(Dal Testo: "Fondi
Strutturali 2000 - 2006" Editore Kappa, Roma 2003)
Come progettare con
il F.S.E. in Italia
1. Aspetti pedagogico-didattici
nei progetti di interventi con il F.S.E.
1.1. Pedagogia e F.S.E.
Un aspetto importante
da mettere subito in evidenza è quanto sia fondamentale, per studiosi
di formazione, acquisire competenze progettuali per la costruzione di
percorsi formativi, a qualsiasi livello. E' poi interessante, sotto molti
punti di vista, focalizzare tale interesse nella progettazione di corsi
di formazione cofinanziati con il F.S.E.; occorre infatti superare il
preconcetto che tali lavori siano in particolare di taglio tecnico, soprattutto
se si fa riferimento esclusivo alla compilazione dei formulari, che rappresentano
un semplice atto finale di tutto uno studio e ricerca di tipo prettamente
socio-pedagogico e didattico; talvolta si arriva a pensare che tutto ciò'
sia simile alla compilazione di un 740, cosa che mal si concilia con gli
interessi di studiosi di scienze umanistiche.
Occorre anche dire che la predisposizione tutta italiana, di una visione
più teorica che pragmatica di tali studi, sta in parte cambiando,
sia per la necessità di una adeguata risposta alle richieste sempre
più' pratiche e concrete generate dalle nuove tecnologie - le quali
di per sé impongono una forte competizione a livello mondiale -
sia dalle sollecitazioni e dalle condizioni stabilite dalle istituzioni
per ottenere i finanziamenti europei.
Il trasferimento nella elaborazione dei progetti delle conoscenze pedagogico-didattiche
degli studiosi di questo comparto e del patrimonio di studi e ricerche
di esperti nei processi formativi, da un lato pone le condizioni per un
utilizzo razionale e sempre più' massiccio delle quote di risorse
europee assegnate all'Italia, dall'altro consente di sperimentare sul
piano della concretezza quelle conoscenze, in gran parte di taglio teorico
psico-socio-pedagogiche e didattiche, sottoponendo le decisioni prese
alla verifica oggettiva della loro fattibilità, con un prezioso
e specifico ritorno culturale; è infatti nella fase progettuale
che gli obiettivi didattici e formativi si materializzano in un prodotto
concreto.
L'utilizzo delle conoscenze e delle informazioni per la realizzazione
di progetti formativi mette in atto un processo che permette di strutturare
i concetti, di apprendere a costruirne di nuovi, che possono poi essere
concretamente trasferiti nei comparti cui sono destinati.
1.2. Finanziamenti
europei (F.S.E.) e cambiamenti radicali nel sistema scolastico/formativo
in Italia.
A fronte dei grandi
mutamenti ormai noti, quali la mondializzazione dell'economia, la globalizzazione
dei mercati con il conseguente adeguamento delle risorse umane ad un passaggio
ad un'economia caratterizzata dalla flessibilità, la diffusione
globale delle nuove tecnologie e lo sviluppo dei mezzi di comunicazione,
l'affermazione del concetto di "qualità totale" (soddisfazione
del cliente), il passaggio da un modello chiuso di organizzazione ad un
modello aperto all'esterno che cresce su se stesso (learning organization),
infine la terziarizzazione ed internazionalizzazione del processo economico,
è opinione diffusa che le risorse umane stanno assumendo un grande
valore economico e sociale nei contesti economici e lavorativi.
Questa serie di fattori comporta notevoli mutamenti, specialmente all'interno
degli ambiti formativi nei quali i Docenti, nella conduzione del processo
formativo, dovranno adeguarsi per dare risposte soddisfacenti alle richieste
del mercato di figure professionali che siano capaci di fronteggiare la
forte competizione.
Se le risorse umane sono fondamentali al superamento di questo impatto
epocale, che si è presentato negli ultimi decenni, è ormai
un dato acquisito negli ambienti scolastici, formativi, universitari ed
aziendali, ritenere la figura del Formatore strategica al successo dei
percorsi formativi proposti, nei quali si deve rispondere il più
adeguatamente possibile, considerando in via prioritaria i fabbisogni
che le aziende e i lavoratori manifestano.
Su queste basi quindi si è andata progressivamente affermando l'opinione
che, insieme ad obiettivi più generali, sia necessario:
" creare un linguaggio comune tra i vari comparti scolastici (istruzione,
formazione professionale, università) ed aziendali, che ne agevoli
una concreta integrazione, con il riconoscimento delle competenze acquisite,
e quindi di crediti formativi, quale patrimonio personale di ogni individuo;
" realizzare processi individualizzati all'interno dei gruppi in
formazione.
Queste considerazioni, sia pure solo accennate, mettono bene in luce come
il ruolo del Formatore stia assumendo delle connotazioni più articolate,
e quanto allo stesso tempo sia sollecitato a fornire prestazioni più
complesse e più diversificate rispetto al passato; tradizionalmente,
infatti, il Formatore era chiamato a trasmettere conoscenze e saperi determinati
e misurabili; oggi invece è chiamato soprattutto ad essere mediatore
tra il corsista e i vari saperi. Egli cioè dovrà essere,
in buona sostanza, un "facilitatore dell'apprendimento" (M.S.
Knowles) . In questa nuova prospettiva il Formatore non considererà
gli allievi del gruppo in aula "tutti uguali", ma, al contrario,
ciascuno di loro verrà da lui valorizzato per le proprie esperienze,
potenzialità e storie personali; è buona norma quindi che
il Docente, nel veicolare i contenuti disciplinari, tenga conto delle
esperienze pregresse di ciascun allievo, procedendo, nel contempo, nella
direzione di condurre tutto il gruppo all'acquisizione degli obiettivi
prefissati. E' un cambiamento forte ma necessario, che non consente più
la messa in atto di lezioni rigidamente riferite ai programmi centralizzati
in cui, una volta trasmesse le nozioni programmate, il compito si esaurisce
anche se qualche discente resta indietro strada facendo.
