IL FLAUTO MILITARE: I TRATTATI
di Luca Verzulli

Dopo il breve lavoro del precedente numero del bollettino sul flauto militare a Roma vorrei proporvi una serie di articoli dedicati più in generale a questo particolare utilizzo dello strumento. Questa seconda "puntata" vuol analizzare le informazioni che si trovano in alcuni trattati dei del XVI, XVII e XVIII secolo.
La maggior parte delle informazioni che qui riporto sono state prese dalle due tesi di laurea dedicate al flauto traverso rinascimentale: quelle di Luigi Lupo (1) e di Nicole Journot (2). In particolare dalla prima ho riportato molte traduzioni dei testi originali.
Dei numerosi trattati che nel XVI e XVII secolo descrivono il flauto traverso solo una parte distingue nettamente lo strumento colto da quello militare: mi fermerò in particolare solo su questi.
Proprio il più antico lavoro giunto sino a noi, il Musica Getutscht, di Sebastian Virdung (3) nel 1511 descrive esclusivamente il flauto militare, lo Zwerchpfeiff (4). Ce lo specifica lo stesso autore in un passo dedicato agli strumenti a percussione: "Ci sono inoltre altri Tamburi che in genere vengono suonati con gli Zwerchpfeiffen / come fanno i soldati pagati appositamente per questo" (5).
Dall'illustrazione inserita nel trattato non si riesce a capire bene la taglia dello strumento. Tra l'altro è raffigurato vicino al flauto a tre buchi che, come il flauto militare, veniva sempre suonato insieme ad un tamburello.
Il successivo trattatista che menziona il flauto militare è il francese Thoinot Arbeau (6) che pubblica nel 1589 un'opera, L'Orchesographie..., che è principalmente dedicata alla danza.
Gli unici strumenti citati, il fifre (cioè il nome francese dato al flauto militare) e l'arigot (un piccolo flauto a becco) sembrano perciò da lui destinati principalmente alla musica da ballo. Arbeau così descrive il fifre:

"Noi chiamiamo fifre un piccolo flauto traverso a sei fori che viene usato da Tedeschi e Svizzeri e la sua cameratura interna è stretta quanto la grandezza di una palla di pistola; esso rende un suono acuto [...] I suonatori di detti Tamburo e fifre vengono denominati secondo il nome dei loro strumenti come quando noi diciamo di due soldati che l'uno è il tamburo e l'altro il fifre di qualche capitano" (7).

Purtroppo non sappiamo quale preciso tipo di pistola avesse in mente Arbeau: in quel periodo il calibro di questo tipo di arma variava tra i 10 e gli 11,5 millimetri. Sfortunatamente non vengono specificate nè le lunghezze o il diapason di questi fifres. Sulle musiche che offre questo trattato e su altre informazioni che da sull'articolazione della lingua, sui Modi usati nei brani militari e sull'improvvisazione parlerò in un altro paragrafo.

Molte altre informazioni sul flauto militare ce le offre l'importante trattato Syntagma Musicum (8) del tedesco Michael Praetorius particolarmente nel secondo volume Organographia, pubblicato nel 1619. Siamo più di cento anni dopo la prima testimonianza di Virdung ed ora, nella tavola IX del volume, troviamo raffigurati ben 4 flauti traversi: 3 vengono chiamati Querflötten (sono i flauti usati in ambito "civile" e divisi in tre taglie: soprano il La, tenore in Re, basso in Sol), l'altro è il nostro flauto "da guerra" lo Schweitzerpfeiff di cui non menziona la taglia ma che dall'incisione risulta un poco più lungo del soprano in La e, ma in misura appena percettibile, più stretto in larghezza. Ma lasciamo parlare lo stesso Praetorius:

"Lo Schweitzerpfeiff [letteralmente flauto svizzero] o il Feldpfeiff [flauto da campo] appartiene anche a questa categoria [cioè dei flauti traversi] ma esso possiede delle proprie peculiarità di diteggiatura la quale non è uguale a quella del flauto traverso ed esso viene suonato solamente insieme ai tamburi militari". (9)

