IL FLAUTO MILITARE: TESTIMONIANZE SCRITTE (XV - XVII SECOLO)
di Luca Verzulli

Oltre che nei trattati specifici sugli strumenti il flauto militare viene descritto o ricordato in molte altre fonti

Oltre che nei trattati specifici sugli strumenti il flauto militare viene descritto o ricordato in molte altre fonti.

Nell'articolo di Jane M. Bowers sul flauto in Francia dal medioevo al 1702 (1) sono riportate molte notizie sui complessi militari comprendenti il flauto. La prima testimonianza risale al 4 Giugno del 1489: al banchetto per il battesimo di Antoine, il maggiore tra i figli di René II di Lorena, furono eseguite musiche da parte di "tambours, fifres et trompettes". A Rennes il 13 Dicembre 1491, alle celebrazioni per il matrimonio di Carlo VIII con Anna di Britannia, parteciparono anche "deux aultres sonneurs de tabourin et ung sonneur de fluste, quelx estoint Almans" (2). Interessante notare la provenienza dei musicisti ("Almans" cioè tedeschi) che conferma ancora una volta come fosse diffusa in area germanica la combinazione flauto-tamburo a quell'epoca. Tre anni dopo, nell'Ottobre del 1494, è documentato il pagamento di "tabourins suisses" (3) da parte della "Ecurie" reale di Carlo VIII che si trovava in Italia accompagnato anche da truppe mercenarie svizzere che sicuramente avevano impressionato il sovrano con i loro flautisti-guerrieri. I musicisti della "Ecurie" accompagnavano il sovrano anche nei suoi viaggi attraverso la Francia ma raramente prendevano parte alle feste e alle celebrazioni non strettamente militari. Il gruppo risulta essere composto di cinque membri nel 1547 e nel 1571 di cinque flauti e di tre tamburi. Nel 1516 nella "musique de la chambre" (4) di Francesco I compare anche un gruppo di "fifres et tabourins" (5): molti membri di questo gruppo venivano dalla Germania e dalla Svizzera. Dopo il 1532 viene citato il nome di Hans Chaaler (che compare anche con il nome francesizzato di Hance Chaillart) come appartenente a questo complesso. In un documento del 1532 viene denominato "joueur de flûte" (6) ma, nei libri dei pagamenti dal 1540 al 1549 compare con la qualifica di "philfre" cioè "fiffaro" che indicava più specificatamente il flauto militare. Questa potrebbe essere una prova della non precisa differenziazione tra lo strumento usato in ambito militare, il "fifre", e quello usato in ambiti civili, il "flûte", nella prima metà del XVI secolo. Il 7 Giugno 1520 nel famoso incontro tra Enrico VIII d'Inghilterra e Francesco I di Francia intervennero ai banchetti "les trompettes & clarons, hautbois, fiffres" (7). I flauti militari parteciparono anche alla Messa celebrata il 23 Giugno nel campo sede dell'incontro tra i due sovrani:

Le Patrem, (fu cantato) par ceulx de France là ou estoient les corps de sabbutes et fiffres du Roy avecques les chantres et les faisoit si bon oyr qu'il es impossible de oyr plus grande melodye. (8)

Ancora nel 1622 viene ricordato il defunto Jacques Michel come "fifre et tambour de la chambre du roi" (9). Da queste ed altre testimonianze ancora risulta abbastanza evidente che l'uso del flauto come strumento militare fu dai francesi appreso dalle truppe svizzere e tedesche e subito introdotto anche nell'esercito nazionale.

Nel volume Flutes, Flautists and Makers di Andrew Fairley (London, Pan Educational Music, 1982) alla voce Fifes è riportata la notizia che in Francia nel 1534 ogni mille soldati c'erano circa quattro tamburini e due fifers.