I nuovi Formatori tendono a divenire figure essenziali di un complesso
processo polivalente, le quali oltre a trasmettere conoscenze disciplinari,
organizzano razionalmente l'ambiente di apprendimento in tutte le sue
fasi, proponendo e realizzando le migliori condizioni per imparare, consigliando,
interagendo con gli allievi, correggendo, se e dove occorra, il percorso
formativo programmato. Il loro obiettivo più importante sarà,
oltre a quello di far raggiungere ai discenti nuove abilità tecnico
professionali, quello di portare il singolo allievo ad acquisire la capacità
di "autoapprendimento". Conseguentemente sarà importante,
per il Docente, porre attenzione sulla scelta delle metodologie da proporre
all'interno dei corsi formativi attivati.
1.3 Metodologie didattiche.
Anche le metodologie
in campo didattico si sono sviluppate e, dall'impiego di metodologie chiuse,
in questi ultimi anni si è potuto assistere al passaggio e alla
messa a punto di strategie di apprendimento aperte e flessibili.
Si possono individuare in proposito una serie di criteri per la scelta
di un metodo, che possono riguardare:
- gli obiettivi che si vogliono raggiungere,
- la comunicazione che si vuole attivare,
- i contesti in cui si opera,
- il tipo di interazione docente-discente,
- l'insegnamento che si vuole mettere in atto.
In termini pedagogici, la scelta di metodologie attive significa tener
conto del processo interno dell'allievo, soprattutto devono essere ricercate
"dentro" l'individuo le condizioni mancanti ad un apprendimento
efficace; si tratta di "condizioni mentali" che l'allievo porta
con sé quando si accinge ad imparare, cioè di capacità
apprese in precedenza, fattori questi importanti per assicurare un apprendimento
efficace; significa anche creare tutte quelle opportunità relazionali
con l'individuo ed il gruppo in apprendimento, con lo scopo di condurre
tutti ad un obiettivo comune.
G. P. Quaglino sintetizza molto bene il dibattito, tuttora in corso, sulle
metodologie utilizzate nelle varie attività formative, nelle seguenti
opposizioni:
a) accademismo vs attivismo;
b) contenuti vs processi;
c) strutturazione vs destrutturazione.
" accademismo vs attivismo:
- accademismo significa distanza (rilevante ed eccessiva) tra docente
ed allievo, "comunicazione ad una via", rigidità nelle
relazioni;
- attivismo significa coinvolgimento diretto dell'allievo, riferimento
al gruppo, imparare facendo esercizi, sperimentando, risolvendo problemi,
"comunicazione a due vie", discussione, vivacità, responsabilizzazione,
concretezza.
" contenuti vs processi:
opposizione in cui, pur nella condivisione di fondo di un approccio attivistico,
il primo termine punta su finalità di apprendimento a traguardi
educativi sostanzialmente espressi dal conoscere "contenuti";
l'altro termine ritiene d'importanza prioritaria traguardi educativi connessi
ad un sapere, per così dire, aspecialistico ed "universale",
ossia quello dei comportamenti di lavoro e delle relazioni interpersonali,
in cui si tenda a focalizzare maggiormente temi e problemi di "processo".
" strutturazione vs destrutturazione
il primo termine è finalizzato ad una modalità educativa
espressa nel far compiere un certo percorso di apprendimento in modo logico
e ordinato secondo una sequenza prestabilita, rigorosamente strutturata;
l'altro termine verso una modalità pensata con il percorso stesso,
che si tratterà di costruire nel momento in cui sono prestabiliti
i soli confini spazio-temporali (l'aula fisicamente intesa, il gruppo,
la durata degli incontri). Questa modalità può essere riassunta
nel concetto lewiniano dell'apprendere dal "qui e ora."
Tra le numerose strategie che negli anni si sono messe a punto per ovviare
alla rigidità di ordinamenti e programmi centrali di molti paesi,
c'è la cosiddetta "Mastery learning", tradotta letteralmente
"apprendimento per padronanza". Questa strategia, messa a punto
negli anni settanta da un gruppo di psicologi e pedagogisti statunitensi,
tra i quali B. S. Bloom, vuol far raggiungere alla totalità degli
allievi coinvolti gli obiettivi relativi ad un determinato processo formativo.
1.4 Programmazione
delle lezioni.
Come precedentemente
si è sottolineato, nelle attività formative è importante
che il Docente, nel somministrare nuovi contenuti, parta dalle esperienze
pregresse dell'allievo, facilitandone l'apprendimento.
Secondo D.P. Ausubel , tre sono le strutture da mettere in connessione,
derivate da un sistema di relazioni che producono un risultato significativo
di un apprendimento:
1. struttura conoscitiva
dell'alunno, intesa come l'insieme delle rappresentazioni interne, dei
concetti, dei principi, delle regole, dei precedenti, delle capacità
intellettuali, degli atteggiamenti e degli stati emotivi da lui posseduti
e relazionati;
2. la struttura della conoscenza da acquisire, data dai suoi concetti
chiave, dai suoi principi organizzatori, dalle regole di verifica della
verità delle sue proposizioni, ecc;
3. l'insieme delle operazioni da mettere in atto da parte dell'alunno
per incorporare gli elementi della conoscenza proposta nella sua matrice
cognitiva.
