Il Sofà del Produttore - Il rito del pedaggio "sessuale" nella storia di Hollywood, di Selwyn Ford, Mondadori

Il sofà del Produttore

 

Non si era ancora spenta l'eco del suicidio di Olive Thomas quando si verificò un altro scandalo ancora più grosso. L'ex garzone di idraulico Fatty Arbuckie era stato assunto nel 1913, al Sennett Studio, come comparsa, con una paga di tre dollari al giorno. Nel 1917 era già passato alla Paramount con cinquemila dollari alla settimana! Nel 1921 il grassone divertente, prediletto dal pubblico americano, rinnovava il suo contratto con la Paramount per un milione all'anno! Era un buon motivo per far festa, e quando Fatty faceva festa Hollywood tratteneva il respiro. Festa era sinonimo di orgia, nel vocabolario di Fatty, e solo poche delle attrici, attricette e comparse che avevano ricevuto l'invito potevano avere qualche illusione sullo svolgersi dell'avvenimento. Accettare un invito di Arbuckle significava accettare quello che comportava, ma mezza Hollywood era felice di godersi un lungo week-end di sbronze e belle donne nel lussuoso Hotel St.Francis di San Francisco, dove c'era tutto un piano riservato alle feste. Le ragazze erano attratte dalla certezza che avrebbero fatto qualche incontro interessante con certi grossi nomi di Hollywood, e chi poteva sapere dove conduceva un'occasione così?

La festa doveva cominciare il sabato, continuare per tutta la domenica e anche il lunedì, perché in quel giorno cadeva la festa dei lavoratori. Nessuno si aspettava conversazioni educate e tartine appetitose, e questo avrebbe reso più difficile, in seguito, la testimonianza. Una folla di ragazze e di gente che cercava in qualche modo di infiltrarsi partì da Hollywood diretta verso nord, correndo sull'automobile a gara con i camion che trasportavano un mare di alcool di contrabbando ordinato per l'occasione. La festa durò tre giorni. Nel gruppo foltissimo delle starlet c'era Virginia Rappe. Era vissuta ai margini di Hollywood per un po' di tempo, aveva frequentato la scuola di Sennett per le giovani promesse e aveva interpretato qualche particina, utile soprattutto in prospettiva, in film di scarso rilievo. Era forse sul punto di fare qualcosa di più importante quando era andata al St. Francis: glielo aveva consigliato Maude Delmont, e le aveva anche ricordato che ormai, a venticinque anni, aveva bisogno dell'aiuto di un potente come Arbuckle. A un certo punto, il lunedì, Virginia finalmente riuscì ad attirare l'attenzione di Fatty che la prese per mano, la portò in una camera da letto e, con un gesto inaspettato, visto lo spirito della riunione, chiuse la porta a chiave. Dieci minuti dopo gli altri ospiti si scossero dal loro torpore di ubriachi perché avevano sentito venire dalla camera da letto delle urla inquietanti. Si pensò che Fatty stesse procurando a Virginia un intenso anche se inconsueto godimento e nessuno intervenne né si preoccupò, finché Fatty non venne a dire a qualcuna delle ragazze di vestire Virginia e di portarla fuori di lì. Quando entrarono, Virginia si lamentava come se avesse dei dolori molto forti. All'ospedale dissero che aveva un'emorragia interna. Morì cinque giorni dopo e la catena delle chiacchiere si prolungò all'infinito. Di Fatty si disse tutto il possibile, lo accusarono di essersi fatto aiutare a tenere ferma la ragazza e di averla violentata prima con una bottiglia di champagne e poi con una grossa scheggia di ghiaccio. Maude Delmont testimoniò a tutti e tre i processi a carico di Fatty e disse che non aveva potuto vestire Virginia perché i suoi vestiti erano ridotti a brandelli. Una strana affermazione visto che, secondo un'altra ospite presente alla festa, Virgínia non aveva indosso assolutamente niente quando era entrata in camera da letto, forse perché aveva partecipato al gioco della domenica notte, quando le ragazze si erano messe in fila per farsi strappare i vestiti da Fatty, che aveva promesso di farne portare altri, più belli, da un raffinato negozio vicino. Ma il negozio era chiuso per la festa del lavoro e questo poteva spiegare perché Virginia fosse ancora nuda il lunedì. Ognuno tirò fuori la propria prediletta fantasia sessuale e l'attribuii ad Arbuckle, e l'episodio perse di drammaticità: in tre processi due giurie non riuscirono a mettersi d'accordo per dichiararlo colpevole e furono sciolte, e la terza lo assolse all'unanimità, manifestando anche l'opinione che fosse stata commessa una grave ingiustizia ai suoi danni e che non esisteva alcuna prova che avesse commesso un delitto.

Fatty era libero, ma fu come se fosse stato condannato. Gli americani non erano preparati ad accettare che quel personaggio così divertente, e che loro avevano reso tanto ricco, si fosse macchiato di una colpa, ma la colpa più grave di Fatty era nell'essere stato scoperto. Adolph Zukor, che era il suo boss alla Paramount, aveva tutte le ragioni di rallegrarsi per essere partito da San Francisco la domenica sera. Quattro anni prima era stato meno fortunato quando, a un'altra orgia di ArbuckIe, la polizia lo aveva trovato senza pantaloni. Si celebrava il primo contratto di Fatty con la Paramount. Qualcuno era passato da quelle parti e aveva visto, attraverso una finestra dell'albergo, Fatty che ballava la conga, nudo, in testa a una fila di ragazze, nude anche loro, mentre Zukor e altri funzionari della Paramount li incitavano applaudendo. Zukor era riuscito, in quell¹ occasione, a coprire lo scandalo comprando i poliziotti, il procuratore distrettuale e chiunque altro avesse avuto sentore di quello che era successo. Cercò di fare lo stesso a San Francisco, nei giorni precedenti l'esito del primo processo, ma non ci riuscì. E poiché questa volta non era coinvolto personalmente, prevedendo le conseguenze, annullò proprio il contratto che Arbuckle era andato a festeggiare a San Francisco con una delle feste più dispendiose della storia, perché gli sarebbe costata il contratto stesso, le case, le automobili e tutta la carriera.

 

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