Le storie dei
manifestanti di Occupy Wall Street, scarabocchiate da loro
7 ottobre 2011
«Noi siamo il 99 per cento»
è uno degli slogan di Occupy
Wall Street, il movimento di protesta che è iniziato
a New York a settembre e che si sta allargando anche ad
altre città americane tra cui Los Angeles, Boston e Chicago. Lo
slogan si riferisce alla disparità con cui la crisi economica
degli ultimi anni ha colpito la maggioranza degli americani.
Quelli che stanno davvero bene sono pochissimi e si
spartiscono più di un terzo della ricchezza complessiva del
paese. Il senso dello slogan è questo, quindi: noi siamo il 99
per cento, e stiamo male a causa vostra, dell’uno per cento.
A fine agosto gli
organizzatori di Occupy Wall
Street hanno aperto un
tumblr per invitare gli
americani colpiti dalla crisi a pubblicare una foto in cui
raccontavano la loro storia. Da allora centinaia di persone
hanno partecipato all’iniziativa e il loro numero va aumentando
mano a mano che si diffondono le proteste. Si tratta di giovani
e vecchi, bianchi, neri, immigrati. Ragazzi che sognano il
college e che non se lo possono permettere, laureati che non
trovano lavoro, veterani che non riescono a reinserirsi nella
società, anziani che non riescono a farsi bastare la loro
pensione e malati costretti a lavorare per pagarsi le cure.
Leggere queste storie aiuta a capire la grande diffusione delle
proteste: cominciate come raduni di poche centinaia di persone –
di fricchettoni, si diceva – col passare dei giorni sono state
il collettore di un malessere diffuso che supera di molto i
confini del tradizionale movimentismo di sinistra americano.
Tratto da: Il Post.it |