Occorre comunque,
tenere presente che nessun metodo didattico si può considerare
definitivo, cioè ritenere che, in ogni proposta formativa esso
consenta di ottenere risultati positivi costanti pur in ambienti formativi
diversi e con alunni e insegnanti diversi; viceversa, nella scelta del
metodo da applicare concretamente, risulta più utile porre in evidenza
gli obiettivi che con esso si vogliono raggiungere, e quindi mettere a
punto l'insieme dei contenuti da erogare.
Si possono utilizzare
le seguenti tipologie didattiche:
¢ Lezioni, lettura e discussione - trasmissioni di conoscenze da
parte del docente in forma già strutturata; in questo caso all'allievo
è richiesta attenzione ed ascolto; il metodo è vicino ad
un approccio accademico classico, ma viene mitigato da uno scambio attivo
nella lettura e discussione. Poiché la lezione risulta essere didatticamente
la modalità più usata, ci si può riferire al metodo
proposto da R. Gagné e L.J. Briggs (1990) i quali, partendo dai
processi di acquisizione delle conoscenze, ne fanno derivare l'azione
didattica dell'insegnante. A tal proposito può essere utile riassumere
le condizioni che si devono progettare negli eventi didattici come vengono
presentati da R. M. Gagné e L. J. Briggs :
a) Stabilire l'obiettivo della lezione (l'insegnante spiega alla classe
cosa imparerà);
b) Informare lo studente dell'obiettivo fornendo un modello di prestazione
(l'insegnante presenterà un esempio che faciliti l'apprendimento
e poi chiederà agli studenti di familiarizzare con esempi analoghi);
c) Guida all'apprendimento: (l'insegnante chiederà agli allievi
di approfondire e capire gli esempi rappresentati precedentemente ed elaborati
in modo automatico);
d) Guida all'apprendimento: dare una definizione verbale (l'insegnante
definisce con gli allievi il segmento della lezione già elaborato,
utile alla costruzione e al raggiungimento dell'obiettivo della lezione);
e) Guida all'apprendimento: fornire un certo numero di esempi (l'insegnante
distribuisce materiale utile all'apprendimento della parte successiva
della lezione);
f) Sollecitare la prestazione (l'insegnante chiede agli studenti di identificare
ed esercitarsi sui contenuti disciplinari discussi);
g) Fornire il feedback (l'insegnante fornisce la conferma e il feedback
correttivo necessari);
h) Accertare il raggiungimento dell'obiettivo (l'insegnante fornirà
materiale per l'accertamento della valutazione formativa).
¢ analisi di
casi - un caso è una "situazione-problema" che si è
determinato; dal resoconto dello stesso si deve prendere una decisione
di risoluzione. Il metodo didattico consiste nell'analisi dei fatti e
dati forniti attinenti il caso proposto e sulla ricerca di risposte adeguate.
Viene privilegiata la discussione e il confronto ed il tipo di apprendimento
sollecitato si caratterizza nella logica del "problem-solving".
¢ simulazioni - un caso simulato dal vivo anziché analizzato
semplicemente come per il metodo precedente. Il metodo didattico è
quello di proporre apprendimenti per esercizio, sperimentazioni, riproduzione
di problemi e situazioni. E' un modello esperienziale che segue i passaggi
di: sperimentazione-analisi-concettualizzazione (modelli sequenziali di:
Kolb - Pfeiffer - Jones ). Le tecniche possono essere:
a) simulazioni addestrative - simulazione di una situazione lavorativa
circoscritta che richiede una successione di comportamenti chiusi e prescrivibili
(es.: ottenere un appuntamento);
b) simulazioni su casi (role-play) - esercizi di rappresentazione o drammatizzazione
di una situazione lavorativa a partire da profili professionali;
c) simulazioni dimostrative - esercitazioni già codificate che
vengono utilizzate dal formatore per evidenziare fenomeni sociali che
gli consentono di dimostrare tesi inerenti i comportamenti interpersonali,
es. "sociogramma";
d) simulazioni di analisi - (dette anche "qui ed ora"): in relazione
ai fenomeni che si vogliono esaminare, vengono assegnati dei compiti che
sono variabili del fenomeno stesso, per poi successivamente sollecitare
l'analisi collettiva di quanto è accaduto per mettere in luce le
relazioni interpersonali che si stanno sviluppando in formazione.
¢ stages e tirocini formativi - presso aziende in cui verificare
le competenze acquisite in aula e nei laboratori didattici, mettendo gli
allievi di fronte un contesto non simulato; essi valorizzano le capacità
di risolvere i problemi che si presentano concretamente; inoltre orientano
i corsisti verso una scelta più consapevole perché più
rispondente alle esigenze del mercato del lavoro, favoriscono l'approccio
relazionale nei contesti organizzativi e infine facilitano l'adattamento
degli allievi alle nuove tecnologie.
Tutto questo insieme di teorie e metodi può essere tenuto in considerazione
dal Formatore come cornice di sfondo alle strategie didattiche che egli
intenderà mettere in atto nei vari percorsi di apprendimento. Occorre
poi tenere presente che qualsiasi scelta didattica il Formatore voglia
utilizzare con gli allievi, questa assumerà connotazione di metodologia
attiva o passiva secondo quanto il medesimo vorrà spendersi nel
proporre i contenuti disciplinari, sia dall'aspetto sostanziale ma anche
affettivo/emozionale.
1.5 Cenni sulla recente
normativa del sistema scolastico -
formativo italiano.
