C.R. E IL VINO DELLA FORTUNA
Chi può resistere al fascino dei Mercatini di Natale?
Anche i Veterani più truci provano un brivido di commozione vedendo quelle casette di legno cariche di addobbi e palline colorate.
E’ “compatibile e coerente” con il loro animo fanciullo, che li condanna ad inseguire ancora un pallone, spesso senza riuscire più a raggiungerlo.
C.R. ne è l’emblema.
Anche se il suo status di forzata quiescenza lo esonera dalle inutili rincorse, non può rinunciare all’odore della terra del campo e dello spogliatoio.
Il vero Veterano è come quella nota pralina di cioccolato: guscio solido, ma, dentro, un cuore morbido.
Si sa che i Mercatini di Natale più suggestivi sono quelli tirolesi, tuttavia, si sa anche che il nostro amato Tesoriere non è disposto a lunghe e faticose trasferte, abbandonando l’avito borgo, memore anche dell’ultimo sofferto viaggio in pullman (è un invito a rileggere il pezzo “C.R. viaggia, suo malgrado”, dello stesso Autore).
Dunque, C.R., attratto dall’atmosfera, pur sempre gioiosa del mercatino allestito nella nostra città, alla vigilia di Natale si mescolò alla folla festante e pietinante (francesismo), tra note musicali, profumi zuccherosi e marcati sentori di grasse salsicce.
Piluccando qua e là tra le delizie delle casette di legno, si trovò davanti alla fedele riproduzione di uno chalet nordico, abitato da burrose walkirie in costume natalizio.
Lì non potè rifiutare l’offerta di un caldo boccale del “Vino della fortuna”, il Gluck Wein, insomma il classico e nostrano Vin Brulé.
Il sapore dolce e speziato lo travolse all’istante e lo proiettò in una dimensione beata e incosciente.
Si trovò immerso in una foresta magica, avvolto, come in una grande boccia di vetro, da fiocchi candidi e fitti, sospinto da un vento tiepido che lo faceva galleggiare sulla neve.
Poi una slitta si fermò davanti a lui e due finniche bellezze lo fecero adagiare su una mordida pelliccia, sedendosi al fianco e allentando le briglie al collo del tiro di renne.
Fu una corsa sfrenata e eccitante, tra le abetaie fittissime e un suolo immacolato, fino alla capanna sul bordo del laghetto ghiacciato.
Dal ricovero uscivano vapori caldissimi, C.R. venne spogliato amorevolmente e sospinto all’interno di una sauna, profumata di essenze resinose, dove i semi-invisibili occupanti danzavano e cantavano, percuotendosi con frasche di betulla.
Mentre precipitava in quel vortice di benessere e voluttà, improvvisamente avvertì il soffio gelido della notte e, spalancando gli occhi, vide il volto travisato di un rude Babbo Natale che, scuotendolo vigorosamente per le spalle, con voce cavernosa gli urlò:
- Adesso devi cacciar fuori i 3.000,00 Euro!
C.R., recuperata all’istante la piena lucidità, replicò:
- Signor Babbo Natale (C.R. rimane educato in ogni occasione), 3.000,00 Euro per un boccale di Vin Brulé e una corsa in slitta mi sembrano troppi!
- Non fare lo spiritoso, sono per tutto il resto!
-Quale resto, Signor Babbo Natale? Da quando si pagano i sogni?
Ma quali sogni, qui è tutto registrato sul DVD; vuoi che lo mostriamo ai Veterani, sauna e…connessi?
-Ma, ma, Signor Babbo Natale questa é…un’estorsione!
-Chiamala come vuoi, ma,
soprattutto, non chiamarmi Babbo Natale, chiamami Babbo Nathalie!!!
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Le campane suonavano e C.R. si svegliò.
Riconobbe subito i rintocchi a festa del campanile del suo amato borgo.
Ricordò che, prima di addormentarsi, la notte di Natale, per curarsi il fastidioso raffreddore aveva generosamente attinto alla bottiglia del Grignolino Chinato (una delle poche che erano riuscite a vendere di quella “rarità”, in occasione delle Feste).
Si trovò circondato dai volti sorridenti dei famigliari che teneramente gli chiesero: “hai dormito bene? Hai avuto una notte molto agitata.”
C.R. ricevette gli auguri di
molti Veterani e trascorse uno dei più bei Natali della sua vita, sentendo in
bocca, di tanto in tanto, in quel santo giorno, il sapore caldo e speziato del
Vino della Fortuna.
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E’ di tutta evidenza che qualsiasi riferimento a fatti o personaggi reali è da intendersi puramente casuale.
Non sono, comunque, convinto che, in un altro periodo dell’anno, la storia avrebbe avuto un analogo finale.
L'Avucat