Proviamo
ora a suonare qualche frase melodica utilizzando le scale maggiori e minori che
già conosciamo. Notiamo subito che “qualche cosa non quadra”. Infatti,
anche se il giro armonico presenta accordi maggiori (esistono anche blues “in
minore”, es. sugli accordi Cmin7, Fmin7, Gmin7, ma in una quantità
marginale), la scala maggiore naturale presenta qualche dissonanza con la ns.
intenzione. Il blues presenta, infatti, un linguaggio tutto suo, con delle scale
tutte sue.
La
scala principale del Blues è basata sulla “Pentatonica” minore, arricchita
di una nota “di passaggio” tra il IV ed il V grado:
A |
C |
D |
(D#) |
E |
G |
A |
I |
Iii |
IV |
Vb |
V |
Vii |
VIII |
Proviamo a suonarla. La prima volta che feci quest’esperienza, ancorché conoscessi già discretamente le scale naturali per lo studio della chitarra classica, rimasi folgorato. Era la scala che caratterizzava gran parte dei soli e dei riff della musica rock e blues che tanto amavo!
Analizzando
un attimo gli intervalli della scala. Notiamo subito alcune particolarità
rispetto all’accordo di settima di dominante (I,III,V,Vii) alla base del
brano:
-
“innanzi
tutto, nella scala, il secondo step è costruito su una terza minore, mentre
sull’accordo è su una terza maggiore”.
Qui
affrontiamo uno degli aspetti più caratteristici del blues:
l’indeterminatezza tonale di alcuni gradi della scala.
Nel
blues il secondo step della scala (la terza) non sarebbe né maggiore, né
minore, ma si trova “circa “ alla metà (la famosa “Blue note”).
Proviamo a suonare una semplice sequenza A-C (intervallo di terza minore),
suonando prima la nota straight, poi una sequenza A-C# (terza maggiore), infine
suonando nuovamente A-C ma esercitando un piccolo bending, tirando in su o in giù
leggermente la corda, sul C. Capirete subito che cosa intendo dire.
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-
“notiamo la
presenza dell’intervallo di settima minore”.
La
settima minore è presente anche nell’accordo, e conferisce grande carattere
sin dalla prima misura di un brano. In un normale contesto tonale, l’accordo
di tonica presenterebbe invece, al limite, una settima naturale (Amaj7),
conferendo un “gusto” del tutto diverso. Ciò viene confermato fraseggiando
note singole; la settima minore conferisce appunto un sapore “crudo” alle
linee melodiche decisamente irrinunciabile (e che sarà ripreso pienamente in
ambiti rock).
Proviamo
questo semplice lick (su un accordo di A7):
|
-
“la “nota di
passaggio (intervallo di quarta aumentata o quinta diminuita) non
Certamente vero, ma osserviamo
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Vediamo
ora alcune diteggiature sulla tastiera:
Bene,
questo per la pentatonica minore di La. E per le altre tonalità?
Ripassiamo un po’ i concetti appresi all’inizio: spostiamo il box avanti di un tono (due tasti) ed otterremo la posizione per la scala di Si; di un tono indietro (sempre due tasti) ed avremo il Sol; tre tasti in avanti (un tono e mezzo) ed ecco il Do e così via. (Nei box ho volutamente omesso le note di passaggio).
Pentatonica minore di La:
A |
C |
D |
E |
G |
A |
I |
Iii |
IV |
V |
Vii |
VIII |
Come
ben sappiamo, ogni scala minore ha la sua relativa maggiore:
Pentatonica maggiore di Do:
C |
D |
E |
G |
A |
C |
I |
II |
III |
V |
VI |
VIII |
Godiamoci
ad esempio questo bel lick, tratto dal finale di “Revival”, appunto della
ABB:
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