Anche nelle indicazioni
che ci pervengono dalla normativa riferita all'Autonomia scolastica, troviamo
gli orientamenti accennati in precedenza. Nella stessa normativa viene
posta prioritariamente l'esigenza di attivare un "Sistema scolastico/formativo
integrato" in cui la Formazione permanente sia pienamente realizzata,
e nella quale ogni individuo, fin dall'infanzia, sia messo nella situazione
di poter scegliere, ed eventualmente cambiare, tratti di percorsi formativi
secondo le proprie inclinazioni ed aspettative,
Nel ciclo secondario l'obbligo formativo potrà essere assolto anche
in percorsi integrati di istruzione e formazione:
" nel sistema dell'istruzione scolastica;
" nel sistema della formazione professionale;
" nell'esercizio dell'apprendistato.
Anche per l'obbligo scolastico la scuola di base è chiamata a mettere
in atto tutte quelle strategie didattiche che consentano agli allievi
di raggiungere gli obiettivi comuni generali e specifici.
Lo scopo prioritario della normativa attinente l'Autonomia è quello
di innalzare la qualità dell'istruzione, il che significa anche
non disperdere nessuna risorsa umana, soprattutto attraverso interventi
personalizzati nei percorsi formativi; questi daranno la possibilità
ad ogni individuo in formazione di percorrere anche itinerari scolastici/formativi
diversi, ma che garantiscano il raggiungimento di obiettivi generali e
specifici in termini di conoscenze e competenze disciplinari e relazionali.
Con l'Autonomia la scuola è chiamata a superare il proprio carattere
autoreferenziale e ad operare in un quadro di progetto culturale formativo,
connettendosi con le altre realtà formative (formazione professionale,
università, mondo produttivo), facendo in tal modo decollare il
tanto auspicato Sistema integrato scolastico/formativo.
Sono grandi cambiamenti, questi, che richiedono un forte impegno da parte
del corpo docente, che dovrà, in questo caso, acquisire un nuovo
modo di lavorare rendendosi disponibile alla progettazione e al lavoro
di gruppo.
E' un modo completamente diverso d'insegnare rispetto a quello tradizionale:
cambia, come dice G. Domenici, il cosa insegnare, il come insegnare, ma
anche come organizzare le reali opportunità di apprendimento degli
allievi. Un lavoro importante ma faticoso che graverà soprattutto
sui Docenti i quali dovranno, solo nelle linee generali, attenersi ai
programmi centralizzati, ma soprattutto - come accennato precedentemente
- dovranno progettare gran parte del curricolo formativo; tutto questo
comporterà necessariamente la disponibilità di attività
di gruppo, con il conseguente superamento di lavori che abbiano connotazione
essenzialmente individualistica.
1.6 Organizzazione
modulare.
Una strategia formativa
indicata dalla recente normativa, che può a ragione essere considerata
come il fulcro dell'intero sistema scolastico/formativo, è l'organizzazione
didattica modulare.
Il modulo viene definito da G. Domenici come: "una vera e propria
strategia formativa flessibile, ma altamente strutturata, in cui l'organizzazione
sia del curricolo, sia delle risorse, del tempo e dello spazio prevede
l'impiego opportunamente modellabile di segmenti di itinerari anche non
lineari di insegnamento/apprendimento - i moduli - che hanno struttura,
funzioni ed estensioni variabili, ma formalmente unitariamente definite;
[
] ciascun modulo viene a costituire una parte significativa, altamente
omogenea ed unitaria generalmente di un più esteso percorso formativo,
disciplinare o pluri, multi, interdisciplinare programmato, una parte
del tutto, ma in grado di assolvere ben specifiche funzioni e di far perseguire
ben precisi obiettivi cognitivi verificabili, documentabili e capitalizzabili."
Sempre G. Domenici afferma che i segmenti unitari, di cui si compone l'organizzazione
modulare, sono rappresentati quindi dai moduli, i cui contenuti specifici,
delle competenze che essi promuovono, facilitano la costruzione dei percorsi
didattici mirati alle necessità formative dei cicli delle loro
articolazioni interne. Quando, appunto, un itinerario di studi, lineare
o ramificato che sia, è programmato in moduli, ciascuno di questi
moduli può essere facilmente disinserito, modificato nei contenuti
e nella durata, sostituito, mutato di posto nella sequenza del curricolo,
allo scopo di migliorare l'efficacia formativa e realizzare la personalizzazione
degli interventi formativi in modo che la proposta formativa, da un lato
si adatti alle necessità dell'allievo e agli obiettivi di conoscenza
e competenza che formano il contenuto del percorso di istruzione, dall'altro
faciliti la promozione, in tutti gli utenti della scuola, di conoscenze,
abilità e competenze che siano:
" significative per gli allievi, cioè capaci di coinvolgerli
sul piano cognitivo come su quello affettivo-motivazionale;
" sistematiche, cioè tali da strutturare veri e propri reticoli
di conoscenze, e non saperi parcellizzati;
" stabili, ovvero capaci di perdurare nel tempo, soprattutto in forma
di vere e proprie coordinate culturali;
" capitalizzabili, cioè aperte e flessibili, tali perciò
da facilitare l'acquisizione di ulteriori saperi soprattutto in forma
autonoma, ma anche spendibili quasi con immediatezza subito dopo la formazione;
" orientative, capaci cioè di far scoprire e promuovere interessi
e attitudini, di individualizzare gli studi e l'impegno.
I moduli possono,
a loro volta, essere costituiti da ulteriori segmenti che generalmente
vengono definiti "unità didattiche" che, all'interno
del modulo, rappresentano anch'esse frazioni di saperi e conoscenze unitarie.
Come scatole cinesi il curricolo formativo contiene i moduli a loro volta
i moduli contengono le unità didattiche.
