ANDIAMO AVANTI, CON PINO NEL CUORE

de schov mast go on 

direbbero a Minervino...e allora vai!!

VETERANI FOR EVER

 

-RICORDO:

CARO PINO,

(lettera a un Veterano distante)

[a cura dell'Avucat]

Un Regolamento molto severo Ti ha allontanato dal nostro campo di gioco e da quello, senza linee di confine, della vita.

Ti ha tolto, prima di tutto, ai famigliari, che amavi profondamente, e poi ai compagni “di calci”, con i quali noi tutti ci illudiamo di tenere più lontani gli avversari dell’esistenza.

Superando la commozione di questi momenti e il rimpianto, vogliamo ringraziarTi per tutte le corse e le partite fatte insieme, per l’allegria che hai portato nello spogliatoio della squadra, compreso lo scherzo ricorrente sulla tua folta capigliatura che ti costringeva ad uscire per ultimo.

Vogliamo ricordare le piacevole tavolate, dove, in mezzo a tanti momenti di leggerezza, Tu ci hai arricchito con le tue esperienze, che erano cominciate a Minervino, per continuare nelle strade di Torino, che da ragazzo attraversavi veloce, a piedi, per raggiungere in tempo il lavoro e la scuola.

E ricordiamo l’ entusiasmo e l’impegno che mettevi nel tuo lavoro, la curiosità e l’interesse per tutte le diverse attività, l’affetto per la famiglia, la generosità verso tutti, il grande attaccamento alla tua terra di origine, di cui si finiva sempre col parlare ad ogni incontro e che sapevi descriverci con l’emozione e la nostalgia del figlio lontano.

Noi ricorderemo tutto questo e siamo certi, ora che riposi vicino al “nostro” campo di gioco, che continuerai a correre vicino a noi, e Ti cercheremo sempre in quell’angolo dello spogliatoio dove appendevi con cura i tuoi vestiti.

 Alla prossima, Pino.

 I tuoi Veterani.


 

-Amici


  PINO SEMPRE PRESENTE   


-Prossimi Eventi:

IL TORNEO DI VOLPIANO

 EVERGREEN 2008: 

sarà il 

1° MEMORIAL PINO SARCINELLI

Volpiano 29-Giugno 2008

CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIU'


-Rubrica

FATTI NON FOSTE ... 3° episodio

[a cura di Mago Cafem]

Considerazioni di tattica spiccia.

 20-06-2008

IL DIFENSORE CENTRALE, ovvero: “ Dr. Jekyll e mr. Hyde “

 

« … è una constatazione di una diuturna

conflittualità fra due dimensioni (…)

che riconosce come l’ uomo

non sia unico,

bensì duplice »

(Robert Louis Stevenson, 1886)

 Non saprei come meglio definire quest’ essere buffo.

Difensore centrale…mumble mumble… Iniziamo così : reputo il ruolo di libero e stopper arcaici ed inadeguati. Certo voi potreste dirmi che, per capacità tecnica e doti fisiche o sei uno o sei l’ altro.

Già dagli albori del calcio quelli grandi, grossi e cattivi ( e scarsi ) facevano lo stopper e l’ unico insegnamento che traevano dal mister era : “ Attaccati al centravanti e daje ‘n ti garet ! “. Sai che divertimento…

Quelli invece bravi tecnicamente, con buone doti di anticipo e autoritari il giusto per dirigere un reparto arretrato, facevano il libero. Cinque ( o dieci ) metri dietro tutti, girandosi indietro, solo il portiere, davanti tutti gli altri a battagliare, che se gli viene la solitudine, non si può neanche dedicare a pratiche onanistiche.

Ma oggi no, non può essere così !!! Stracciamoci queste orride vesti da dosso, rigettiamo all’ umanità lo stereotipo affisso, vomitiamo la nostra irriconoscenza nei confronti dei mister vecchi e babbioni !!!

Per come lo intendo io, il difensore centrale è un essere gemellare di grandi capacità.

Ovviamente uno è central-destra e l’ altro central-sinistra ed insieme ai loro compagni di merenda, i terzini, formano la fantastica LINEA DIFENSIVA, di cui mai mi stancherò di parlare. Splendidi padroni della parte centrale del fortino, si piazzano l’ uno al fianco dell’ altro e mantenendo la giusta distanza tra loro, impongono un’ inaffondabile barriera frangiflutti. Essi, si scrutano continuamente e fiutandosi i movimenti, si azionano come i migliori Patek Philippe. Ballerini naturali, danzano in punta di piedi, coordinandosi col resto della difesa, che vederli muovere è un’ emozione. Ma è in caso di necessità che esce l’ animo bruto, che senza batter ciglio si trasformano in Mr. Hyde e brutalizzano l’ avversario senza scrupolo e dignità. Ma questo non li sconvolge, anche perché da li a poco riemerge la purezza del Dottore a mondare i peccati commessi.

