La Passione di Cristo
di G. Marino  




Caccuri, largo Portapiccola 20 marzo 2005 

 

Personaggi

Tito
Dumaco
Maria Maddalena                   
 
Caifa
Maria la Madonna                                
 
Manasse
Pietro                                                       
Nadab                                                                
Gesù             
Zerath
Veronica
1° uomo
Lo storpio
2° uomo
Il cieco
 
Nicodemo
Pilato
Soldati e comparse

  L’entrata in Gerusalemme (Palme)

 
La scena rappresenta Gerusalemme. Le strade sono deserte, ma nell’aria si avverte un qualcosa di misterioso e di grandioso che sta per accadere.  Due persone passeggiano discutendo a bassa vice: sono Tito e Dumaco, due ladri e assassini già tristemente famosi.

 Tito

Mio caro Dumaco, i dotti e i sapienti dicono che è facile rispettare la legge dei padri. Io ci ho provato invano per tutta la vita. Quando la fame, il freddo, la paura, la disperazione incombono, ti fanno calpestare tutte le regole e infrangere tutte le leggi. Ho cercato cibo e mi è stato negato; l’amore di una donna, gli affetti di una famiglia, il calore umano mi sono vietati; non mi è consentito solo rubare, razziare, ammazzare. e mi abbrutisco sempre più. Ma ora, sempre più spesso, un non so che di arcano mi fa pentire di queste mie scelleratezze.

Dumaco

Da                      Tito, amico mio, mi sembri sempre più una tremebonda donnetta. Dov’è il feroce briccone che conobbi un tempo? Il mondo è crudele e la nostra vita stentata; non ci rimane altra scelta che quella di saccheggiare, depredare, sgozzare. Ma ora ascolta, non senti anche tu delle grida di osanna? Non senti una folla che si avvicina? All’erta Tito, magari c’è da far dei buoni affari.
 
Tito

                            Dumaco, ti prego, desisti! C’è in quest’atmosfera qualcosa   che mi riempie l’animo di timore e di dolcezza. Sento che dobbiamo abbandonare i nostri propositi scellerati.

 
 
Dumaco

Mio caro Tito, fai pure quel che ritieni di fare; io continuerò ad assalire,  depredare, uccidere fin quando non sarò ucciso io stesso: questo solo mi è concesso, questo è il destino della gente come noi.

I due si allontanano, ma rimangono sulla scena Si odono vovi sempre più vicine e grida di osanna.Entra Gesù, a cavalcioni a bardosso su di un asino sul quale è stato posto a mò di basto un sacco. L’asino è tirato per la cavezza da Pietro e Giuda. Tutto intorno una folla vociante con in mano ramoscelli di ulivo e di alloro. Si sentono spesso le grida “Osanna e alleluia.”

 

                                           Scena 1^  ( 2,42)

Maddalena       Maria, Maria, è lui, è Gesù, è Gesù!

  Veronica           Si, si, è il Signore, eccolo laggiù, laggiù!

 Maddalen a       La folla lo acclama, grida osanna! Oh, come sono felice!

 

Scena 2^ (1,42) 

  Musica “Entrata a Gerusalemme”

 

Pietro                Signore, tua madre ti viene incontro. Signore, guarda tua madre com’è felice.

         Gesù                 Si, la vedo. Oggi è giorno di gioia, ma verranno  presto quelli del dolore.

 Pietro                Quando, Signore, si compirà tutto ciò?

 Gesù                 Presto, molto presto.

 

Scena 3^ (2,43)

 Maria                 Gesù, figlio diletto, il mio cuore trabocca letizia.

 Gesù               (Abbracciandola) Madre, ecco tuo figlio. (Rivolgendosi alla Maddalena) Sia lode a te, Maria, per essermi venuta incontro e tu, Veronica, sii sempre benedetta. Ora, però, è tempo che si compia ciò per cui sono venuto.

 Maria               Figlio,  appena ti ritrovo e già devo lasciarti? Non ti è concesso stare un po’ con la madre che ti portò in grembo?