I moduli promuovono competenze ampie, articolate e consistenti, garantendo
la promozione di conoscenze e competenze talmente significative da modificare
la mappa cognitiva e la rete di saperi precedentemente posseduti dagli
allievi fruitori di un determinato modulo.
Le competenze rappresentano le modalità d'impiego, in contesti
diversi anche simulati, delle abilità, conoscenze e saperi acquisiti
nei percorsi formativi di riferimento.
Con i moduli è consentita un'organizzazione didattica che permette
alla comunicazione educativa e ai contenuti veicolati di essere:
¢ pertinenti, ossia adeguati alle necessità generali e contestuali;
¢ efficaci, ossia coerenti con gli obiettivi volta a volta perseguiti;
¢ efficienti, in grado cioè di produrre gli effetti desiderati.
Un aspetto che deve
essere particolarmente curato nella costruzione del modulo è la
coerenza delle azioni con gli obiettivi prefissati; verranno osservati
quei comportamenti, soprattutto cognitivi, ma anche affettivi emozionali,
in grado di spiegare l'avvenuto processo di modificazione delle conoscenze
del soggetto in formazione che si è cercato di attivare intenzionalmente
con l'intervento didattico.
Sono molte le tassonomie degli obiettivi cognitivi cui fare riferimento,
come quelle dell'area affettiva emozionale e psicomotoria; quelle del
Bloom con il suo modello empirico, si adattano particolarmente alle procedure
di definizione degli obiettivi formativi del modulo e delle eventuali
unità didattiche, attraverso lo smontaggio logico-sequenziale dei
contenuti di riferimento e ai conseguenti obiettivi valutativi nelle prove
intermedie e finali. La tassonomia riferita agli obiettivi cognitivi,
come è noto, è così articolata: Conoscenza, Comprensione,
Applicazione, Analisi, Sintesi, Valutazione; la successiva semplificazione
di questa tassonomia in cinque livelli - Conoscenza dei termini, Conoscenza
dei fatti, Conoscenza delle regole e principi, Capacità di effettuare
trasformazioni ed adattamenti, Capacità di compiere applicazioni
- ha semplificato il lavoro di analisi ai fini della progettazione di
percorsi formativi.
Assume rilevanza stabilire i prerequisiti degli allievi ai quali verranno
erogati i vari moduli, che potranno essere rilevati attraverso la somministrazione
di test e questionari (test d'ingresso).
Il modulo consente la suddivisione del gruppo classe in sottogruppi di
livello, permette il superamento della rigidità strutturale dell'attuale
sistema scolastico ed apre ad interazioni alunno/docente più personalizzate
e mirate (Regolamento dell'Autonomia art. 4 punto 2 d - articolazione
modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi
e da diversi anni di corso - ).
Con la struttura modulare si può scindere il gruppo-classe in gruppi
diversificati, ossia in gruppi di livello, ai quali è possibile
erogare eventuali moduli di recupero o moduli di approfondimento.
L'organizzazione modulare dei percorsi scolastici/formativi, può
contribuire molto al superamento dei tanti problemi derivati anche dalla
rigidità del nostro sistema scuola, soprattutto attraverso la personalizzazione
degli interventi didattici che vengono attuati.
Infatti, una delle caratteristiche formali dei moduli è rappresentata
dalla verificabilità degli obiettivi cognitivi con essi perseguibili.
Una necessità della scuola, come più volte affermato, è
di individualizzare la didattica in modo da facilitare a ciascun allievo
il raggiungimento dei traguardi formativi finali del corso di studi intrapreso.
Attraverso la valutazione degli apprendimenti relativi a ciascun modulo,
questa operazione viene resa possibile, potendo stabilire se i risultati
attesi siano stati conseguiti, e nel caso contrario mettere in atto strategie
di recupero od altro.
I moduli possono essere attivati in varie situazioni formative e quindi
possono essere:
" Modulo orario: organizzazione delle ore di lezione con accorpamenti
riferiti alle discipline in oggetto;
" Modulo ponte: utile all'inizio dell'anno scolastico per l'accoglienza
in cui si possono prevedere diverse attività come test d'ingresso
e di monitoraggio, attività mirate ad accertare i prerequisiti
in entrata con la conseguente realizzazione di strumenti didattici per
un efficace inserimento nel gruppo classe. La verifica di fine modulo
consentirà di determinare il livello della classe e calibrare i
moduli didattici nelle varie discipline da affrontare;
" Modulo intensivo: discipline singole o materia di area;
" Modulo flessibile: materia d'indirizzo;
" Modulo integrativo: laboratorio o altro;
" Modulo di recupero: per gli studenti che alle verifiche presentino
difficoltà;
" Modulo di approfondimento: per gli studenti più capaci;
" Modulo interdisciplinare: in questo tipo di modulo gli allievi
potranno superare la tradizionale parcellizzazione delle discipline ed
acquisire una visione complessiva delle tematiche proposte;
" Modulo tematico: riferito a segmenti di sapere relativi a percorsi
formativi ben definiti (può essere utilizzato per il recupero).
Il capitolo 3 della
II parte, metterà in evidenza come, nei progetti cofinanziati con
il F.S.E., venga richiesta, nella strutturazione didattica del progetto
stesso, l'applicazione dell'organizzazione modulare sia per i progetti
F.S.E. Obiettivo 3 sia per i progetti riferiti alla IFTS - Istruzione
e Formazione Tecnica Superiore.
1.7 La valutazione.
Un elemento fondamentale
del modulo è rappresentato dalla valutazione per accertare il risultato
degli apprendimenti ottenuti, che dovrà essere stabilita, sia in
riferimento alle verifiche intermedie (valutazione formativa), sia a quella
finale (valutazione sommativa).
