PARCO REGIONALE 

ROCCAMONFINA E FOCE GARIGLIANO


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LA NASCITA DEL PARCO

Il Parco Regionale Roccamonfina e Foce Garigliano è stato istituito nel 1993 quando, dopo il trasferimento delle competenze in materia di aree protette dallo Stato alle Regioni, la regione Campania, con legge regionale 1 settembre 1993 n. 33, ha istituito ben undici parchi naturali regionali.


MORFOLOGIA

Il Parco ha una estensione di circa 11.000 ettari ed interessa i comuni di Sessa Aurunca, nella zona collinare e costiera, Teano e cinque comuni facenti parte della Comunità montana di Monte Santa Croce: Roccamonfina, per l'intero territorio, parzialmente Marzano Appio, Conca della Campania, Galluccio e Tora e Piccilli.

L'area del Parco è stata suddivisa in tre zone denominate "A", "B" e "C". La zona "A" è a tutela integrale, la zona "B" è orientata alla protezione, la zona "C" prevede la riqualificazione dei centri urbani e la loro promozione economica e sociale.

L'intera area è dominata dal vulcano spento di Roccamonfina ed ha come limite geografico il fiume Garigliano. Il corso del fiume ha scavato il suo alveo fluviale tra i terreni vulcanici del Roccamonfina ed i terreni calcarei dei Monti Aurunci.

Il Vulcano di Roccamonfina è il più antico apparato vulcanico della Campania, con le attuali dimensioni di 450 kmq, in planimetria, è il quarto vulcano d'Italia ed il quinto per altitudine (1.006 m.). Strutturalmente assomiglia molto al Vesuvio, ma ne è molto superiore per dimensioni avendo un diametro di oltre 15 km, e possiede una cerchia craterica esterna di circa 6 km di diametro al cui interno si trovano i coni vulcanici del Monte Santa Croce e del Monte Làttani, formatisi in epoche successive.

Nella valle del Garigliano sono presenti due grosse arterie stradali, la s.s. Domitiana e la s.s. Appia.


GEOLOGIA DEL TERRITORIO

Il vulcano di Roccamonfina nacque circa 630.000 anni fa, in seguito ad uno sprofondamento che rese la crosta terrestre più sottile e dunque favorì la salita del magma. Nel giro di 300.000 anni si era creato un enorme cono alto 1.800 metri, valutabili osservando la pendenza dei fianchi vulcanici esterni, formato soprattutto dalla roccia denominata Tefrite. Questa roccia si può oggi vedere lungo il sentiero che porta all'Orto della Regina, dove le stesse mura ciclopiche sono di Tefrite.

Tutt'intorno sorsero altre bocche vulcaniche, di dimensioni ridotte ma non per questo con minore intensità eruttiva, come il Monte Ofelio nel settore sud-ovest. Il crollo di gran parte del grande cono terminale troncò il vulcano formando una ampia conca detta Caldera, e all'interno di questa si formò un lago, come avvenuto anche nei vulcani laziali. In breve tempo una nuova fase eruttiva colmò parzialmente la caldera formando al centro i due domi di Monte Santa Croce (1.005 m.) e Monte Làttani (810 m.).

La crescita del vulcano bloccò per un certo periodo il naturale sbocco a mare sia del fiume Garigliano sia del fiume Volturno. Il corso del Volturno venne deviato, infatti, progressivamente verso sud-est finché non fu forzato a trovare una nuova via passando a nord dei Monti di Pietravairano e ad est dei Monti di Baia e Latina, raggiungendo il suo corso attuale. Il Garigliano invece non aveva altra via d'accesso al mare e l'intero bacino a monte si trasformò in quello che fu uno dei più grandi laghi dell'Italia peninsulare, il lago Lirino. L'erosione della soglia attraverso lo stretto di Suio svuotò il lago intorno a 200.000 anni fa, conferendo al Garigliano l'aspetto odierno.

In epoca romana, e probabilmente fino al medioevo, dai materiali lavici eruttati dal vulcano di Roccamonfina si ricavavano le pietre molari per le macine da cereali e per i frantoi diffuse in tutta la Campania e visibili ancora a Pompei.


IL CLIMA

Nell'area del Roccamonfina, in periodi eccessivamente freddi, la temperatura può scendere fino a zero gradi e si possono verificare delle nevicate. Le pioggie si concentrano nel semestre autunno-inverno, divenendo scarse in primavera ed in estate.

Tra i venti costanti, spira il vento da nord-est, freddo e secco che in estate, specialmente nelle zone a quote meno elevate, viene sostituito dal ponente marino.


STORIA DEL TERRITORIO

I primi insediamenti nell'area vulcanica risalgono al VI° secolo a.C. e sono attribuiti al popolo degli Ausoni o Aurunci, e gli unici resti  di tale popolo sono rinvenibili nelle "mura megalitiche" site sul Monte La Frascara e sul Monte Santa Croce. 

Tali costruzioni, dovevano probabilmente servire al popolo degli Ausoni come osservatorio militare data la loro posizione strategica sul territorio. Tuttavia non furono utili, quando, come narra Tito Livio nella sua opera "storia di Roma", nel 337 a.C. gli Ausoni o Aurunci, sconfitti dai Sidicini dovettero rifugiarsi nella vicina città si Suessa, da allora denominata Suessa Aurunca.

La cittadina di Roccamonfina, posta a 612 m. s.l.m. è di fondazione medievale, anche se sul territorio, furono presenti Ausoni, Sicidi e Romani. come testimoniano epigrafi e monete ritrovate. L'esistenza della città si rileva da documenti risalenti all'anno mille. Secondo tali documenti l'attuale Monte Santa Croce veniva denominato Monte Fino, e quindi le lettere presenti nello stemma cittadino "L.A.M.F." significherebbero "Luogo della Rocca di Monte Fino", per cui dal XII° secolo si scriveva "Roccae Monfinum", da cui deriva l'attuale Roccamonfina.

Dal III° secolo in poi lo sviluppo della zona segue la storia del resto dell'Italia meridionale, e solamente fra il 1.300 ed il 1.400 Roccamonfina assunse una certa importanza commerciale con l'istituzione del Mercato. Ultima nota di rilievo merita la peste che colpì tutta l'area nel 1.656 uccidendo quasi i tre quarti della popolazione.


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