 Gesù                Io son venuto per salvare il mondo. Mi attendono giorni di pena e di dolore. Oggi il popolo mi osanna, ma questo sarà il principio di ogni cosa. Quando tutto sarà compiuto vi ritroverò e sarò con voi per l’eternità.

 Veronica          Signore, quando si compirà ciò che si deve compiere?

 Gesù                 Il tempo e ormai vicino, andate in pace.

Maddalena      Gesù, allora dovrò ancora separarmi da te?

 Gesù                 Maria, così è scritto e ciò che è scritto deve avvenire.

 Le abbraccia e si allontana. Gli si fanno incontro uno storpio e un cieco.

 

Scena 4^ (3,25)

 

Lo storpio       Signore, Signore, nacqui storpio e lo fui per tutta la vita. Ti prego, guarisci la mia infermità. So di peccare nel pretendere la guarigione,  ma vorrei vivere felice quel poco che mi resta da vivere.

 Gesù                Fratello mio, non è peccato voler vivere  e vivere felici; è peccato voler morire. Io sono la felicità e la vita. Beato te che cerchi la vita e la felicità! Ed io ti dico: vai la tua fede ti ha guarito! (Gli mette una mano sulla spalla e lo storpio si raddrizza e butta via le grucce, fa alcuni passi, si inginocchia e bacia piangendo la mano di Cristo)

 Lo storpio         Sia lode a te, Signore, che porti la felicità e la vita.

 

Scena 5^ (

 Si avvicina a tentoni un cieco.

 Il cieco             Signore, signore, ti sento, ma non ti vedo. Sono cieco dalla nascita, non conosco la luce, fa che io possa conoscerla ti prego, fa che i miei occhi vedano la luce.

 Gesù                 Io venni al mondo a portare la luce. Tu la vedrai, fratello mio, e non solo con gli occhi. Vai e non farti abbagliare dalla luce, tu ora vedi. (Gli accarezza gli occhi e il cieco vede)

 

Il cieco              (Esultando) Signore, io vedo, io ti vedo; vedo la tua luce e il mio cuore si è aperto, sia benedetto il nome del Signore! (Cade in ginocchi davanti a Cristo)

 Gesù                 E ora andate in pace, fratelli miei…. La luce, la gioia e la felicità colmano i vostri cuori; fatene partecipi i vostri fratelli acchè tutti siano felici.

 

 Gesù, benedice la folla con cenni di saluto, mentre gli apostoli circondano l’asino sul quale sta seduto. Il corteo attraversa tutta la scena e scompare alla vista della gente.

Parte un’aria musicale (Tipo Messia di Haendel). Dalla destra entra il corteo di Cristo con gli apostoli che, a passi lenti, attraversa tutta la scena portandosi su di una collinetta di fronte gli spettatori.  

Scena 6^ (3,39)

 

 

Il discorso della montagna

 

Qui gli apostoli si accovacciano e Cristo, in posizione centrale, inizia il discorso delle beatitudini.

 

Cristo:     Beati gli umili, i semplici, i derelitti,  i buoni perché essi sono i     miei fratelli;
                  Beati siano color che sono poveri,  afflitti e  sconsolati, perché avranno

                  ristoro speranza, pace, amor e consolazione;

                  Beato sia chi opera per la  giustizia  perché giustizia avrà;

                  Beati coloro i quali danno la vita per la giustizia perché vivranno

                  in eterno;

                  Beato colui che  nel bisogno si fa fratello del fratello e con lui divide tutto:
                  pane, mantello, dolore e sofferenza;

    Beato sia chi costruisce la pace perché é caro a Dio, anzi è il suo figlio più caro;

    Beati sarete voi se vi perseguiteranno e diranno ogni male per causa mia. Gioite, gioite     ed esultate perché un giorno ne avrete grande ricompensa.

 

                     Finito il discorso la folla continua ad acclamarlo.

                                                                            Scena 7^

 

               Folla     Osanna, osanna, gloria a Gesù,  osanna! Egli è davvero un re, è il re dei Giudei!

