riduzione dell'inquinamento.
Milano, 1° Agosto 2002
La Segreteria del CIR
____________________
Ancora dal CIR - Settembre 2002
CASO TUCKER: IL TÜV ITALIA E LE
PROVE... DEL TUBO
Dott. Ing. Giovanni Raimondini -
Consulente CIR
Avvertenza: il presente intervento
si riferisce alle relazioni di prova rilasciate da TÜV Italia al
termine di test "in condizioni reali di utilizzo" effettuati su
richiesta della Società Tucker; per un certo periodo di tempo le
relazioni erano scaricabili dal sito internet della Società Tucker,
quindi sono state rimosse. Sul sito internet di TÜV Italia è
presente un comunicato che, senza smentire del tutto o in parte la
forma e il contenuto di tali relazioni, chiarisce che tali
relazioni non costituiscono una certificazione del sistema qualità
di Tucker.
>>> Relazione 1: generatore di calore a gas
>>> Relazione 2: generatore di calore a olio
BTZ
>>> Relazione 3: forno a gasolio per uso
industriale
Premessa
Il "caso Tucker", di cui anche il CIR si sta occupando, dovrebbe
essere ben noto ai lettori; tuttavia è utile un breve riassunto
dei fatti, per meglio inquadrare l'oggetto del presente
intervento, ovvero le relazioni rilasciate da TÜV Italia.
La Società Tucker ha brevettato e messo in commercio un
"dispositivo tecnologico" che, installato e tarato "da un loro
tecnico specializzato" su un impianto termico alimentato con
combustibile gassoso o liquido (quali gas naturale, gasolio, olio
combustibile) consentirebbe di ottenere un sensibile risparmio
energetico e di "eliminare completamente il problema
dell'inquinamento atmosferico che riguarda gli impianti di
riscaldamento delle case".
Il rivoluzionario principio su cui sarebbe basato il funzionamento
di tale dispositivo non è ancora del tutto chiaro, stante anche la
scarsa disponibilità di documentazione tecnica in proposito: si
parla dell'effetto - sul combustibile e forse anche sull'impianto
- di un campo elettromagnetico. Peraltro, se la Società Tucker
avesse realmente trovato il sistema di ridurre drasticamente
consumi di combustibile e inquinamento atmosferico, anche senza
individuare i fondamenti scientifici di questo miracolo, ci
troveremmo di fronte all'invenzione del secolo, dalle conseguenze
sul piano economico ed ecologico a dir poco epocali. Non è quindi
ingiustificato lo scetticismo di chi non crede alla reale
efficacia del "dispositivo tecnologico Tucker" e teme di trovarsi
di fronte a una "cantonata" come quella, recente, della "fusione
fredda", o - peggio ancora - a una vera e propria truffa.
Chi scrive appartiene al partito degli scettici, ma quando sono
comparse le relazioni di prova rilasciate da TÜV Italia le ha
lette attentamente, pronto a buttare metaforicamente nel cestino
dell'immondizia tutte le nozioni di combustione, impiantistica,
chimica degli idrocarburi, elettricità e magnetismo imparate negli
studi superiori e in circa venti anni di lavoro nel settore del
riscaldamento domestico (d'altronde fecero così anche i nostri
nonni quando i fratelli Wright fece staccare dal suolo un mezzo
"più pesante dell'aria" e quando Guglielmo Marconi dimostrò che il
telegrafo non aveva bisogno dei fili). Purtroppo le relazioni di
TÜV Italia non hanno contribuito a fugare i suoi dubbi, ma li
hanno ulteriormente incrementati; esse costituiscono un esempio
eclatante, in negativo, di come si redige un rapporto di prova, e
in ogni caso rendono un cattivo servizio: alla Società Tucker, se
il dispositivo funziona, in quanto non forniscono un esempio
ripetibile di verifica dell'effettivo funzionamento, e agli
acquirenti del dispositivo, se lo stesso non funziona, in quanto
costituiscono forniscono un supporto tanto "pesante" quanto
fuorviante.
TÜV Italia: chi è e cosa fa
TÜV Italia, società del gruppo TÜV Suddeutschland, si propone ai
potenziali fruitori dei suoi servizi - basta consultare il sito
internet www.tuv.it - come
organismo di certificazione (di sistema e di prodotto), come ente
di formazione, come laboratorio per prove tecnologiche.
