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               La storia recente
   Le discendenze di questi briganti hanno imparato a vivere onestamente con il duro lavoro della terra e il commercio dei prodotti locali. Si tratta certo di cibi poveri: farro, castagne (di cui si faceva farina), noci e nocciole (con cui un tempo si ricavava l'olio) e prodotti della terra che le condizioni climatiche permettevano di crescere. Si allevavano capre, mucche e animali da cortile in genere. Si cacciava, si pescava, si raccoglieva ciò che la natura era pronta a donare.
   E questo fino a pochi anni or sono. Si trattava di piccole comunità autosufficienti dal punto di vista economico, in cui gli unici beni da comprare risultavano essere il sale e il riso. I grandi boschi di faggi della valle garantivano la materia prima per fare carbone, "esportato" nelle vicine città.
   Una pagina dolorosa della storia ultima di questi luoghi è rappresentata dalle vicende della Seconda Guerra Mondiale, che non ha risparmiato la zona,anzi. Per la conformazione del territorio l'appennino ligure-emiliano è divenuto ben presto teatro di operazioni militari dopo l'8 settembre del 1943, quando qui iniziarono ad affluire e a organizzarsi nuclei partigiani che seppero dare del filo da torcere alle truppe nazi-fasciste.
   Nel paese di Bogli si trovava un campo di prigionia retto da partigiani, in cui sostavano i nemici della libertà in attesa di essere tradotti in giudizio a Carrega, un paese poco distante situato in val Borbera. Per la presenza partigiana la valle fu oggetto di continui rastrellamenti, ad opera di fascisti, tedeschi e dei loro alleati mongoli.
   Il paese più duramente segnato dal conflitto è stato proprio Vesimo: nella notte fra il venti e il ventuno agosto del 1944 un aereo fascista lanciò due bombe verso delle luci che si levavano dalla sommità settentrionale del paese. Si trattava di una evidente violazione del coprifuoco, ma non di una riunione dello stato maggiore dei partigiani; il 20 agosto a Vesimo si festeggia San Bernardo abate e anche in tempo di guerra non ci si era voluti privare di una della poche occasioni di mantenere una parvenza di normalità.
   Si decise dunque di festeggiare come tutti gli anni: sulla balera, un'aia del paese a ciò adibita per l'occasione,si danzava al suono di una fisarmonica e di un piffero, quando con un sordo sibilo piovvero dal cielo due ordigni. I morti sono stati quasi una quarantina, in maggior parte del paese stesso.
   Il 21 agosto di ogni anno Vesimo si raccoglie in preghiera per ricordare una strage che ha decisamente falcidiato la sua comunità, che ancora ne risente, essendo una delle più piccole della valle.