Patrizia Bianchi Patrizia Bianchi

Patrizia Bianchi vive e lavora a Lucca. Si è diplomata presso il liceo artistico della sua città ed ha frequentato la “Scuola di Nudo” presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha allestito alcune “personali” e partecipato a varie “collettive”.

Studio: Lucca, via della Zecca, 18

e-mail: g.franchi@inwind.it

MOSTRE
Patrizia Bianchi Dedicata alla pittura di Patrizia Bianchi

ALCHIMIA DELL'ANIMA

A colpi di pennello
sulla tela del vento
il cavallo cavalca le onde
spumeggianti
spuma dell'oblio.
In una metropoli
dove fiumi di colori
escono dalle viscere
di colei che dipinge
luci ombra riflessi
splendori
vita morte
bagliori di perle
veli di luce
dagli abissi dell'anima.
Sangue guerre
cocciniglia del Messico
color carminio
S.Michele in bancarelle
in colori arcobaleno
pura é la pace.
Intinge il pennello
nell'aurora
coccolando le sue emozioni
infanti
l'animo libero va
galassie firmamenti infiniti
geometrie
di giochi di colori.
Divina é la pittura
da vita da morte
risveglia le passioni
i sensi appisolati
fantasie nascoste
romantici colori si sciolgono
ondeggiando nel porto di Cannes.
Io non faccio la pittrice
io son poeta.

Carmela Maggiorini 27/1/01
Patrizia Bianchi “Après un rève”: la pittura per Patrizia Bianchi

Un vascello fantasma che veleggia lento fra i vapori lattiginosi di cupe acque notturne. Un tappeto volante che con lieve fruscio galleggia alto, al di sopra delle nubi, in iridati spazi siderali. Veicoli siffatti, ai confini tra sogno e realtà, potrebbero certo validamente condurci nel variegato mondo espressivo di Patrizia Bianchi, artista informale lucchese, di finissima sensibilità, che va sviluppando da anni, con passione e tenacia, un suo peculiare linguaggio visivo, sospeso tra racconto lirico ed evocazione onirica.

E’ infatti la sua pittura singolarmente coinvolgente, che richiede all’osservatore un’immersione in pieno abbandono, equivalendo a un viaggio interiore, di durata pari alla sua intensità. Come Alice sulle tracce del Coniglio Bianco, siamo invitati a compiere un percorso nel profondo, sedotti dal movimento esplorativo dell’artista che scandaglia a colpi di pennello i vari livelli della coscienza, per approdare nelle incognite lande dell’inconscio, laddove si addensano in groviglio inestricabile moti dell’animo, memorie, folgorazioni, relitti emozionali.

E dunque ogni quadro di Patrizia Bianchi si offre come una finestra spalancata sull’abisso delle nostre energie occulte, delle ansi e delle più recondite paure che ci assillano, delle ossessioni che popolano i nostri sonni inquieti delle nostre inesprimibili felicità e infelicità. Sfuggono i contorni fisici di questa “Wonderland”, corrispondente al privato microcosmo dell’autrice, pur nei suoi indubbi connotati di linguaggio onirico universale, ma la sua pittura ce ne restituisce preziosi frammenti visivi di straordinaria intensità che, come nuclei di energia, suggeriscono la segreta sostanza delle cose e che, affrancati da ogni vincolo spazio-temporale, affiorano in assoluta libertà, carichi di un arcano potere fascinatorio.

Lo sguardo scorre sulle tele di Patrizia Bianchi, indagandone le molteplici chiavi di lettura. Costante innanzitutto appare la scelta espressiva di cogliere l’attimo ineffabile sospeso tra lo stato vigile della coscienza – cromaticamente tradotto nel colore nero, o comunque in una tinta densa, scura- e quello del sogno, segnalato incisivamente da impasti luministico-cromatici variegati. Il diaframma tra le due condizioni (coscienza/incocienza, buio/luce, vita manifesta/vita latente…), in antitesi talvolta drammaticamente rimarcata, e comunque funzionale a evidenziare sempre la ricchezza e la complessità della realtà non visuale, viene espresso mediante la tecnica dell’occultamento, ossia con la sovrapposizione di tasselli più o meno estesi su campiture di colori preesistenti.

La tecnica è peraltro mutevole nelle opere di Patrizia Bianchi, in perfetta sintonia con la vita nel suo svolgersi e con il timbro sperimentale della sua ricerca. L’incoerenza, la discontinuità, sono quindi programmatiche e non casuali, e le affinità rintracciabili fra alcuni dipinti sono motivate dalla volontà dell’autrice di chiarire più a fondo il proprio pensiero. E così, in alcuni casi, i quadri si presentano come superfici piatte, levigate, dove il colore risulta fluidamente steso; altrove, invece, la materia cromatica si addensa, si coagula, porta alla luce tutte le sue stratificazioni, fino a divenire bassorilievo, con le sue rughe, i cretti, le asperità. Ma possono nascere tele monocrome, vellutate, quasi delle sinfonie su un’unica nota, sulle quali la materia allo stato grezzo esplode con violenza inaudita: un un pugno del medesimo pigmento del fondo, in polvere, schizzato e aggrumato sulla superficie piatta del quadro, con gesto irridente e auto- ironico. Il colore è palesemente elemento creativo quasi esclusivo nel “corpus” delle opere di Patrizia Bianchi: come le facoltà irrazionali sembrano le sole in grado di attingere al significato profondo dell’esistenza.
// Paesaggi immateriali, marini o urbani, lievitano in alcune opere con ricchi impasti cromatici, in un connubio di bianchi e azzurri gessosi, oppure in stesure di toni freddi, metallici, condotte in verticale e diagonale da pennellate piatte, che colano e si rifrangono sciabolate da una luce incisiva. Galassie esplodono nebulizzandosi in vapori incandescenti fra l’indaco e l’arancio, sul fondo bianco della tela dove il tempo è sospeso, abolito. In una composizione, quasi dissolta in una struttura pittorica pastosa bianco-azzurra, si coglie la torsione di un cavallo candido immerso nella spuma del mare agitato, e qui la vibrazione cromatica corrisponde alla vibrazione del movimento. L’immagine suggestiva può alludere all’istinto creativo della pittrice, reificandone il desiderio di libertà espressiva a lungo soffocato.//

Appartata ma tutt’altro che isolata, tenera ma rigorosa negli affetti, la pittrice trascorre la sua operosa maturità nella sua piccola casa- atelier assediata dai piccioni, condividendo spazi e interessi col suo amorevole compagno e proseguendo con convinzione e coerenza il suo personalissimo itinerario creativo. Non frequenta gallerie e artisti alla moda, non corteggia critici petulanti e potenti, non ricerca espressioni a effetto per celebrare i suoi lavori, e solo in anni recenti si è decisa a uscire allo scoperto, esponendo in collettive e personali. Nei piccoli gesti quodidiani, come nella creazione artistica, coltiva il gusto orientale di una bellezza pura , priva di orpelli, e il suo quieto operare in penombra desta ammirazione per la sincerità di sentimento con cui viene condotto.



Lunedì 1 gennaio 2001 Alessandra Fenili