indietro                                                                                                                                                                                                                                                             IL MOVIMENTO CONTADINO NEGLI ANNI CINQUANTA

              Se lo sciopero del 1947 aveva perseguito gli obiettivi della gestione democratica del Collocamento e della difesa dell'imponibile,quello del 1949, proclamato dalla Federbraccianti di Puglia, si proponeva l'obiettivo della concessione delle terre incolte o malcoltivate a cooperative di contadini e il rinnovo del contratto provinciale di categoria.                                                                                                                                                                                                                                    Per discutere sul problema, il prefetto riunì i dirigenti sindacali, l'associazione degli agricoltori, i rappresentanti dell'ispettorato agrario e dell'ufficio provinciale del lavoro. In tale riunione i rappresentanti degli agrari si impegnarono a convincere gli associati a concedere le terre incolte, a mezzadria o a colonia, a cooperative di contadini o a singoli braccianti, da scegliere dall'elenco stilato dagli uffici comunali del lavoro.

Le occupazioni delle terre in molti paesi della Provincia di Lecce, però continuarono e nel corso di tali eventi si verificarono diversi arresti. I disordini erano giustificati dal fatto che dall'elenco dei braccianti molti venivano esclusi o per le loro idee politiche o perché avevano partecipato ad occupazioni di terre o eseguito lavori abusivi. Per tenere a freno i rivoltosi furono assegnati circa 600 ettari incolti nei territori di Lecce, dove le proteste erano più forti e frequenti. Ma la commissione addetta all'assegnazione delle terre procedeva così lentamente che persino le autorità denunciarono che l'impegno assunto dagli agrari non era stato mantenuto. Contemporaneamente si rafforzarono i movimenti delle tabacchine; anche esse incominciarono a scioperare per ottenere aumenti salariali, in particolare chiedevano il rispetto del contratto nazionale e l'applicazione integrale della legge sul collocamento.

La Federbraccianti da parte sua ribadiva, ancora una volta, che era necessaria una riforma agraria, per migliorare le condizioni dei lavoratori delle terre. A causa dell'intensificarsi degli scioperi, tra la fine del 1950 e l'inizio del 1951, furono arrestati alcuni rappresentanti dei contadini, le tensioni, perciò, aumentarono. Di grande rilievo è l'occupazione delle terre incolte dell'Arneo ad opera dei contadini di Nardò e comuni limitrofi. Sul Giornale "Il Paese" ci sono riportati alcuni resoconti di quelle giornate:  bombe lacrimogene,  manganelli, arresti erano la risposta dello stato alle proteste. Gli ultimi ad essere arrestati furono M. Montinaro e C.De Vitis che si erano nascosti nell'abitazione di Cesare Reho, segretario della Camera di lavoro di Supersano; furono scoperti la notte del 30 gennaio dai Carabinieri di Ruffano. Finì in carcere, accusato di favoreggiamento, anche Cesare Reho ( cfr. S. Coppola, Quegli uomini coperti di stracci, nota 33, p.40). Ma i contadini, sostenuti dalle solidarietà di tutti i comuni delle provincie con l'invio di viveri e indumenti, non si tirarono in dietro. L'arresto di G. Leucci, segretario provinciale del partito   comunista italiano, suscitò un' ondata di proteste; le sezioni socialiste comuniste, le leghe e le camere del lavoro di ogni comune inviarono telegrammi in prefettura chiedendo la liberazione degli arrestati. Il Giornale "L'Unità" contribuì a fare dell' Arneo un problema nazionale.

Nel febbraio 1951 la segreteria nazionale della Confederterra ripropose la questione della concessione delle grandi estensioni di terre incolte del Salento.

Nei mesi successivi vennero concessi circa 300 ettari di terre a Cooperative  di Galatina, Carmiano, Lecce e Veglie. Di certo questi risultati non soddisfacevano i lavoratori ex-combattenti.

Con D.P.R. n. 67 nel 7/2/1951 venne istituita la sezione speciale Riforma Fondiaria  per Puglia, Lucania, Molise (con inclusione delle provincie di Lecce nel comprensorio di riforme) che programmò alcuni limitati interventi di esproprio. Nei mesi aprile/maggio si cominciarono a raccogliere i primi risultati delle "Lotte Contadine"; insufficienti, però, a determinare la conclusione delle lotte, che anzi si riacutizzarono per il rinnovo dei contratti provinciali (stipulati nel 1949 ).

Nell'autunno 1951 venne proposta l'occupazione delle terre che dall'Ente Riforma Fondiaria non erano state incluse tra quelle da espropriare e nei giorni successivi in molti comuni del Salento si procedette all'occupazione.

