LA MIA VITA A 300 ALL'ORA

di Lidia di Simone

Sulla monoposto è un vero fuoriclasse. Ma il biondissimo campione di Formula Uno è anche un tipo davvero simpatico...Tutto da scoprire!

Chiamandosi Villeneuve non poteva che guidare una Formula uno. Come suo padre Gilles, leggendario pilota della Ferrari morto nel 1982 nelle qualifiche per il GP del Belgio. Anche Jacques è uscito di pista a 300 all'ora quest'estate, rimanendo miracolosamente illeso, mentre la sua macchina si è quasi disintegrata.

Come ti sei sentito appena sceso dall'abitacolo?
"Bene. In fondo non mi era successo niente di grave, no?"

Ma rischiare la vita ogni volta le dà più valore?
"No, non è questo. E' bello essere vivo, ma per esserlo devi anche vivere. Non puoi stare a casa a far niente: devi spingere, fare quello che ti piace. Così, quando vai a dormire sei soddisfatto.

Hai scelto la Formula Uno in ricordo di tuo padre?
"Ho pochi ricordi di mio padre: i più belli sono le corse pazze in macchina con lui. Sono sempre cresciuto con l'idea che il rischio fa parte della vita, con la voglia di combattere, con lo spirito di indipendenza e il desiderio di spingere, di andare oltre i miei limiti. La F1 è stata un proseguimento logico della mia carriera.
Da bambino dicevo sempre che un giorno avrei corso il Campionato del Mondo. Non mi sono mai chiesto perché, mai avuto dubbi: era giusto e basta".

La tua prima corsa in F1?
"Felicità e delusione insieme: ero rimasto in testa per tutta la gara, ma la macchina ha iniziato a perdere olio e io ho dovuto lasciare passare l'altro, arrivando secondo. Ero sul podio, ma potevo finire sul gradino più alto".

Come mai hai rischiato correndo per una scuderia nuova?
"Perché il team della Bar è stato disegnato intorno a me. Sì, il primo anno è stato difficile, ma abbiamo un lungo piano di lavoro, sappiamo dove vogliamo andare, e questo per me era più interessante che correre per una squadra già collaudata".

E' dura non finire una gara dopo aver vinto 11 Gran Premi?
"Sì, ma ancora più frustrante è arrivare quindicesimo. Preferisco non finire".


Cosa fai alla partenza?
"Non faccio nulla di particolare, la concentrazione arriva da sé. A volte, anche cinque minuti prima del via, ci raccontiamo barzellette. E poi, in gara parlo molto con l'ingegnere di macchina".

Parli molto bene l'italiano.
"L'ho imparato un po' a scuola e poi ho corso per tre anni in Italia, dall'89 al '91, in una squadra vicentina di Formula 3, prima di finire in America in Formula Indy".

Dove hai studiato?
"Sulle montagne vicino Montreux, al liceo francese. Ma non l'ho finito perchè mi hanno cacciato quando ho iniziato a correre: le gare non erano compatibili con la frequenza e il convitto obbligatorio. A scuola sciavo molto e facevo tantissimo sport. Lì ho conosciuto Craig Pollock che era insegnante di sci e di educazione fisica. Poi nel '92 è diventato il mio manager e adesso è il direttore generale della Bar".

Com'è la tua giornata tipo?
"
Quando sono a casa, la mattina faccio allenamento muscolare con pesi e attrezzi, ma è una noia! Il pomeriggio vado a mangiare in spiaggia, corro, faccio un po' di sci nautico. Mi piace anche fare qualche competizione con gli amici. Niente barche, né elicotteri come quelli che possiede Eddie Irvine. Mi diverto anch'io, ma in maniera diversa. Faccio una vita più tranquilla della sua. Ho comprato un aereo per spostarmi più velocemente, ma non lo guido io. Con quello, il giovedì arrivo in pista e la domenica sera torno a Monaco.

Ma riesci anche a condurre una vita normale?
"Che vuol dire normale? Se significa andare in ufficio tutti i giorni, allora no. Ma riesco a stare a casa con le persone che contano per me. E poi dipende da quello che vuoi: se l'unica cosa che ti piace nella vita è guidare una macchina, se cominci a uscire per locali, a farti vedere in giro tutte le sere, allora non riesci più ad avere una vita privata, ma resta una tua scelta. Se invece ti piace gustare anche altri piaceri della vita...".

Per esempio?
"La musica! Mi arrangio a suonare la chitarra e me la porto in giro per il mondo. Ascolto tanta musica, di ogni genere, compro centinaia di cd ovunque vado. L'ultima mia passione è il disco di Manu Chao, formidabile".

E' vero che sei anche un appassionato di computer?
"Una volta, adesso meno perché per usarlo bene ci vuole troppo tempo. Internet, per esempio, è troppo dispersivo: quando cerchi qualcosa devi passare attraverso decine di altri siti pieni di stupidaggini. La posta elettronica poi, non la uso proprio. Per parlare con gli amici preferisco il vecchio telefono.

E a farti una famiglia, come Michael Schumacher, non ci pensi mai? Ti tenta l'idea?

"Mah! Bisogna trovare il momento giusto e la persona giusta. Adesso che la mia ragazza si è trasferita a Monaco vedremo...Si, è la mia fidanzata ufficiale: si chiama Dannii Minogue. Anzi, è sempre stata ufficiale, non come quelle che mi hanno appioppato i giornalisti, tipo Natalie Imbruglia e compagne! A proposito, mi raccomando: scrivi giusto!".



IL SUO "CIRCUITO"
Jacques Villeneuve è nato il 9/4/71 a St.Jean-sur-Richelieu, nel Quebec (Canada). Ha vinto il Campionato del Mondo Piloti di F1 nel '97 e nel '95 è stato campione di Formula Indy, vincendo la 500 miglia di Indianapolis. Corre per la Bar (British America Racing).

IL SUO "ABITACOLO"
Ha casa a Montecarlo, ma possiede un fantasmagorico motorhome con cui si sposta per le gare. "E' come avere la casa che ti segue: ci tieni tutte le tue cose e durante le prove ci vai a riposarti, per fare una doccia e rilassarti. Lo parcheggio nel verde, come a Monza".

IL SUO "CARBURANTE"

Jacques mangia cose semplici ( i piloti non possono ingrassare) e preferisce la cucina italiana: pasta con pomodoro, basilico e mozzarella e un'insalata. Ma i cuochi della Bar l'hanno visto arrabbiarsi parecchio quando ha chiesto la cioccolata (di cui è ghiotto) e non c'era.

Tratto da "Top Girl" n°22 del Novembre 1999


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