               Folla       Osanna, gloria  a te, Gesù osanna al figlio di Davide!

 

 

 

Scena 8^ (6,43)

 

Cristo scende lentamente dalla montagna ed esce di scena seguito dagli apostoli. Caifa e i suoi servi, da lontano, hanno assistito a tutta la scena.

 

 

      Caifa           (Rivolto a Nadab)  Hai visto anche tu, mio caro Nadab, ciò

che hanno visto i miei occhi? Hai udito ciò che hanno udito le mie orecchie? Costui si vanta di essere venuto a salvare il mondo, è acclamato re dei Giudei.  Stando a quello che dice dovrebbe essere il Messia. Si vanta di portare la luce, non solo quella degli occhi, ma anche quella dell’intelletto, parla di gioia, di felicità, di speranza. Ma un uomo felice avrà ancora bisogno di Dio? E non è Dio padre a dare o a togliere la felicità? Non è solo Dio padre che può guarire i malati, decidere della vita e della morte, del destino degli uomini? Chi può essere così superbo da sostituirsi al dio dei nostri Padri?  Mio caro Nadab, quest’uomo è un pericolo per la nostra Fede, la nostra legge,  il nostro popolo, per noi stessi, sacerdoti di Dio.

 

Nadab               Hai ragione, Caifa, costui sovverte le nostre leggi, la nostra religione, la nostra autorità, sobilla il popolo, lui, umile figlio di falegname, vuol sostituirsi alla nostra autorità. E’ davvero un pericolo per l’ordine costituito!

 

 

Manasse          Concordo con voi, saggi rabbini, e condivido i vostri timori. Le folle lo acclamano ed egli, nella sua superba arroganza, si proclama il dio vivente, dice di essere figlio di Dio e di voler cambiare la nostra legge. Se il suo prestigio  crescerà ancora, il popolo non riconoscerà più la nostra autorità, non ascolterà più la nostra parola, non rispetterà più le nostre leggi.

 

 

Caifa                 Mi conforta, saggi padri, il vostro giudizio. Non v’è dubbio che la Legge e la nostra autorità, corrano un pericolo mortale. E tutto ciò per causa del figlio di un falegname che vuol salvare il mondo sovvertendo l’autorità di chi l’ebbe da Dio. Il popolo lo proclama già re, gli umili, sedotti dalla sua magia, perderanno il timore di Dio. Con le sue idee insane di giustizia, di uguaglianza, di carità rafforza il consenso, accresce il potere e potrebbe usarlo contro di noi. Costui va messo a morte, i suoi seguaci dispersi, le sue idee combattute.

 

Nadab               Si, sia messo a morte per la salvezza dell’autorità e della Legge, del popolo tutto.

 

Manasse          Suvvia, Caifa, lo si arresti, lo si processi e lo si condanni a morte!

 

Caifa                 (Chiama il capo delle guardie) Zerath, mio fido Zerath!

 

Zerath               Eccomi sommo sacerdote, comandami pure.

 

Caifa                 Zerath, ti affido un compito assai delicato. (consegnandogli una busta di monete d’oro) Vai, corrompi quanto più turba possibile, istiga nella plebaglia l’odio nei confronti del Nazareno, catturalo e portalo qui legato in catene. Ma abbi cura di corrompere per bene il volgo per evitare sommosse da parte di chi potrebbe difendere questo infame impostore.

 

Zerath               Così sarà fatto, non dubitare, sommo sacerdote. Sarà premura del tuo servo far si che nulla turbi i tuoi disegni. (Si inchina e poi si allontana).

 

Caifa                 (rivolto ai due rabbini) Ecco, padri rabbini, i nostri progetti si realizzeranno molto presto e la nostra autorità non correrà più alcun pericolo. Non ci resta che aspettare che il fido Zerath ci conduca in catene il nostro più acerrimo nemico.

 

 

Scena 9^ (3,39)

 

 

Parte la musica (aria lugubre) Da un angolo esce Zerath seguito da una

decina di persone armate di randelli e corde. Il gruppo attraversa la scena

e si dirige nel luogo dove si era diretto in precedenza Cristo, poi scompare

di scena. Dalla parte opposta della scena compaiono La Madonna e Maria

Maddalena.

