Personaggi
Narratore
Pastorello
Vecchio
1° Ragazzo
2° Ragazzo
3° Ragazzo
1^ Ragazza
2^ Ragazza
3^ Ragazza
4^ Ragazza
Presentazione
La
favola che stiamo per raccontarvi non parla di principi e di
principesse, di maghi e di incantesimi, di castelli e di cavalieri. No,
è una favola semplice, una favola di casa nostra. Parla della
sofferenza e degli stenti di un povero pastorello della nostra terra
ammalato di malaria, una terribile malattia che, tanto tempo fa faceva
soffrire tanta povera gente. Una storia di dolore e di sofferenza, ma
che, come tutte le favole, ha un lieto fine,
Vi
ringraziamo per l’attenzione e vi auguriamo buon divertimento.
Scena
1^
Sulla
scena un vecchio pagliaio e
qualcosa a simulare una campagna, A sinistra dello spettatore , sul
proscenio, un leggio. Entra il narratore.
Narratore
C’era una volta un
povero pastorello così malato, ma così malato
che sembrava che, da un momento all’altro, dovesse lasciare
questo mondo per salire in cielo. Era pallido ed emaciato.
Da
molti mesi soffriva di malaria e una terribile febbre terzana lo
divorava in continuazione. Egli, allora, sentiva le forze
venirgli
meno, la mente gli si annebbiava e, spesso, credeva di morire e
di raggiungere in cielo la povera mamma e il papà che lo
avevano già lasciato da alcuni anni.
Entra
il pastorello barcollando. E’ sofferente e si tiene la fronte con la
mano.
Pastorello
Ahh! Povero me! La fe …… la febbre mi divora! Ahhhhh! Mi
sento
morire! Ahhhh! Signore, ti prego, non voglio morire, non
voglio morire! Ahhhh!
Signore. Ahhhh! Ahhh!
Narratore
Mentre il pastorello era in preda alla crisi, passarono per
quel luogo alcuni ragazzi che passeggiavano per la campagna raccogliendo
fiori. I giovani, impietositi, cercarono di soccorrerlo.
Entra
un gruppo di ragazzi e ragazze (3 ragazzi e 4 ragazze)
1^
Ragazza
Guardate, guardate! Il pastorello sta male, sta molto male!
Si, sta molto male, aiutiamolo!
(Gli solleva il capo e, con un fazzolettino, gli asciuga il sudore)
2° Ragazzo
Cos’ hai, povero
pastorello, perché stai così male? Cosa ti è successo? Stai
tranquillo, ora siamo qui noi, ti aiuteremo, ti cureremo….
Pastorello
Pastorello
Grazie! E’ la ma……la
malaria. Sto male …….molto male…. Sto
morendo. Grazie per quello che fate. Grazie.
2°
Ragazzo
3° Ragazzo
Diamogli da
bere. (Prende la borraccia , versa un po’ d’acqua e gli da bere.
Rivolto ai compagni)
L’acqua lo disseterà
e gli calmerà l’arsura della febbre.
4^
Ragazza
Si, e ora recitiamo una preghiera, forse il Signore ci ascolterà
a lo
farà guarire.
I
ragazzi, inginocchiati e con le mani giunte,
intonano una canzone)
Canzone
per il pastorello.
Deh,
ti prego, mio Signore,
fai
guarire il pastorello
così
solo e miserello;
sol
compagno gli è il dolore.
Non
ha pane, non ha casa,
non
ha babbo, non ha mamma,
non
ha tetto per dormire.
La
malaria lo divora,
già la vita da lui fugge,
ma se tu, o mio Signore,
su di lui lo sguardo posi
il suo male ed il suo affanno
lestamente spariranno.
Vita sua rifiorirà
E
la gioia tornerà.
Finita
la canzone il pastorello si riprende.
Pastorello
Pastorello
Ecco, grazie
mi sento meglio. La febbre è cessata. Questa volta ce l’ ho fatta.
Grazie, grazie di tutto.
I
ragazzi lo salutano e vanno via. Accarezzandolo sul capo o con altri
gesti affettuosi.
Tutti
Addio, pastorello, addio, che il Signore ti protegga!
Pastorello
Addio, amici, addio e grazie. Non lo scorderò, Addio!
Narratore
Narratore
Il pastorello
si rialzò e si mise in cammino per raggiungere le greggi. Anche questo
attacco di terzana era superato.
ma il
fanciullo sapeva benissimo che la sua vita era appesa a un filo. Quanti
altri attacchi della terribile febbre
avrebbe ancora
superato? “Un paio di questi attacchi, pensava, e il Signore mi
chiamerà a sé.” Affrettò il passo
perché temeva
le ire del caporale se arrivava tardi all’ovile e intanto pregava il
Signore che gli alleviasse le sofferenze.
