Sistema formativo integrato e F.S.E.

Con l'Accordo per il lavoro del 1996 e con il Patto sociale per lo sviluppo e l'occupazione del 1999, il Governo e le Parti sociali hanno assunto l'impegno di creare un Sistema Formativo Integrato.
Il Sistema Formativo Integrato si concretizza in un'offerta tra istruzione, formazione professionale e lavoro che giovani e adulti possono scegliere sulla base di un proprio percorso individuale coerente con i bisogni di sviluppo propri e del contesto economico; tale sistema viene attuato attraverso:
OF, Obbligo formativo;
FIS, Formazione Integrata Superiore
EDA, Educazione degli adulti

L'Obbligo formativo (OF)

Nell'anno scolastico 2000/2001 è entrato in vigore l'obbligo di frequenza di attività formative fino a 18 anni. I canali con cui i giovani possono assolverlo, una volta terminato l'obbligo scolastico, sono:
" proseguire gli studi nella scuola secondaria superiore;
" essere assunti con contratto di apprendistato;
" seguire percorsi di formazione professionale.
A 18 anni quindi tutti i giovani saranno in possesso di diploma o, in alternativa, di una qualifica professionale.

FIS - Formazione Integrata Superiore.

Il documento relativo al "Sistema della Formazione Integrata Superiore (FIS) " è stato approvato il 9/7/98 alla Conferenza Stato Regioni.
Il documento è stato redatto con i contributi del Ministero della P.I., del Ministero dell'Università e ricerca Scientifica e Tecnologica, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, dal Coordinamento delle Regioni, da Rappresentanti dei Rettori delle Università italiane, dalla Confindustria e dai Sindacati confederali CGIL, CISL e UIL.
Lo scopo della FIS è la costruzione di un segmento autonomo, in grado di collegarsi con le dinamiche occupazionali e allo sviluppo economico del territorio, in settori in cui si ravvisa la necessità di tecnici altamente qualificati.
Il nuovo canale dovrebbe differenziarsi rispetto:
- ai diplomi universitari, per una progettazione formativa basata sull'applicabilità delle conoscenze e sull'alternanza come principale metodologia didattica;
- ai corsi di secondo livello, per una più solida formazione generale rispetto ai contenuti tecnico-scientifico che si erogano nel sistema della formazione professionale; con la FIS non si vogliono predisporre corsi aggiuntivi alla scuola media superiore.
La FIS - sottolinea il documento - si realizza attraverso accordi di progetto, che vedono l'integrazione dei diversi soggetti sul territorio (scuole, università, centri di formazione professionale ed imprese), secondo modalità e procedure individuate dalle singole Regioni; essa dovrà concorrere ad una lettura della domanda differenziata di professionalità alte ed intermedie e, nel frattempo, dovrà predisporre un'offerta articolata in ragione dei bisogni di formazione superiore espressi dai giovani e delle necessità di formazione continua.
L'elemento di principale innovazione è rappresentato dalla introduzione della nuova tipologia formativa, denominata "Istruzione e formazione tecnica superiore - IFTS".

IFTS - Istruzione e Formazione Tecnica Superiore.