 

 

Maddalena      Maria, sono molto preoccupata, l’angoscia opprime il mio cuore. Cosa sta per succedere? Cosa avrà voluto dire Gesù quando ha detto che lo attendono giorni di pene e di dolore? Tremo al pensiero che egli possa soffrire.

 

Maria                 Mia diletta, Gesù è venuto al mondo per salvare gli uomini, tutti gli uomini, anche i poveri, gli umili, gli infelici, gli oppressi, i derelitti e questo gli costerà lacrime e sangue, comunque sia fatta la volontà del Padre nostro che sta nei cieli. Non angosciarti, abbi fiducia in Dio.

 

Attraversano la scena ed escono. Ricompare il drappello di Zerath. La   turba ride sguaiatamente

 trascinandosi dietro Gesù legato e lacero.

 

 

 

1° Uomo           Ecco il Nazareno in catene, quello che voleva liberare il mondo dal male, dalla schiavitù; prova a liberare te stesso! (Ride)

 

2° Uomo           Già. Quello che voleva rendere felici gli altri, guardate com’è felice lui  ora! (Ride)

 

Proseguono risa e offese, mentre si dirigono alla sede del Sinedrio. Intanto anche Nicodemo

giunge al Sinedrio.

 

 

 

Scena 10^ (5,18)

 

Zerath               (Inchinandosi a Caifa) Ecco, sommo sacerdote, il malfattore incatenato. Come vedi, Zerath ti è stato fedele servitore.

 

Caifa                 Vai pure, amico mio, avrai largo compenso per questa tua impresa e il mondo te ne sarà grato per sempre.

                          (Rivolto a Cristo) Benvenuto, figlio di Davide, mi è stato riferito delle tue imprese, delle idee che vai diffondendo tra il popolo d’Israele. …..Dici di essere venuto al mondo per salvarlo, per dare la felicità agli uomini, per raddrizzare gli storpi,  dare la vista ai ciechi, la sanità ai paralitici. Rimetti i peccati, anzi non consideri peccati la superbia, la presunzione umana,  la ricerca del piacere, della felicità. ……Tutto ciò è contro la Legge dei nostri padri. E’ molto grave ciò che tu fai. Tuttavia …… sono disposto a perdonarti e lasciarti andare libero se farai ammenda di queste tue colpe e mi prometti che non diffonderai più tali insane idee. Se fosse vero quel che tu dici, dovresti essere il Messia, il figlio di Dio; sei tu il Messia?

 

Cristo                Tu lo hai detto! Io sono il figlio di Dio venuto al mondo a liberare l’uomo dalla schiavitù del peccato e a renderlo felice. Non sta a te stabilire e decidere cosa è e cosa non è contrario alla legge del Padre mio. Io dico all’uomo: ama, ama il tuo fratello con tutto te stesso, e da solo conoscerai e rispetterai la vera legge del Padre mio

 

Caifa                 (Urlando si traccia le vesti) Avete udito, padri rabini, avete udito la tremenda bestemmia! Egli si proclama figlio di Dio….. Sostiene che l’uomo non ha bisogno di rispettare la nostra Legge, la nostra autorità! ……..Quale più grave bestemmia potevamo noi udire da costui! …… Non v’è più dubbio alcuno, egli merita la morte, solo così la Legge, l’Autorità, a religione, il timore di Dio saranno salvi.  Che ne dite, saggi rabbini, possiamo noi mandare libero chi sovverte così gravemente l’ordine delle cose?

 

 

Nicodemo        Caifa, padre nostro, non adirarti contro quest’ uomo. Gesù è un puro. Egli parla d’amore e di bontà, di perdono, di carità. E se pure si proclama figlio di Dio, la sua non è superbia, ma innocente mania. Non siam tutti figli di Dio? E bestemmia, forse, dirsi figli di Dio?