TÜV Italia è un "organismo notificato" - vale a dire designato da
uno degli Stati membri delle Comunità Europee per l'attribuzione
del marchio CE sui prodotti conformi a una delle direttive
comunitarie che prevedono tale marcatura, quali ad esempio la
direttiva 90/396/CEE "Apparecchi a gas" e la direttiva 92/42/CEE
"Nuove caldaie ad acqua calda alimentate con combustibili liquidi
o gassosi" - Da quanto compare sul sito, TÜV Italia è organismo
notificato per numerose direttive comunitarie, ma non per quella
più attinente, la 92/42/CEE, e solo parzialmente per la
90/396/CEE, più precisamente per apparecchi a gas da usarsi in
campeggio/tempo libero (fornelli, lampade ecc.), quindi diversi da
quelli suscettibili di applicazione del dispositivo Tucker.
TÜV Italia è anche organismo di certificazione accreditato dal
SINCERT per la certificazione dei sistemi qualità, dei sistemi di
gestione ambientale e di gestione per la salute e sicurezza dei
lavoratori. A chi volesse saperne di più sull'accreditamento degli
organismi di certificazione consigliamo una visita al sito
internet del SINCERT
www.sincert.it , basti sapere che accreditare significa
testualmente "verificare e garantire l'indipendenza, la competenza
e la professionalità di un organismo di certificazione secondo
parametri oggettivi, definiti nelle norme applicabili (attualmente
alcune norme della serie EN 45000)".
Infine, in qualità di laboratorio, TÜV Italia è accreditato dal
SINAL - altrettanto consigliata la visita al sito
www.sinal.it - per prove nel
settore elettrico (attualmente l'accreditamento è stato
temporaneamente sospeso su richiesta dello stesso laboratorio).
Anche in questo caso l'accreditamento significa che il laboratorio
possiede "una Direzione e personale addetto di adeguata esperienza
e competenza", utilizza "apparecchiature, impianti ed ambienti
idonei per la effettuazione delle prove previste" e adotta "metodi
e procedure di prova adeguati".
Inoltre "la Direzione deve salvaguardare la qualità del lavoro,
cioè assicurare che le apparecchiature siano tarate, identificate
e conservate in modo appropriato; che i campioni da provare siano
adeguatamente catalogati ed immagazzinati; che i risultati siano
registrati; che i rapporti di prova siano veritieri e che la
documentazione sia conservata e rintracciabile".
In altre parole, anche se TÜV Italia non è accreditato come ente
di certificazione o come laboratorio nel settore termotecnico, è
in grado di sapere - anzi di insegnare ad altri- come si effettua
una prova e come si redige il relativo rapporto.
Il rendimento "ai fumi" e il
rendimento "all'acqua"
Come è noto, ci sono due indicatori che forniscono l'efficienza di
un generatore di calore: il rendimento di combustione, detto anche
"rendimento ai fumi" perché lo si misura analizzando temperatura e
contenuto di ossigeno dei prodotti della combustione, e il
rendimento utile, detto anche rendimento "all'acqua" perché è
comunemente usato in presenza di questo fluido termovettore,
ottenuto rapportando l'energia termica ceduta all'acqua (portata
dell'acqua moltiplicata per la differenza di temperatura fra
mandata e ritorno) e l'energia chimica immessa nel generatore
(portata del combustibile moltiplicata per il potere calorifico di
quest'ultimo).
La misurazione del rendimento di combustione è possibile, con
buona approssimazione, non solo in laboratorio ma anche "sul
campo", ovvero su generatori di calori installati presso l'utenza
e funzionanti nelle reali condizioni di esercizio; la norma
tecnica UNI 10389, "Generatori di calore - Misurazione in opera
del rendimento di combustione", recepita con decreto ministeriale
6 agosto 1994 ai sensi del DPR 412/93, prescrive le modalità per
ottenere questo rendimento ai fini di una valutazione del
generatore ai fini dell'efficienza energetica.
Più complessa, la misurazione del rendimento utile è un'operazione
che può essere condotta esclusivamente in laboratorio, simulando
un funzionamento reale per mezzo di un impianto di prova al quale
il generatore viene collegato: anche in questo caso le norme
tecniche relative ai diversi tipi di generatori di calore indicano
le caratteristiche dell'impianto di prova e degli strumenti di
misura, nonché le modalità di conduzione della prova stessa. Tanto
per fare un esempio, la norma italiana UNI 7271, successivamente
sostituita dalla norma europea UNI EN 297, riporta le modalità di
prova del rendimento utile di una caldaia a gas a camera aperta
con bruciatore atmosferico, con portata termica non superiore a 35
kW.
