Bacigalupo
«Ho un solo desiderio, quello del campionati del mondo 1950 in Brasile. Mi preoccupo solo dei campionati del mondo. Poi ritornando dal Brasile mi sposerò e mi farò una famiglia. I miei bambini diventeranno anch'essi bravi portieri come Io sei stato tu, Manlio, e come i giornali dicono che lo sia anch' io». Questa, parte di una lettera che poche settimane fa Valerio Bacigalupo, portiere del Torino, aveva indirizzato a Manlio, sue fratello maggiore, ch'era stato un pò il suo maestro di sport, anch'egli campione, anche egli portiere di notevoli qualità.
II sogno di «Baciga» è stato stroncato; il suo buon sorriso di ragazzone che sembrava meravigliarsi ad ogni novità della vita, si è spento per sempre. Non sorriderà più, «Baci», come sorrise sabato 30 aprile quando, artefice N. 1 del pareggio granata contro i nerazzurri milanesi, scendendo agli spogliatoi si ripuliva accuratamente lo scudetto di campione che portava sulla maglia... quasi a significare che per un altr'anno, da quel posto nessuno glielo avrebbe tolto. Non sorriderà più come quando, il 14 dicembre 1947, al fischio finale del suo primo incontro azzurro, Italia-Cecoslovacchia 3-1, si prese un affettuoso scappellotto da parte di Vittorio Pozzo, che voleva in tal modo ringraziarlo per Ia sua ottima prestazione che così bene aveva contribuito alla nuova vittoria.
Sensibile, generoso, cordiale ed espansivo nella vita fuori campo; attento, preciso, serio, volenteroso come calciatore. Era un innamorato dello sport e quando, ragazzo, seguiva le partite di suo fratello maggiore, non sognava che una cosa: peter diventare bravo quanto lui. Lo divenne; e lo superò. Valerio Bacigalupo era nato a Vado Ligure il 12 marzo 1924; ancora non era passato al vaglio delle scuole elementari che già, sui giornali sportivi, sapeva leggere un nome: Levratto. Sicuro, Levratto... un campione, un nazionale esso pure di Vado Ligure, che particolarmente brillava dal suo ruolo di ala sinistra, quando Valerio Bacigalupo era alle prese col sillabario. Poi vennero le partite di barriera, e subito Valerio scelse - per innato istinto - iI ruolo di portiere; la notorietà del fratello Manlio doveva quindi spianargli la strada e fargli trovare un primo ingaggio al «Savona» dove, compiendo un campionato di serie B veramente spettacoloso, ebbe il suo definitivo trampolino di lancio. Da qui passava al quasi concittadino Genoa ma, ormai certo di avere tra le mani un campione, il Savona Io cedeva solamente in prestito per un'annata: quella del 1944. E per la stagione 1945-46 Io passava invece al «Torino»... contrariando in certo senso il giocatore, che avrebbe preferito rimanere a Genova anche per la maggior vicinanza con la famiglia alla quale era molto affezionato.
Ogni contrarietà scompariva ben presto quando nel Torino «Baci» trovava la migliore comprensione, e coi granata vinceva 4 titoli di campione. In nazionale aveva giocate tutte le partite dal dicembre 1947 al momento della sciagura: contro Cecoslovacchia, Inghilterra, Francia, Portogallo, Spagna. E si preparava al nuovo confronto con l'Austria.
© Il Grande Torino 2003