Le prove di verifica possono essere poste con le modalità tradizionali
in cui vengono poste ai corsisti, "domande aperte", che richiedono
risposte aperte che spesso determinano giudizi poco affidabili; infatti
l'interpretazione da parte del soggetto in esame non risulta univoca.
Con le "prove oggettive di profitto", caratterizzate dalla chiusura
degli stimoli e delle risposte, vegono superati i limiti di indagine che
derivano dalla soggettività interpretativa del valutatore. Per
tali prove ci si può avvalere delle prove oggettive strutturate
e/o semistrutturate. L'attribuzione dei punteggi delle prove di verifica
può avvenire in relazione ad uno "standard assoluto"
o ad uno "standard relativo". Nel primo caso, una prova viene
valutata esclusivamente in rapporto ai contenuti, agli argomenti, agli
obiettivi oggetto della verifica, ossia all'adeguatezza delle competenze
individuali acquisite rispetto a quelle preventivamente fissate negli
obiettivi disciplinari del modulo; mentre nel secondo caso l'accettabilità
della prova dipende dall'andamento (o media) delle prestazioni dell'intero
gruppo considerato. In questo caso è richiesto un trattamento statistico
dei dati più strutturato e complesso. Solo attraverso una valutazione
attenta si potrà verificare l'efficacia del modulo proposto, la
soglia di accettabilità delle conoscenze e delle competenze raggiunte
dai corsisti, anche ai fini dell'attribuzione di crediti formativi e della
certificazione.
Per facilitare e rendere condivisibile e capitalizzabile la quantità
e qualità delle conoscenze e dei saperi fatti propri attraverso
ciascun modulo, risulta particolarmente utile far corrispondere alle competenze
acquisite nei percorsi formativi un vero e proprio credito formativo.
1.8 Standard minimi
e crediti formativi capitalizzabili.
Non bisogna confondere
il "modulo" con gli "standard minimi", infatti:
¢ gli standard minimi contengono gli elementi minimi indispensabili
riferiti ad segmento di percorso formativo per ottenere un credito formativo
capitalizzabile;
¢ il modulo invece rappresenta la realizzazione della programmazione
relativa ad un segmento di un percorso formativo che faccia riferimento
allo standard minimo.
La recente normativa
indica nel Ministero della Pubblica Istruzione l'istituzione preposta
alla individuazione degli "standard minimi nazionali" a cui
fare riferimento; in attesa che ciò avvenga è possibile
riferirsi agli "standard d'istituto" definiti da ogni unità
scolastica o da gruppi di unità scolastiche/formative.
Per l'elaborazione degli standard minimi è necessario stabilire
le varie procedure che si vorranno mettere in atto, in cui sarà
importante indicare le competenze acquisite.
Le competenze acquisite, a loro volta, dovrebbero dar luogo ai cosiddetti
crediti formativi documentati e quindi certificati dalla stessa unità
scolastica e trascritti nel Dossier personale dell'allievo, o nel Libretto
formativo e integrati nel Portfolio delle competenze individuali.
1.9 Esempi di realizzazione rivolte alla rilevazione di standard minimi
per
l'acquisizione di crediti formativi.
In questa direzione
si stanno avviando sperimentazioni e proposte che operano sulla definizione
delle competenze fondamentali delle unità di base degli ambiti
disciplinari per tipo di scuola e per area curricolare, in relazione con
il mondo del lavoro, definendo unità capitalizzabili, moduli e
crediti corrispondenti.
Ecco alcune proposte
e sperimentazioni:
1.9.1 Standard formativi
e unita' formative capitalizzabili-Isfol.
In attesa della costituzione degli appositi enti di certificazione capaci
di definire gli standard minimi, cui i vari moduli si possono riferire
per consentire ad ogni individuo in formazione l'acquisizione di crediti
formativi corrispondenti, l'ISFOL, su incarico del Ministero del Lavoro
e della UE, si è attivato da alcuni anni in questa elaborazione
per costruire un Sistema di unità capitalizzabili e standard formativi
proprio per il riconoscimento dei crediti formativi. La relativa proposta
è stata presentata dall'ISFOL al seminario svolto presso il CNEL
a Roma il 9 giugno 1997.
L'ISFOL al riguardo, sta sviluppando le azioni previste nel progetto "Standard
formativi" che prevedono essenzialmente di progettare l'architettura
di un sistema basato su competenze e Unità Formative Capitalizzabili
(UFC), nella prospettiva di implementarlo nel nostro Paese; alla proposta
dell'ISFOL fanno ormai riferimento molte istituzioni formative.
Si tratta in primo luogo di stabilire le opzioni di fondo del sistema
di Unità Capitalizzabili dando centralità alle competenze,
prefigurando un superamento graduale del concetto di profilo professionale,
orientando la progettazione delle unità formative verso un modello
personalizzato, capitalizzabile e fruibile nella prospettiva della formazione
continua.
Attraverso la scelta di prendere in esame, all'interno dei settori o ambiti
organizzativo/produttivi, i processi di lavoro e le Aree di attività
(ADA) e, a partire da ciò, individuare le competenze, si è
compiuta una delle principali scelte di fondo per l'analisi e la progettazione
delle Unità Capitalizzabili.
Un secondo punto fermo del modello è rappresentato dalla mappa
delle competenze classificate in: competenze di base, trasversali e tecnico
professionali, la cui rispettiva definizione deriva dai diversi processi
di analisi e quindi di diversi sistemi di mappatura e progettazione, individuando
così nell'approccio ai processi di lavoro la metodologia di analisi
delle competenze tecnico-professionali.