L'art. 69 della legge 144/99, nell'ambito della FIS, ha ufficializzato la costituzione del sistema "IFTS - Istruzione e Formazione Tecnica Superiore" stabilendone anche i criteri di accesso e di valenza nazionale delle certificazioni in esso rilasciate.
La normativa è stata concretizzata negli accordi Stato Regioni ed Autonomie locali del 2/3/2000 e del 14/9/2000 che prevede di finanziare parte dei progetti con il FSE.
Nel regolamento attuativo dell'art. 69 della legge 144/99 viene definita l'articolazione del nuovo canale formativo in "percorsi" programmati dalle Regioni, secondo le priorità indicate nella programmazione economica regionale.
L'obiettivo è di formare tecnici intermedi per rispondere alla domanda proveniente dal mondo del lavoro pubblico e privato, con particolare riferimento ai settori produttivi interessati da innovazioni tecnologiche e dalla internazionalizzazione dei mercati.
I percorsi IFTS sono programmati dalle Regioni sulla base della concertazione istituzionale e della partecipazione delle parti sociali; sono progettati e organizzati in modo di rispondere a criteri di flessibilità e modularità.
I corsi IFTS hanno la durata minima di due semestri (1200 ore) e massima di quattro (2400 ore) di cui almeno il 30% in stage formativi aziendali.
Le figure professionali relative ai nuovi percorsi sono connotate da un elevato grado di conoscenze culturali e competenze di base, trasversali e tecnico-professionali approfondite e sono corrispondenti a quelle previste al IV livello Cee (decisione 85/368 Cee).
L'accesso ai percorsi IFTS è riservato ai giovani e agli adulti in possesso del diploma di istruzione secondaria superiore, ma è anche consentito a coloro che non sono in possesso di diploma di istruzione secondaria superiore, previo accreditamento delle competenze acquisite in precedenti percorsi di istruzione, formazione e lavoro successivi all'assolvimento dell'obbligo scolastico.
I requisiti minimi per l'accesso ai corsi dell'IFTS sono definiti nell'ambito degli standard minimi (art. 5 del regolamento attuativo dell'art 69 legge 144/99), che vengono definiti a livello nazionale attraverso l'operato di apposite commissioni. Gli standard minimi costituiscono le condizioni per rilasciare la certificazione valida sul territorio nazionale attraverso il riconoscimento di crediti formativi.
Il riconoscimento dei crediti formativi può avvenire in due fasi del percorso della IFTS:
" In ingresso, attraverso procedure di accertamento delle competenze acquisite dall'individuo in precedenti esperienze formative e/o lavorative;
" In esito al percorso formativo, favorendo la spendibilità delle competenze acquisite nell'ambito di un percorso ulteriore di istruzione, formazione o lavoro.
In caso di fruizione personalizzata o di uscita anticipata dal percorso, è possibile rilasciare ai soggetti richiedenti la cosiddetto "Dichiarazione intermedia" del percorso seguito, con l'indicazione delle competenze acquisite.
I soggetti promotori debbono essere almeno quattro (istruzione, formazione professionale, università e impresa).

Istruzione e Formazione Tecnica Superiore
(IFTS) nella Regione Lazio.

Per l'annualità 2000/2001 la Regione Lazio ha pubblicato il Bando per la presentazione di Progetti da finanziarsi con il F.S.E. e con i fondi del Ministero Pubblica Istruzione.

Finalità dei progetti IFTS.

Come già accennato nei capitoli precedenti, il sistema IFTS, istituito dall'art.69 della legge 17 maggio n. 144, è articolato in percorsi che hanno l'obiettivo di formare figure professionali a livello post-secondario, per rispondere alla domanda proveniente dal mondo del lavoro pubblico e privato, con particolare riguardo al sistema dei servizi degli Enti locali e dei settori produttivi, interessati da innovazioni tecnologiche e dalla internalizzazione dei mercati, secondo le priorità indicate dalla programmazione economica regionale; ciò nella logica dell'utilizzo ottimale delle risorse esistenti e della valorizzazione delle esperienze di eccellenza a partire dalla domanda espressa dal territorio nei suoi bisogni socio-produttivi.
Le figure professionali relative ai percorsi sono connotate da un elevato grado di conoscenze culturali e competenze approfondite e mirate di base, trasversali e tecnico-professionali e sono corrispondenti a quelle previste al IV livello CEE (Decisione 85/368/CEE).

Formazione per l'apprendistato con il F.S.E.

