Notizie  dal  Cile

Copaipó, 22 maggio 2007

 

            Carissimi amici, come state? Spero bene!

            In questa settimana che ci prepara alla Pentecoste vengo a voi con uno scritto per salutarvi fraternamente e per raccontarvi un po’ della nostra vita missionaria. Per prima cosa prego il Signore perchè lo spirito del Signore discenda con abbondanza su tutti voi nel giorno solenne e pieno di gioia della pentecoste. Il Risorto con il dono del suo Spirito ci  guidi sempre verso il Bene, tutto il Bene il sommo Bene. E per seconda cosa volevo ringraziare ciascuno di voi per le preghiere abbondanti che salgono al Padre per me e questa missione e ringraziarvi anche per l’aiuto concreto che ci donate.

            Dopo alcuni mesi di missione sento come lo Spirito del Signore ci mantiene uniti e vicini, in comunione nonostante i 15.000 Km di distanza la forza dello Spirito ci fa sentire fratelli e compagni di pellegrinaggio nel nostro cammino di sequela a Cristo e di servizio ai fratelli, certamente in modo e con i carismi personali, ma tutti in cordata per vivere, costruire e giungere al Regno di Dio.

            La vita qui in missione prosegue bene, dopo i primi tempi di adattamento ora posso dire che respiro a pieni (o quasi) polmoni questo nuovo stile di vita. Come vi scrivevo nell’altra lettera per vivere bene il servizio di ministero è molto importante una profonda comunione con Cristo attraverso una intensa e vera vita di preghiera e una bella vita di fraternità, condividere gioie, fatiche, speranze e attese con i fratelli che vivono con me.

            La vita in missione mi piace e devo dire che non pensavo di inserirmoi così velocemente nelle varie realtà della missione. La attività primaria e anche quella che mi piace di più è certamente la pastorale che sperimento nella piccola cappella di Borgoño. Cerco di stare il piú possibile con la gente condividendo la loro povera e essenziale storia. Tutto il superfluo, che in Italia è molto, qui non c’è e si va direttamente alla persona con la sua storia con le sue croci e con i molti sogni che ci sono nel cuore della gente.

            In questo tempo, dopo alcuni lavori alla cappella, mi sto occupando in modo particolare della pastorale giovanile. In Borgoño c’è un bel gruppo di giovani che vengono regolarmente (per ora) al venerdì sera. Ragazzi “furbetti”, per non dire mezzi delinquenti, sono giovani della strada, con delle ferite profonde nel cuore e spesso anche il loro corpo è segnato da una povertà che non è solo materiale, ma anche sociale, culturale, intellettuale e familiare. Si sentono deboli, fragili, a volte impauriti e spesso schiacciati da un sistema piú grande di loro. Povertà a vari livelli che spesso fa scaturire in loro violenza, delinquenza e ricercano cercando nella droga, alcol, ... facili vie di fuga e non si rendono contoche facendo cosí non migliorano la situazione anzi tutto diventa più complicato e difficile da gestire (è come un cane che si morde la coda). Sono comunque contento di quello che riesco a dare e allo stesso tempo faccio tesoro di quello che ricevo. Mi pare che hanno accettato con simpatia e disponibilità il frate noneso che si ferma con loro, si siede sulla strada e tenta di capire il loro linguaggio (molto distinto e diverso da quello che si parla normalmete) il frate che arriva alla cappella in bici e condivide con loro un po’ di tempo e di energia.

