LA SCELTA DI JACQUES
di Tom Clarkson


Andare alla British American Racing può essere il passo più importante o l'errore più drammatico della sua carriera. Ma è ancora troppo presto per dire quale sarà il futuro del pilota canadese, a causa dei risultati altalenanti sin qui ottenuti: bene a Barcellona, male nel GP del Canada solo due settimane dopo. E per questo il giudizio è rimandato. Affogare o nuotare potrebbe essere la conclusione logica, ma Jacques Villeneuve non ci ha ancora sufficientemente convinti della premessa, cioè del fatto che è andato alla BAR per ragioni che esulano dall'aspetto puramente economico. Era alla Williams, una delle scuderie di maggior successo di tutti i tempi, che aveva i motori BMW proprio dietro l'angolo, ma ha scelto un nuovo team, una squadra che in quel momento era unicamente un cliente della Supertec.La spiegazione che ci fornisce inizialmente non viene direttamente da lui. Ha deciso di incontrarci nel motorhome della BAR dopo le qualificazioni di Silverstone. I giornalisti si accalcano. Ma al cento delle loro attenzioni non c'è Jacques, bensì il team boss Craig Pollock, che sta rispondendo alle domande per conto del suo pilota. Jacques è al telefono nel motorhome, probabilmente sta parlando con Dannii. Ma la scena non è casuale, alla BAR. Rientra nel contratto.


Nel 1997, quando sono stati gettati i semi della BAR, Pollock aveva bisogno di Villeneuve sul suo libro paga se voleva convincere la British American Tobacco a investire nella F1. Eccoci qui Jacques e dimmi di cosa hai bisogno e, oltre a un ingaggio stimato in 14 milioni di dollari, sono state incluse tante piccole clausole che la Williams non avrebbe mai sottoscritto: un numero limitato di incontri con la stampa in ogni weekend di gare e nessun impegno promozionale con gli sponsor al di fuori dei giorni dei GP. Ecco perchè Jacques è all'interno del motorhome a rilassarsi, mentre Pollock è impegnato ad affrontare il fiume di domande.Nella sala con l'aria condizionata, dietro a vetrate colorate, Jacques sta bevendo un milkshake alla vaniglia, indossa dei jeans e una maglietta Kappa, e un cappellino Lucky Strike con la visiera girata all'indietro. Definirlo "grunge" oggi è improprio dato che molti dei suo i abiti sono capi esclusivi che gli vengono dati dagli sponsor privati. Le ultimissime novità. Chic è l'aggettivo più appropriato, e non ha niente a che vedere con l'immagine trasandata.Ci guarda dritto negli occhi e resta in piedi, prima di porgerci la mano. Una stretta forte, senza dubbio ha imparato dal maestro Pollock. "Sedetevi, cominciamo", dice, con un tono fermo, diretto. E risponde di getto alla prima domanda:

PERCHE' SEI PASSATO ALLA BAR?
Non capisco perché tutti continuino a chiedermelo. Non sarei venuto se non avessi creduto nel team e quando ho firmato sapevo che non avremmo avuto un successo immediato, ci vorrà tempo ma i risultati arriveranno. Dopo la mia decisione, Craig ha fatto l'accordo per avere i motori Honda il prossimo anno, il che significa che ho fatto bene a credere in lui.In un certo senso il team è stato costruito attorno a me, ed essere qui dall'inizio è una vantaggio ed è uno dei motivi per cui ho accettato. Ogni pilota al mi o posto l'avrebbe fatto.

MA I SOLDI CHE PESO HANNO AVUTO?
Non sono una persona materialista, e i soldi contano solo perché mi consentono di rendere più facile il mio lavoro. Le mie due maggiori spese quest'anno sono state il mio aereo e il mio motorhome. Ho appena comprato un Lear31, che ritengo mi consentirà di stare circa 50 giorni in più a casa, perché lo posso usare come e quando voglio.La spesa ha senso perché rilassarmi a casa è una parte importante della mia preparazione per la gara, così spero che mi consentirà di migliorare come pilota. Il motorhome serve solo a facilitarmi la vita quando sono in circuito per i test. Ho tutto quello di cui ho bisogno, e non devo più preoccuparmi dei trasferimenti da e per l'albergo, altra cosa che contribuisce al relax.
Fino a questo punto della conversazione le sue risposte sono immediate, le parole escono una dietro l'altra. Non sembra pensare troppo a quello che deve dire, probabilmente perché ritiene che vogliamo tornare su argomenti già toccati in passato. Per esempio in gennaio quando eravamo insieme a sciare e abbiamo parlato, senza registratore, però. Il suo atteggiamento cambia quando spostiamo il discorso sulla guidabilità della macchina e sulla sfida che il progetto nel suo insieme rappresenta. Dopo tutto, lui è un pilota e nelle sue parole traspare il suo entusiasmo per il lavoro. "E' stato più difficile di quanto mi aspettassi, perché durante l'inverno abbiamo avuto tanti problemi iniziali che non ci hanno consentito di lavorare sull'assetto della macchina. Così nelle prime gare la situazione era fuori controllo, molto deludente ma, osservando le nostre ultime prestazioni in qualifica, siamo a buon punto".