 

 

Nadab               No, Nicodemo, la sua è una orribile bestemmia; egli merita la morte, una morte atroce, la più crudele che gli si possa dare così che possa essere commisurata alle sue gravi colpe. Mai il mondo aveva visto tanta superbia, tanta arroganza, tanta audacia, un tale sovvertitore! Si, muoia, muoia in croce!

 

Manasse          Si, che stiamo aspettando ancora? Lo si mandi a morte, lo si inchiodi ad una croce, così il mondo il popolo tornerà tranquillo e nulla verrà a turbare l’ordine e la legge!

 

Nicodemo        Quanto paura c’è nelle vostre parole! Voi tremate al pensiero che il popolo non ubbidisca più ai vostri ordini e questo folle terrore vi spinge a dare la morte ad un uomo giusto, ad un nostro fratello che ha il solo torto di parlare di pace, di amore, di carità e giustizia. Vi illudete di liberarvene per sempre, vi illudete di uccidere con lui le sue idee, ma le idee non morranno; le sue idee acquisteranno sempre più vigore, la parola di Cristo diventerà un tuono che rimbomberà in ogni angolo della Terra e allora cercherete disperatamente di tapparvi le orecchie per difendervi dal frastuono, ma, folli di dolore, impazzirete. La morte di Cristo sarà la vostra morte e la resurrezione del Signore, della Verità.

 

Caifa                 Nicodemo, se tu non fossi quel saggio padre che  conobbi in passato ti farei pentire di quel che vai dicendo. Evidentemente anche la tua mente è sconvolta dal seduttore.  Ma ora basta, per i padri del Sinedrio  merita la morte e morte avrà! Suvvia, conduciamolo a Pilato affinché firmi la sua condanna. (Chiama Zerath)  Zerath!

 

Zerath               (Accorrendo) Son qui, signore.

 

Caifa                 Conduciamo quest’uomo a Pilato affinché lo si condanni!

 

Zerath              (Esegue) Obbedisco, padre mio!

 

Il corteo, seguito dai membri del Sinedrio, si avvia verso il palazzo di

Pilato.  Pilato è seduto su di uno scranno in attesa.  Caifa si inchina

 

                                                                            Scena 11^ ( 1,59)

 

Caifa                 Ave, Pilato  e lunga vita a Cesare! Ti abbiamo condotto un nostro prigioniero perché tu lo condanni a morte. Egli sovverte la nostra legge, si dichiara figlio di Dio e sobilla il popolo contro le Legge e la religione.

 

Pilato                Ave, sommo pontefice. Tu sai che io ho grande rispetto per il tuo popolo e per la sua Legge. Quest’uomo è un Galileo e i Galilei devono essere giudicati da voi. Non è concesso ai romani giudicare un Galileo.  E comunque, per la legge romana non è reato proclamarsi figlio di un dio perciò io non trovo in lui alcuna colpa.

 

Caifa                 Mio caro preside Pilato, non si può invocare il rispetto delle  leggi formali per difendere costui chi viola qualsiasi legge. Egli non solo si proclama figlio di Dio, ma predica l’uguaglianza tra gli uomini,  la libertà, la giustizia, la liberazione dalle catene, dall’oppressione. Sono parole che infiammano il popolino e potrebbero provocare rivolte contro Roma. Il popolo lo acclama re ed egli non lo smentisce.  E se domani vorrà farsi davvero re e attaccare Roma? Che penserebbe Cesare se ciò dovesse accadere, sapendo che un  suo funzionario poteva stroncare la rivolta sul nascere e non lo ha fatto?

 

Pilato                Padre Giove, non vorrei davvero incorrere nell’ira di Cesare! Ebrei, io non trovo in quest’uomo alcuna colpa, tuttavia, volete che sia mandato a morte? Ebbene, io me ne lavo le mani! La colpa è vostra e, se un giorno andrà espiata, toccherà a voi espiarla! (Fa cenno a un paggio che gli porta un catino e un  asciugamani ed egli si lava e si asciuga le mani)

 

 

                                                                                        Scena 12^ (3,48)

 

 

Pilato               Ecco,  ed ora, assecondando le vostre richieste, dispongo che Gesù Nazareno, detto il Cristo, sia messo in croce nel luogo detto Golgota con l’accusa di essersi dichiarato re dei Giudei. Così ho deciso!