Condizione indispensabile, in ogni caso, per garantire la
significatività della misurazione e del risultato ottenuto e la
ripetibilità della prova, è la permanenza del generatore in stato
di regime per tutta la durata della misurazione, vale a dire che i
parametri significativi di funzionamento - quali ad esempio
portata del combustibile e del fluido termovettore, temperature
dell'aria comburente e dei prodotti della combustione, temperatura
di mandata e di ritorno, - devono mantenersi costanti dall'inizio
alla fine della misurazione. Nel caso della misurazione in opera
del rendimento di combustione, operazione molto più breve della
misurazione del rendimento utile, una volta raggiunto lo stato di
regime del generatore sono previste tre misurazioni a due minuti
di distanza l'una dall'altra, e si considera come rendimento di
combustione del generatore la media dei tre risultati, sempre che
i parametri misurati a distanza di due minuti non presentino
significative differenze o mostrino di non avere ancora raggiunto
un valore stabile.
Riassumendo, gli unici metodi ufficialmente riconosciuti e
accettati in sede nazionale e comunitaria per definire
l'efficienza energetica di un generatore di calore sono la
misurazione del rendimento utile o del rendimento di combustione
se il generatore viene provato in laboratorio, o la sola
misurazione del rendimento di combustione se il generatore è già
installato e funzionante su un impianto reale. Dopo questo primo
passo, per valutare se l'introduzione di un nuovo componente
influenza positivamente o negativamente tale efficienza, si ripete
la prova con il nuovo componente installato, mantenendo ovviamente
costanti tutti i parametri di funzionamento del generatore e
dell'impianto al quale è collegato; per essere sicuri che non
intervenga qualche errore accidentale è buona regola ripetere più
volte le prove e confrontare non due risultati, ma due serie di
risultati.
Ovviamente è possibile che la Società Tucker non fosse a
conoscenza di quanto sopra e che pertanto abbia richiesto a TÜV
Italia di effettuare le prove così come descritte nelle tre
relazioni di cui si tratta; è invece stupefacente l'assenso, da
parte di un ente notificato, accreditato e comunque titolare di un
marchio così prestigioso, ad assistere a tali prove anomale e a "validarne"
i risultati.
Le prove e le relazioni di prova
Diamo naturalmente per scontato che TÜV Italia, operando presso
terzi, abbia accertato la sicurezza e la regolarità del
funzionamento di tutti gli impianti, apparecchi e strumenti di
misura, e prendiamo in esame le tre relazioni di prova. Prima di
affrontarne i contenuti, è impossibile non accorgersi dell'assenza
su ogni pagina del numero progressivo di pagina e del numero
totale delle pagine di cui la relazione è costituita. Tutto questo
serve a garantire il laboratorio di prova che la relazione da esso
rilasciata non venga modificata oppure che, in caso di pagine
omesse (è il nostro caso: si fa riferimento a scontrini allegati
che non compaiono da nessuna parte), il lettore sappia che ha in
mano un estratto della relazione e non la relazione completa. Come
detto poco sopra, chi legge attentamente le relazioni si accorge
che mancano delle pagine - presumibilmente solo allegati - ma non
sa quante pagine mancano - oltre a non sapere ovviamente se quanto
è stato omesso era di rilevanza fondamentale o scarsa. Dato che
TÜV Italia sul proprio sito non ha contestato il contenuto delle
relazioni scaricabili dal sito della Società Tucker, sono da
escludere alterazioni delle pagine disponibili; comunque l'assenza
di numerazione e sigla è un'incredibile leggerezza da parte di un
organismo che conosce sicuramente (??) la norma UNI CEI 70011
"Guida per la presentazione dei risultati di prova", contenente i
criteri da seguire per la presentazione dei risultati di una
prova, al fine di consentire la ripetizione della prova nelle
identiche condizioni.
Passando ai contenuti, si può osservare immediatamente che:
- in nessun caso è stata
eseguita una misurazione del rendimento di combustione secondo
UNI 10389 (o quantomeno non ne sono resi noti i risultati), pur
essendo disponibile un analizzatore dei prodotti della
combustione, ma si è preferito tentare "una specie" di
misurazione del rendimento utile;
- in nessun caso sono stati
mantenuti costanti i valori dei parametri di funzionamento del
generatore di calore nella ripetizione delle prove senza il
dispositivo Tucker;
Bastano questi due elementi a
giustificare qualsiasi sospetto sull'attendibilità dei risultati.
Inoltre, sebbene il dispositivo Tucker sia alimentato
elettricamente, non compaiono dati sul consumo dello stesso (che
vanno inseriti nel bilancio energetico globale).