            Altra realtà molto bella e mi emoziona e lo stare con i piccoli. Quanti bambini ci sono in Borgoño, noi non siamo più abituati a vederne tanti. Quando arrivo il sabato pomeriggio per la catechesi è una festa quasi non risco a scendere dalla bici perchè tutti mi corrono in contro. Domenica scorsa era el día de madre e per questo finita la messa la cappella in pochissimo si è trasformata in in teatro (non abbiamo latri stazi per poter fare attività ricreative). Hanno iniziato le catechiste presentando una scenetta educativa sull’importanza dei valori della famiglia e sulla serietà nel vivere i sentimenti di amore e affetto. Poi i ragazzi della prima comunione hanno recitato un poema alle loro mamme e hanno regalato un piccolo e modesto quadretto con l’immagine della madonna. Per finire sulle note di Vivaldi i bambini del gruppo Amigito de Jesús (quattro-sei anni) emozionatissimi hanno danzato con i loro vestitini per festeggiare le mamme. Una serata semplice potete dire ma vi assicuro che tutta la gente, molta per l’occasione, ha partecipato in modo attivo e il tutto è riuscito molto bene.  Certamente tutto all’insegna della semplicità francescana, madonna povertà ci ha accompagnato in questa serata, (mi riferisco ai mezzi usati per realizzare la serata) alla fine tutti: il frate, le mamme i papá, e in particolare i bimbi eravamo tutti felici.

            Per terminare vi racconto un po’ del difficile lavoro con mondo degli adulti e con gli anziani. Qui la pastorale è molto al femminile molti uomini lavorano nelle miniere e sono furi Copaipó per diverso tempo a casua dei turni e chi ha il lavoro in città di solitop finisce molto tardi di sera. Per questo tutta l’attività pastorale è inm mano a delle signore. La vita familiare a causa di qeusto ritmo di lavoro soffre molto, non mancano agressioni, violenze, e quotidiane sono le incompresini tra marito e moglie tra i genitori e i figli, la famiglia qui è un vero pronblema. Per quanto riguarda gli anziani spesso sono loro che educano i nipoti o pronipoti. È normale che una ragazzina di 15 sia giá mamma, il 70% di queste sono ragazze madri. Lascio a voi tirare le conclusioni. In uttto questo non si puó giudicare siamo in un altro mondo che viaggia con logiche totalemte diverse dalle nostre e che sto imparando a conoscere e rispettare, perchè la verità in tasca non c’è l’ha ne dell’europero ne il cileno.

            Non so se dalle mie parole emerge come sia lo Spirito Santo il grande protagonista della missione! È il risorto che ci invita e ci invia ad annuciare la pace ad annuciare un tempo di liberazione e un tempo di grazia. È ancora lo Spirito del Risorto che ci accompagna in questa avventura di discepoli e di testimoni, un compito bello, affascinante a volte anche faticoso e diffcile da comprendere in tutta la sua totalità.

Cari amici familiari e benefatori in questo tempo apriamo il cuore e lasciamo che lo Spirito del Risorto bruci dentro di noi perchè illumati, riscaldati e purificati possiamo essere luce, calore misericordia per i nostri fratelli.

            Desidero terminare questo mio scritto con un ricordo a san Antonio. Tra qualche giorno ricorre la sua festa, (13 giugno) è bello affidare al santo di Padova le nostre e le vostre intenzioni di preghiera. Ricordiamoci a vicenda, facciamo ponte dal Cile all’Italia e viceversa. Se vi capita di pensare a noi affidate al Signore per intercessione di san Antonio (anche lui per poco missionario in Marocco) la nostra missione e le nostre scelte perchè sempre possiamo essere, in questa terra cilena, veri discepoli di Gesù, missionari del Suo Vangelo e testimoni di pace carità e fratenità.

San Antonio mi invita a terminare e sotto riporto per voi le sue parole.

Chi è pieno di Spirito Santo parla diverse lingue. Le diverse lingue sono le varie testimonianze che possiamo dare a Cristo, come l'umiltà, la povertà, la pazienza e l'obbedienza: e parliamo queste lingue quando mostriamo agli altri queste virtù, praticate in noi stessi. Il parlare è vivo quando parlano le opere. Vi scongiuro: cessino le parole e parlino le opere. Amen. Alleluia. (Dai sermoni di san Antonio)

 

Un saluto fraterno a ciascuno di voi e buona festa di pentecoste.

