Il pastorello e il vecchio misterioso

Fiaba di Giuseppe Marino

Personaggi

  Narratore
Pastorello
Vecchio
1° Ragazzo
2° Ragazzo
3° Ragazzo
1^ Ragazza
2^ Ragazza
3^ Ragazza
4^ Ragazza

 

Presentazione

 

La favola che stiamo per raccontarvi non parla di principi e di principesse, di maghi e di incantesimi, di castelli e di cavalieri. No, è una favola semplice, una favola di casa nostra. Parla della sofferenza e degli stenti di un povero pastorello della nostra terra ammalato di malaria, una terribile malattia che, tanto tempo fa faceva soffrire tanta povera gente. Una storia di dolore e di sofferenza, ma che, come tutte le favole, ha un lieto fine,

Vi ringraziamo per l’attenzione e vi auguriamo buon divertimento.

 

 

 

 

Scena 1^

 

Sulla scena un  vecchio pagliaio e qualcosa a simulare una campagna, A sinistra dello spettatore , sul proscenio, un leggio. Entra il narratore.

 

Narratore                       C’era una volta  un povero pastorello così malato, ma così malato

                                         che sembrava che, da un momento all’altro, dovesse lasciare

                                         questo mondo per salire in cielo. Era pallido ed emaciato.  Da

                                         molti mesi soffriva di malaria e una terribile febbre terzana lo

                                         divorava in continuazione. Egli, allora, sentiva le forze venirgli

                                         meno, la mente gli si annebbiava e, spesso, credeva di morire e

                                         di raggiungere in cielo la povera mamma e il papà che lo

                                         avevano già lasciato da alcuni anni.

 

Entra il pastorello barcollando. E’ sofferente e si tiene la fronte con la mano.

 

 

Pastorello                     Ahh! Povero me! La fe …… la febbre mi divora! Ahhhhh! Mi

                                         sento morire! Ahhhh! Signore, ti prego, non voglio morire, non

                                         voglio morire! Ahhhh! Signore. Ahhhh! Ahhh!

 Narratore    
 
Mentre il pastorello era in preda alla crisi, passarono per quel luogo alcuni ragazzi che passeggiavano per la campagna raccogliendo fiori. I giovani, impietositi, cercarono di soccorrerlo.

 Entra un gruppo di ragazzi e ragazze (3 ragazzi e 4 ragazze)

 

1^ Ragazza                  Guardate, guardate! Il pastorello sta male, sta molto male!

Si, sta molto male,  aiutiamolo! (Gli solleva il capo e, con un fazzolettino, gli asciuga il sudore)

2° Ragazzo

Cos’ hai, povero pastorello, perché stai così male? Cosa ti è successo? Stai tranquillo, ora siamo qui noi, ti aiuteremo, ti cureremo….

 
Pastorello

Pastorello                     Grazie! E’ la ma……la   malaria. Sto male …….molto male…. Sto  morendo. Grazie per quello che fate. Grazie.

 

2° Ragazzo                  3° Ragazzo        Diamogli da bere. (Prende la borraccia , versa un po’ d’acqua e gli da bere. Rivolto ai compagni)
L’acqua lo
disseterà e gli calmerà l’arsura della febbre.

 

4^ Ragazza                  Si, e ora recitiamo una preghiera, forse il Signore ci ascolterà a lo 

                                         farà guarire.

 

I ragazzi, inginocchiati e con le mani giunte,  intonano una canzone)

 

 

Canzone per il pastorello.

 

Deh, ti prego, mio Signore,

fai guarire il pastorello

così solo e miserello;

sol compagno gli è il dolore.

 

Non ha pane, non ha casa,

non ha babbo, non ha mamma,

non ha tetto per dormire.

La malaria lo divora,
già la vita da lui fugge,
ma se tu, o mio Signore,
su di lui lo sguardo posi
il suo male ed il suo affanno
lestamente spariranno.

  Vita sua rifiorirà

E la gioia tornerà.

 

Finita la canzone il pastorello si riprende.

 

Pastorello                     Pastorello      Ecco, grazie mi sento meglio. La febbre è cessata. Questa volta ce l’ ho fatta. Grazie, grazie di tutto.

 

I ragazzi lo salutano e vanno via. Accarezzandolo sul capo o con altri gesti affettuosi.

 

Tutti                                Addio, pastorello, addio, che il Signore ti protegga!

 

Pastorello                     Addio, amici, addio e grazie. Non lo scorderò, Addio!