Di cosa stavamo parlando… Ah si, della LINEA.

Questa linea è bellissima, perché varia in funzione del gioco. Le distanza tra i giocatori sono fondamentali, esattamente come i meccanismi di tattica militare. Se la LINEA è piazzata e subisce un attacco frontale, si serrano le fila dei quattro fino a distare tra loro al massimo 6-7 metri. Uniti e compatti.

Se poi il centrocampo salta e deve uscire uno dei due centrali, la disposizione sarà di “protezione”, cioè il terzino di riferimento e l’ altro centrale si disporranno dietro una decina di metri a formare un triangolo. Questo è un movimento abbastanza consueto nel 4-4-2, applicato sia in difesa che a centrocampo.

Se l’ attacco avviene sulle fasce, esce a difendere il terzino ( vedi puntata 2 ), ed il suo centrale gli va in “protezione”, in un giusto punto da sbarrare la strada all’ avversario sia in fascia che verso la porta.

A differenza del passato, Egli può addirittura uscire palla al piede e tentare uno sfondamento centrale in appoggio al centrocampo ( grande azione !!! ). In questo caso sono i terzini a “bloccarsi” con l’ altro centrale e disporsi a tre.

Comunque e sempre è Lui che decide come e quando si agisce.

Essere supremo di estrema intelligenza, capace di nefandezze abominevoli, vive questa doppia personalità con estrema leggerezza, perché la colpa non è mai Sua, ma delle necessità.

Ma questo tormento poi si scopri essere …

 “… una maledizione del genere umano che questo eteroclito guazzabuglio dovesse così tenacemente tenersi avviluppato… che fin nel grembo tormentoso della coscienza questi gemelli antiteci dovessero essere in perenne tenzone. Come fare, allora, a separarli ? “

 


-Avviso

Visto che su questo sito ormai facciamo scrivere cani e porci, chiunque volesse tenere una rubrica o anche solo scrivere un articolo, un parere pubblico, una lettera aperta o una minkiata qualsiasi, mi mandi il materiale all'indirizzo scritto sulla testata, che poi vedremo a insindacabile nostro giudizio se  e quando pubblicare.

-Testi

Nel caso qualcuno pensasse che adesso siamo meno scemi...ecco l'ennesimo divertisment letterario dell'Avucat:

C.R. e la crema miracolosa.

Ormai era ricorrente: tutte le notti del rientro, dopo l’allenamento e la susseguente cena per il recupero, C.R. sviluppava il suo commento tecnico sulla prestazione dei Veterani.

Lucido e impietoso.

“Non solo non avete alcuna idea di come si giochi al calcio, ma, in più, siete lenti, lentissimi!”.

”Quando la palla è calciata, il giocatore che dovrebbe riceverla si è appena mosso di qualche centimetro!”

Io non ne potevo più di queste considerazioni e, in alternativa alla più scontata delle esclamazioni, quella volta risposi “Non siamo più dei ragazzi; la testa (magari) vorrebbe fare, ma le gambe non le obbediscono e, comunque, non c’è soluzione al problema. O smettiamo di fingere di giocare al pallone e passiamo ala petanque (dove il giocatore almeno sta fermo), oppure…”

“Oppure? replicò C.R.

“Oppure ci vuole la bomba”.

Dopo alcuni attimi di silenzio, C.R. fece proprio il messaggio programmatico di Barack Obama: we can do, si può fare, che poi è lo stesso pronunciato da Frankestein Junior, annunciante il suo mostruoso esperimento.

Guardai C.R., che tra i riflessi delle luci notturne assunse un’espressione enigmatica ed inquietante.

“Scherzi?”

“No, ho sempre desiderato cimentarmi nella creazione di un’ emulsione mirabolante (così la chiamò) capace di interagire sull’equazione della velocità (così disse).

Tutti conosciamo bene o abbiamo apprezzato le facoltà alchemiche di C.R., vero “Cordon Bleu” della pomata canforata artigianale, e io stesso lo vidi, all’epoca in cui abitava il suo antro ospedaliero-farmaceutico, rimestare i fondi delle creme scadute e trarne unguenti dalla consistenza dello yogurt.

Il prodotto finale era molto versatile: esaltato dal suo artefice come attivatore muscolare, dava in realtà il miglior risultato come pasta abrasiva, e come tale usata con soddisfazione da molti carrozzieri.

Conscio di siffatto credito, C.R. continuò:

“Mi sento pronto per un grande esperimento che ottimizzerà il rapporto tra i tempi umani della risposta dinamica e la velocità del pallone, intervenendo sul principio della resistenza del mezzo”.

Si espresse proprio così, con il tipico linguaggio criptico degli scienziati.