Ricordandovi con affetto fr. Tullio

 

 

 

 

 


 

 

 

Copaipó, 25-3-2007

Carissimi un saluto caloroso a tutti voi, come state?                                                              

Vi scrivo qualche cosa di nuovo della mia vita, tanto per capire come funziona in terra cilena. Per prima cosa sto bene, sono contento e vivo serenamente questa nuova esperienza che il Signore mi ha regalato! Mi sto inserendo sempre più nelle varie realtà e sto prendendo visione in  modo particolare della realtà e le cose da fare alla cappella (sant’Antonio località Borgoño) dove sono  inviato, in periferia della città di Copiapó.

La realtà parrocchiale negli ultimi anni è stata un po' trascurata ed ora  servono dei piccoli lavoretti e in questo tempo mi sto dedicando a questo lavoro. Ad esempio il portone della cappella ha  bisogno di una verniciata, è cotto dal sole, l'inferriata ha bisogno di una  sistemata: pulitura dalla sabbia del deserto e poi la vernice contro la  ruggine. Serve dare una sistemata a un gran disordine per non dire “casino” che c'è  attorno alla cappella: alberi secchi, cactus, cose vecchie di tutto.... All'interno nei vari locali della cappella oltre a una pulizia di fondo (ad  alcune stanze) e un riordino delle cose della  sacrestia lavoretti di manutenzione oridnaria. L'amplificazione.... L'arredo liturgico della cappella è consumato dal tempo -siamo in missione, ma la prehgiera è importante, un po' di dignità- (come desiderava san Francesco). Con il tempo penso di  realizzare dei camici e delle stole con le  belle stoffe cilene. Le possono  realizzare le donne della parrocchia che sanno cucire molto bene (anche  questo è un modo per aiutare le famiglie povere della parrocchia). L'altare è bello, ma dondola  come una campana..., le sedie della sede hanno bisogno di una sistemata altrimenti prima o poi mi trovo con il sedere per terra (siamo in quaresima) a gambe all'aria. Come vededete il lavoro non manca (tutto con calma, cerco di coinvolgere il più possibile la  gente della parrocchia in questi piccoli lavori in modo da far sentir loro la realtà parrocchiale).

Comunque la cosa più bella è certamente lo stare con la gente. Vi racconto  un po’ della mia vita con la gente di Borgoño. Inizio con una semplice esperienza che ho vissuto l’ultima domenica del mese di febbraio. Sono andato al mare con  la gente della cappella, una gita di tutto il giorno; pensate i bambini mi chiamavano zio (bello, strano e commovente) e mi sembrava di essere al mare con i miei nipoti (hanno più o meno la stessa età), ero uno di loro. Certamente sento la fatica nel stare con loro a partire dalla lingua, ora non balbetto più, ma il lavoro è ancora lungo, il modo di pensare della gente molto diverso dal nostro e di conseguenza anche il loro modo di vivere. Una giornata vissuta nella semplicità e nella verità: fatta di cose umili, povere, a partire dal bus che abbiamo usato per recarci al mare (quando l'ho visto ho preso paura...). Gente povra che vive dell'essenziale e si diverte con poco. I pochi giovani che sono venuti giocavano con le onde del mare...,  i vecchi  si raccontavano storie sotto le palme della costa e con gli adulti guardavano e parlavano del frate nuovo che giocava con bambini e si bagnava nel mare con i giovani. E per parlare ancora dei bambini nei loro giochi con la sabbia del mare non avevano nulla: ne secchielli ne palette e per costruire i castelli di sabbia usavamo solo le mani e nulla più, e si divertivano così! Realtà diversa, lontana dalla nostra!