Jean Marot (10) (c. 1463 - c. 1526) nella sua opera Voyage de Venise del 1505 (11), descrive la sfilata di 100 soldati svizzeri, accompagnati dai loro fifres e tambours:

Devant le roy cent suisse marchoient,

de jaune de rouge aornez et vestus;

fifres, tambours adonques bedonnèrent. (12)

Altra testimonianza letteraria francese è quella di Rabelais nel suo La vie très horrificque du grand Gargantua, père de Pantagruel. Pantagruel, roy des Dipsodes,(1535). Nel paragrafo intitolato Come le Anduglie tesero un'imboscata al nobile Pantagruele si legge:

Un battaglione di Anduglie gigantesche che marciavano verso di noi con guerriera baldanza, al suono allegro di flauti e cornamuse, budelli e vesciche, pifferi e tamburi, trombe e tromboni. (13)

Il poeta tedesco Jörg Graff era stato in gioventù un lanzichenecco. Divenuto cieco visse come cantore mendicante. La prima strofa del suo Canto del lanzichenecco, scritto intorno al 1520, così riporta:

Benedica Dio il potente e pio imperatore,

Massimiliano, dal quale ha preso vigore

Un ordine che corre per tutte le terre,

Con pifferi e tamburi,

Lanzichenecchi son chiamati (14)

Per le nozze di Cosimo de'Medici con Eleonora di Toledo fu rappresentata, il 9 luglio 1539, la commedia il commodo di Antonio Landi. Francesco Corteccia (1502-1571) compose le musiche per gli intermedi. Nel coro bacchico finale gli strumenti musicali presenti vennero "mascherati" in questo modo:

Uno otre da vino che vestiva un Tamburo & una cannella da botte in luogo di bacchetta da sonarlo, & uno stinco humano secco, dentrovi il zufolo che l'accompagna. (15)

Anche se l'abbinamento col tamburo potrebbe dare l'idea che lo "zufolo" sia un flauto traverso, può anche darsi che si tratti di un flauto a tre buchi.

L'Accademia Filarmonica di Verona (16) conserva una grande collezione di strumenti rinascimentali. Tra gli altri sono presenti 6 traverse tenore e 6 basso, tutti strumenti probabilmente non di ambito militare. Notizie interessanti vengono invece dagli inventari. Nel primo (1544) figurano in proprietà di Giuseppe Manuelli:

una trombeta da Canpo, un tambur da Canpo con le sue bachete, uno altro tambur picholo et duj flauti da tre busi, 4 fifarj da Canpo et cinque pive ala todescha da cantar.

Il termine "fifaro da Canpo" designava il flauto militare. Nell'inventario del 1569 il numero di questi strumenti si riduce a tre per poi scomparire definitivamente negli anni successivi, quando saranno catalogati solo flauti traversi per esecuzioni di musica "colta" come quelli, splendidi, tuttora conservati.

Il 14 Aprile 1589 a Mantova (ma ci riferisce a strumentisti di Ferrara) vengono trascritti dei pagamenti: "Ducatoni 10 alli violini, piffari et tamburri di Ferrara et fu alli 14 detto lire 61-20" (17).

Nel 1579 furono celebrate le nozze tra Francesco de'Medici (1541-1587) e Bianca Capello. B. Gualterotti riporta che durante i festeggiamenti si udì: "[...] un grandissimo romore di tamburi, pifferi e d'altri mille barbari stromenti [...]". Come nel caso precedente di Mantova, ritengo che quando si parli di "piffari" abbinati a tamburi si tratti quasi sicuramente di flauti traversi.

Il liutista Santino Garsi da Parma (1542-1604) ha composto una "battaglia" per liuto in 9 parti: nei titoli di due di questi brani si cita il flauto militare:

n.5 "Tamburi con il piffero, sonato da un thodesco"

n.8 "Piffaro a sonata con il tamburo per la vittoria".

Altra riprova dell'influenza svizzero-tedesca sull'introduzione in Italia, ed in altri paesi, del flauto traverso ci viene dal liutista e teorico Vincenzo Galilei nel suo Dialogo del 1581 (18): "Furono introdotti in Italia i Flauti dritti da Galli, & dagli Svizzeri i Traversi".