Per comodità indicheremo come di seguito le prove di cui si tratta
nelle tre relazioni:
In tutte e tre le prove di cui alla relazione 1, la misurazione
del rendimento utile sembra essere stata effettuata durante
tre minuti (si suppone che la lettura del consumo del gas sia
stata eseguita contemporaneamente alla misurazione delle portate e
temperature dell'acqua: se così non fosse, continuare ad occuparci
di queste prove sarebbe una perdita di tempo!), un periodo troppo
breve per fornire dati accettabili; inoltre le prove sembrano
essere state effettuate con la caldaia funzionante come produzione
di acqua calda sanitaria, almeno a giudicare dalle temperature
(dobbiamo usare in abbondanza il verbo "sembrare", dato che la
relazione è assolutamente carente per quanto riguarda modalità di
prova e strumenti usati: come è stata misurata la portata
dell'acqua in uscita e - soprattutto - in entrata?). E ora una
domanda cruciale: come avviene la produzione di acqua calda
sanitaria? Perché se avviene con metodo istantaneo è un conto, se
nella caldaia è inserito un bollitore ad accumulo è ovviamente
molto più facile prendere un granchio, effettuando la prova così
come sembra essere stata condotta.
Ipotizziamo che il
bilancio di cui alla prova 1CT sia corretto e vediamo cosa accade
nelle prove successive. Nella 1ST, a fronte di un consumo di gas
praticamente identico, anzi un filo più alto, la temperatura in
caldaia è inferiore di 4 °C rispetto alla prova precedente, e la
differenza di temperatura fra acqua in uscita e acqua in entrata è
inferiore di oltre 5 °C rispetto a 1CT. Benissimo, senza il
dispositivo Tucker il rendimento utile crolla di oltre il 16% (ci
sarebbero altre spiegazioni per giustificare le differenze di
temperatura riscontrate: ma per il momento vogliamo credere ai
miracoli!); allora l'energia chimica entrata con il metano nella
prova 1ST, solo parzialmente ceduta all'acqua, dovremmo trovarla
sprecata ai fumi, che pertanto dovrebbero mostrare temperature
molto più elevate. Sorpresa! TÜV Italia riporta, senza fare una
piega, che la temperatura dei fumi misurata in 1ST è di 5 °C più
bassa di quella misurata in 1CT? E l'energia che non è stata
trasferita all'acqua dove è finita? Ma attenzione, le sorprese
continuano. Nella successiva prova senza dispositivo il crollo del
rendimento utile è ancora più rilevante: come mai? Eppure si
tratta di due prove effettuate senza dispositivo, che dovrebbero
fornire lo stesso risultato: più scadente rispetto alla prova con
dispositivo, nessuno lo mette in dubbio, ma più scadente allo
stesso modo. E di fronte a questa inspiegabile ulteriore perdita -
confortata da un'ulteriore diminuzione della temperatura dei fumi
- nessun campanellino è squillato nella testa del tecnico di TÜV
Italia? Prima di passare alla seconda relazione, un piccolo
calcolo: nella prova 1STbis troviamo, a fronte di un'energia in
entrata pari a 2,6 m3
/h per 8250 kcal/m 3
, pari a 21.450 kcal/h, un'energia in uscita di 13.680 kcal/h:
rendimento utile del 63,7%. A meno che la caldaia provata non
provenga da un negozio di antiquariato o da un museo del gas, un
simile valore dovrebbe dare qualcosa da pensare a chi lo riscontra
(se ovviamente è del mestiere).
Prova eseguita su caldaia
alimentata a olio combustibile BTZ
Perderemo poco tempo su queste prove: come già detto se cambio
contemporaneamente due parametri, non posso attribuire la
variazione del risultato finale all'effetto di un parametro
piuttosto che a quello dell'altro o di entrambi.
Se effettuo la prova 2ST variando la pressione di alimentazione,
quindi la portata, del combustibile rispetto alla prova 2CT, non
posso attribuire l'eventuale peggioramento di efficienza
all'assenza del dispositivo Tucker, perché potrebbe essere causato
dal funzionamento a maggior portata.
