LUCA IULIANI
Tanta folla, oltre centomila persone, ed un rituale secondo la
tradizione. La processione generale ha concluso i riti settennali.
Pienamente rispettati i tempi. Il Rione Croce si è mosso alle 7 dalla
chiesa di San Rocco per raggiungere il Santuario, seguito dai cortei
della Portella, della Fontanella e della Piazza, con gonfaloni, misteri,
cori e penitenti incappucciati. Poi alle 9.30, come stabilito, è
iniziata la concelebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo della
diocesi di Cerreto, Telese e Sant’Agata de’ Goti, monsignor Michele De
Rosa, sul palco sistemato su piazza San Filippo. Alla folla di fedeli
durante l’omelia il Vescovo ha ricordato, tra l’altro, l’origine storica
dei riti penitenziali di Guardia invitando i non guardiesi, e
soprattutto gli operatori dei mass media, a voler guardare queste
processioni penitenziali come forme autentiche di religiosità popolare.
«Non è possibile assistere ai riti settennali - ha ribadito il vescovo -
bisogna viverli per poter cogliere i valori più profondi che
custodiscono e che arricchiscono lo spirito».
Intorno alle 10.30 sono usciti dalla chiesa i
due campanelli che precedono tutte le processioni dell’Assunta e dietro
si è posizionato il labaro del Rione Croce che ha aperto la teoria dei
misteri: il Trionfo della religione, le virtù Teologali e Cardinali,
l’universalità della chiesa, Maria Regina degli Angeli, Padre
Massimilano Kolbe, San Pasquale, San Rocco della Croce,
La Deposizione: 29 quadri che già sono sfilati nelle
processioni di lunedì e di martedì e che adesso in un unico lungo e
solenne corteo vengono portati per le affollate vie del paese «col
proposito di offrire ai giovani una consapevole, attuale e concreta
chiave di lettura dei nostri misteri», ha scritto sull’opuscolo
illustrativo il Comitato, aggiungendo: «I Riti sono un’occasione
propizia per invogliare alla riflessione, alla preghiera, al
sacrificio».
Allo sfilare dell’ultimo mistero del rione, San Girolamo penitente, si
sono accodati i battenti a sangue che hanno iniziato la loro penitenza,
alle 11.10, occupando le tre navate della chiesa al comando «Fratelli,
con forza e coraggio, battetevi».
A tutti è stato vietato la ripresa dell’inizio della
penitenza, del primo colpo di "spugna" irta di aculei che colpisce il
petto nudo e moltissimi tra i presenti si sono commossi. La massa di
incappucciati, circa 900 tra battenti e flagellanti, ha iniziato il
lento incedere della lunga processione disponendosi in quelle due file
bianchissime che per almeno 20 minuti hanno catturato gli occhi e
l’attenzione della folla presente. Alle 13.05 la statua dell’Assunta è
uscita fuori dalla chiesa e un sol colpo di mortaretto, sparato
dall’alto del castello medievale, ha avvertito i processionanti. Tutti
si sono inginocchiati. In quel momento la testa del corteo processionale,
campanelli e gonfalone del rione Croce, si trovavano fuori lo stretto di
corso Umberto.
Anche l’altro momento forte della processione, l’incontro dei battenti a
sangue con l’Assunta, avvenuto vicino la Fontana del Popolo intorno alle
14, è stato vissuto con uno spirito di profonda partecipazione anche da
parte di coloro che da ore aspettavano sotto il sole cocente. Poi il
rito, sincronizzato da secoli di processioni che Guardia ha visto
crescere intorno al suo castello e poi fuori di una cinta muraria sempre
meno visibile ma sempre più reale, è continuato seguendo gli schemi
tradizionali: i battenti hanno lasciato alla spicciolata la processione,
i campanelli arrivati al santuario sono tornati indietro per
posizionarsi davanti alla statua dell’Assunta, i misteri dopo l’entrata
in chiesa si sono sciolti, la statua è stata portata a spalla in chiesa
dal clero. Alla fine di una giornata calda e afosa, dopo una settimana
di processioni, il popolo dei fedeli dell’Assunta ha continuato a
vegliarla e a pregarla per tutta la notte.