Il varo dell'articolo 16 della legge 196/97 , che ha introdotto profonde riforme all'interno di un istituto, altrimenti in fase di declino e sicuramente poco valorizzato sotto l'aspetto formativo, ha infatti risvegliato l'interesse delle imprese.
La legge 144/99, che inserisce l'apprendistato come uno dei tre pilastri sui quali si poserà l'obbligo formativo fino all'età di 18 anni, ne ha definitivamente sancito il ruolo centrale come strumento formativo e non solo come incentivo all'occupazione.
Il contratto può essere stipulato da aziende di tutti i settori che possono assumere giovani "di età non inferiore a 16 anni e non superiore a 24, ovvero a 26 anni nelle aree di cui agli obiettivi 1 e 2. Qualora l'apprendista sia portatore di handicap i limiti d'età sono elevati di due anni".
Nel settore dell'artigianato è possibile elevare l'età nei contratti collettivi in cui si prevede che l'età massima possa essere elevata fino a 29 anni per qualifiche ad alto contenuto professionale.
Il Ministero del Lavoro già nel 1998 ha promosso l'avvio di diversi progetti, sulla base di specifici accordi tra le organizzazioni sindacali dei lavoratori, e dei datori di lavoro maggiormente rappresentative sul piano nazionale, cofinanziati con il Fondo Sociale Europeo. Tali progetti hanno coinvolto, in iniziative di formazione esterna all'azienda, circa 25.000 apprendisti nei settori metalmeccanico, tessile, edile, del turismo, del commercio, dell'artigianato, delle piccole e medie imprese.
E' significativo, in tali progetti nel settore dell'alternanza formazione/lavoro, sia la presenza di buona prassi di cofinanziamento del Fondo Sociale Europeo, capitalizzabile, riproducibile, sia l'avere avviato, con un'azione concreta e di dimensioni consistenti, la riforma dell'apprendistato nel nostro Paese.

Lo stato di attuazione degli interventi al 31 dicembre 1999.

Al 31 dicembre 1999 risultavano avviati 747 corsi (pari al 47,4% del programmato) con coinvolgimento di 11.188 apprendisti (44,8% del totale previsto). Ben 724 corsi sono stati avviati nel centro-nord.
Nel 2000 sono state attuate altre iniziative sperimentali.


Apprendistato e F.S.E. nella Regione Lazio.

In attuazione del Decreto del 5/8/99 il Ministero del Lavoro ha assegnato alla Regione Lazio un finanziamento per la realizzazione di azioni legate alla nuova disciplina dell'apprendistato (art.16 della Legge 196/97). La Regione Lazio, con avviso pubblico (Bollettino Regionale n. 24 30/8/2000, Supplemento Ordinario n. 4) ha dato attuazione al piano di formazione per circa 1950 apprendisti.
In seguito, il Ministero del Lavoro con decreto 4/5/2001 ha disposto un finanziamento (a carico del Capitolo 7002 del Fondo di rotazione per la formazione professionale e l'accesso al Fondo Sociale Europeo di cui all'art. 9 della legge n. 236 del 1993) di lire 200 miliardi ( circa € 103,3 milioni) per le attività di formazione dell'esercizio dell'apprendistato. Tale risorsa economica è ripartita tra le regioni e le province autonome di Bolzano e Trento. Per la Regione Lazio le risorse assegnate sono di 5,400 miliardi, ( € 2.789.013). Nel decreto è specificato che, se entro il 30/6/2003 non venisse dichiarato speso dagli assessorati competenti almeno il 70% delle risorse assegnate, il Ministero del Lavoro potrà procedere alla revoca delle quote non utilizzate.

Educazione permanente per gli adulti (EDA).