Pastorello
Pastorello
Signore, ti
prego, liberami da questa terribile malattia! Ma,
se ciò non è possibile, prendimi con te,…
portami nel tuo paradiso dove già sono il babbo e la mamma e
dove posso trovare un po’ di felicità.
Narratore
Il fanciullo raggiunse il
gregge al pascolo e per due giorni rimase sfebbrato. Sembrava essersi
leggermente ripreso, ma non si faceva soverchie illusioni; sapeva che,
puntualmente, la febbre si sarebbe ripresentata il giorno dopo e che,
questa volta, poteva essere l’ultima. E il terzo giorno, mentre
pascolava il gregge, cominciò a sentirsi male e a vaneggiare.
Pastorello
Ahhh! Mamma
dal cielo, aiutami! Sto morendo. Ahhh! Ahhh! No, non volglio , non
voglio! Ahh! Ahh! Ecco, ecco il paradiso, è lì, è lì, lo vedo! Padre
mio, si, ecco, eccomi!
Narratore
Nel delirio
della febbre il fanciullo vide avvicinarsi un vecchio che camminava con
passo malfermo appoggiandosi ad un bastone. Il vegliardo fece qualche
passo, si chinò leggermente sul malato e lo apostrofò così.
Vecchio
Cos’ hai,
povero fanciullo? Perché sei così pallido, emaciato? Ma tu sudi…..
la tua fronte scotta, povero figliolo!
Chi ti ha ridotto in questo stato?
Pastorello
Pastorello
La ma…… la
ma….. la malaria, signore. So…
sono due anni che ne soffro. No, non ce la faccio più ….. muoio……
Dio, aiutami tu! Non farmi più soffrire. Ahhhhhh!
Vecchio
Povero ragazzo, tu batti i denti, ma non temere:
la Provvidenza
ti aiuterà. Il Signore non ti ha abbandonato. Ecco, coraggio …..
adesso ti insegno una cura che ti farà guarire immediatamente. Metti in
pratica tutto quello che ti dirò e spera in Dio.
Pastorello
Grazie, signore mio, lo farò. Voglia il cielo che la vo…. La
vostra cura sia efficace. Ahhhhh!
Vecchio
Allora ascoltami, figliolo. Quando questo attacco di terzana sarà
passato, vai in quell’orto di fronte. Ci sono delle piante di
peperoncino piccante. Scegli i migliori e raccogline una cappellata.
Falli friggere in una padella con molto olio, poi mangiali ancora
bollenti. Ma, bada bene: devi mangiarli tutti; non un pezzetto deve
rimanere nel piatto. Fai esattamente ciò che ti ho detto e abbi fiducia
nella Provvidenza. E ora addio, ragazzo mio, e buona fortuna.
Pastorello
Grazie, signore, grazie infinite.
Narratore
Scomparso il vecchio misterioso, ripassarono per quel luogo gli
amici del pastorello. Anche questa volta lo soccorsero e gli tennero
compagnia mentre la febbre lo divorava.
Il
vecchio si allontana. Rientrano in scena ragazzi e ragazze e intonano
una canzone.
Canzone
della guarigione
Presto,
presto, pastorello,
vai la cura ad approntare
ché quel vecchio saggio e pio
fu mandato dal buon Dio
che pietoso del tuo stato,
il suo cuore allor t’aprì
e a te, solo e
malato,
il conforto suo s’offrì.
Fa ciò che ti
disse il vecchio
E poi guardati allo specchio.
Ti vedrai allor guarito
E ogni affanno sarà sparito.
Finita la canzone i
ragazzi escono di scena. Il pastorello, come se si svegliasse da un
lungo sonno, si stropiccia
gli occhi, si tocca la fronte, le guance. E’ sfebbrato, ma triste e
sfiduciato.
Narratore
Quando il ragazzo si sentì meglio lo salutarono e ripresero il loro
cammino.
Pastorello
Ecco, anche questo attacco è superato. Dio, ti ringrazio. Quanto
durerà? Ma chi era quel vecchio che mi parlava nel delirio della
febbre? Ma davvero mi ha parlato? Che cura strana mi ha prescritto! Però……
e se fosse vero? E se davvero mi giovasse? Mah, proverò, tanto oramai
il mio destino è segnato! Chissà? Mah?