Quindi le competenze vengono distinte, in tre macro-aree:
" competenze di base: si configurano come condizione necessaria per
l'acquisizione successiva di competenze tecnico professionali e trasversali,
inoltre rappresentano la base di competenza minima per collocarsi positivamente
in un contesto lavorativo;
" competenze tecnico-professionali: si tratta dei saperi e delle
tecniche operative proprie delle attività relative a determinate
funzioni e processi lavorativi;
" competenze trasversali: s'intendono un insieme di abilità
di ampio spessore, che sono implicate in numerosi tipi di compiti, dai
più elementari ai più complessi (Diagnosticare, relazionarsi,
affrontare).
La UFC è definita come un'unità tipo di formazione finalizzata
al raggiungimento di competenze professionali, cioè uno "standard
minimo " nel senso che costituisce un "modello" di riferimento
per il raggiungimento, tramite formazione, di competenze professionali.
" la Unità
Formativa Capitalizzabile (UFC) contiene gli elementi standard di un segmento
di percorso formativo di dimensioni circoscritte. Essa contiene gli elementi
minimi indispensabili per ottenere un "credito capitalizzabile";
" il modulo didattico invece si configura come la traduzione della
UFC in termini di programmazione didattica relativa ad un segmento di
un percorso formativo.
1.9.2 Standard curricolari conformi al d. lgs. 626/94 nel campo dell'infortunistica
e sicurezza sui luoghi di lavoro (ricerca Isfol/Ispesl).
La ricerca e sperimentazione
che l'Isfol - su proposta e finanziamento dell'ISPESL, nell'ambito del
progetto "Innovazione tecnologica e sicurezza del lavoro nella piccola
e media industria, nell'artigianato e nel commercio" - sta realizzando
per la progettazione di standard curricolari conformi al D.lgs 626/94,
viene attivata nell'ambito delle attività formative-scolastiche
in alcuni Centri di formazione professionale (C.F.P.), negli Istituti
Tecnici Industriali (ITI) e negli istituti Professionali di Stato per
l'Industria e l'Artigianato (IPSIA) nei settori dell'edilizia, elettricità/elettronica
e meccanica .
Finalità generale
Progettazione, creazione e sperimentazione di curricula omogenei nel campo
della prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Metodologie
Gli aspetti metodologici sono stati particolarmente curati. Dopo un'attenta
analisi di curricoli formativi e/o educativi sul versante della sicurezza
e dell'antinfortunistica sui luoghi di lavoro, di un campione rappresentativo
di Istituti professionali di Stato per l'industria e l'artigianato (IPSIA),
Centri di formazione professionale (CFP) e Istituti tecnici industriali
(ITI) dei settori edilizia, elettricità/elettronica, si è
affrontata la progettazione ed elaborazione di curricula formativi standard
relativi al D.lgs 626/94. Particolare attenzione si è posta nella
valutazione degli apprendimenti/insegnamenti attivati attraverso test
di profitto o prove oggettive strutturate, che consentono, con gli indicatori
desunti dalla statistica descrittiva e l'"item analysis", il
confronto tra i vari gruppi e la validazione dei moduli proposti, e quindi
la successiva possibilità di prevedere la loro trasferibilità
presso vari organismi formativi.
Itinerario
A) Nella prima fase vengono progettati e costruiti, le UFC (Unità
Formative Capitalizzabili) relative ai tre settori analizzati che rappresentano
un primo iniziale livello di standard minimo di formazione, quindi i quattro
Moduli riferiti ad esse, nonché tutti gli strumenti didattici necessari
alla verifica e valutazione degli apprendimenti/insegnamenti proposti;
B) Nella seconda fase vengono somministrati i Questionari - generalmente
con domande a risposta multipla - per la valutazione di fine modulo. Ogni
Questionario viene proposto inizialmente a tre gruppi differenti (CFP,
ITI, IPSIA) per poterlo tarare ed eventualmente apportarvi quelle modifiche
che fossero necessarie; solo successivamente i questionari sono somministrati
a tutti i gruppi oggetto della sperimentazione (circa quindici classi);
C) Nella terza fase, dopo che sono pervenuti al gruppo di lavoro Isfol/Ispesl
i cosiddetti "punti grezzi" di ciascun allievo, gli stessi sono
raccolti in griglie predisposte per il calcolo di indicatori desunti dalla
statistica descrittiva (media, moda, mediana, deviazione standard, coefficiente
di variazione) e item analysis (indice di facilità, indice di discriminatività).
Attraverso l'utilizzo di tali indicatori, si potrà mettere in atto
una valutazione con punteggi riferiti a "norme", ossia alla
norma delle prestazioni del gruppo in cui l'accettabilità delle
stesse viene determinata dall'andamento o media delle prestazioni dell'intero
gruppo considerato. Si possono così elaborare i punteggi standardizzati
(distribuzione pentenaria e/o punti Z). L'utilità di questo impegnativo
lavoro trova riscontro nella possibilità che i vari indicatori
e i punteggi standardizzati offrono, di fare confronti tra i vari gruppi
osservati oggetto della sperimentazione, di desumerne significati e valori
più rappresentativi della popolazione esaminata, e di accertare
l'efficacia e l'efficienza dei moduli proposti.
Realizzazione
1. Progettazione e costruzioni di tre Unità Formative Capitalizzabili
(UFC) in relazione ai tre settori dell'edilizia, elettricità/elettronica
e meccanica, denominate:
¢ UFC1 "Operare in un contesto orientato alla sicurezza (edilizia)";
¢ UFC2 "Operare in un contesto orientato alla sicurezza (elettricità
/ elettronica)";
¢ UFC3 "Operare in un contesto orientato alla sicurezza (meccanica).
