PAROLA DI RE
di Paolo Bombara

JEREZ - Ressa, spallate, gomitate. Urla. La calca di giornalisti, taccuini, telecamere, microfoni e apparecchi fotografici che lo mitragliano sembra una scena di guerriglia urbana. Tra l'isteria generale e la gioia dei meccanici della Williams, qualcuno già vestito di biancorosso (dopo aver scambiato la camicia d'ordinanza con quella di uno tra i colleghi-nemici-ormai amici del box vicino, cioè i ragazzi della Ferrari) Jacques Villeneuve, il figlio di Gilles, è raggiante. E risponde a tutti, alla stessa domanda ripetuta cento volte in inglese, francese, italiano. C'è persino un reporter di una televisione tedesca che gli chiede di rispondere in tedesco. Ci pensa il manager Pollock, scherzando, a ricordare a quel giornalista che "non è possibile, Jacques non sopporta i tedeschi". Ogni allusione al rivale sconfitto sul campo di battaglia di Jerez è puramente volontaria. Analizziamo con Villeneuve, punto per punto, una giornata per lui storica. Una giornata mondiale.

SCHUMACHER
A Schumacher non ho nulla da dire. Credo che non ci sia bisogno di aggiungere niente. Lui sa benissimo quello che ha fatto, non devo spiegargli io che ha cercato di buttarmi fuori, ma che lo ha fatto malamente.

RECIDIVO
Mi fa ridere che sia finita così. Rido pensando alle dichiarazioni di Schumacher in questi giorni, quando continuava a strapazzarci le orecchi dicendo che voleva una sfida pulita, sportiva. Invece, alla prima occasione, ha cercato l'incidente, dimostrando a tutti che anche tre anni fa aveva urtato intenzionalmente Damon Hill nella corsa decisiva per il titolo.
Sinceramente immaginavo che Schumacher avrebbe tentato di buttarmi fuori. Mi aspettavo che mi chiudesse ogni varco. non sono stato troppo sorpreso quando l'ho visto sterzarmi contro, mi è finito addosso apposta, nonostante avesse tutto lo spazio che voleva all'esterno. Ha provato a eliminarmi dalla gara. Però gli é andata male, perché fuori gioco c'é finito lui, ha piantato la sua macchina nella sabbia ed é riuscito solo a danneggiare la mia. Gli sta bene. Se lo merita. Quando ho visto la sua Ferrari fuori pista sono stato davvero contento!

L'INCIDENTE
Quando ho tentato il sorpasso su Schumacher é successo qualcosa. Diciamo che c'é stata un'incomprensione. Forse a Michael è scappato il volante dalle mani, o forse non ci vede bene e non si é accorto che ero già al suo fianco. Scherzi a parte, sicuramente é stato sorpreso dal mio attacco, non se lo aspettava così presto, credeva probabilmente che avrei atteso gli ultimi giri, sapendo che in caso di collisione ero io quello che aveva perdere. Anche lui mi aveva sorpreso, prima, con la sua partenza bruciante, come se avesse un razzo. Io non sono partito bene, ma neanche troppo malamente rispetto agli altri concorrenti che partono abitualmente molto bene. Lui è stato più che stupefacente. credo che al posto delle gomme gli avessero messo dei chewing-gum, talmente esagerata era la motricità della sua monoposto.



L'URTO
Nel momento dell'incidente che cosa ho pensato? Che con ogni probabilità la mia gara era finita. Anche dopo non ero affatto tranquillo. L'urto era stato forte: credevo che si fosse rotta una sospensione o altro ancora. Temevo che la mia Williams non arrivasse in fondo. Per qualche giro sono andato piano per accertarmi che le sospensioni fossero ancora integre. Poi ho ripreso a tirare, anche se facevo due o tre giri veloci, uno piano e così via. In ogni caso, la macchina aveva un comportamento anormale e a partire da quel momento le gomme hanno iniziato a surriscaldarsi.

