Ilona, cassiera di un supermercato, viene licenziata senza motivo e decide, botta di vita,
di accompagnarsi ad una persona che conosce appena, un autista della nettezza urbana.
Lui, persona schiva e solitaria, si fa prestare da un amico una camicia pulita e pochi
marchi per la sua notte brava, che egli prende dal salvadanaio di sua figlia.
Questo è un film sulla povertà, ma, intendiamoci, nessuno muore di fame o rischia
seriamente la salute. E un lavoro, magari sottopagato, si trova sempre.
Si parla della povertà residuale, tipica dei paesi avanzati, che consiste nell'avere
un livello di istruzione meno che medio ed un lavoro non ritenuto socialmente rispettabile,
che consente poco più di una sopravvivenza decorosa.
La divisa da netturbino del protagonista gli fa così guadagnare il disprezzo dei commessi dei
negozi alla moda e la sua aria dimessa, umiliazione introiettata, gli vieta l'ingresso
nei ristoranti più eleganti. E quando percepisce l'interesse reale di Ilona, ecco la sua
presentazione masochista: "Io sono Nikander, ex operaio ed autista della
nettezza urbana, pochi soldi, il fegato a pezzi e la testa vuota".
Ilona trova un nuovo lavoro e lo lascia, ma Nikander pian piano si sente più sicuro di sé
e la riconquista. Partono per una, sicuramente economica, luna di miele in Estonia.
Happy end ma con moderazione, perché nessuno, tranne Ilona, sorride mai. E anche il suo
è un sorriso appena accennato, velato, triste. Anche nel paradiso finnico ci sono zone d'ombra.
Il film è girato con una tecnica asciutta
(colonna sonora a parte), che non lascia spazio a effetti di
nessun tipo e che potremmo anche definire realismo baltico, se non fosse che molti
altri film dei fratelli Kaurismäki
(Aki e Mika), sono invece
surrealisti e visionari.