Nervi tesi |
Accidenti che putiferio! Sembrava l’inferno, una vera e propria bolgia
indescrivibile dalla quale temevo di uscirne malconcio. In alcuni
momenti ho temuto perfino di lasciarci le penne. Ma dico io, si può
arrivare a tanto? Può una discussione, per quanto accesa, degenerare
al punto di innescare la terza guerra mondiale? Va bene, il momento è
difficile, l’economia va a rotoli (e io che pensavo andasse a cantari!),
i banchieri si sono ridotti a chiedere l’elemosina, i poveri
parlamentari in pensione sono costretti a vivere con 6.800 miserabili
euro al mese, presidenti e assessori provinciali rischiano di finire in
mezzo alla strada, vescovi e cardinali rischiano di dover pagare
l’IMU, il partito democratico rischia di vincere le elezioni (cosa che
lo terrorizza da sempre per cui fa di tutto per perderle), ma a tutto
c’è rimedio! Con un po’ di pazienza e di sopportazione tutto si
aggiusta, senza per questo dover dare ogni volta fuoco alle polveri,
accapigliarsi, farsi il sangue amaro. E invece i nervi sono così tesi
che il ronzio di un moscerino diventa
uno spaventoso tuono e a farne le spese quasi sempre è gente che se ne
vorrebbe stare tranquilla e che invece si trova coinvolta in queste
gigantesche azzuffate com’è capitato a me ieri mattina. State a
sentire. “Che
modo di fare è questo, gridava uno dei signori in fila rivolto a un
poveraccio un po’
trasandato, con i capelli spettinati, la barba di due giorni e un bavero
della giacca rivoltato, lei è un incapiente!” “Incapiente
a me, rispondeva l’altro fuori dalla grazie di Dio afferrandolo per il
bavero, come ti permetti di darmi dell’incapiente,
esodato che non sei altro? Chi ti credi di essere, il
proprietario di un resort?” Intanto
i due si spintonavano e dalle parole minacciavano di passare a vie di
fatto per cui un terzo signore, un giovane dal volto emaciato, un
bamboccione sfigato, forse un tantinello choosy, ha
cercato di interporsi tra i due per mettere pace. “Signori,
vi prego, calmatevi, diceva il disoccupato, abbiamo già tanti guai di
questi tempi: poveri banchieri che devono farsi anche loro la valigia di
cartone ed emigrare alle Cayman, milionari allo stremo costretti a
pagare il 3% per mantenere gli esodati, consiglieri regionali che
rischiano di perdere la sudata pensione per la quale hanno lavorato
duramente per anni a scaldare poltrone di pelle e
sperperare danaro pubblico, cercate di non crearne altri anche voi con
le vostre beghe e le vostre invidie.” “Invidioso
io, urlò il primo, lei lo sa che è davvero un grandissimo inoccupato?
Ma tu guarda un po’ dov’è definita l’educazione! Un pivello che
per il solo fatto di essere un privilegiato e di potersi godere la vita
senza fare un tubo, si prende il lusso di dare dell’invidioso a un
onesto pensionato! Disoccupato che non sei altro!” “E’
vero, continuò il secondo infervorandosi ancora di più, non c’è più
religione! Un inoccupato che si permette di dare a me dell’invidioso! Ma
non ti vergogni?” A
questo punto mi sembrava di essere all’interno della canzone O
guarracino. Ci fu un azzuffamento generale nel quale erano coinvolti
uomini, donne, commessi, giovani, vecchi; cominciarono a volare
“paccare e secuzzune” mentre il livello degli insulti toccò
l’apice. “Assessoore, si sentiva gridare, presidenteeeeeeee,
senatoreee che non sei altro, esodato, precario, disoccupato, incapiente,
candidato della malora, cassintegrato, rottamatoooo!”, fino a
quando qualcuno superò tutti i limiti arrivando a usare l’epiteto più
ingiurioso che si possa scagliare su di una persona: “Signora”.
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