Lo spettacolo
si ispira alle leggende e racconti incentrati sull'origine
del caffè, la bevanda amara, definita da Omero, secondo
alcuni studiosi, utile "contro i dispiaceri, i rancori
e la memoria dei dolori". La storia più popolare
è senz'altro quella Yemenita del pastorello Kaldi,
il quale scoprì che le sue capre, cibandosi di strane
bacche, diventavano agitatissime e piene di energia e sembravano
danzare. Si narra inoltre che questa bevanda la bevessero
i dervisci traendone energia e potessero pregare ed eseguire
le loro danze senza mai stancarsi.
Il nostro spettacolo si sviluppa su questa tema tra gags tipiche
del teatro dei burattini e struttura della fiaba tradizionale,
con fate dispettose, maghi, caprette ballerine, dervisci rotanti
e il terribile cane Scarrafone. La magica pozione aiuterà
il protagonista Ibrik a svegliare la principessa Jabena, figlia
del Sultano Samovar, profondamente addormentata. Ovviamente
Ibrik, Jabena e Samovar sono denominazioni di recipienti e
caffettiere per il caffè, e la fata Ciofeca si chiama
così proprio come citazione di una battuta usata dal
grande Totò nei suoi film.
Questa
è una ciofeca! Non è un caffè! E allora
ditelo che è una ciofeca!
Anno
2019
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