C.R. E LA PIRAMIDE DEL FARAONE

 

 

C.R. contemplava rapito le due mummie distese nei sarcofagi e la perfezione dei loro bendaggi: nessuna piega nella sovrapposizione delle tele, tese e aderenti ai corpi, cosa che a lui, nonostante anni di applicazione, non riusciva mai completamente.

E poi, “sotto” esisteva il lavoro più accurato, quello della preparazione del corpo, l’arte della conservazione, con il sapiente utilizzo dei balsami e degli unguenti, attraverso una tecnica affinata attraverso un tempo lunghissimo.

Che scuola meravigliosa doveva essere stata, progredita solo attraverso la sperimentazione: certo ora si possono ammirare pochi esemplari ben conservati, ignorando quanti siano andati, invece,   rapidamente decomposti.

C.R. si spostò verso le teche dei piccoli vasi che avevano contenuto le misteriose essenze, si soffermò con interesse sull’esposizione dei primi strumenti chirurgici,  provando una crescente ammirazione verso quel mondo antico, esordio di una conoscenza scientifica di cui si sentiva un lontanissimo successore.

Da quanto si aggirava ormai tra le sale del museo Egizio? Aveva perso la cognizione del tempo e dello spazio, concentrato com’era sulle figure, sui frammenti, sugli ideogrammi, dei quali gli pareva di comprendere il complicato linguaggio.

Muovendosi tra le sale deserte, C.R. si incamminò naturalmente verso un percorso in discesa, sempre più ristretto e tortuoso.

Procedendo con la sua caratteristica andatura “ a passerotto”, per la nota patologia delle anche, aveva la netta percezione di scendere progressivamente di livello, mentre cresceva il numero delle intersezioni dei cunicoli e  la luce giungeva dall’alto sempre più filtrata.

Improvvisamente si trovò in una vasta sala, rischiarata solo da fiaccole ardenti e occupata, al centro, da una grande pietra piatta.

La pianta del locale era quadrata e ad ogni lato delle pareti di pietra vi erano aperture di forma triangolare.

Le deboli fiamme delle torce lambivano imponenti statue dai volti di animali.

C.R. realizzò di trovarsi all’interno di una perfetta ricostruzione di una piramide egizia e si avvicinò alla grande pietra piatta su cui era posata in bell’ordine una serie di strumenti appuntiti e taglienti, una grande quantità di candide pezze di lino e vasi colmi di sostanze oleose: poteva essere la fedele riproduzione di una sala per l’imbalsamazione?

Mentre un senso di crescente inquietudine invadeva la mente di C.R., anche per l’assoluto silenzio in cui era immersa la scena, dalle aperture triangolari cominciarono a percepirsi soffusi rumori e tenui bagliori.

Certamente si trattava di altri visitatori che sopraggiungevano dopo aver vagato per i corridoi trasversali; pian piano si cominciavano a distinguere i passi sempre più vicini, mentre anche i volti prendevano forma, volti scuri, dai  lineamenti ben marcati, incorniciati da copricapi variopinti, del tutto simili a quelli raffigurati sulle tavole esposte ai pian superiori.

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C.R. si sentì travolgere da un diffuso malessere, mentre da uno dei triangoli nelle pareti uscivano dall’ombra, e gli si stringevano intorno, altri individui avvolti in tuniche lunghe, col viso coperto, che facevano rispettosamente da guida a un personaggio che incedeva con portamento regale.

C.R. non riuscì a gridare, ma tentò una reazione, tanto istintiva quanto lenta, per sfuggire all’accerchiamento.

“S t   f r m” sentì pronunciare ( l’alfabeto egizio non utilizza le vocali).

“Mi chiamo C.R. …anch’io so fare i bendaggi e so spalmarle le pomate con cura….sono un collega!

“V f f c l “ risposero in coro i presenti, mentre uno di loro estrasse da sotto la  tunica un’anforetta, ne versò il liquido contenuto su una pezzuola e la impose sul volto di C.R., che cadde in un vortice di incoscienza.

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Dopo in tempo indefinito, lentamente le percezioni riaffiorarono e C.R. intuì di avere alcuni movimenti impediti, avvertì però chiaramente la costrizione di un serrato bendaggio.

Aprì con fatica gli occhi, fu ferito dalla luce intensa e li richiuse.

Il primario si tolse la mascherina e disse all’assistente:

“L’intervento è riuscito, ma ha aspettato troppo a farlo; le protesi sono state inserite correttamente e le anche sono rimaste ben allineate, dovrebbe recuperare…

“Però, professore” disse l’assistente “ ha sentito che delirio durante l’anestesia, il paziente parlava di antichi rituali.”

“Una normale reazione piramidale” -tagliò corto il professore- “portatelo pure in reparto”.

Il primo volto che C.R. riuscì a distinguere fu quello di Faruk, l’infermiere maghrebino e si agitò, ma questì lo rassicurò:

“Si calmi signor C.R. è andato tutto bene, sa, è stato operato proprio dal Professor Faraone!

E C.R. riperse i sensi.

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Come al solito ci sarà un minuscolo  numero dei miei esigui lettori che penserà che anche questo racconto è troppo fantasioso.

Non replico, ma informo che per far visita a C.R. l’orario del C.T.O.  è dalle 13 alle 14 e dalle 19 alle 20, stanza 33, piano sotterraneo - 5.