“MERCANTINFIERA” di
Verona al Teatro Ca’ Balbi di Bertesinella (VI)
Omaggio a Fabrizio De Andrè.
Sabato 26 febbraio 2005
Forse non tutti i
concittadini sono a conoscenza che da qualche tempo è stato restituito alla
comunità il teatro di Bertesinella. Questa struttura, che versava in condizioni
fatiscenti ed era rimasta inutilizzata per un ventennio, è stata completamente
ristrutturata e rimessa a norma, e torna ad essere un importante riferimento per
spettacoli e manifestazioni culturali in zona.
La gestione è demandata all’associazione AMICI DEL
TEATRO CA’ BALBI, a cui vanno i nostri complimenti per le attività sino ad
ora avviate (si veda il sito www.teatrocabalbi.com)
ed i migliori auguri per quanto saranno in grado di realizzare in avvenire.
E sabato scorso i nostri “Amici del Teatro” hanno
organizzato uno spettacolo di livello, invitando il gruppo veronese dei
“Mercantinfiera”, la cui proposta musicale è interamente incentrata
su un omaggio ad uno dei cantautori italiani più amati e stimati, tale
Fabrizio De’ Andrè. La serata inizi Il repertorio del gruppo veronese, esaustivamente riportato nel pieghevole di presentazione del concerto, ripercorre tutta l’opera maggiormente conosciuta dell’artista genovese, partendo dai classici dei primi anni, fino alle perle dell’ultimo album “Anime Salve”. Sotto il profilo esecutivo, il gruppo si ispira senza mezzi termini ai live con la PFM del 1978, ancorché |
|
ci siano nella proposta importanti riferimenti ai live
successivi, i “concerti del 1991” e l’ultimo, quello appunto del
Tuor di “Anime Salve”, puntando a restituire le canzoni
con cura “filologica” . I “parametri di riferimento” sono
sicuramente pesanti, ma il gruppo dimostrava sin dalle prime note di
possedere doti tecniche per affrontare un compito così importante.
L’orchestrazione (se mi passate il termine) era adeguata: il leader
Giancarlo Andreetto si
sobbarcava il compito di rappresentare, con notevole efficacia, il
compianto “Faber”, accompagnandosi con una Ovation con corde in
Nylon; alla sua destra il chitarrista Paolo Pasqualetti alternava con
gusto e misura una Yamaha Apx steel strings a una Godin ed una classica,
entrambe con corde in Nylon, con una puntata al mandolino; il basso era
affidato a Paolo Roncoletto (uno stupendo Manne a sei corde), molto
valido a dispetto della tracheite anche come seconda voce; il batterista
Alberto Taddei, il più giovane del gruppo, forniva la giusta tavolozza
percussiva, brillando comunque nei momenti più “tirati” (forse la
ripresa del suo strumento era un po’ penalizzata); il tastierista
Giovanni Baldin assicurava ampio “collante” al gruppo, con una
scelta di timbri nella sua tastiera Yamaha molto azzeccata
(entusiasmanti quelli di fisarmonica); egli si è anche assunto
l’onere di intrattenere il pubblico tra un brano e l’altro, fornendo
peraltro importanti indicazioni sulla lettura dei testi dell’indimenticato
Fabrizio. Ma veri punti di forza del gruppo sono stati la violinista
Eleonora Elio, molto valida anche come cantante nella stupenda
“Geordie” ed attiva con legnetti, percussioni ed addirittura un
“berimbau” (strumento africano usato in “Disamistade”) ed il
flautista Maurizio Leone, attivo oltre che con il flauto traverso, con
altri innumerevoli flauti, ocarine, armoniche e quant’altro, e, a mio
avviso, protagonista dei momenti più emozionanti del concerto. |
Con simili musicisti e con le poesie di
Faber, non ci si poteva attendere altro che magia. Ma, dopo le prime canzoni,
subentrava in me una sensazione di non completo appagamento, che non riuscivo
sulle prime a decifrare: chiudendo gli occhi, si poteva pensare di trovarsi al
Brancaccio di Roma con Fabrizio ed i suoi sul palco, tanto era perfetta e simile
agli originali la proposta dei nostri artisti; ma la musica sembrava come
“imbrigliata” in questa perfezione, come fosse in continua soggezione degli
ingombranti riferimenti già citati in precedenza ed impedendo ai nostri
esecutori di esprimere la loro reale capacità e musicalità. Le cose si sono
secondo me sistemate verso la fine del primo atto, quando una grintosa
“Zirighiltaggia” ha reso giustizia sul virtuosismo della violinista e sulle
qualità di strumentisti di tutto il gruppo.
Nelle seconda parte i nostri si sono presentati più
sciolti, inanellando una serie di ottime rappresentazioni e toccando punte
veramente elevate nei pezzi di maggior contenuto tecnico quali “Volta la
Carta” e la conclusiva “Il Pescatore”, oppure nel solo di “Rimini”,
deve il flautista ha riproposto con il suo strumento il solo di sinth
dell’originale della “Premiata” con una verve esecutiva eccezionale, che
ha scatenato l’entusiasmo in sala.
Un’ultima menzione al cantante Giancarlo Andreetto: la
sua somiglianza all’originale è perfino imbarazzante, ed a lui vanno i plausi
per avere approfondito in modo sicuramente importante tutta l’opera di
Fabrizio, compresi i brani in dialetto genovese (“Creuza de ma” e “Jamin-a”)
resi con una cura eccellente e che avrebbero scoraggiato i più. Resta in me la
sensazione che la sua vera vocalità e la sua vera capacità di trasmettere
emozione, che sicuramente sono elevate, siano rimasti questa sera in ombra,
trattenute dal forte controllo teso a restituire correttamente lo stile di De
Andrè. Ciò è sicuramente frutto di una scelta, una scelta importante e che,
come tale rispetto assolutamente.
Nel complimentarmi ancora con Giancarlo e con gli altri
elementi della band per la bella serata che ci hanno offerto, mi permetto
comunque di suggerire di non soffocare la loro creatività ed espressività, ma,
una volta appagati dalla loro attuale proposta, se mai potrà essere possibile e
nella quale hanno dimostrato di eccellere, di tentare vie maggiormente personali
(sviluppando magari del materiale originale). Al “Ca’ Balbi” vi
aspetteremmo con entusiasmo!
Per ulteriori informazioni sul gruppo: www.mercantinfiera.net