Nei giorni 27 febbraio, 6 marzo e 13 marzo con la mia classe abbiamo
partecipato a degli incontri organizzati dal CE.V.I., un’associazione
che si occupa di tutelare i diritti economici, sociali, culturali, politici
e civili degli esseri umani.
Il CE.V.I. basa la sua azione su tre principali temi presenti nel simbolo
di questa associazione:
• pace,
• fratellanza
• cooperazione;
Il programma affrontato consisteva nel riconoscere i diritti (in particolare
quelli dei minori) che corrispondono a particolari bisogni, abbiamo così
formulato una Carta dei diritti della classe 3 M.
Ci siamo occupati soprattutto dei bambini e dei loro diritti, affrontando
anche la tematica dello sfruttamento minorile.
I diritti principali del fanciullo sono:
• avere un nome, un’identità,
• ricevere assistenza sociale e medica,
• diritto alla protezione e alla sicurezza sociale,
• diritto all’istruzione.
Non sempre questi diritti vengono riconosciuti, nonostante siamo nel 2007.
Un bambino su 7 non va a scuola, non perché non vuole andarci,
ma perché non gli è concesso.
È proprio per garantire tutti i diritti politici, economici, sociali
e culturali dei bambini che venne approvata la Convenzione dell’OIL
che fissava a 14 anni l’età minima per l’assunzione
nell’industria e si stabilì anche che nessun bambino può
essere impiegato in nessun settore economico se di età inferiore
a quella stabilita per il completamento dell’istruzione scolastica
obbligatoria, e comunque non prima che abbia compiuto 16 anni.
Successivamente nuove Convenzioni sancirono la proibizione delle forme
peggiori di lavoro minorile.
I principali diritti del fanciullo, vengono seguiti da altri diritti molto
importanti:
• diritto al gioco,
• diritto all’igiene,
• diritto a vivere in una casa,
• diritto al nutrimento ecc…
Il CEVI considera con molto interesse e serietà i diritti dell’essere
umano, non si occupa solo dei minori, ma anche di donne e uomini, in particolare
dei paesi dove alcuni diritti vengono negati.
La signora Maria Grazia, mediatrice culturale brasiliana, con il calore
del suo “Bon dia”, è venuta a illustrarci la situazione
del Brasile, terra ricca di risorse eppure tanto povera.
In Brasile sono molto diffuse la schiavitù e la povertà.
A Pahnà il 50% della popolazione è composta da schiavi.A
Brasilia e ad Acri la schiavitù è meno diffusa e il 2% della
popolazione è composto da schiavi. La povertà è presente
in tutte le città.
I bambini non giocano con macchinine o con bambole dai capelli argentati
e palle colorate, ma con piccoli sassi o bottiglie vuote. Non tutti i
bambini possono andare a scuola e quei pochi che ci vanno la frequentano
con assoluta attenzione ed interesse e hanno sempre ottimi risultati.
In Brasile le scuole statali sono poche.
Molti bambini sono ancora oggi costretti alla schiavitù, assieme
alle donne e alcuni uomini.
Queste persone vivono in fatiscenti favelas vicino alle case dei “padroni
ricchi”.
Non avendo neanche i soldi per prendere un autobus, costruiscono le baracche
attaccate alla casa del padrone che raggiungono a piedi.
Gli schiavi vengono pagati molto poco, circa 120 euro (380 real) al mese.
Alcuni bambini vengono anche utilizzati per la vendita degli organi e
alcune ragazzine costrette a diventare prostitute.
In Brasile avvengono molti abusi sessuali, soprattutto di ragazzine dai
14 anni ai 16-17.
Un altro elemento molto brutto è che alcune persone non hanno un
nome e quindi un’identità. Le persone senza nome sono come
inesistenti e non possono essere curate in caso di malattia, inoltre,
moltissime persone vengono uccise e spariscono senza che nessuno se ne
accorga.
La sig. Maria Grazia, però, ci ha anche presentato i lati positivi
del Brasile, ad esempio:
i colori, l’allegria, l’arte, la foresta, il carnevale, ecc…
L’incontro con il CEVI è terminato così, lasciando
in tutti noi una gran voglia di cambiare il mondo e migliorarlo; riflettere
su questi argomenti mi ha fatto “aprire gli occhi” su un mondo
pieno di povertà e ingiustizia.
Conosco alcune persone che danno molta importanza a cose banali, come
per esempio la marca dei jeans e delle scarpe, all’ultimo modello
di cellulare sul mercato, ecc., in sostanza ad “apparire”
piuttosto che ad “essere”. Io penso che queste persone non
conoscano davvero il mondo, perché non avere i pantaloni firmati
non è un problema sapendo che ci sono bambini di 10-11 anni che
lavorano anche per 10 ore al giorno per confezionarli.
Ingani Nicole cl. 3 M Scuola Media Bellavitis
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