La conferma viene dal compagno di squadra Ricardo Zonta, che è tornato sulla monoposto in Canada dopo un'assenza di 2 mesi in seguito all'incidente del Brasile. "La macchina è molto migliorata rispetto a quando l'ho guidata l'ultima volta", ha detto a Montreal. "E non ondeggia più in fase di frenata". Tutti questi miglioramenti si devono solo a Villeneuve, l'unico pilota regolare della BAR-01 da inizio stagione. Un complimento strano, considerando che in Williams erano soliti dire che assetto e sviluppo non erano il suo forte. Ma, secondo Pollock(che parla di nuovo per conto di JV), il suo pilota è maturato moltissimo in quest'ultimo anno perchè sta lavorando con persone che conosce (Reynard ha fornito il telaio col quale ha vinto il Campionato IndyCar nel 1995) e gli è stata data assoluta libertà nella ricerca del suo assetto ideale. "La sua ottima posizione sulla griglia di Monaco '99 è dovuta al fatto che per la prima volta la macchina era proprio come piaceva a lui", dice Pollock. "Aveva fiducia e così ha potuto spingere di più e fare il risultato".
Secondo Mika Salo, sostituto di Zonta, nei tre GP nei quali ha guidato per la BAR (Imola, Monaco e Spagna) Jacques è stato più forte a Imola, dove si è qualificato quinto. E, anche se il numero uno del team ha impressionato molti ultimamente, lui preferisce non giudicare gare specifiche come buone, cattive o fortuite: considera la sua prestazione nell'insieme.
"Sto guidando al meglio delle mie possibilità", dice. "Quest'ano mi sto impegnando di più di quanto non abbia mai fatto nella mia carriera in F1. Lo scorso anno, con la Williams, era la seconda stagione che mia allenavo davvero duramente, e quest'anno sto facendo anche di più. Essere in forma non ti fa andare più veloce, ma ti rende più costante. Anche quando sei stanco in una monoposto di F1, puoi comunque fare u n giro veloce. Il problema è che i muscoli si affaticano, le pulsazioni aumentano, non riesci più a concentrarti come dovresti e commetti degli errori. E' un naturale calo di energie che ora riesco a controllare molto meglio, e penso che questo mi renda un pilota migliore".
Durante l'inverno si è allenato tre giorni alla settimana con il preparatore Erwin Gollner, e ha fatto tantissimo sci a Villars. Nello stesso periodo ha preso anche il patentino di sci in Svizzera, che gli consente di partecipare anche a tornei ufficiali, anche se a livello amatoriale.

"Lo sci è una forma di allenamento ed è anche stimolante per il cervello, un buon esercizio mentale per la guida di una monoposto. Ho deciso di fare gare di sci perché ero arrivato al punto in cui dovevo stare attento a non farmi male. Per divertirmi dovevo andare stupidamente forte, o saltare cunette troppo alte, ma in gara ho altre persone con cui misurarmi, è una sfida, come avviene in circuito".
Il senso della competizione è sempre presente in Villeneuve e, nonostante i risultati da lui raggiunti (il Campionato IndyCar, la Indy 500 e il Mondiale di F1 sono già in cassaforte nonostante abbia solo 28 anni), tutto nella sua vita è sempre rivolto al miglioramento delle sue prestazioni in pista. E questo è ammirevole per chi ha già ottenuto tanto. ma perché? Che cosa rende lui e altri piloti, come Michael Schumacher, tanto affamati? Qual'è il motivo?
"Non me lo sono mai chiesto", dice. "Probabilmente lo faccio perché ci sono ancora tanti Campionati che attendono di essere vinti.Amo ancora guidare e amo le gare e la competizione, lo stesso dovrebbe essere per Michael. Non c'è sensazione più bella di vedere che sul foglio di tempi gli avversari vengono dopo di te. E non puoi andare più in alto della F1, ecco perché sono qui. Mi ci sono voluti 10 anni per arrivare a questo li vello di abilità e sarebbe assurdo arrendersi e mollare tutto. Devi sfruttare più che puoi la conoscenza e l'esperienza acquisite".
Una risposta pensata, che ha più senso di quella più oscura di Michael:"Faccio semplicemente quello che faccio". E' un segno della maturazione di Villeneuve come uomo. ha addirittura indossato un abito classico quando è stato in Quebec prima del GP del Canada per ricevere l'Ordre Nationale du Québec, un'onorificenza che equivale al nostro cavalierato. D'accordo, non aveva la cravatta, ma è già un'inizio...
E' anche più riflessivo. E' finito il tempo delle esternazioni contro il corpo dirigente, come nel 1997 quando è stato ripreso per "aver espresso discredito nei confronti dello sport" dopo aver definito "shit" le macchine strette e i pneumatici scanalati. E il fatto che la BAR abbia passato una situazione simile nel marzo scorso nella saga del doppio sponsor dà un senso di dejà vu. ma su questo Villeneuve diventa inflessibile:"No, non credo che Craig sia stato ingenuo e sono completamente dalla sua parte. Doveva fare quello che ha fatto anche se la situazione si è ritorta su di noi, ma è la vita. il risultato finale è che adesso abbiamo colori davvero brutti, ma nella prossima stagione la situazione cambierà".
Naturalmente non si sbilancia sui regolamenti e sui miglioramenti delle macchine. "La scanalatura in più all'anteriore quest'anno ha cambiato molto poco", dice. "Ha reso la macchina più facile da guidare rispetto al 1998 perché è più bilanciata. Lo scorso anno il grip anteriore e posteriore era più irregolare perché Goodyear continuava ad aumentare la larghezza dei pneumatici anteriori. Quest'anno l'anteriore è al livello cui era il posteriore e va molto meglio". Castano, biondo, fucsia o ramato, è il primo pilota della F1 che ha conquistato anche i giornali scandalistici. Il mondo politicamente corretto della F1 non ama certi spiriti liberi. Ma è alla BAR per vincere. Cosa che non è riuscita a Emerson con la Copersucar nè a Jonesey con la Beatrice. "Il mio compito qui è quello di fare il pilota", dice. "E i piloti vogliono vincere. Non rinnego la mia decisione".

Tratto da "F1 Racing" -Agosto 1999


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