 

 

Narratore                       Narratore   Il pastorello si rialzò e si mise in cammino per raggiungere le greggi. Anche questo attacco di terzana era superato. ma il fanciullo sapeva benissimo che la sua vita era appesa a un filo. Quanti altri attacchi della terribile febbre avrebbe ancora superato? “Un paio di questi attacchi, pensava, e il Signore mi chiamerà a sé.” Affrettò il passo perché temeva le ire del caporale se arrivava tardi all’ovile e intanto pregava il Signore che gli alleviasse le sofferenze.

 

Pastorello                     Pastorello     Signore, ti prego, liberami da questa terribile malattia! Ma,  se ciò non è possibile, prendimi con te,…  portami nel tuo paradiso dove già sono il babbo e la mamma e dove posso trovare un po’ di felicità.

Narratore
 Il fanciullo raggiunse il gregge al pascolo e per due giorni rimase sfebbrato. Sembrava essersi leggermente ripreso, ma non si faceva soverchie illusioni; sapeva che, puntualmente, la febbre si sarebbe ripresentata il giorno dopo e che, questa volta, poteva essere l’ultima. E il terzo giorno, mentre pascolava il gregge, cominciò a sentirsi male e a vaneggiare.

  Pastorello     Ahhh! Mamma dal cielo, aiutami! Sto morendo. Ahhh! Ahhh! No, non volglio , non voglio! Ahh! Ahh! Ecco, ecco il paradiso, è lì, è lì, lo vedo! Padre mio, si, ecco, eccomi!

Narratore   Nel delirio della febbre il fanciullo vide avvicinarsi un vecchio che camminava con passo malfermo appoggiandosi ad un bastone. Il vegliardo fece qualche passo, si chinò leggermente sul malato e lo apostrofò così.

Vecchio    Cos’ hai, povero fanciullo? Perché sei così pallido, emaciato? Ma tu sudi….. la tua fronte scotta, povero figliolo!  Chi ti ha ridotto in questo stato?

Pastorello                     Pastorello        La ma…… la ma….. la malaria, signore.  So… sono due anni che ne soffro. No, non ce la faccio più ….. muoio…… Dio, aiutami tu! Non farmi più soffrire. Ahhhhhh!

 Vecchio                         Povero ragazzo, tu batti i denti, ma non temere: la Provvidenza ti aiuterà. Il Signore non ti ha abbandonato. Ecco, coraggio ….. adesso ti insegno una cura che ti farà guarire immediatamente. Metti in pratica tutto quello che ti dirò e spera in Dio.

 Pastorello                     Grazie, signore mio, lo farò. Voglia il cielo che la vo…. La vostra cura sia efficace. Ahhhhh!

 Vecchio                         Allora ascoltami, figliolo. Quando questo attacco di terzana sarà passato, vai in quell’orto di fronte. Ci sono delle piante di peperoncino piccante. Scegli i migliori e raccogline una cappellata. Falli friggere in una padella con molto olio, poi mangiali ancora bollenti. Ma, bada bene: devi mangiarli tutti; non un pezzetto deve rimanere nel piatto. Fai esattamente ciò che ti ho detto e abbi fiducia nella Provvidenza. E ora addio, ragazzo mio, e buona fortuna.

 Pastorello                     Grazie, signore, grazie infinite.

 Narratore                       Scomparso il vecchio misterioso, ripassarono per quel luogo gli amici del pastorello. Anche questa volta lo soccorsero e gli tennero compagnia mentre la febbre lo divorava.

 Il vecchio si allontana. Rientrano in scena ragazzi e ragazze e intonano una canzone.

 Canzone della guarigione

 Presto, presto, pastorello,
vai la cura ad approntare
ché quel vecchio saggio e pio
fu mandato dal buon Dio
che pietoso del tuo stato,
il suo cuore allor t’aprì
e a te, solo e malato,
il conforto suo s’offrì.

 Fa ciò che ti disse il vecchio
E poi guardati allo specchio.
Ti vedrai allor guarito
E ogni affanno sarà sparito.

Finita la canzone i ragazzi escono di scena. Il pastorello, come se si svegliasse da un lungo sonno,  si stropiccia gli occhi, si tocca la fronte, le guance. E’ sfebbrato, ma triste e sfiduciato.

 Narratore          Quando il ragazzo si sentì meglio lo salutarono e ripresero il loro cammino.

Pastorello          Ecco, anche questo attacco è superato. Dio, ti ringrazio. Quanto durerà? Ma chi era quel vecchio che mi parlava nel delirio della febbre? Ma davvero mi ha parlato? Che cura strana mi ha prescritto! Però…… e se fosse vero? E se davvero mi giovasse? Mah, proverò, tanto oramai il mio destino è segnato! Chissà? Mah?

