Libero

Fascismo e Futurismo

Nel Fascismo vi è stato del Futurismo. Il culto delle velocità, l'amore per le soluzioni violente, il disprezzo per le masse e nello stesso tempo l'appello fascinatore alle medesime, la tendenza al dominio ipnotico delle folle, l'esaltazione di un sentimento nazionale esclusivista, l'antipatia per la burocrazia, è tutte tendenze sentimentali passate, senza gara nel Fascismo dal Futurismo. Inoltre i futuristi sono stati tra i primi interventisti durante la Seconda Guerra Mondiale; però nello sviluppo del Fascismo non c'era posto per il Futurismo. Il mondo con il quale il Fascismo si concreta, le sue ragioni di vita, i suoi programmi ripugnano al programma e alla realtà del Futurismo come arte.

Il Fascismo vuole essere gerarchia, tradizione, classicità, ossequio all'autorità; il Futurismo è tutto l'opposto di questo: è protesta contro la tradizione, è lotta contro i musei, contro il classicismo, contro le glorie scolastiche.

Il Futurismo è l'arte del verso libero, della frase libera, della parola in libertà, dell'abolizione delle parole e dell'arte del tatto e dei rumori. Il Fascismo invece rinvigorisce la scuola, introduce ovunque il latino, invita a commemorare De Amicis e Manzoni, quali rappresentanti dello spirito italiano.

Un carattere di più accesa contraddizione è quello che riguarda l'internazionalità. Il Fascismo è uno sforzo politico essenzialmente italiano mentre il Futurismo è un movimento di carattere internazionale.

Il Fascismo italiano non può accettare il programma distruttivo del Futurismo, anzi deve, per la sua logica italiana, restaurare i valori che contrastano al Futurismo.

Futurismo e Fascismo non possono andare d'accordo.

Marcia su Roma di BALLA

Il 1922 fu l’anno decisivo per la conquista del potere da parte di MUSSOLINI. Il partito dei liberali scelse LUIGI FACTA come capo del governo. Questi era un uomo privo di personalità e di spessore politico, perciò non fu difficile per MUSSOLINI imporre la presenza del suo partito al governo. IL 26 OTTOBRE 26 mila fascisti organizzarono la marcia sulla capitale che verrà realizzata due giorni più tardi.

Non sarebbe stato difficile per l’esercito italiano fermare gli “squadristi”, ma il re VITTORIO EMANUELE III, invece di firmare lo stato di assedio come richiedeva la legge, affidò l’incarico di formare il nuovo governo a BENITO MUSSOLINI, questo perché temeva lo scoppio di una guerra civile.

Anche la Chiesa contribuì all’affermazione del nuovo partito dal momento che PIO Xl, eletto nel 1922, ritirò il suo appoggio al partito popolare e al suo battagliero capo, don LUIGI STRUZZO.

La rivoluzione fascista si compiva così con l’assenso e il suggello delle istituzioni italiane.