A Guardia anche BBC e CNN - 19-08-03 - da Il Mattino |
La Storia Mi trovo a Guardia Sanframondi con trenta dei miei studenti del corso di laurea in Beni Culturali etnoantropologici del Suor Orsola Benincasa. Siamo qui per i Riti penitenziali che ogni sette anni questa bellissima cittadina del Sannio beneventano dedica all’Assunta. Per questi ragazzi di primo anno la settimana guardiese sarà materia d’esame. Si tratta di una delle manifestazioni sacre più importanti del mondo per complessità organizzativa e ricchezza di dimensioni religiose, culturali e spettacolari. I riti di Guardia raggiungeranno il loro climax domenica prossima con l’attesissima processione dei battenti che quest’anno richiamerà oltre centocinquantamila persone tra osservatori, studiosi, curiosi, fotografi, giornalisti, oltre ad un numero sterminato di telecamere fra cui quelle blasonate di Bbc e Cnn. I battenti sono dei devoti del tutto particolari, perché offrono alla Vergine nientemeno che il loro sangue. Fanno voto di battersi il petto con uno strumento di penitenza detto spugnetta consistente in un pezzo di sughero in cui sono infilati trentatré spilli. Trentatré come gli anni di Cristo. Dall’alba al tramonto dura la dura prova dei battenti, tutti vestiti di bianco e col volto coperto da un cappuccio che ne difende l’anonimato, lasciando ciascuno degli oltre mille penitenti solo, seppur in mezzo agli altri, in un toccante e impenetrabile colloquio con il sacro. Ma il fenomeno dei battenti è ben lungi dall’esaurire la ricchezza di un culto che si identifica con la storia stessa di Guardia e si riflette perfino nel disegno dello spazio urbano. Non a caso i riti hanno per protagonisti i quattro rioni della città: Croce, Fontanella, Piazza e Portella. Per tutta la settimana, l’intera cittadina - senza contare i numerosissimi emigrati che tornano per sciogliere il voto anche da paesi lontani come l’Australia, gli Usa, e l’America latina - sarà impegnata in una serie ininterrotta di processioni quotidiane. Migliaia di persone, cioè tutti i guardiesi, danno vita ad una drammatizzazione collettiva di una coralità impressionante. Si può dire che nella penitenza il paese mette in scena se stesso, riscrive la sua identità, rinsalda il suo patto sociale nel nome dell’Assunta. Celebrazioni come questa sono dei monumenti vivi, dei beni culturali in movimento. Che il mondo ci invidia proprio come ci invidia Capodimonte e il Maschio Angioino. E come invidia a Siviglia la sua popolarissima Semana Santa. Ecco perché ha senso che gli studenti abbiano come materia d’esame una esperienze come questa, una esperienza vissuta in prima persona e non appresa soltanto dai libri. È sempre più importante che i ragazzi imparino a conoscere, a studiare e valorizzare questo immenso patrimonio di cui l’Italia è così ricca. Per non perdersi in un mondo globalizzato come il nostro è necessario saper ritrovare la profondità delle proprie radici. Come diceva Ernesto De Martino, il padre dell’antropologia italiana, solo chi ha un villaggio nella memoria può diventare cittadino del mondo. Chi non ha un villaggio nella memoria resterà sempre un apolide. Essere nel mondo restando se stessi. È questa la sfida della tarda modernità. E l’interesse planetario per i Riti di Guardia, ci indica la strada che porta ai nostri villaggi nella memoria. Marino Niola
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