Timbuctù
    

 

  Nel paese di Timbctù, dove giornalisti non ce ne sono più, scoppiò un giorno,  la rivolta dei regimicrofono. Quella dei reggi microfono è una curiosa razza di ometti servizievoli e molto prolifici che passano il loro tempo a piazzare un microfono sotto il muso di un politico di turno (dieci o quindici in tutto) e a reggerlo per tre – quattro minuti, per consentire al fortunato potente di sparare le più incredibili cazzate senza che il reggi microfono si sogni minimamente di interromperlo, di contraddirlo o di metterlo alle strette con qualche domanda ficcante o pretendere risposte chiare sulle cose che interessano la gente, anche perché, quando qualcuno ci ha provato….. Santa Maria dell’Annunziata!, è scoppiato il finimondo.
        A Timbuctù la vita scorreva tranquilla; mezzibusti, bellimbusti, reggi microfoni, reggicalze, mezze calze, veline, vallette e montagnole si scambiavamo vicendevolmente complimenti e cortesie, visite, omaggi da porta a porta, promozioni gratuite di libri e di film scemi, in pace e armonia; la starletta si mescolava con la brunetta che parlava di bondi argentini  e di mortadella, mentre lacrime frammiste a  tarallucci  e vino, venivano servite a bizzeffe,  mescolate ai fatti vostri, ai fatti nostri, a quelli de li mortaci vostri, alla posta per te, a quella per sé e a quella per tutti e, anche quelle poche volte che si verificano degli sgarbi, si sentiva lontano un miglio l’odore di combine.
        Il tutto si svolgeva in un clima di pace e di armonia, senza dispetti e, soprattutto, senza concorrenza, ma un brutto giorno, si diffuse una terribile notizia: qualcuno, da anni, aveva taroccato i microfoni con un malefico sortilegio. Era un sacco di tempo che da tutti quegli infernali aggeggi, erano uscite sempre le stesse cazzate, sempre identiche, omologate, si diceva con una stramba parola, indipendentemente da chi fosse il reggi microfono di turno. I poveretti non se ne erano mai accorti: riascoltavano le cazzate registrate, le trascrivevano, le smussavano, le addolcivano, le abbellivano, le limavano, le inframmezzavano di fischi o applausi pre registrati, ma non avevano mai sospettato l’esistenza di questa cattiva magia.
          Anche la gente comune, che nella Preistoria riusciva ancora ad indignarsi, ora ci aveva fatto il callo e non stava a sottilizzare sulla qualità della sbobba che le veniva offerta, infatti quasi nessuno comprava giornali, molti che leggevano Camilleri, della televisione e dei giornali se ne catafottevano, molti altri ancora si dedicavano ad altre piacevoli attività  e quelli che proprio non riuscivano a fare  a meno  di telenovele, telescemenze e telecazzate si rincitrullivano con l’isola dei litigiosi, il grande fratello, la piccola sorella, la cugina stangona e così via. Quelli che se ne catafottevano, ma anche gli altri, quelli che “Stasera non voglio perdermi la puntata “ avevano capito tutto;  avevano capito che anche se i cuochi erano diversi e facevano finta di cucinare piatti originali, di diversificare gli ingredienti, il rancio era sempre lo stesso.  Onestamente bisogna dire, però, che c’erano anche dei microfoni dai quali, spesso usciva qualcosa di diverso, di non omologato, ma a quel punto era chiaro che si trattava di un microfono difettoso per cui bastava un viaggetto in Bulgaria per farlo riparare.
          Poveri reggi microfono! Facevano veramente tenerezza! Non si erano mai accorti di niente e vivevano la loro vita beati e spensierati,. Perfino i pargoli dell’asilo, come il fanciullo de “Il vestito nuovo dell’imperatore”, avevano scoperto la magagna e ridevano a crepapelle, ma loro niente! Tutti impegnati a confezionare pastoni e panini indigesti e rancidi, non si erano mai accorti di niente.
         La notizia della manipolazione dei microfoni, diffusa da alcuni loro colleghi cattivi con microfoni non taroccati, li colse completamente alla sprovvista. La cosa era così grave che organizzarono immediatamente un’assemblea per protestare clamorosamente, “Bisogna aprire immediatamente un’inchiesta per appurare di chi è la colpa”, urlava uno nel microfono, ma quel maledetto aggeggio dispettoso, invece di diffondere le sue parole, rispondeva con uno strano suono “Prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr”; “Bisogna punire severamente i colpevoli!”, aggiungeva un altro, ma, ancora una volta, nella sala si sentiva quel maledetto suono “Prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr”, prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr, prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr, prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr! I poveri reggi microfono,  disperati, abbandonarono l’assemblea e tornarono mestamente, anzi allegramente a reggere i loro stramaledettissimi microfoni