Domenica scorsa 18 marzo in parrocchia si è vissuto una convivenza per aiutare due signore a cui servono delle medicine molto costose (qui non c’è la mutua, tutto si paga, e per una famiglia di Borgoño è un problema serio quando qualcuno si ammala). La parrocchia si è attivata, e per ricavare un po’ di denaro da donare a queste signore si sono venduti dei pasti. Le volontarie della parrocchia hanno lavorato molto per realizzare i 200 pranzi, il ricavato può aiutare le famiglie di questi infermi (la solidarietà e la vicinza sono realtà importanti per Borgoño). Come vedere cose molto semplici, e vere! Con i giovani mi sto guardando attorno. Accanto alla parrocchia si incontrano dei giovani “furbetti” per non dire piccoli delinquenti; spero di inserirmi in questo giro, per ora parlo con loro. Spero di riuscire un giorno a farli entrare nei locali della parrocchia vediamo quello che succede. E per finire la visita alle famiglie. Non vi dico le case, povere, molto povere (alcune hanno il pavimento di terra) in disordine (spesso in una baracca vicono dieci persone) dicono che “qui si usa così”. La gente vive con un urlo in gola, si percepisce, ma non riesce a uscire, forse perchè per secoli questo urlo è stato soffocato dal più forte, dallo straniero. Vedo molta gente rassegnata e delusa. I poveri, i corcifissi della storia di oggi sono questi, gente che non ha voce, perchè ha paura e timore del più forte di chi li sfrutta nelle miniere e nei campi o in molti altri lavori. Con un ritmo di vita di questo genere, con molta rabbia nelle vene e con questo urlo nel cuore la delinquenza sulla strada non manca e anche nella vita familiare ci sono dei problemi e violenze, chi soffre di più come al solito, sono le donne e i bambini.  Che dire di tutto questo?

Come vi sarete accorti ci sono le due facce della medaglia, gente semplice e umile, impegnata nel servizio e attenta al fratello bisognoso. Allo stesso tempo non manca la delinquenza e il dolore. Cari amici questa è la missione! In questo nuovo mondo, realtà che conosco poco, cerco di alimentare la speranza e cerco di portare una parola di liberazione e pace come Gesù ci ha insegnato a fare. Cerco di portare un aiuto concreto di cibo o vestiario, (qui desidero ringraziare ciscuno di voi per l’aiuto e per le vostre preghiere). Cerco infine di portare anche un po’ di bellezza almeno nella liturgia, perchè anche attraverso la bellezza il Signore parla e si manifesta (bellezza che non è data dal luccichio delle monete, ma da un’armonia, da un ordine, da una semplicità di vita). E anche noi in questa terra cilena, polverosa e calda, possiamo dire con Francesco: Tu sei bellezza!

Vi assicuro che non manca un ricordo a ciascuno di voi nelle mie preghiere.                  

Un saluto fraterno a tutti e buona settimana santa,

paz y bien fr. Tullio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

8 marzo 2007

Dalla prima fila da destra verso sinistra

fr. Tullio Pastorelli Copiapo'

fr. Giuseppe Bellini, Santiago

fr. maurizio Bridio, Copiapo'

Fabrizio Resante in tonaca, Santiago

 

Seconda fila sempre da destra verso sinistra

fr. Carlos Galeano Copiapo' rientra in Italia ain Aprile

fr. Ramon Zas, Santiago

fr. Enrico Brocchi, Copiapo'

fr. Pietro Beltrame, Santiago

 

 

 

 

 

 

 

Copiapò, 18-2-2007

 

Carissimi familiari, amici, e conoscenti come state? Spero bene!

Sta per iniziare la quaresima, tempo forte in cui la Chiesa ci invita con coraggio e speranza a prepararci alla Pasqua di Risurrezione. In questo contesto sento il desiderio di condividere con voi alcuni sentimenti e sensazioni che sto vivendo in questo primo periodo di missione.

La quaresima da sempre è vista come un cammino nel deserto, un itinerario di conversione! Nel deserto ci sono da più di un mese e questo periodo posso chiamarlo “una nuova nascita”. Un tempo dove sono messo alla prova nella pazienza, perché i tempi del Signore non sono i miei; tempo di povertà, abbandono e fiducia in Colui che mi ha chiamato a questa vita missionaria; tempo di meditazione e attesa nel poter essere misionario a pieno regime.

Mi chiedo perché rinascere e come rinascere?