Ogni UFC, della durata di 40 ore, è composta di due elementi ciascuno
della durata di 20 ore, l'uno riferito alle competenze di base comune
a tutte e tre le UFC, l'altro alle competenze trasversali e alle competenze
tecnico-professionali, riferiti a ciascun settore analizzato (edilizia,
elettricità/elettronica, meccanica).
2. Progettazione e articolazione di quattro Moduli che fanno riferimento
alle UFC sopra indicate, loro sperimentazione e valutazione, così
denominati:
¢ Modulo A di base, della durata di 20 ore, comune ai tre settori,
dal titolo: "Aspetti generali sulla prevenzione e sicurezza nei luoghi
di lavoro", (D.lgs 626/94);
¢ Modulo B, della durata di 20 ore, relativo al settore dell'edilizia,
dal titolo: "Procedure di prevenzione per la sicurezza e i rischi
connessi al settore dell'edilizia";
¢ Modulo C, della durata di 20 ore, relativo al settore dell'elettricità/elettronica,
dal titolo: "Procedure di prevenzione per la sicurezza e i rischi
connessi al settore dell'elettricità/elettronica";
¢ Modulo D, della durata di 20 ore, relativo al settore della meccanica,
dal titolo: "Procedure di prevenzione per la sicurezza e i rischi
connessi al settore della meccanica".
L' elaborazione dei moduli ha l'obiettivo di sviluppare negli allievi
le conoscenze relative al disposto D.lgs 626/94 con il quale si recepisce
nell'ordinamento giuridico italiano il primo pacchetto di direttive dell'Unione
Europea sulla tutela della salute e protezione dei lavoratori.
In ogni modulo sono realizzate 10 Unità didattiche della durata
di 2 ore, in cui vengono sviluppati i contenuti specifici e realizzati
test di verifica (classroom test).
Le metodologie adottate sono di tipo "attive" e si attuano attraverso
lezioni, discussioni con esempi fornite dagli insegnanti e feedback validi
all'accertamento degli obiettivi raggiunti nella lezione, con possibilità
di apporti di eventuali correttivi, lavori di gruppo, analisi di casi,
simulazione anche attraverso giochi.
La valutazione finale di ciascun modulo viene attuata con l'utilizzo di
prove oggettive strutturate e si concretizza attraverso un "Questionario"
di circa 20 - 30 items.
L'elaborazione di una tabella o griglia, in cui vengono ripresi i punteggi
grezzi forniti dai docenti alla rilevazione dei tests somministrati alla
fine di ciascun modulo, permetterà di analizzare gli elementi essenziali
di "item analysis" e le statistiche descrittive. I relativi
indicatori consentono risultati oggettivi e rappresentativi ed un confronto
equo ed efficace tra i vari gruppi analizzati (ITI, IPSIA, CFP) per mettere
in atto una valutazione con parametri attendibili ed uguali per ogni allievo.
Strumenti e materiali:
¢ Per gli allievi, elaborazione di:
1. Scheda personale per gli allievi.
2. Schede dei prerequisiti d'ingresso, composta di due sezioni:
" Informazioni generali;
" Questionario composto di 20 items da somministrare agli allievi
e relativa griglia di valutazione.
3. Prove di apprendimento
Test nelle UD 3, 5, 8 (classroom test)
" elaborazione di 10 Unità didattiche (UD) per ciascuno dei
quattro moduli sviluppati e relativi test di verifica da somministrare
nelle UD 3 5 8 ;
" valutazione dei test (griglia di valutazione in cui viene dato
valore "1" ad ogni item proposto, e i "livelli di profitto"
vengono valutati con le lettere A,B,C,D,E).
Valutazione finale dei moduli A-B-C-D
" articolazione di un questionario di circa 20 item (domande multiple);
" predisposizione del "foglio di risposta" in cui l'allievo
potrà apporre la sua risposta al questionario proposto, lo stesso
"foglio di risposta" potrà essere restituito insieme
a quelli degli altri allievi, al gruppo di lavoro ISFOL/ISPESL per il
calcolo dei punteggi grezzi, che costituiscono la base per elaborare gli
indicatori sopraddetti (statistiche descrittive, item analysis).
4. Questionario allievi (punto di vista degli allievi circa l'azione formativa
sviluppata attraverso i moduli proposti)
5. Questionario di valutazione
6. Intervista d'impatto (di solito trattasi di verifica della crescita
delle competenze in ambito lavorativo, nel caso di allievi ancora in formazione,
potrebbe essere utilizzata per una verifica delle competenze, ad esempio,
a distanza di un anno dalla somministrazione dei moduli proposti ed attuati).
¢ Per i docenti, elaborazione di:
1. Scheda Docente in cui verrà indicata la valutazione e l'andamento
dell'azione formativa attuata;
2. Scheda con domande da sottoporre agli insegnanti allo scopo di relazionare
sulla somministrazione agli allievi degli item relativi al Questionario
di fine modulo;.
3. Scheda di autodiagnosi;
4. Relazione del tutor.
¢ Materiali:
- Dispense;
- Videocassette;
- Filmati in videotape.
Relazione finale di tutta la sperimentazione
La relazione dovrà essere corredata, tra l'altro, delle informazioni
in cui si esplicitano le osservazioni, valutazioni e validazioni degli
strumenti proposti, dedotti dalla elaborazione di una tabella o griglia
ricavati dai punteggi grezzi forniti dai docenti alla rilevazione dei
test somministrati.
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