Narratore
Allora il giorno dopo il pastorello, ricordando le parole del
vecchio, si recò nell’orto, raccolse una cappellata di peperoncini
piccanti, li fece friggere e li mangiò ancora bollenti. Quando inghiottì
anche l’ultimo boccone aveva l’inferno in bocca.
Pastorello
(Uscendo da dietro le quinte
sudato e visibilmente sofferenmte) Ahhhhhh! Ahhh! Ho l’inferno in bocca. Mamma, mamma mia! Sto morendo.
Ahhhh! Il vecchio mi ha avvelenato. Ahhhhhhh, ahhhhh, muoio (Si
accascia continuando a lamentarsi. Si prende la gola con le mani) Ahhhhhh.
Ahhhhhh, muoio, muoio! Ahhhhh! (Sviene)
Narratore
E così il povero pastorello, come
se fosse stato fulminato dall’immane sofferenza che gli avevano
procurato i peperoncini piccanti e bollenti, svenne e rimase come morto,
in un lago di sudore, per oltre 15 ore. Il mattino dopo si svegliò. Era
tutto bagnato, ma si sentì fresco e riposato.
Pastorello
(Risvegliandosi si stiracchia
le membra, si tocca, si tasta).Eccomi
qui, sono ancora vivo.!!!!! .…. Allora i peperoni non erano
avvelenati? Ma …. Allora il vecchio non mi voleva morto? E …… e se
davvero avesse detto al verità? Se davvero la cura funzionasse?
Signore, come sarebbe bello! No…… è solo una illusione, meglio non
illudersi! Ma ……. Però mi sento bene. Non mi resta che aspettare
domani. Domani è il giorno della febbre. O Signore, che paura che ho!
Narratore
Il povero pastorello trascorse una
notte molto agitata pensando a quello che sarebbe successo il giorno
dopo. Ripensava con terrore alla febbre, ma gli tornavano in mente le
parole del vecchio che aveva intravisto nel delirio. La speranza e la
paura si alternavano martellanti nel suo animo. Finalmente giunse
l’alba. Il fanciullo si sentiva bene. Aspetto qualche ora. Giunse
mezzogiorno. A quell’ora, di solito, era già divorato dalla febbre. (Il
pastorello entra in scena e mima le parole del narratore)
Si tastò, si toccò la fronte. Non poteva credercI: era sfebbrato.
Attese ancora qualche ora. La giornata passò senza febbre. Gli sembrava
un sogno, ma cominciò a sperare. Trascorse un giorno, il secondo, il
terzo. Ancora un giorno che poteva essere di febbre, ma la febbre
non si fece sentire. Allora cadde ogni residuo timore e il giovane si
inginocchio, mentre calde lacrime gli rigavano il viso.
Entrano
gli amici
Pastorello
Buon giorno,
amici, sapete, forse sono guarito, forse da oggin non statò più male.
Grazie, grazie anche a voi per il vostro aiuto, il vostro affetto, la
vostra amicizia. LA vostra amicizia è stata molto importante per me.
Ragazzo
Si, è bello essere amici. L’amicizia scalda il cuore e lenisce
il dolore.
1°
ragazzo
Amicizia
è disinteresse;
Amicizia
è trepidare per l’altro.
Amicizia
è accogliere l’altro;
Amicizia
è non irridere l’altro.
Amicizia
è mangiare dello stesso pane;
Amicizia
è donare se stesso.
E
non chiedere nulla in cambio;
E
non dire mai: “Io ti sono amico.”
E
non dire mai : “ Ho sofferto per te.”
E
non dire mai: “Ho pagato per te.”
Dire
solo e sempre: “Ho gioito per te.”
Pastorello
Ma allora sono davvero guarito? Allora le mie sofferenze sono
finite? Grazie, grazie, Signore, tu che ti sei mostrato a me sotto le
forme di un vecchio per liberarmi dalle mie pene. Sia sempre lode a te,
Signore, grazie.
Entrano
in scena ragazzi e ragazze e intonano la
canzone del ringraziamento
Pastorello
Ti ringrazio, mio
Signore,
ché
la vita mi hai ridato:
grazie
a te or son rinato
è
scomparso ogni dolore.
Grazie, grazie, mio Signore,
hé la vita gli hai ridato:
grazie a te egli è rinato
per un gesto tuo d’amore.
Pastorello
La mia vita ora
è serena,
ogni mia giornata è amena:
grande è la felicità,
me grande è la tua bontà.
La sua vita ora è serena,
i sua giornata è amena:
lode a te, o mio Signore,
lode
al tuo sì grande amore.
FINE
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