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(Da Oslo al Brickdalsbreen)
(pt 1/9)
5 AGOSTO 2002
Che roba! Fare le valigie quest'anno è strano! Non si sa proprio che cosa metterci dentro (ci sarà caldo, ci sarà freddo o tutt'e due?) e nel dubbio facciamo l'errore di metterci troppa roba...per ogni evenienza, il problema è che poi me la devo trascinare dietro almeno 2 volte al giorno per una lunghezza variabile...ma ormai la considero una forma di esercizio fisico, tipo palestra...tipo pesi per la precisione...credo di essere arrivata a 20 kg!
Dintorni di Stoccolma (clicca qui per vedere questa immagine ingrandita) Finalmente è arrivato il gran giorno!!! L'abbiamo aspettato tanto, abbiamo fatto tanti meeting a casa di Annalisa per parlare, progettare, organizzare tutti i momenti della vacanza in modo da ottimizzare anche i tempi "morti" e adesso ci siamo! L'appuntamento è a Milano Malpensa, è un secolo che non ci vado e non so dove andare a reperire lo stand del nostro tour operator: senza biglietti non andiamo da nessuna parte!!!
Per fortuna ormai sia io sia Mara abbiamo un fiuto da segugi (...o quasi!) e lo troviamo in un battibaleno (anche perché per fortuna siamo entrati dalla porta più vicina!)...così plachiamo le nostre "ansie da partenza" e aspettiamo con
tranquillità Annalisa e la sua famiglia che arrivano con sorrisi che si annodano sulla fronte: non c'è momento più bello di questo!
Una volta ritirati i biglietti andiamo a fare il check-in...cerchiamo lo sportello e di nuovo mi ritrovo in mezzo ai fantasmi che ho tentato di scacciare per tutto questo tempo: l'accesso ai check in è delimitato da un nastro e la polizia seleziona per l'ingresso nella zona solo coloro che sono muniti di biglietto riservandosi il diritto di controllare anche il bagaglio della gente in coda. L'atmosfera festosa che c'è nelle altre parti dell'aeroporto di trasforma qui in tensione, c'è quasi un religioso silenzio e sinceramente non capisco perché, ma mi preoccupo e non mi piace.
Accanto a me vedo passare uomini in vestito scuro e con cappelli neri da cui spuntano due riccioli vicino alle orecchie...non ho mai incontrato nessuno con quest'aspetto ma mi ricordo di averne visti in uno o due film che erano ambientati all'interno di comunità ebraiche, direi che sono ebrei ortodossi, o qualcosa del genere. La mia ignoranza è tremenda ma il senso di vergogna per questa diminuisce a mano a mano che aumenta il sospetto che tutte queste precauzioni siano causate dalla presenza di queste persone. Non so, sopra i banchi dei check in c'è un poliziotto teso e nervoso che ha un fucile (o un mitra o un'altra qualsiasi di quelle orribili armi) e lo tiene puntato in avanti. Io odio le armi, ecco quelle sì che mi spaventano, mi sento una specie di bersaglio ambulante e poi mi dico che devo smetterla con queste fissazioni...una volta davanti allo sportello della SAS il mistero si chiarisce...di fronte a questo c'è un volo in partenza per Tel Aviv. Che sfiga, siamo nel punto più pericoloso di tutto l'aeroporto e cerco di spingere la mia coda affinché si sbrighi, in modo da toglierci da questa situazione...allora è questo l'effetto delle bombe? Di quelle che saltano da sole, di quelle sganciate dagli aerei o dagli elicotteri, di quelle accompagnate dai kamikaze...io non ci sto! Io non potrei vivere nemmeno un istante con questo senso di minaccia incombente e costante in ogni momento. Non è giusto vivere così. Mi viene in mente una frase di John Lennon "Imagine there's no countries, It isn't hard to do, Nothing to kill or die for, And no religion too, Imagine all the people, Living life in peace... "...ma altro che sognatori...qui siamo a livelli di pura utopia,peccato però.
Mara e Annalisa Aeroporto Stoccolma (clicca qui per vedere questa immagine ingrandita) Queste riflessioni si accumulano nella mia mente mentre rimaniamo fermi in coda, meno male che le nostre famiglie ci aspettano fuori da questo campo minato ed una volta usciti scacciamo le ombre dal nostro animo e ci lasciamo contagiare dalla gioia dei loro volti.
Il nostro volo parte alle 12.30 e così decidiamo di concederci un ultimo spuntino all'italiana in uno dei bar dell'aeroporto; è l'occasione per scherzare ancora un po' con i nostri familiari prima di salutarli perché è arrivato il momento dell'imbarco!
Le lacrime di Francesca che saluta Annalisa mi fanno diventare il cuore piccolo piccolo...i saluti non sono mai il mio forte ma la voglia di partire è tanta che ritroviamo il sorriso appena scese le scale.
I controlli della polizia sono molto rigorosi, quando passa Mara si mettono a suonare tutti gli allarmi e sulla sua faccia si dipinge lo stupore dato che ha messo tutti gli oggetti di metallo nell'apposita vaschetta. L'agente le dice di controllare meglio e, facendo mente locale, lei si accorge che è la fibbia della cintura a far scattare tutto ma l'agente inflessibile le dice che deve assolutamente toglierla dai pantaloni: la sua faccia mentre passa attraverso il metal detector con i pantaloni che le stanno letteralmente cadendo è tutta un programma e nella confusione che segue il nostro passaggio Stefano dimentica il marsupio (con i documenti!!!) sul nastro trasportatore; per fortuna se ne accorge dopo pochi metri! Cominciamo bene!
  (pt 2/9)
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