Anzitutto nella lingua. In questo mese o poco più non ho fatto altro che studiare la lingua spagnola con la mamma di fr. Carlos. Devo dire - e non pensavo - con buoni risultati: ora celebro la messa senza bisogno di aiuto e sostegno. Comunque, nonostante questo, in queste prime settimane in terra cilena mi sembra di essere un bambino, sono alle prime armi, balbetto e faccio ridere… Per il resto mi guardo attorno (le attività non sono ancora iniziate a pieno ritmo perché in Cile è ancora estate), come un bambino guardo e studio questa città, vivo a contatto con la gente semplice, indifesa e povera.

 Sento la fatica di lasciare le mie certezze e modi di pensare all’italiana per poter scoprire ed entrare in una nuova mentalità, in un nuovo mondo. Molte sono le diversità che incontro, a partire dalle cose più semplici: il clima (ora non c’è l’umiditá veneta e lombarda, ma il caldo secco del deserto), il cibo (non molto diverso, ma bisogna abituarsi), i tempi (i cileni sono sempre in ritardo…. ed io che sono un trentino…). Ma le diversità più significative sono le realtà della vita più importanti come: la religiosità, cultura, usi, …. È difficile vivere il Natale in piena estate, oppure la solennità dell’Epifania come un giorno qualsiasi. Pensate: Pasqua in pieno autunno (tutto il simbolismo della priamvera che da noi è fortissimo...). La religiosità popolare molto sentita e viva, la presenza del sincretismo religioso. Nel campo della cultura il cileno ha un forte senso della patria; la maggior parte della gente che vive nella zona di Borgoño ha frequentato solamente le scuole primarie e pertanto la cultura è molto bassa. Per gli usi e i costumi, credo non serva dire molto: sono in un altro continente. La povertà si tocca con mano ogni momento della giornata e non dico altro.

Non è facile comprendere fino in fondo questo stile di vita e il perché di tutto questo. È difficile inculturasi in maniera positiva, integrando tutto questo con quello che già sono. Sento la necessità di mettere da parte, lasciare, senza far troppa resistenza, tutte le cose belle che sono già mie e che ho appreso nella bella e amata Italia (Coredo, Padova, Treviso, Brescia,…).

In questo tempo di inserzione mi ritornano alla mente spesso le parole che il Signore disse ad Abram: «Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò» (Gen.12,1); è Lui che mi vuole qui e con Lui «nulla mi può mancar» dice il canto. Spesso penso anche alle parole di Gesù quando dice: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?» (Mc.8,34-36). Credo che questo tempo di iniziazione sia molto propizio e utile, per poter entrare in punta di piedi in questa terra cilena. Sono convinto che la strada per stare vicino alla gente a cui sono stato inviato in maniera rispettosa, attenta e delicata in una parola evangelica non è quella del più forte, del sapiente, ma il sentiero umile, quotidiano, fatto di cose semplici che ci insegna Gesù, sia nel mistero dell’Incarnazione e sia nel mistero della Redenzione.

Molte sono anche le domande che mi passano per la testa, e al momento rimangono domande. Ne condivido con voi una sola: perché in una terra così bella, così ricca e generosa come il Cile ci sono tante persone povere, sofferenti, dimenticate e a volte oppresse dalle esigenze e dallo stile di vita del primo mondo? È vero: molte di queste realtà mi erano state presentate al CUM (Centro Unitario Missionario) di Verona nei mesi di settembre-ottobre, quando ho partecipato con altri cinquanta missionari delle varie regioni d’Italia ad un corso per missionari in partenza, ma una cosa è sentirle e altra è viverle!

In questo viaggio-pellegrinaggio verso Cristo Risorto in terra missionaria non sono solo: qui ho trovato una comunità di frati che mi ha accolto molto bene e mi vuole bene, mi aiuta e mi incoraggia. Anche la gente sensibile, povera e umile da subito mi ha accolto con gioia e molta comprensione, attenta nelle piccole cose verso il frate appena arrivato. Poi molti frati della Provincia si fanno sentire, e mi hanno fatto percepire la loro vicinanza, affetto, preghiera: realtà molto gradita per alleviare la nostalgia. Molte poi le persone: familiari, giovani, amici, che mi accompagnano dall’Italia, (in particolare Val di Non, Padova e dintorni, Brescia e Treviso) con la loro preghiera e con tanto affetto.

