Vinicio Coletti

Diario digitale

15 gennaio 2001

Tokio blues - Norwegian wood

Romanzo (Noruwei no mori)
di Haruki Murakami, 1987, Giappone
320 pagg. nella ed. italiana Universale Economica Feltrinelli

L'educazione sentimentale di Toru Watanabe, studente in una università di Tokio sul finire degli anni '60. Sorpreso nella fase di passaggio tra l'adolescenza e l'età adulta, egli oscilla tra l'interesse per Naoko, sensibile ma piena di problemi, e quello per Midori, che è l'immagine stessa della risolutezza e della solidità.
Ma tutti i personaggi, non solo il protagonista, sono colti in una fase di passaggio. I problemi di Naoko derivano da un trauma adolescenziale e per lei è difficile crescere, diventare adulta. La stessa immaturità di Toru, che rifiuta il decisionismo carrierista di certi suoi colleghi, lo porterà a ferirla senza volerlo, mentre donne sensibili, colte ed equilibrate finiranno abbandonate senza rimedio.
E' l'intero Giappone, una società dove forse si chiede troppo ai ragazzi, che è sospeso tra il passato della sua tradizione ed il futuro delle grandi industrie e dei microchip. Così, tra comunità terapeutiche basagliane e collegi universitari, nessuno sa veramente dove sta andando e cerca la sua strada a tentoni. E per diventare adulti, si rischia di morire.

a pag 43.
Nagasawa era uno che dentro di sé combinava in maniera molto estrema diversi elementi contraddittori. A volte era di una gentilezza tale che io stesso ne ero commosso, eppure nel fondo era malvagio come pochi. Sapeva dimostrare una rara nobiltà d'animo e allo stesso tempo una inguaribile bassezza. E mentre con la sua grinta e il suo ottimismo trascinava la gente, il suo spirito annegava in una palude di tristezza e solitudine. Intuii dal primo momento questa sua natura contraddittoria, e non riuscivo a capacitarmi di come facessero gli altri a non vederla. Il suo inferno lo accompagnava a ogni passo.
a pag. 163
La ragazza del bar disse: "Se mi suoni Here Comes the Sun il latte freddo lo offre la casa". Reiko alzò il pollice come a dire: affare fatto. Quindi suonò Here Comes the Sun, questa volta accompagnandosi cantando. La sua voce non era molto potente, e forse anche per via del fumo un pò roca, ma era piacevole ed espressiva. Mentre ero lì a bere la birra, guardando le montagne, con Reiko che cantava, avevo davvero la sensazione che il sole dovesse da un momento all'altro spuntare di nuovo.


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