![]() Rigamonti |
La
schedina di quello che ebbe ad essere il perno della linea mediana dei granata
denuncia questi dati: «Rigamonti Mario, nato a Brescia il 17 dicembre
1922, centro-mediano, cresciuto nel Brescia da dove passò al «Torino»
con la stagione 1941-42; giocò ancora col «Brescia» il
campionato lombardo 1944 e col «Lecco» il torneo lombardo 1945;
rientrava ai granata nel 1946-47». Del già menzionato «trio Nizza», Rigamonti era stato il primo a giungere a Torino; temperamento irrequieto, all'inizio s'era trovato un pò spaesato. A Brescia contava un sacco e mezzo di amici, a Torino ancora non se ne era fatti. Poi... poi c'era qualcosa che i dirigenti del Torino non volevano capire: lui aveva una passione, quella della meccanica. Avrebbe voluto diventare campione di automobilismo o per lo meno di motocicletta, non giocatore di calcio. Perchè tante storie, allora, se amava correre all'impazzata sui viali asfaltati, beccandosi, un giorno no e l'altro si, una multa per eccesso di velocità, e se di tanto in tanto gli capitava tra capo e collo qualche capitombolo? Ognuno, nella vita, si prende i gusti che gli son possibili... Capirono infine a Torino, che per ottenere ii meglio occorreva lasciarlo fare; e Rigamonti si calmò, appunto, quando cominciarono a non ostacolarlo più. Sembrava il più sbarazzino dei temperamenti, quello di Rigamonti: un tipo sul quale nessun genere di emozione poteva aver presa. Ma che non fosse cosi lo si comprese non troppo tempo fa a Genova quando, in un allenamento della nazionale per l'incontro col Portogallo, il pubblico - e chissà poi perchè - lo fece oggetto di un paio di disapprovazioni. Rigamonti, non uso a trattamenti del genere, ne fu immediatemente disorientato; e non seppe combinare più nulla di buono, tanto che il suo posto in partita venne poi preso dal milanista Tognon. Lo diceva soltanto con le labbra: il mestiere del calciatore non mi va , ma non certo col cuore. Nè poteva essere diversamente che, per quante bizzarrie avesse il suo temperamento, in sede di gioco nessuno poteva fargli appunto di sorta: vigile, pronto, attento su ogni pallone, capacissimo di tirare i novanta minuti di una partita a ritmo infernale. Denunciava spesso l'intenzione di lasciare Io sport e di andare in Brasile dove aveva un parente proprietario di vaste tenute; e se qualcuno gli chiedeva sorridendo: «E quando sarai in Brasile, che farai?», Rigamonti si stringeva nelle spalle e rispondeva: «Beh... Poi torno in Itelia per giocare col "Torino"». Aveva disputato il suo primo incontro in maglia azzurra l'11 maggie 1947, ed aveva poi proseguito, in ognuna di tali occasioni sostituendo lo juventino Parola, negli incontri con la Francia e con quello recente di Madrid contro la Spagna. |
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Il Grande Torino 2003
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