Il crescente impegno europeo per l'educazione permanente degli adulti ha determinato un più ampio interesse, da parte degli stati membri verso questo comparto dell'educazione e formazione. Anche nella recente Comunicazione della Commissione delle Comunità Europee: "Realizzare uno spazio europeo dell'apprendimento permanente" datata Bruxelles 21.11.2001, si puntualizza la necessità di "identificare strategie coerenti e misure pratiche al fine di favorire la formazione permanente per tutti" in coerenza con il Memorandum sull'istruzione e la formazione permanente, realizzato dalla Commissione e diffuso nel Novembre 2000. In tale documento è ribadita la necessità di un'attenzione forte all'apprendimento permanente e sono suggeriti sei messaggi chiave:
1. nuove competenze di base per tutti:
obiettivo: garantire un accesso universale e permanente all'istruzione e alla formazione per consentire l'acquisizione e l'aggiornamento delle competenze necessarie per una partecipazione attiva alla società della conoscenza;
2. maggiori investimenti nelle risorse umane:
obiettivo: assicurare una crescita visibile dell'investimento nelle risorse umane per rendere prioritaria la più importante risorsa dell'Europa: la sua gente;
3. innovazione nelle tecniche d'insegnamento e d'apprendimento:
obiettivo: sviluppare contesti e metodi efficaci d'insegnamento e d'apprendimento per un'offerta ininterrotta d'istruzione e di formazione lungo l'intero arco della vita e in tutti i suoi aspetti
4. valutazione dei risultati d'apprendimento:
obiettivo: migliorare considerevolmente il modo in cui sono valutati e giudicati la partecipazione e i risultati delle azioni di formazione, in particolare nel quadro dell'apprendimento non formale e informale;
5. ripensare l'orientamento:
obiettivo: garantire a tutti un facile accesso ad informazioni e ad un orientamento di qualità sulle opportunità d'istruzione e formazione, in tutta l'Europa e durante tutta la vita;
6. un apprendimento sempre più vicino a casa:
obiettivo: offrire opportunità di formazione permanente il più possibile vicino agli utenti della formazione, nell'ambito delle loro comunità e con il sostegno, qualora opportuno, d'infrastrutture.
Nello stesso documento si fa riferimento al Consiglio di Lisbona (marzo 2000) in cui si sottolinea la necessità di reperire le risorse utili allo sviluppo d'interventi a favore dell'educazione permanente. L'Europa dovrà fungere da catalizzatore e apportare il suo contributo nel quadro delle politiche esistenti. Il Fondo sociale europeo (FSE) deve contribuire specificamente alla realizzazione d'azioni intraprese nel quadro della strategia europea per l'occupazione.

Nella Conferenza Stato Regioni del 2 marzo 2000 si è dato un forte rilievo all'Educazione permanente; si è ribadito, in linea con la Conferenza internazionale d'Amburgo del luglio '97, il diritto all'alfabetizzazione, cioè al conseguimento delle conoscenze di base e delle competenze necessarie nella società moderna in forte trasformazione, nonchè il diritto all'Educazione e alla formazione permanente.
In tutti i paesi dell'Unione Europea, la razionalizzazione dei sistemi d'educazione permanente hanno come obiettivo la lotta alla disoccupazione, proponendo a tutti i cittadini di qualsiasi età una seconda chance, non solo con finalità educative, ma anche d'inserimento e miglioramento nelle attività lavorative.
Si pone l'accento sull'ineguadezza di una concezione sequenziale dell'istruzione in cui "prima si studia, poi, conclusi gli studi, si lavora", che viene superata dalla necessità di prefigurare " ritorni" nel sistema formativo dopo periodi di lavoro e durante tutta la vita di un individuo.
Con l'Educazione permanente degli adulti si vogliono far raggiungere le cosiddette "Competenze di base", cioè quelle competenze minime che contribuiscono all'inserimento lavorativo delle persone, come ad es., competenze informatiche, competenze linguistiche, competenze economiche, necessarie anche per creare condizioni favorevoli per acquisire competenze tecnico professionali. Nella cosiddetta "società dell'informazione" in cui tutto cambia velocemente ed in cui si creano nuovi alfabeti ma anche nuovi analfabeti, le competenze di base consentono di superare eventuali discriminazioni tra gli individui.
Il sistema dell'Educazione permanente degli adulti viene sostenuto finanziariamente dalle risorse messe a disposizione dallo Stato, dalle Regioni, dagli Enti locali e da soggetti pubblici e privati, da integrare con altre risorse messe a disposizione dall'Unione Europea (F.S.E.).
In sintesi il sistema integrato di educazione degli adulti ha come scopo di:
" Incrementare l'offerta formativa, in particolare ove carente;
" Sostenere i progetti pilota e i progetti per particolari tipi di attività;
" Favorire la costruzione del sistema e delle reti;
" Favorire raccordi con la formazione continua e l'apprendimento.