 

Nicodemo       Che atroce condanna! Ponzio, perché te ne sei lavato le mani? Perché non hai saputo trovare il coraggio di assumerti le tue responsabilità e mandare libero quest’uomo che ritenevi innocente? Non basterà il tuo gesto a lavarti la coscienza; questa decisione è un macigno peserà per sempre sul tuo cuore. Povero Pilato!  Gesù, maestro di verità e di vita, quanto è crudele questo mondo infame che tu volevi salvare, questo popolo irriconoscente che tu volevi felice e libero dalla schiavitù del peccato! Gesù, perdonali se puoi, perdona chi tanto ti odia, in fondo è gente accecata dal terrore!

 

Pilato                Nicodemo, grande è la mia stima per te, ma la ragion di stato spesso induce a calpestare la tua coscienza e la tua stessa dignità. Oramai quel che è fatto è fatto!

 

Manasse          Bene, non ci resta che eseguire la sentenza del governatore romano. Lo si metta a  morte subito!

 

Nadab               Si, venga la croce che egli stesso porterà fino al Golgota! Sia lodato il cielo che finalmente ci libera da questo pericoloso impostore!

 

Caifa                 Padri rabbini, popolo di Israele, oggi è un giorno di gloria per noi! Abbiamo corso un grave rischio; il rischio che  l’ordine e la legge di Mosè venissero sovvertiti per le idee di un folle, ma, per fortuna non sarà così! Sua lodato l cielo!

 

                                                                                 Scena 13^ ( 7,05)

 

Parte una musica drammatica, mentre il corteo si avvia alla crocifissione.

Da un  lato sbuca il Cireneo con la croce in spalle. Si avvicina e la

consegna a Gesù. Da un angolo sbuca Maria accompagnata da Maria

Maddalena, Veronica ed altre donne. Nicodemo le va incontro. Cambia

musica.

 

Nicodemo:        "Desolata Maria, quale e quanta

                   sarà la piena del tuo dolore                  

                  allorquando vedrai pendere dalla                    

                   croce il tuo dilettissimo figlio?                

                  A chi potrò paragonarti, a chi                

                   rassomigliarti? Non posso se non

                   con le parole del malinconico profeta:

                  Velut mare contritio tua! Qual mare                 

                   sconfinato è la tua amarezza!

                   Desolata Maria, senti il suono

                   di tromba  ferale che chiama il polo

                   ad assistere alla morte del amato

                  Gesù? Tu, a quell'immane spettacolo, ti

                   sentirai lacerare l'animo di dolore          

                   e, afflitta e gemente, la morte invocherai

                   a conforto. Quale tributo potrei io renderti

                   fuor di quello della compassione e del pianto?

                   Regina dei martiri, tu contempli

                   sulla croce la maestà di Dio eclissata,

                   la grandezza annichilita, la bontà oltraggiata           

                  e vilipesa: vedi il frutto del tuo seno immacolato,

                   il già promesso da tanti secoli, il Santo per

                   eccellenza, l'innocente carico delle umane

                   iniquità e il tuo cuore si spezza per

                   eccessivo dolore. Si ottenebri il cielo, eterna

                   notte lo ricopra, ritorni la natura

                   nell'abisso antico or che tu vedi morire

                   nella desolazione il Santo tuo figlio.

                   Fuggi, addolorata Maria, negli

                   antri più cupi; solitari luoghi sieno

                   testimoni pietosi dei tuoi lamenti!

                   Ma no, io ben lo vedo! Amor  ti conduce

                   al Calvario per assistere al sacrifizio

                   cruento del tuo diletto figlio che forma

                   la gloria dei Santi, la bellezza degli angeli.

                   Va pure e il cielo ti protegga. Va."

Il corteo si avvia alla crocifissione.  

 

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