William Shakespeare cita la coppia flauto-tamburo nella commedia Much Ado about Nothing (Molto rumore per nulla), scritta negli anni 1598-99, facendola assurgere a simbolo stesso della guerra. Nella terza scena del II atto Benedetto, uno dei personaggi principali, si meraviglia dell'innamoramento del suo amico e compagno d'armi Claudio che ricorda di aver conosciuto come valente guerriero:

Benedict - I have known when there was no music whit him but the drum and the fife. (19)

Nei primi di agosto del 1637, il Decano e gli staffieri del Cardinale di Savoia organizzarono a Roma una festa (20) per la nascita del secondo figlio dell'imperatore Ferdinando III d'Asburgo (1608-1657). Il diciassettenne Pietro di Montefiascone, bello grasso ("di grossezza così mostruosa") ma con "proporzione delle membra" e "faccia honesta" , "ignudo posto a cavallo sopra una botte di buon vino, havendo una panza come un tamburro", "per tre sere continue fu menato per Roma [come un Bacco] Trionfante sopra un carro". "Avanti il trionfante Bacco andavano quattro todeschi, due con tamburri, è due con cifoli che sonavano e bevevano allegramente".

 

NOTE

  1. Bowers, Jane M., "Flaüste traverseinne and Flûte d'Allemagne: The Flute in France from the Late Middle Ages up through 1702", Recherches sur la musique française classique, XIX, 1979, pp. 7-49.
  2. "Due altri suonatori di tamburo e un suonatore di flauto, che erano tedeschi".
  3. "Tamburini svizzeri".
  4. "Musica della camera"
  5. "Flauti e tamburini".
  6. "Suonatore di flauto".
  7. "Le trombe e le chiarine, bombarde e fiffari"
  8. "Il Padre Nostro (fu cantato) da quelli di Francia dove erano i gruppi di tromboni e fiffari del Re con i cantori e facevano un così bell'udire che è impossibile di ascoltare più grande melodia".
  9. "Fiffaro e tamburo della camera del re".
  10. Poeta francese padre del più celebre Clément, fu segretario di Anna di Bretagna e poeta ufficiale presso la sua corte e quella di Luigi XII che seguì nelle due spedizioni in Italia.
  11. Jean Marot, Voyage de Venise, in F. Godefroy, Dictionnaire de l'ancienne langue française, (alla voce bedon). Marot ha scritto anche Voyage de Gênes (1507), ispirato come quello a Venezia alle guerre d'Italia di Luigi XII.
  12. "Davanti al re marciavano cento svizzeri/ di giallo e rosso ornati e vestiti/ fifres, tamburi, ovunque risuonarono".
  13. F. Rabelais, Gargantua e Pantagruele, (trad. it. di A. Frassinetti), Roma, Armando, 1988, p.189.
  14. A. Meinhardt (a cura di), Der Schwartenhals, Lieder der Landsknechte, Heidenheim an der Brenz, 1979, p. 9. La traduzione italiana è tratta da Baumann, Reinhard, I Lanzichenecchi, Torino, Einaudi, 1996, p.33.
  15. La citazione si trova in Nino Pirrotta, Li due Orfei, Torino, Einaudi, 1975, p.198, nota 70.
  16. Der Meer, J. H. van e Weber, R., Catalogo degli strumenti musicali dell'Accademia Filarmonica di Verona, Verona, Accademia Filarmonica, 1982, p.19.
  17. Mantova, Archivio di Stato, Archivio Gonzaga, busta 410, fasc. 43, c. 40, 14 Aprile 1589.
  18. Galilei, Vincenzo, Dialogo Di Vincentio Galilei Nobile Fiorentino, Della Musica Antica, Et Moderna, Firenze, Marescotti, 1581, p.146.
  19. Trad. a cura di Cesare Vico Lodovici (Torino, Einaudi, 1958): "L'ho conosciuto allora, quando per lui non si trattava di musica, ma di tamburi e pifferi."
  20. La relazione si può leggere in: Girolamo Petrignano, Trionfo/ di/ Bacco/fatto dal decano de staffiri/ Del Serenissimo Prencipe Cardinale di Savoia nell'/ occasione della nascita del/ Secondo Genito Della Sagra Cesarea/ Maestà di Ferdinando/ Terzo Imperatore/ dedicata/ Al Serenissimo Prencipe Cardinale Di Firenze, Roma, 1637.


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