L'Educazione permanente in Italia.

Già nell'Accordo per il lavoro (Settembre 1996) in Italia, viene dato un forte risalto alla valutazione, alla certificazione, all'accreditamento, all'analisi dei fabbisogni professionali, all'integrazione dei sistemi, alla formazione permanente. L'intesa viene rinnovata nel dicembre 1998, con il Patto per lo sviluppo e l'occupazione, in cui è delineata una strategia in grado di coniugare sviluppo economico e crescita occupazionale attraverso il sostegno alle politiche del lavoro e della formazione. Con riferimento all'educazione degli adulti, nello stesso Patto del '98 si chiede l'impegno del Governo " (…) a predisporre un progetto specifico e risorse mirate per la sperimentazione e messa a regime di un sistema di educazione per gli adulti, sul quale avviare il confronto e la sperimentazione, d'intesa con le forze sociali e con le rappresentanze delle Regioni e degli Enti locali. Tale progetto, da collocare nell'ambito della formazione integrata, avrà caratteristiche di integrazione, modularità, interdisciplinarità e flessibilità, per consentire percorsi formativi personalizzati e prevedrà inoltre una certificazione integrata e il riconoscimento di crediti spendibili nei percorsi di studio e nel mondo del lavoro".
Con i Centri territoriali permanenti (CTP), istituiti con l'Ordinanza Ministeriale (MPI) n. 455/97, si è formalmente e concretamente attivata l'educazione permanente in Italia. I CTP si configurano come luoghi di lettura dei bisogni, di progettazione, di concertazione, di attivazione e di governo delle iniziative di istruzione e formazione in età adulta, nonché di raccolta e diffusione della documentazione.
In seguito, nella Conferenza Unificata del 2 marzo 2000, è stato approvato il testo "La riorganizzazione e il potenziamento dell'Educazione permanente degli adulti" in cui si afferma: "L'Educazione degli adulti è costituita dall'insieme delle opportunità educative formali (istruzione e formazione certificata) e non formali (cultura, educazione sanitaria, sociale, formazione nella vita associativa, educazione fisico-motoria) rivolte a cittadini in età adulta, aventi per obiettivo la formazione di competenze personali di base nei diversi campi e di competenze di base trasferibili e certificabili ..."
Nella stessa conferenza, quindi, è dato un forte rilievo all'Educazione permanente; si è ribadito, in linea con la Conferenza internazionale di Amburgo del luglio '97, il diritto all'alfabetizzazione, cioè al conseguimento delle conoscenze di base e delle competenze necessarie nella società moderna in forte trasformazione, nonchè il diritto all'Educazione e alla formazione permanente.
Il campo dell'Educazione degli adulti in Italia è ricco di esperienze e potenzialità. Si tratta di ricondurlo a sistema attraverso un processo d'integrazione, di aumentarne la qualità con la creazione di servizi di supporto, di favorire la realizzazione degli interventi in atto ed assicurare un più alto grado di eguaglianza delle opportunità formative lungo durante l'esistenza delle persone, nella prospettiva di realizzare l'obiettivo proposto dalla V Conferenza mondiale dell'UNESCO di "one hour a day for learning for all".
Inoltre viene affermato che: "L'Educazione permanente per gli adulti (EDA) deve essere vista in una prospettiva più ampia, orientata a diversi obiettivi, dal recupero dei drop-aut alla rimotivazione culturale e sociale, all'inserimento dei giovani, al mercato del lavoro, alla lotta alla disoccupazione, nonché all'accoglienza di immigrati che stanno diventando una presenza sempre significativa nel nostro Paese, assai rilevante in certe aree. Occorre realizzare le condizioni per un'offerta integrata e flessibile, che a cominciare dalla formazione collegata al lavoro ed ad altre tipologie educative che corrispondono alle aspirazioni e ai desideri degli individui, coniughi esigenze di formazione tecnico-professionali con le esigenze di autonomia culturale e di orientamento del cittadino e, attraverso la certificazione e il riconoscimento di crediti nei diversi contesti di studio e di lavoro, consenta a ciascuno la personalizzazione dei percorsi culturali e formativi.( ….) La pianificazione e la programmazione dell'offerta formativa integrata rivolta agli adulti, rientrano nelle competenze delle Regioni …"
Al raggiungimento di questi obiettivi le Regioni sono chiamate, quindi, a svolgere un ruolo determinante; tra l'altro esse dovranno assicurare un'offerta formativa integrata tra Università, istruzione, formazione professionale e settore specializzato nel privato sociale, che potrà trovare un punto di riferimento nei CTP per l'educazione degli adulti e sarà organizzata in modo di sostenere le finalità previste nell'accordo Stato, Regioni e Autonomie locali del Marzo 2000.