Ricordo infine a tutti voi cari amici che il missionario non è il pioniere o l’eroe che parte da solo verso terre lontane per portare la Buona novella di Cristo. Il missionario è la persona normale, con doti e limiti, inviata ad una Chiesa per testimoniare anzitutto la sua fede e per vivere con i fratelli dimenticati il lieto annunzio di amore, pace, speranza e liberazione che Gesù ci ha donato. Concludendo, sento la necessità di chiedervi un piccolo pensiero nella vostra preghiera in questo tempo di quaresima. Una preghiera per tutti i missionari, affinchè possiamo essere testimoni dell’amore di Dio in terra missionaria. Sono certo che tutti voi lo state già facendo (sento nelle mie giornate la vostra vicinanza); posso dirvi con certezza che il legame con il Signore è la realtà più importante per un missionario: Gesù stesso al capitolo dieci del vangelo di Luca, quando invia i settantadue discepoli in missione, dice per prima cosa: «pregate il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe».

Poche righe, per dirvi quello che sto vivendo e come sto affrontando questo primo periodo in terra cilena.

Ora vi saluto con le parole di Francesco che lascia ai sui frati; queste parole le sento come un bel programma missionario; lo sento bello e vero come programma, anche per  voi che ci seguite con affetto, attenzione e preghiere dalle vostre cittá e paesi.

«Dove è amore e sapienza, ivi non è timore né ignoranza.

Dove è pazienza e umiltà, ivi non è ira né turbamento.

Dove è povertà con letizia, ivi non è cupidigia né avarizia.

Dove è quiete e meditazione, ivi non è né preoccupazione né dissipazione.

Dove è il timore del Signore a custodire la casa, ivi il nemico non può trovare via d’entrata.

Dove è misericordia e discrezione, ivi non è né superbia né durezza» (F.F. 177)

 

un ricordo particolare e un saluto fraterno a ciscuno di voi

con affetto fr. Tullio

 

 

 

 

 08 Febbraio 2007 Ieri mattina era così nel nostro orto, .... nel pomeriggio fiappo, oggi secco come una foglia al sole. 

 

Da Padre Tullio

 

2 febbraio 2007

Ciao a tutti (parenti, amici, frati, gifrini,....) come state?

Dopo un mese circa vengo a voi con un breve scritto dal Cile. In questo tempo non ci sono state grandi occasioni di pastorale è il tempo della purificazione, in silenzio (per quello che riesco) e studio. Silenzio nel guardarmi attorno e scoprire una realtà tanto diversa dalla nostra. Diversa in clima, usi, costumi di vita, alimento, il tempo della purificazione e dell'osservazione per non combinare pasticci in un mondo tanto ricco di storia, di cultura e religiosità. 

Sono contento di essere qui e di vivere con questa gente. L'inserimento è stato buono sia a livello climatico (nel deserto è caldo, secco di giorno e molto fresco di notte) si sta bene. I frati nel mio nuovo convento mi hanno accolto bene e con molta pazienza per la lingua. Per il resto ho studiato spagnolo tutti i giorni.

L'anno di pastorale inizierà a marzo ora siamo in piena estate come da noi in agosto. Anche questo tempo di inserimento è provvidenziale sia per la lingua sia per vedere come funzionano le cose in questa diocesi e parrocchia.

Non altre notizie se volete vedere qualche foto potete andare al sito e troverete la sezione Cile, (con Filippo speriamo di poter inserire di tanto in tanto anche uno scritto dove racconto la vita di questa gente  ma questo quando la conoscerò meglio verso pasqua) per ora di tanto in tanto andate a vedere e se trovate mie notizie sarete fortunati!

http://www.viviamaspera.tk

 

Come vi sarete accorti ho cambiato il mio indirizzo il vecchio non lo userò più pertanto d'ora in poi leggerò la posta in tullio.pastorelli@ppfmc.it

 

Un saluto fraterno e un ricordo nella preghiera.