Questo è il tipo di libri che non leggo mai subito dopo pubblicato. Se non ricordo male, il
primo libro di De Carlo ebbe un successo immediato e durante un breve periodo tutti ne parlavano.
Quando questo accade, io evito il libro, forse perché avrei la sensazione, acquistandolo, di
discostarmi in qualche modo da quella specie di sentiero di ricerca strettamente personale
che suppongo di seguire con le mie letture. Un sentiero che non ammette intrusioni né
suggerimenti di percorso anche perché, a dirla tutta, non porta in nessun luogo.
Ma quando un libro ha attraversato indenne l'inesorabile filtro del tempo o comunque mi
interessa, per motivi che mi sono spesso ignoti, diventa una tappa del sentiero.
Devo anche dire che in questo caso specifico sono partito un po' prevenuto e che scorrere le
prime pagine non ha fatto altro che avvalorare i miei sospetti. Ma ogni libro
richiede qualche pagina di assuefazione e una volta catturato dallo schema narrativo, non se sono
uscito che all'ultima riga dell'ultima pagina.
In breve, è la storia di Giovanni, giovane italiano, forse fotografo e sicuramente giramondo, che
si reca a Los Angeles, ospite di due amici conosciuti in un viaggio precedente. La convivenza
con i due non si rivela molto felice e, dopo aver iniziato a fare il cameriere ed impalmato la
cassiera del ristorante, si trasferisce a casa di lei. Inizia poi ad insegnare l'italiano, prima
in una scalcinata scuola di periferia (termine precisissimo, visto che il centro non c'è), poi
in una raffinata scuola frequentata dagli attori di Hollywood. Lascia la cassiera, conosce
un'attrice famosa e lo lasciamo in compagnia di lei, in uno stralunato party notturno.
Penso di non far danni raccontando la storia, visto che ciò che conta, e che rende questo romanzo
decisamente bello, è il modo con cui vengono descritti i rapporti tra le persone e tra queste e
l'ambiente urbano che li circonda. Descrizione che gronda ironia ad ogni frase, che illumina
il vuoto, l'ansia, l'afasia teledipendente in cui vivono quasi tutti, sempre tesi ad inseguire
una meta che fatalmente non raggiungeranno mai.
Una descrizione dell'America totalmente diversa da quella ricca e sfavillante o altrimenti
plebea e creativa, ma sempre epica, cui eravamo forse abituati. E' qui all'inane opera la classe mediobassa
(e mediocre) dei camerieri che vogliono fare gli attori, delle cassiere che rimpiangono gli amori passati
(perché poi l'abbandonato ha fatto i soldi), degli sceneggiatori della domenica e delle pubblicitarie
in pectore.
Ma alla fine il protagonista sembra forse farcela, perché con la complicità dell'attrice famosa
riesce ad entrare nel mondo dei ricchi e dei famosi, anche se non sappiamo quanto durerà, vista la
precarietà delle relazioni interpersonali. Devo confessare che a me sarebbe piaciuto un finale diverso,
che ritengo più in sintonia con lo stile di tutto il resto del romanzo: avrei lasciato Giovanni in una
situazione di maggiore incertezza, da solo, a fotografare la nebbia.
Non posso che consigliare la lettura di questo bel romanzo, che per qualche giorno ha illuminato di buonumore
i miei percorsi quotidiani in autobus. E forse leggerlo in movimento è anche consono al racconto.
Alcuni estratti:
Anche Ron guardava la televisione, ma non voleva riconoscerlo apertamente. Ogni volta
diceva "Stasera devo scrivere". Oscillava la testa larga e biondastra, per
rimproverarmi di non essere altrettanto attivo intellettualmente. Andava a sedersi al tavolo
a guardare la ibm, e poi si alzava ogni cinque minuti per venire a vedere cos'era successo
alla televisione. Dovevamo continuamente aggiornarlo sugli sviluppi. Allo stesso tempo
ironizzava sul mio interesse; diceva "Giovanni, sei un video-tossicomane". |