IL SORPASSO
Io dovevo tentare il sorpasso in quel momento. Ero partito con gomme usate perché avevo solo due set di pneumatici nuovi. Era veramente difficile all'inizio tenere il passo di Schumacher. Poi, con le gomme nuove e soprattutto col secondo treno ho potuto riagguantarlo. A quel punto, dovevo assolutamente cercare di superarlo nei primi tre giri. Su una pista come Jerez, il sorpasso lo puoi tentare una volta, non di più. A partire dal momento in cui lui era andato in testa e c'era rimasto dopo i rifornimenti, dovevo assolutamente provarci nei primi giri dopo l'ultimo cambio gomme. Dovevo approfittare al massimo della velocità della mia macchina con le gomme fresche. l'ho imparato nell'Indycar. E' col pieno e le gomme nuove che devi tentare la stoccata per importi sull'avversario. Dopo, quando si é tutti con gomme vecchie é difficile riuscire quel tipo di manovre.
Dovevo rischiare. Alla peggio uscivamo tutti e due e perdevo il titolo, ma meglio provarci che finire secondo dietro di lui senza aver tentato tutto quel che era possibile. non me lo sarei mai perdonato.

IL REGALO ALLA McLAREN
Quando mi sono arrivate sotto le McLaren, ho deciso di farle passare, perché Hakkinen e Coulthard erano stati molto corretti con me, durante tutto il campionato e anche a Jerez. Hanno sempre fatto attenzione a non interferire nella lotta per il titolo, a non rischiare di danneggiarci, intendo dire io e Schumacher. A inizio gara, quando avevo qualche problema con le gomme vecchie, non hanno mai cercato di attaccarmi. Non valeva la pena di rischiare nulla per lottare con loro. Quando Hakkinen mi é arrivato alle spalle, potevo stringere, potevo chiudergli la porta e tenerlo dietro, ma potevamo anche agganciarci. Meglio un terzo posto e il titolo. E poi sono molto contento che abbia finalmente vinto Mika Hakkinen, se lo meritava. Era andato molte volte a un soffio dal successo e gli era sempre andata male.

LE EMOZIONI
Mio padre Gilles? Credo che se mi vedesse oggi sarebbe orgoglioso di me.
E' una gioia immensa. Ho avuto altri momenti di intensa felicità come la vittoria nella 500 Miglia di Indianapolis o il titolo della Formula Indycar. Ma questo successo mi dà una soddisfazione più intensa. In Indycar mi ero ritrovato in testa abbastanza presto e ho dovuto rimanerci sino alla fine. Questa volta ho lottato sino all'ultimo. E' un'emozione completamente diversa. Più intensa. Questo risultato premia il lavoro mio e di tutta la squadra. Un lavoro enorme, lungo tutto la stagione e il titolo lo dedico alla gente che ha lavorato con me. Adesso che ho vinto anche qui non perdo certo la mia solita motivazione, come non l'ho persa nelle fasi difficili. Io sono uno che non molla mai. Adesso la mia ambizione é quella di vincere il campionato una seconda volta, magari anche una terza.

LE DIFFICOLTA'
Il momento più difficile, oggi, è stato nella prima fase, subito dopo la partenza. Con le gomme vecchie non potevo andare di più e pensavo che sarebbe stata molto dura rimontare il terreno perso nei confronti di Michael. Poi, diciamolo chiaramente, non è stata mai una gara facile, abbiamo tirato allo spasimo. In tutti i giri eravamo impiccati come in qualifica. per il resto, il momento più difficile è stato a Suzuka, non qua a Jerez.
E' stata la stagione più dura. Nonostante la macchina migliore, ci sono state molte pressioni, molti errori, molti momenti no. Ma non ci siamo mai arresi e siamo riusciti a spuntarla sulle avversità.

GLI ALTRI PILOTI
Fontana? Mi ha bloccato facendomi perdere secondi preziosi. strano no? Forse è stato il motore Ferrari a lanciargli sul cruscotto qualche messaggio su come doveva comportarsi.La maggior parte dei piloti è molto corretta. Anche se c'é qualche pecora nera che ha un comportamento stupido e antisportivo e che rovina tutto.
Per tutta la gara, soprattutto nel finale, la mia sola preoccupazione era sapere dove si trovava Irvine. Più che Schumacher, più che chiunque altro sapevo che non dovevo mai trovarmi vicino a Irvine nel corso della gara. Non sarebbe stato prudente.

I FESTEGGIAMENTI
Campione del mondo. Già l'ho tanto desiderato. Adesso lo sono. Ma non l'ho ancora realizzato completamente. Credo che per farlo ci vorrà una bella festa, magari anche una bella sbornia.
Credo che il biondo mi stia bene. Penso di rimanere con questa colorazione di capelli ancora un po' di tempo, soprattutto dopo aver visto a fine gara tutti i meccanici con le parrucche bionde. E' stato il primo momento di rilassamento.

Tratto da "Autosprint" N.44 1997

 

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