INIZIAMO A “SCOVARE” LE NOTE SULLA TASTIERA

 Impariamo immediatamente un paio di cose sensazionali:

Se premiamo la corda al primo tasto, aumenteremo l’intonazione della nota emessa dalla corda a vuoto d’UN SEMITONO.

Se premiamo la corda al dodicesimo tasto, osserveremo che otterremo lo stesso suono della corda a vuoto, solamente più acuto.

La notazione tradizionale in uso nell’occidente, prevede che in ogni ottava (che sarebbe appunto l’intervallo intercorrente tra una nota e la sua medesima più acuta) intercorrano appunto  12 SEMITONI.

La scala naturale prevede invece sette suoni (le famose sette note) cosi’ intervallati:

Per fornire un esempio visivo, possiamo affermare che queste sette note rappresentano i tasti bianchi del pianoforte.

E le note che si trovano a metà strada (i tasti neri)?

Queste si chiamano “note alterate” e prendono il nome della nota immediatamente precedente seguita dal simbolo   “DIESIS” (#) o della nota immediatamente successiva seguita dal simbolo  “BEMOLLE” (b).

Pertanto la nota tra il DO ed il RE prenderà il nome di DO# o di REb; la nota tra il RE ed il MI diventerà RE# o Mib e così via.

A questo punto possiamo impostare una “mappa” dei suoni della chitarra:

Impostiamo ora la stessa “mappa”, ma evidenziando i bemolle:

TONALITA’ e MODI

 Ogni scala (consideriamo per il momento unicamente le scale di sette note), può iniziare da una qualsiasi delle dodici note. La nota di partenza definisce la TONALITÀ della scala stessa.

 La sequenza di toni e di semitoni che seguirà definisce invece il “MODO” della scala. pertanto, ad esempio se trattiamo una scala in Do maggiore, stiamo parlando  di tonalità di Do e modo maggiore.        

Il modo maggiore, presenta la seguente sequenza di note:

2 toni, 1 semitono, 3 toni, 1 semitono.

Il modo minore invece è caratterizzato da:

1 tono, 1 semitono, 2 toni, 1 semitono, 2 toni.

Osserviamo ora che le due scale sopra evidenziate utilizzano tutte le stesse note, ancorché siano sviluppate su “modi” diversi. Tra le due scale esiste, infatti, una forte correlazione, che ci porta a definire che:

a ogni scala maggiore ne corrisponde una minore, che si colloca un tono e mezzo sotto la relativa scala maggiore”. 

Le SCALE dei MODI MAGGIORI

Osserviamo che tra le note evidenziate in rosso e gli intervalli evidenziati in blu, esiste una discrepanza: infatti tra E e F l’intervallo esatto è di un semitono, mentra tra F e G l’intervallo è di un tono. A questo punto arriva in nostro soccorso il già citato Diesis (#), che sistema le cose:

Tra E e F# l’intervallo è, infatti, di un tono, così come tra F# e G l’intervallo è di un semitono.  Abbiamo pertanto dimostrato che la tonalità di SOL maggiore è caratterizzata dalla presenza di un diesis (tecnicamente si dice “ha un diesis in chiave”). 

Ripetiamo l’esercizio partendo dalla nota RE:

 

Ritroviamo la stessa situazione vista in precedenza, con un intervallo di un semitono tra sesto e settimo grado della scala (anziché un tono), e di un tono tra settimo ed ottavo (anziché un semitono), Per contro, la presenza dell’alterazione da F a F# nel terzo grado della scala consente una giusta articolazione dei primi quattro gradi. Per sistemare le cose, usiamo lo stesso “stratagemma” della volta precedente, aggiungendo un diesis sul settimo grado della scala:

Osserviamo così che la tonalità di RE maggiore “ha due diesis in chiave” .

Vediamo che cosa succede con “tre diesis in chiave”:

Con “quattro diesis in chiave”:

 

Notiamo ora che la discrepanza si trova tra il terzo ed il quarto grado della scala. Infatti, tra A e B l’intervallo è di un tono; tra B e C è di un semitono, mentre dovrebbe essere il contrario. Questa volta interviene in nostro aiuto il Bemolle (b):

Le SCALE dei MODI MINORI

Riprendiamo il concetto che “a ogni scala maggiore ne corrisponde una minore, che si colloca un tono e mezzo sotto la relativa scala maggiore”. Vediamo, con facilità che:

SCALE MINORI MELODICHE E SCALE MINORI NATURALI

 proviamo a suonare le scale sopraindicate, noteremo che in senso ascendente lasciano un “sapore” “statico”, contrariamente alle scale in maggiore, che hanno un “sapore” ricco di tensione. Per contro, in senso discendente, la predetta “staticità” delle scale minori conferisce un tocco di rilassatezza. In relazione a quanto precede, sono state introdotte le scale minori “melodiche” che si sviluppano nella prima parte come le scale minori naturali, ma presentano il sesto e settimo grado alterati, in modo da creare la medesima “tensione risolutiva” verso la tonica all’ottava superiore tipica delle scale maggiori. Negli esempi sulla tastiera, le scale minori sono state evidenziate secondo il modo “Minore melodico” in senso ascendete, e minore naturale in senso discendente.

 Riepiloghiamo le scale”minori melodiche”

Esercitiamoci: 

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