Non osai chiedere spiegazioni, temendo una risposta ancora più oscura, e mi limitai a chiedere:

“E’ un procedimento lungo da realizzare?”

“Sì, ci vuole molta pazienza perché le reazioni chimiche sono lente, ma, soprattutto, i componenti di base, tutti naturali, sono molti e rari e non disponibili sul mercato”

“E allora come si può fare?

“Devi darti da fare tu. Io ci metto l’arte, tu l’organizzazione”.

“Giovedì prossimo ti porterò l’elenco dei componenti e tu ti arrangerai a procurarmeli”.

Non volle aggiungere altro ed io non insistetti, pensando, tra l’altro, che la sua fosse stata una “sparata”, che sarebbe rimasta senza seguito.

La smentita l’ebbi il giovedì successivo, quando C.R., appena salito in macchina, estrasse dalla borsa, modello Queen Elisabeth, un foglio ripiegato che mi consegnò come si trattasse del quarto segreto di Fatima.

Spiegando il foglio rimasi sbalordito dai nomi dei componenti e più ancora dai luoghi della loro origine.

Riassumendo, per non annoiare i pochi ma fedeli lettori, dirò che passarono diversi mesi durante i quali riuscii a consegnare a C.R., di volta in volta, un componente, per procurare il quale dovetti interessare enti di ogni genere, frati missionari e persone disperse ad ogni latitudine, con gran dispendio di tempo, nonché di denaro.

Ma ormai ero contagiato dalla sindrome della crema miracolosa e dall’ansia della sua sperimentazione e dei suoi prodigiosi effetti.

Quando consegnai entusiasta l’ultimo dei componenti, ottenni da C.R. solo un laconico: “Adesso ci vorrà il suo tempo!”

Durante questo indefinibile tempo immaginavo C.R., che mi aveva imposto sin dall’inizio l’assoluto silenzio sull’esperimento, manipolare di notte, nello scantinato di casa sua, provette e alambicchi, come l’ultimo dei Rosacroce.

Ad ogni nuovo incontro settimanale C.R. mi aggiornava:

“Ho estratto la tintura madre di agar maleficus; sto macerando il pampinus puteolans; ho distillato il tignosus putridus; sto bollendo la foeticula morbosa; attendo la sublimazione del piritus Luciferi.”

Passarono altri mesi e ad ogni mia rimostranza, C.R. assumeva toni stizziti da accademico:

“Non sto facendo la Crema Nivea, ma il più magistrale degli unguenti, un intercettore della spinta dinamica nello spazio”.

Non capendo il significato di quelle parole, replicai unicamente:

“Quanto ci sarà ancora da attendere”, ottenendo come inconsistente risposta:

“Dipende dalle reazioni molecolari”.

E con ciò il discorso rimase sospeso per altri mesi ancora, durante i quali fu vano ottenere risposte più precise, e, soprattutto, previsioni sui tempi per la sperimentazione “in campo”.

Ma venne finalmente quella indimenticabile sera, in cui, all’appuntamento sotto casa C.R. si presentò con lo sguardo di Mefistofele e così capii che il gran momento era infine giunto.

 

(PUBBLICITÀ. In questo pezzo c’è una sola interruzione, doverosa per consentire ai benevoli lettori di recuperare il massimo dell’attenzione per il finale).

 

Come salì in auto C.R. batté sul rigonfiamento della imperiale borsetta chiara e, con tono da cospiratore, disse semplicemente:

“E’ qui”. E contemporaneamente estrasse un barattolo bianco dal formato ben noto allo spogliatoio dei veterani storici.

Osservai C.R. con ammirazione e chiesi:

“Ce n’è per tutti?”

“E’ tutto qui”, rispose il Grande Alchemico, ma basterà per almeno 5 o 6 volte”

Rimasi stupito, considerando che il contenuto di un barattolo di antica memoria poteva servire sì per 5 o 6 volte, ma per un solo giocatore che ne distribuisse uniformemente il contenuto sui muscoli degli arti inferiori.

Pensai, tuttavia, che poteva trattarsi di un prodotto con caratteristiche diverse, non da frizionare, bensì da assumere magari come quelli omeopatici e, pertanto, azzardai:

“Dobbiamo prenderne tutti una puntina, sotto la lingua?”

La risposta di C.R. mi fulminò:

“Sei pazzo? Credi che una crema possa fare correre più veloci le persone?

Con questa crema miracolosa si deve impregnare ben bene il pallone che così si appesantisce e si sposta nell’aria molto, molto, molto più lentamente e così…voi arrivate a prenderlo!”

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P.S. Se questa storia suscita incredulità, posso confermare che anche a me ha fatto la stessa impressione quando l’ho letta la prima volta, ma se poi pensate bene al Protagonista…

 

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