IL "PIFARARO" DEL CASTELLO DI ARSOLI

di Luca Verzulli

Uno dei monumenti più belli di Arsoli è l’imponente castello, sorto nel X secolo per iniziativa dei Benedettini e ristrutturato nel XVI secolo dalla nobile famiglia romana dei Massimo, che acquistò tutto il feudo.

Nella fortezza stazionava un nucleo di soldati di fanteria che formavano la Guardia Civica. Un documento del 1755 riporta tutti i nomi degli "Uffiziali, Granatieri e Soldati del battaglione della rocca nella terra d’Arsoli" (1). In una pagina di questo volumetto a stampa, appaiono, aggiunti a mano, anche i nomi, i ruoli e l’anzianità di servizio di tre musicisti-militari (le parti manoscritte le ho riprodotte usando il corsivo):

TAMBURRINI

Numero Anzianità

Primo Domenico Antonio Piacentini A dì Agosto 1755

Secondo Vincenzo Renzetti A dì Agosto 1755

PIFARARO

Primo Pasquale di Domenico Di Censo A dì Agosto 1755

Che strumento suonava questo "pifararo"?

Chi avesse avuto la possibilità di partecipare ad una battaglia del XVI secolo in cui fossero intervenute truppe svizzere o i famigerati "lanzichenecchi" tedeschi, fra il fragore dei cannoni e dei primi archibugi, tra il cozzare delle picche e delle alabarde, tra le urla ed i sordi tonfi dei colpi di balestra, avrebbe potuto ascoltare dei suoni acuti e sibilanti che sovrastavano persino il cupo rullare dei tamburi. Se si fosse avvicinato alla fonte di quei suoni avrebbe potuto scorgere, tra la polvere del campo di battaglia, vicino alle bandiere, uno o più suonatori di uno strumento del quale poi tutto si sarebbe detto fuorché il suo timbro fosse adatto a quelle situazioni: il flauto traverso.

Ma non dobbiamo pensare al moderno flauto che si usa oggi in orchestra. Esso era uno strumento abbastanza semplice: un tubo cilindrico di legno con un foro di imboccatura e sei per le dita ed era sempre accompagnato da un tamburo, col quale formava il complesso musicale tipico della fanteria (2).

Nel suo libro sugli strumenti musicali del Rinascimento, Andrea Bornstein (3) ipotizza che il flauto usato nella musica "colta" derivi da quello militare, anche se gli ultimi studi (4) sul traverso medievale dimostrerebbero la sua esistenza in ambito civile molto prima del XV secolo. Probabilmente (5) per un certo periodo sono stati compresenti due tipi di flauto traverso, differenziati tra loro sia nella fattura sia nel tipo di musica eseguita. Per l'esperto di storia militare Nicola Zotti (6) il suo uso potrebbe essere stato appreso dagli eserciti europei a Bisanzio durante le Crociate ed il suo scopo primario era quello tattico di far cadenzare il passo alle fanterie, sempre in unione al suono dei tamburi, oltre ad infondere coraggio ai soldati e a costituire, vista la dislocazione della coppia flauto-tamburo vicino alle insegne, un preciso punto di riferimento ottico-sonoro.

Quasi sicuramente però i primi ad usare i flauti in battaglia furono i mercenari svizzeri (di lingua tedesca) e tedeschi. Lo stesso nome con cui fu poi chiamato lo strumento in Francia, Flûte Allemande (flauto tedesco), ne è una evidente riprova.

Nel XVI e XVII secolo la parola flauto, in Italia ma non solo, indicava normalmente il flauto dolce mentre per indicare quello traverso vi erano vari nomi col mutare delle regioni. I termini maggiormente diffusi per lo strumento militare erano: "fiffaro", "traversa", "ciufolo", "zufolo" e "piffero". Anche se quest’ultima parola indicava anche altri strumenti a fiato (p.e. nel campo della musica popolare la ciaramella che si suona insieme alla zampogna è spesso chiamata "piffero") quando la si trova in ambito militare e associata al tamburo, sicuramente designa il flauto traverso.

Ma quali musiche suonavano insieme il flauto e il tamburo militari?

Le tipologie per l’esercito sembra fossero di due tipi: brani per la marcia e brani per segnali (es. all'attacco, ritirata, adunata, ecc..). Purtroppo la gran parte di questi brani non fu mai notata su carta. Sia per motivi pratici (la battaglia, il campo, gli spostamenti) che di sicurezza (il nemico non doveva certo riuscire a scoprire i vari segnali...), sia il flautista che il tamburino suonavano a memoria (o improvvisavano), come d'altronde tutta l'iconografia sembra confermare.

Ci restano, a parte due marce riportate nel trattato di Arbeau (7), solo alcune trascrizioni per altri strumenti che, volendo imitare l’ensemble flauto-tamburo, ne ricalcano le melodie e il ritmo di accompagnamento. Inoltre nelle numerose "battaglie" (8) musicali del rinascimento e del barocco si può rinvenire lo stile precipuo del flauto militare (9).