Un momento importante per la crescita del movimento contadino fu la nascita nel 1951 dell'Associazione dei Contadini del Mezzogiorno, un'organizzazione autonoma dei contadini piccoli e medi coltivatori i quali , unitamente ai braccianti, ai mezzadri ed ai coloni si sarebbero contrapposti agli agrari e alla politica dei governi centristi.

Altrettanto importante risultò il biennio successivo, caratterizzato da una revisione critica sia a livello politico, che sindacale della conduzione delle lotte del biennio precedente in Puglia e nel Salento . I dipendenti nazionali della Federbraccianti rimproverarono ai sindacati pugliesi l'incapacità di far funzionare i comitati per la  terra e l'esiguità delle assegnazioni ottenute e proposero di puntare sulla limitazioni delle grandi proprietà.

Negli anni successivi fu quasi obbligatorio lottare per difendere i salari femminili e maschili, per la liquidazione del latifondo, per le riforme del collocamento, gestito in maniera clientelare.Si registrarono, così, nell'autunno del 1953,   nuovi fermenti sindacali che diedero vita al convegno provinciale delle Tabacchine aderenti alla CISL, il congresso della Federbraccianti e quello delle Associazioni contadine del Salento. Nel corso di quest'ultimo si sollecitò l'assegnazione di 12'000 ettari di terreno già espropriato, ma ancora in possesso dell'Ente Riforma , e di altri 90'000, si chiese la riduzione del canone di enfiteusi e la costituzione di rappresentanze di controllo dell'attività dell'Ente Riforma. Furono assegnate terre a circa 200 famiglie, ma di certo non si risolse la questione. Si continuò a lottare negli anni successivi, 1954- 1955- 1956; ancora una volta si passò all'occupazione delle terre malcoltivate, ma soprattutto si manifestava per rivendicare le stipule dei contratti collettivi nazionali per i braccianti, la riduzione delle differenze salariali fra uomo e donna, per la salvaguardia degli elenchi anagrafici. Anche Ruffano prese parte all'attività di protesta.

Primo risultato delle proteste avvenute in tutta la provincia di Lecce fu la stipula del contratto nazionale di categoria per i braccianti e i salariati ( 20 luglio 1956 ).

Il 1957 fu caratterizzato dalla lotta per il problema dei contratti agrari, in particolare si chiedeva  che venisse mantenuta la clausola della " giusta causa" nella disdetta dei contratti. Il 1958, invece, fu l'anno dell'impegno sindacale in terra d'Otranto per gli extraimponibili, per i lavori di Trasformazione Fondiaria nelle terre inseriti nei comprensori di bonifica.

Ma, mentre nei nostri paesi si lottava per sconfiggere la disoccupazione, la Corte Costituzionale dichiarava   incostituzionale la legge del 16 settembre 1947 n. 929 sull'imponibile di mano d'opera. All'improvviso le conquiste di tanti anni di lotta e di sacrifici, parvero svanire.

Per tutto il 1959 le forze sindacali chiesero ai partiti di impegnarsi con forza per il ripristino dell'imponibile di mano d'opera. Nel 1960 i lavoratori della zona di Copertino occuparono terre del barone Malfatti ed episodi  analoghi si registrarono a Carmiano e Leverano. Sui cartelli dei braccianti c'era scritto: " Gli oliveti in mano degli agrari danneggiano l'economia agraria ... "; i contadini chiedono la concessione degli oliveti. Ciò causò pesanti scontri con la polizia. Anche le Tabacchine erano in stato di agitazione per il nuovo contratto nazionale.

Intanto nei giorni 26-27marzo 1960 si svolse il quinto congresso provinciale della C.G.I.L.,durante il quale grande attenzione venne data ai problemi dei tabacchicoltori, ai quali i concessionari corrispondevano prezzi non adeguati, alla piaga dell'emigrazione, che privava l'Italia di tante giovani braccia. Nel documento conclusivo si fissarono come obiettivi da perseguire: nuove assegnazioni di terre, industrializzazione e nuovi investimenti produttivi allo scopo di eliminare la disoccupazione e di garantire il miglioramento generale delle condizioni di vita dei lavoratori .

"La situazione sociale ed economica della Puglia, nei primi anni sessanta -conclude Coppola - era destinata a subire modificazioni rispetto al decennio precedente; l'emigrazione ed il conseguente spopolamento delle campagne..., lo sviluppo delle attività terziarie, i processi di industrializzazione nelle aree di Bari, Brindisi e Taranto dovevano necessariamente modificare, anche in Puglia, il rapporto tra agricoltura, industria e terziario e, conseguentemente, ponevano al movimento sindacale problemi nuovi in rapporto agli obiettivi generali ed alle forme di lotta più idonee per conseguirli".

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