Peraltro questa
relazione tocca i vertici dell'assurdo nella fase 6,
"considerazione dei dati riscontrati": dato che non si possono
confrontare due rendimenti "ai fumi" o "all'acqua" perché non sono
stati calcolati, e non si è cercato (o voluto cercare?) nemmeno di
fare una "specie" di bilancio termico come in relazione 1, dato
che non sono state misurate la temperatura e la portata dell'acqua
in uscita né in 2CT né in 2ST, TÜV Italia giunge a queste due
geniali conclusioni:
- aumentando la portata di
combustibile in ingresso aumentano i consumi (il Signor di
Lapalisse applaudirebbe, se fosse ancora vivo!);
- l'aumento di temperatura dei
fumi - + 27, diconsi 27, gradi - è legato non alla maggiore
portata termica, bensì allo sporco che si è formato all'interno
della caldaia, nonostante le ripetute pulizie, dovuto
all'assenza del dispositivo Tucker. E qualche ignorante si
permette di scrivere sulle norme tecniche nazionali che il
valore massimo ammesso per l'indice di fumosità dei generatori
alimentati a gasolio è 2, quando senza dispositivo Tucker bene
che vada ci si attesta su 3! (N.B.: Sull'unità di misura usato
per l'indice di fumosità torneremo in seguito).
Prova eseguita su forno alimentato a gasolio
Vale quanto detto per la relazione 2: se proprio si voleva
mostrare l'effetto del dispositivo Tucker, si sarebbe dovuto
provare il forno alle tre diverse pressioni di cui alle prove 3CT,
3ST e 3STbis una volta con dispositivo Tucker inserito e una volta
senza, e confrontare i risultati. Francamente lo scrupolo finale
dell'estensore della relazione ci sorprende: le misurazioni non
sono "perfettamente comparabili" perché il carico del forno era
diverso. Della serie: "A me non la si fa", ovvero: "Modestamente,
al mio confronto Sherlock Holmes era un dilettante".
Dulcis in fundo :
presentazione dei risultati
Partiamo sempre dal presupposto che le relazioni così come
comparse sul sito della Società Tucker siano quelle originali di
TÜV Italia o comunque che le parti pubblicate non siano state
ritoccate, fatta eccezione per la rimozione dei nomi dei
responsabili o dei proprietari degli impianti e delle ditte
produttrici della strumentazione impiegata per le misure, operata
presumibilmente dalla Società Tucker per motivi di privacy.
Lasciamo perdere (si fa per dire...) le conclusioni avventate e
soffermiamoci sulle unità di misura.
L'indice di
fumosità è espresso in Bach anziché in Bacharach (nel campo
musicale non c'è dubbio che il sommo compositore tedesco Johann
Sebastian Bach occupi un posto più importante del pur bravo Burt
Bacharach, autore di canzoni di successo: nella termotecnica,
però, questa "miglioria" non è possibile!), per indicare i
kilowatt si usa Kw anziché kW e per i metri cubi al posto di m3
compare un improbabile Mc! Si potrebbe continuare, ma per carità
di patria ci fermiamo qui.
Questi sarebbero dettagli di scarsa importanza, se uscissero dalla
penna di un operatore che ha più dimestichezza con chiave inglese
o cacciavite di quanto ne abbia con la penna (e sarebbero comunque
errori da segnalare): ma compaiono sulle relazioni di prova di un
organismo notificato, di un ente di certificazione, di un
laboratorio accreditato; di un ente che ha la formazione tra i
propri fini istituzionali, e tiene corsi sulle norme ISO 9000,
corsi di taratura per strumenti di misura, corsi per valutatori e
auditor interni di sistemi di qualità. È come sentire un sacerdote
che bestemmia, vedere un vigile urbano che attraversa col semaforo
rosso, sorprendere un magistrato che acquista un pacchetto di
sigarette di contrabbando: non giudichereste queste persone
inadatte al ruolo che svolgono, non chiedereste a un loro
superiore di prendere severi provvedimenti? Cosa ne pensano SINAL,
SINCERT e i Ministeri competenti per la notifica dell'organismo
TÜV Italia in sede comunitaria?
Conclusioni
Lo scrivente lascia che i lettori del presente intervento, che
suppone essere operatori del settore, traggano le proprie
conclusioni. Nonostante il tono a volte scherzoso, crede che si
legga chiara e inequivocabile la sua convinzione che TÜV Italia
non si sia comportata, in questa occasione, con la serietà e
competenza che anche il più modesto laboratorio di prova (non
notificato, certificato ecc. ecc.) deve possedere. Prega il CIR di
dare ampia diffusione a questo intervento, di cui assume ogni
responsabilità e del cui contenuto è pronto a rispondere in
qualsiasi sede. Osserva che, nell'ipotesi in cui il dispositivo
Tucker dovesse dimostrarsi inefficace, TÜV Italia avrebbe la
pesantissima responsabilità quantomeno morale di aver convinto,
con il proprio autorevole avvallo, decine di acquirenti a buttare
letteralmente dalla finestra notevoli somme.
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