VILLENEUVE: «LA FORMULA 1 CERCA IL DIO CHE COSTA POCO»
«Vuole ciò che non esiste: la stella a basso costo. Schumi? Avrà ancora fame»

Il pilota della Bar a Londra ha girato per negozi, spendendo 10 milioni in poche ore e ha parlato
di musica, libri, cinema e F1


di Paola De Carolis

LONDRA - Come va per negozi un campione di Formula 1? In taxi, con un codazzo di giornalisti, fotografi e assistenti. La scena è del tipo Pretty Woman : la star entra, viene subito affiancata da un gestore estremamente accomodante, si guarda intorno, fa un paio di domande, poi decide: prendo questo, questo e questo.
Spesa totale: circa 3.000 sterline, una decina di milioni di lire, in poche ore. Questo, almeno, è quanto succede quando Jacques Villeneuve e Olivier Panis, i due piloti della Bar, vengono spediti a far compere per le vie di Londra dallo sponsor principale del team.

Villeneuve ammette che lo shopping non è una sua passione, ma si presta volentieri a un'iniziativa che lo vede arrivare a fine giornata stracarico di buste e pacchetti. «Non sono neanche soldi miei», spiega divertito (alla fine è infatti lo sponsor tabaccaio a saldare il conto).
I negozi selezionati per il giro, inoltre, gli sono piaciuti: non li conosceva. «Tutti molto interessanti e alternativi», in una zona generalmente non battuta dai turisti, l'East End, quartiere storicamente povero ora considerato trendy.
Uno in particolare lo ha colpito: il Small Fish Records, piccolo negozio di dischi specializzato in hip hop , house music, soul . Un paradiso per conoscitori, simile a quello descritto da Nick Hornby in Alta fedeltà , in cui Jacques si è divertito con cuffie e tavole da dj.

La musica è ancora uno dei suoi passatempi preferiti?
«Sì, senz'altro. Non che non mi piacciano i negozi di abbigliamento e di design: se devo comprare qualcosa preferisco non comprare schifezze, ovviamente, ma per i dischi ho un debole».

Lei suona. Si dice che con la chitarra sia bravissimo...
«La chitarra è una passione. Ma non sono bravo, assolutamente».

Si dice anche che sia molto modesto.
«Forse, ogni tanto. Ma sulla chitarra ho detto la verità: davvero non sono molto bravo».


Sul suo sito web lei scrive recensioni di film e libri...
«Mi piacerebbe riuscire a scriverne di più. Mi piace andare al cinema. Recentemente sono stato trascinato a vedere Mo ulin Rouge . Sono andato solo perché c'era Nicole Kidman. È stato una vera sorpresa. È un film meraviglioso uno dei miei preferiti, dopo Pulp Fiction . Per quanto riguarda i libri leggo molto, anche perché noi piloti passiamo tantissimo tempo in aereo e non sappiamo che fare. Il mio genere preferito è la science fiction, oppure i libri di fantasia, come Il signore degli anelli».

C'è chi sostiene che il mondo si divida in appassionati di Harry Potter e fanatici di Tolkien...
«Nooo! Si possono apprezzare benissimo entrambi. Harry Potter è semplice, tranquillo, leggero. La trilogia di Tolkien è più oscura, più reale. Io ho letto anche il primo libro di Potter. Ne avevo letto metà quando sono andato a vedere il film. Il film non mi è piaciuto così sono tornato a casa e ho finito il libro, che è molto meglio. Ora non vedo l'ora di vedere il primo episodio de Il signore degli anelli ».

Parliamo di Formula 1: la prossima sarà la sua quarta stagione alla Bar. Alcune scuderie hanno tentato di ingaggiarla, ma lei ha deciso di rimanere...
«Se le cose non andranno bene me ne andrò. La macchina non è ancora pronta. È troppo presto per decidere».

Riuscirà mai a lasciare una scuderia creata praticamente per lei da Craig Pollock, un suo ex insegnante e un caro amico?
«La cosa importante per me è guidare. Senz'altro c'è un bel rapporto con la Bar, ma sono obbligato a pensare anche ad altre squadre. È bello, non c'è dubbio, avere una scuderia che ruota attorno a te. Ma è bello quando vinci. Se non vinci c'è sempre molto stress. E poi spesso lavori di più quando sei con gente che conosci bene».

Si è prefisso qualche obiettivo per la prossima stagione?
«Meglio non avere obiettivi. Perché se ce l'hai e non lo raggiungi ci rimani male e ti deprimi. E in questo momento non abbiamo bisogno di buttarci giù».

Sarà ancora l'anno della Ferrari?
«Penso proprio di sì, anche perché l'anno scorso hanno vinto con un tale vantaggio...».

Ora che ha vinto proprio tutto, secondo lei Michael Schumacher ha ancora fame di successi?
«Sì, senz'altro. Anche perché più vince e più mette in tasca».

L'anno scorso lei ha avuto diversi battibecchi con suoi colleghi. È difficile la convivenza con i rivali?
«È un po' come a scuola. Ci sono quelli che ti sono simpatici e quelli che ti piacciono meno. Ma ci vivi e quindi li sopporti. Magari scegli di non sederti a mensa con loro. Il problema è che la stampa gonfia sempre tutto e quindi a volte è difficile chiarirsi dopo la litigata».

Quando ha cominciato era considerato un po' il ragazzo prodigio. Ora ha compiuto 30 anni...
«Prima ero tra i giovani, ora sono nell'altra metà. Ma non è male. Ho notato che la gente mi tratta con maggiore rispetto, mi parla con serietà».

Lei ha avuto un brutto incidente quest'anno. Adesso quando corre ha paura?
«Paura no, perché non possiamo avere paura, il nostro è un mestiere basato sui rischi e quindi devi prendere dei rischi, anche se lo fai con una certa riflessione: sono rischi calcolati».

E dopo l'11 settembre con che animo sale su un aereo?
«Senz'altro non è un buon periodo, ma non possiamo aver paura; io poi viaggio molto, è il mio lavoro e la prendo così».

Lei ha criticato l'arrivo in Formula 1 di piloti molto giovani, con poca esperienza...
«Secondo me sono un rischio e stanno distruggendo la Formula 1, anche se non è stato il caso di Kimi Raikkonen, che è andato bene. La colpa comunque non è dei piloti: è degli sponsor. Vogliono una cosa che non esiste: il dio che costa poco».

Tratto da "Corriere della Sera"

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