Narratore           Allora il giorno dopo il pastorello, ricordando le parole del vecchio, si recò nell’orto, raccolse una cappellata di peperoncini piccanti, li fece friggere e li mangiò ancora bollenti. Quando inghiottì anche l’ultimo boccone aveva l’inferno in bocca.

Pastorello          (Uscendo da dietro le quinte sudato e visibilmente sofferenmte) Ahhhhhh! Ahhh! Ho l’inferno in bocca. Mamma, mamma mia! Sto morendo. Ahhhh! Il vecchio mi ha avvelenato. Ahhhhhhh, ahhhhh, muoio (Si accascia continuando a lamentarsi. Si prende la gola con le mani) Ahhhhhh. Ahhhhhh, muoio, muoio! Ahhhhh! (Sviene)

N
arratore           E così il povero pastorello, come se fosse stato fulminato dall’immane sofferenza che gli avevano procurato i peperoncini piccanti e bollenti, svenne e rimase come morto, in un lago di sudore, per oltre 15 ore. Il mattino dopo si svegliò. Era tutto bagnato, ma si sentì fresco e riposato.

Pastorello          (Risvegliandosi si stiracchia le membra, si tocca, si tasta).Eccomi qui, sono ancora vivo.!!!!! .…. Allora i peperoni non erano avvelenati? Ma …. Allora il vecchio non mi voleva morto? E …… e se davvero avesse detto al verità? Se davvero la cura funzionasse? Signore, come sarebbe bello! No…… è solo una illusione, meglio non illudersi! Ma ……. Però mi sento bene. Non mi resta che aspettare domani. Domani è il giorno della febbre. O Signore, che paura che ho!

Narratore           Il povero pastorello trascorse una notte molto agitata pensando a quello che sarebbe successo il giorno dopo. Ripensava con terrore alla febbre, ma gli tornavano in mente le parole del vecchio che aveva intravisto nel delirio. La speranza e la paura si alternavano martellanti nel suo animo. Finalmente giunse l’alba. Il fanciullo si sentiva bene. Aspetto qualche ora. Giunse mezzogiorno. A quell’ora, di solito, era già divorato dalla febbre. (Il pastorello entra in scena e mima le parole del narratore) Si tastò, si toccò la fronte. Non poteva credercI: era sfebbrato. Attese ancora qualche ora. La giornata passò senza febbre. Gli sembrava un sogno, ma cominciò a sperare. Trascorse un giorno, il secondo, il  terzo. Ancora un giorno che poteva essere di febbre, ma la febbre non si fece sentire. Allora cadde ogni residuo timore e il giovane si inginocchio, mentre calde lacrime gli rigavano il viso.

Entrano gli amici

Pa
storello          Buon giorno, amici, sapete, forse sono guarito, forse da oggin non statò più male. Grazie, grazie anche a voi per il vostro aiuto, il vostro affetto, la vostra amicizia. LA vostra amicizia è stata molto importante per me.

 
Ragazzo        Si, è bello essere amici. L’amicizia scalda il cuore e lenisce il dolore.

1° ragazzo        
                

     
Amicizia è disinteresse;

Amicizia è trepidare per l’altro.

Amicizia è accogliere l’altro;

Amicizia è non irridere l’altro.

 

Amicizia è mangiare dello stesso pane;

Amicizia è donare se stesso.

 

E non chiedere nulla in cambio;

E non dire mai: “Io ti sono amico.”

E non dire mai : “ Ho sofferto per te.”

E non dire mai: “Ho pagato per te.”

 

Dire solo e sempre: “Ho gioito per te.”

Pastorello          Ma allora sono davvero guarito? Allora le mie sofferenze sono finite? Grazie, grazie, Signore, tu che ti sei mostrato a me sotto le forme di un vecchio per liberarmi dalle mie pene. Sia sempre lode a te, Signore, grazie.

Entrano in scena ragazzi e ragazze e intonano la canzone del ringraziamento

Pastorello

Ti ringrazio, mio Signore,
ché la vita mi hai ridato:
grazie a te or son rinato
è scomparso ogni dolore.
Grazie, grazie, mio Signore,
hé la vita gli hai ridato:
grazie a te egli è rinato
per un gesto tuo d’amore.


Pastorello

La mia vita ora è serena,
ogni mia giornata è amena:
grande è la felicità,
me grande è la tua bontà.

La sua vita ora è serena,
i sua giornata è amena:
lode a te, o mio Signore,
lode al tuo sì grande amore.

 

                                                             FINE

Attenzione!!!

Il testo è di proprietà dell'Autore e tutelato giuridicamente. Non è consentito nessun uso dello stesso, se non esplicitamente autorizzato.

 

                                                                                                         Home