Regione Lazio e Educazione degli adulti.

La Regione Lazio in coerenza con gli orientamenti comunitari e nazionali riguardo all'educazione permanente degli adulti ha ritenuto necessario: "riorganizzare e potenziare l'educazione degli adulti nell'ambito del sistema integrato regionale di istruzione, formazione e lavoro, con gli obiettivi prioritari di recuperare i bassi livelli di istruzione e formazione, quale premessa per lo sviluppo formativo e l'inserimento lavorativo, nonché di offrire opportunità educative ai cittadini adulti per le acquisizioni di conoscenze e di competenze funzionali di base, nei diversi campi, per il pieno esercizio del diritto alla cittadinanza".
A tale scopo è stato pubblicato sul Bollettino della Regione Lazio n. 5 del 20.02.02 il "Bando per l'educazione permanente degli adulti" in cui sono precisate le regole per poter presentare progetti cofinanziati con il FSE.
Nell'allegato A del Bando, nelle finalità, si afferma che: "l'Educazione degli adulti è costituita dall'insieme delle opportunità educative formali (istruzione e formazione professionale certificata) e non formali (cultura, educazione sanitaria, sociale, formazione nella vita associativa, educazione fisico-motoria) rivolte ai cittadini in età adulta, aventi per obiettivo la formazione di competenze personali di base nei diversi campi e di competenze di basi trasferibili e certificabili.
E' sull'insieme di questo campo d'intervento che le politiche dell'integrazione intendono intervenire. Il carattere integrato dei progetti e degli interventi che ne conseguono costituisce il motivo ispiratore di una strategia tendente ad assicurare la funzione "inclusiva" del nuovo sistema".

Programmazione 2001.

I Soggetti attuatori, sono: (com'è stato previsto nell'Accordo Stato-Regione)
a) Il sistema scolastico
b) Il sistema regionale della formazione professionale
c) Il sistema dei servizi per l'impiego
d) Le reti civiche delle iniziative per l'educazione degli adulti
e) Le infrastrutture culturali (Biblioteche, musei, teatri )
f) Le imprese
g) Le associazioni (culturali, del volontariato sociale, del tempo libero, delle famiglie)
h) Le università.
Settori d'intervento:

1. MISURE DI SISTEMA
Le "Misure di sistema" vengono a loro volta suddivise in:
a) Misure di sistema (cifra stanziata € 2.582.284,49)
b) Misure di accompagnamento (cifra stanziata € 2.065.827,59)
2. PROGETTI FORMATIVI PER L'EDUCAZIONE DEGLI ADULTI (cifra stanziata € 6.176.217,60)

I progetti dovevano essere presentati dopo 60 giorni dal Bando (22.04.02). Successivamente ogni anno dovrebbe essere riproposto dalla Regione Lazio, un nuovo Bando per l'Educazione degli adulti.

(Per l'annualità 2002 - 2003 vedere le slides Power Point del Modulo B Unità Didattica n. 4 nelle quali è introdotta la bozza del Bando per la presentazione dei progetti EDA della Regione Lazio di prossima pubblicazione).