Segnali sonori per lo scambio di messaggi tra i vari gruppi di un esercito, sia in manovra che direttamente in battaglia, sono stati sicuramente usati sin dall'antichità classica.

Una testimonianza sull'importanza dei segnali e sulla necessità che essi restino segreti, è riportata nelle British Regulations (Ordinanza ufficiale alle truppe inglesi) di Ralph Smith durante il regno di Maria d'Inghilterra (1550 circa):

Compiti dei suonatori.

Tutti i capitani devono avere tamburi e pifferi, e uomini che sappiano usarli, uomini fedeli, discreti e ingegnosi, capaci di suonare i loro strumenti e versati in diverse lingue, perché spesso sono mandati a parlare ai nemici, a raccogliere e condurre prigionieri... Se succede che questi tamburi e pifferi cadano nelle mani del nemico, né regali né violenza devono far rivelare i segreti che custodiscono (in particolare: i segnali). Devono spesso esercitarsi nel loro strumento, insegnando alla compagnia il suono della marcia (marche), dell'allarme (allarum), dell'avvicinamento (approache), dell'assalto (assaulte), del combattimento (battaile), della ritirata (retreate), e ogni altro segnale che occorre conoscere.

L'uso del flauto e del tamburo non scomparve con la fine del Rinascimento; anzi, molte altre nazioni seguirono l'esempio degli svizzeri, perfino nel Nuovo Mondo, dove questi strumenti sono ancora molto diffusi e la loro tradizione continua ancora oggi con decine di gruppi di appassionati che hanno ricostruito gli ensemble di fifes and drum del XVIII secolo.

Con la creazione e il riordino delle bande militari tra la fine del XVIII ed i primi decenni del XIX secolo, l’uso del flauto diminuì di molto fino quasi a scomparire. Lo testimonia Gregorio Carbone (10) nel suo Dizionario militare stampato a Torino nel 1863:

Piffero (Fifre). Specie d’Ottavino senza chiavi, lungo poco più di un palmo, per lo più tutto d’un pezzo, qualche volta di due. Il Piffero, non ha molto, era usato nella milizia, specialmente di fanteria, ora è smesso quasi da per tutto.

Ritornando alla nostra fonte di Arsoli trovo molto interessante la parola "Pifararo" per indicare il flautista (si riscontra per la prima volta). Altrettanto interessante è la presenza del nome di questi musicanti che molto spesso in documenti analoghi non sono riportati.

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1 - Questo è il titolo del documento: RUOLO GENERALE / DEGLI / UFFIZIALI GRANATIERI / E SOLDATI / DEL / BATTAGLIONE DELLA ROCCA / NELLA TERRA D’ARSOLI / Eretto con Privilegio Apostolico in vigore del Breve / della Santità di Nostro Signore Papa / BENEDETTO XIV. Segnato / li 24 Decembre 1754. /Esibito in piena Camera, e registrato li 27. Gennajo 1755. negl’Atti di Felice / Antonio Paoletti Notaro, e Segretario di Camera.

Il volume è conservato nell’Archivio privato della famiglia Massimo. Ho potuto vedere le foto di alcune pagine riprodotte in: Gianni Zandegiacomi, Storia di Arsoli dalle origini alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Arsoli, Ass. Pro-Loco, 1984, foto nn. 18-21.

2 - La cavalleria adoperava invece la coppia tromba - timpani.

3 - Bornstein, Andrea, Gli strumenti musicali del Rinascimento, Padova, Muzzio, 1987, pp. 57-58.

4 - Ehlich, Liane, "L'iconografia del flauto traverso nel medioevo", (trad. it. di Marco Brolli), Syrinx, n.28, 1996.

5 - Così afferma anche lo studioso Gianni Lazzari in un suo libro sul flauto di futura pubblicazione.

6 - Nicola Zotti mi ha comunicato queste informazioni in un messaggio di posta elettronica.

7 - Arbeau, Thoinot, Orchesographie Et Traicte En Forme De Dialogue, par lequel toutes personnes pauvent facilement apprendre & practiquer l'honneste exercice des dances, Lengres, Iehan des preyz Imprimeur & Libraire, 1589.

8 - Genere musicale vocale o strumentale che rievoca o imita i suoni e gli avvenimenti di un combattimento. Fu diffuso particolarmente nei secoli XVI e XVII.

9 - Tra i compositori che scrissero brani ispirati alle musiche per flauto e tamburo ricordiamo: W. Byrd, C. Farina, C. Janequin, T. Susato, J. Moderne, P. Phalese, A. Virgiliano, J. van Eyck, A. Philidor, J. F. d'Andrieu, M. de Monteclair,

10 - Carbone, Gregorio, Dizionario militare, Torino, Tipografia V. Vercellino, 1863, p. 10.


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