Mazzola
«Capitan Valentino»: Ci si era abituati a chiamarlo così. E quel titolo di capitano, ch'egli meritava per matematica di cose essendo, sia al «Torino» che in «nazionale», l'atleta che aveva disputato ii maggior numero di incontri, si attagliava perfettamente al suo modo di sentire e di condursi specie quando, in campo, le cose non andavano totalmente per il loro verso. AlIora, quando un accenno di malavoglia o un sintomo di stanchezza minacciavano di porre in penombra l'abituale nitidissimo gioco granata o azzurro, era Mazzola a segnare il ritmo della riscossa. La sua figura in quei momenti giganteggiava: lo si vedeva dappertutto dove Ia presenza di un uomo era necessaria, pronto in difesa, scattante all'attacco. E tante volte, proprio per questi suoi innegabili meriti, la vittoria aveva un nome solo: Valentino, Mazzola.
Era nato a Cassano d'Adda ii 26 gennaio 1919 e, giovanotto, aveva disputato le prime partite per una modesta squadra del posto: Ia «Tresoldi»... Spinto poi dalle necessità di famiglia aveva trovato un posto quale aiuto meccanico all' «AIfa Romeo» di Milano e, naturalmente, non aveva tardato a farsi notare anche dai dirigenti la squadra di calcio esistente tuttora presso lo stesso gruppo aziendale. L'«Alfa» aveva ad allenatore un illustre ex nazionale: Magnozzi, che però non rilevò grandi promesse in Mazzola: e quando dal Venezia gli chiesero il giocatore, Io lasciò andare senza alcun speciale rimpianto. Nella stessa occasione fu Valentino che, a momenti, combinava un grosso guaio: mentre l'«Alfa» concludeva il suo trasferimento al «Venezia», per conto suo Mazzola conduceva trattative col Bari e così, ad un certo punto, finì col firmare due diversi cartellini d'ingaggio. Ci son fior di squalifiche, in casi simili: e Mazzola stava appunto per subire una punizione che l'avrebbe tolto dai campi di gioco per tutto un anno, quando gli fu dato dimostrare Ia sua buona fede..., ed essere assolto.
Nel Venezia si trovò dapprima chiusa la strada da Corbelli, ma infine trovò la via buona e in poche partite divenne l'idolo locale. Quando lo si cedette al «Torino» (e fu per la stagicne 1942-43) i tifosi nero-verdi minacciarono... una piccola sommossa, e si rassegnarono solo quando seppero che il nutritissimo premio d'ingaggio era tanto forte che da solo avrebbe sistemato le un pò squilibrate casse sociali! Al Venezia giocava col metodo. Al Torino si trovò di fronte al sistema; e ci vollero un paio di mesi perchè egli assimilasse le nuove teorie e riuscisse a farsi valere in modo tale da essere preso in considerazione per Ia «nazionale».
In magiia azzurra debuttava nel 1942 per l'incontro di Genova contro Ia cosiddetta Croazia che veniva piegata 4-0. A tutt'oggi, affidatogli l'ambito titolo di capitano della nostra rappresentativa, Valentino Mazzola era stato presente in 12 incontri azzurri, sempre brillando di particolare luce. Era stato, sempre col Torino, cinque volte campione d'Italia. Per dire della sua popolarità anche oltre confini, basterà far presente come da tre anni viva in Belgio un «F. C. Mazzola».
© Il Grande Torino 2003