In una tavola successiva, la XXIII (vedi figura), ecco che però insieme ai tamburi a cordiera e ai timpani, compaiono due flauti traversi militari di differente taglia. Il mistero delle diverse tessiture è risolto nella tabella delle estensioni dei flauti traversi: il più lungo dei due Schweitzerpfeiff è tagliato in Re come il "collega" Tenore, il più piccolo in Sol, quindi un tono sotto il Soprano in La, come nella tavola IX si poteva constatare "ad occhio". Diversa è però la loro estensione verso l'acuto: solo una ottava più una quarta il piccolo, una ottava più una quinta il grande (quindi Sol-Do' e Re-La') mentre i flauti "normali" presentano almeno due ottave di estensione. E' questo dovuto ad una cameratura interna più stretta, una minor lunghezza e un foro d'imboccatura più largo? Sinora, che io sappia, nessun costruttore moderno di copie si è cimentato nella riproduzione di questi due modelli di Praetorius: sarebbe interessante verificarne gli esiti.
Nel 1636 compare Harmonie Universelle (10) di Padre Mersenne che riporta specifiche indicazioni sul nostro fifre:

"[...] ciò che è proprio del Fifre e da cui differisce dal Flauto Allemand è che esso suona più forte, che i suoi suoni sono molto più vivi e squillanti, e che è più corto e più stretto. E' il vero strumento degli Svizzeri e degli altri che suonano il tamburo". (11)

Egli ci da una tavola delle posizioni che, come per Praetorius è meno estesa di quella per gli altri flauti:

"Per quel che riguarda la tabulatura del Fifre, che mostra tutti i toni, e il modo di coprire i fori per suonare tutti i tipi di arie e canzoni, essa non ha un'estensione così grande come quella del flauto precedente, visto che è solo di una 15°, come vediamo nella tabulatura che segue". (12)

Prosegue poi ipotizzando di aggiungere all'organo un registro che imitasse il suono dei fifre ma sarebbe difficile da rendere le specificità dello strumento a fiato:

"Ora è certo che si può aggiungere il registro di Fifre all'Organo, al fine di arricchirlo con una nuova grazia, ma non è possibile sostituire la gentilezza della bocca, della lingua, e delle labbra con il soffio ordinario dell'Organo". (13)

La sua tavola delle posizioni riporta per il flauto militare una estensione di due ottave a partire dal re basso in chiave di violino. Anche Luigi Lupo sulla sua tesi riporta dei dubbi sulle diteggiature di Mersenne anche per l'impossibilità di provarle su strumenti originali superstiti. Egli ipotizza la differente costruzione rispetto ai flauti "colti" particolarmente nel diametro dei fori per le dita e nella distanza tra l'estremità inferiore e il primo foro per la mano destra. Un ultimo accenno al flauto militare Mersenne lo fa quando, parlando dell'articolazione, ci ricorda il suo consueto "partner" a percussione:

"Bisogna ribadire che il flauto e la lingua devono lavorare allo stesso tempo per far suonare il flauto alla perfezione, e che bisogna dare un colpo di lingua, e un pò di labbro a ciascun suono, affinché tutte le note siano articolate; cosa che è necessaria perchè noi parliamo del Tamburo, di cui ci si accompagna con questo strumento". (14)

Intorno al 1638 è datato Le Traitè des Instruments de Musique (15) di Pierre Trichet: anche questo documento si sofferma sul flauto militare occupandosi principalmente del suo utilizzo nell'antichità, specificando inoltre la differenza tra il fifre ed il flauto traverso e citando come fonte autorevole lo stesso Mersenne. Ne riporto qui alcuni passi:

"Glareano, nel commento che ha fatto sull'arte poetica di Orazio, crede che bisogna mettere sullo stesso piano sia il fifre che il flauto allemand. Ciò che in lui ha causato questa convinzione è la piccola differenza che c'è tra questi due tipi di strumenti. Ma se avesse ben considerato che il fifre è più gracile e più corto tra tutti questi flauti avrebbe potuto a mio avviso distogliersi da questa opinione, perchè ecco come ne parla:"Ci sono anche tibie che vengono suonate di traverso, aventi sei fori e due ottave, che io penso siano chiamate fistulae, come quegli strumenti che la Germania usa nelle guerre, e che correntemente chiamiamo svizzeri. Ma in egual misura ognuno oggi riconosce che non c'è alcuna differenza tra fistula e tibia, come presso i Greci tra aulos e siringa?". Lui si persuade dunque che nessuno ha potuto ancora ben notare la differenza che mettono i Latini tra tibia e fistula, ecco perché li confonde così a sproposito.  Ma mi senbra che la contestazione non sia così grande che non la si possa facilmente risolvere, come si può dedurre da ciò che ho già menzionato; basterà dire a questo proposito che il fifre ha lo stesso numero di fori disposti nella stessa maniera, e cha ha la stessa forma del flauto allemand. Comunque poiché ai concerti che si fanno con flauti allemand tutti di diversa grandezza, secondo la parte che devono sostenere, non si usa affatto il fifre per la parte superiore, essendoci un tipo di flauto per quella parte diverso dal fifre, perché non credere che il fifre è uno strumento diverso dal flauto allemand? Anche perché si fa una distinzione tra il flageolet e il flauto dolce, benché la loro forma sia simile ed abbiano lo stesso suono. E' proprio la piccolezza del fifre e del flageolet che fa che noi li differenziamo dai flauti [...] Ora non è proprio vero che il più piccolo dei flauti allemand potrebbe fare da astuccio al fifre degli svizzeri? E se mi si obietta che il modo di suonare il fifre e il flauto allemand è del tutto simile, io rispondo che i nostri flauti e i nostri flageolet s'intonano anche nello stesso modo, ma nonostante ciò chi è colui che non li distingua al giorno d'oggi?. Marin Mersenne avendo riconosciuto questa verità è dello stesso mio avviso, oltre alle ragioni che ho elencato lui ne aggiunge altre considerevoli, ecco come pressapoco ne parla: [qui riporta le parole di Mersenne che ho già citato precedentemente]". (16)

Più avanti nella stessa pagina ci da un'informazione interessante sulla diffusione del flauto militare da parte di truppe diverse da quelle svizzere e lanzichenecche:

"E' anche perfettamente vero che attualmente il fifre è grandemente di moda non soltanto tra gli svizzeri e i tedeschi ma anche tra molte altre nazioni che se ne servono nei loro esercizi militari, insieme con il tamburo, sebbene gli uni ne servono in un modo e gli altri in un altro secondo i diversi costumi e le diverse tabulature in uso". (17)

Come Arbeau, ma quasi cinquant'anni dopo, anche Trichet specifica il nome dato ai flautisti militari:

"I suonatori di fifre vengono tra di noi normalmente chiamati con il nome del loro strumento, perché essendo portati in guerra o stando al soldo in qualche guarnigione, li si chiama fifre del capitano che se ne serve". (18)

L'ultimo trattato del XVII sec. che prendo in esame è quello dell'erudito padre gesuita Athanasius Kircher, la Musurgia Universalis (19) pubblicata a Roma nel 1650.  Kircher parla, e brevemente, solo del flauto traverso militare ma è interessante la sua testimonianza sul'uso che ne facevano le guardie svizzere del papa. Infatti il dotto gesuita tedesco visse a Roma, dove era insegnante al famoso Collegio Romano, l'università dei Gesuiti, dal 1637 fino al 1680, anno della sua morte. La parte che descrive questo strumento si riferisce alla figura IV della tavola XX in cui è raffigurato un traverso:

"Interessa il genere della Fistula militare, che i Germani sono soliti usare in tutte le occasioni e unire al tamburo, e che è utilizzato dagli Elvetici deputati alla custodia del Sommo Pontefice. L'inclinazione di questo flauto è diversa dalle altre, infatti accostano il flauto alle labbra di traverso e l'insufflazione avviene attraverso il decimo foro, vedi le tabulature nel libro 5 di Mersenne sugli strumenti a fiato". (20)

Luigi Lupo nota giustamente come il riferimento al decimo foro è evidentemente un clamoroso errore di Kircher che probabilmente non conosceva bene lo strumento e che forse si era confuso con i flauti a becco a nove fori (più uno per l'insufflazione) o forse perché Mersenne, nelle sue tavole delle posizioni, usa un cerchio (O) e una stanghetta (I) che messi vicini possono ricordare il numero 10. Nel 1723 viene dato alle stampe non un trattato musicale ma una collezione di incisioni raffiguranti i principali strumenti: Il Gabinetto Armonico Pieno d'Instromenti (21) del gesuita Filippo Bonanni. L'opera riveste scarso interesse per l'iconografia musicale in quanto raffigura spesso strumenti inventati, di fantasia o mal riprodotti. Il flauto traverso dell'incisione appare infatti addirittura con una conicità inversa (cioè ad allargarsi dall'imboccatura verso il piede). Quello che invece è interessante è la didascalia che Bonanni riporta a spiegazione della figura:

"Al flauto sopradetto [il flauto doppio] un altro se ne può aggiungere detto Traversier dagl'Alemanni, lungo palmi tre circa, ed hà Canale quasi ugualmente steso, ha buchi sette [sic] verso il fine , ed uno al principio, a cui si applica la bocca per animarlo col fiato, ci si tiene come si vede nella figura sotto questo numero esposta indicante un Soldato in atto di suonarlo, perché sogliono principalmente usarlo li Soldati Tedeschi, e accompagnare con esso il suono del Tamburro".

Un'altra testimonianza settecentesca è nel famoso trattato di Quantz (22) che, nella sua breve storia del flauto nel capitolo I, così ricorda: "All'inizio il flauto traverso non era fatto che in un sol pezzo, come è il flauto degli Svizzeri o il Fifre dei soldati che è ancor oggi in uso; eccetto che quello era un'ottava più basso di questo." La testimonianza del grande flautista tedesco ci fa capire che nel XVIII secolo il flauto militare era tagliato un'ottava sopra il normale flauto, come l'odierno ottavino.

NOTE
1. Lupo, Luigi Mario, Il flauto traverso rinascimentale, tesi di Laurea, Università degli studi di Bologna, Corso di Laurea in D.A.M.S., anno accademico 1993/94 sessione invernale.
2. Journot, Nicole, La Flûte traversière renaissance, tesi del Centre de Musique Ancienne, Genève, 1985.
3. Virdung, Sebastian, Musica getutsch, Basel, 1511, in facsimile, Zweiter Amdruck, Berlin, T.Trautwein'Sche Buch-und Musikhandlung, 1882.
4. Dall'antico tedesco Zwerch che significa traverso.
5. Virdung, op. cit. fol. 14v.
6. Arbeau, Thoinot, Orchesographie ...., Lengres, Iehan des preyz Imprimeur & Libraire, 1589, in facsimile, Bologna, Forni, 1969.
7. Arbeau, op. cit. fol. 17v.
8. Praetorius, Michael, Syntagma Musicum, Wolfenbüttel, Elias Holwein, 1619, in facsimile in Documenta musicologica, I/14-15, Kassel, Bärenreiter, 1958.
9. Praetorius, op. cit. Cap. VIII, p. 35.
10. Mersenne, Marin, Harmonie Universelle, Contenant la Theorie e la pratique de la Musique, Paris, Chez Sebastien Cramoisi, 1636. I; Seconde Parthie De L'Harmonie Universelle, Paris, Pierre Ballard, 1637, Livre Cinquieme, pp. 241-244. Ed. in facsimile: Paris, Edition du Centre National de la Recherche Scientifique, 1965, (a cura di F. Lesure).
11. Mersenne, op. cit. II parte, p. 243.
12. Mersenne, op. cit. II parte, p. 243.
13. Mersenne, op. cit. II parte, p. 243.
14. Mersenne, op. cit. II parte, p. 244.
15. Trichet, Pierre, Le Traitè des Instruments de Musique, ms. dopo il 1638, in facsimile a cura di F. Lesure, in "Annales musicologiques", III, 1955.
16. Trichet, op. cit. pp. 352-353
17. Trichet, op. cit. p. 253.
18. Trichet, op. cit. p. 253.
19. Kircher, Athanasius, Musurgia Universalis sive Ars Magna Consoni et Dissoni, Roma, Ludovici Grignani, 1650. Libro VI De Musica Instrumentalis.
20. Kircher, op. cit. p. 500.
21. Bonanni, Filippo, Gabinetto Armonico Pieno d'Instromenti, Roma, 1723.
22. Quantz, Johann Joachim, Versuch einer Answeisung die Flöte traversière zu spielen, Berlin, J. F. Voss, 1752, ed. in facsimile: Paris, Zurfluh, 1975, p.25.
 


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