Vinicio Coletti

Diario digitale

maggio 2002

Haiku

Poesie
di AA.VV. giapponesi, Italia, 1998
270 pagine nella edizione Mondadori, Oscar Classici

Anche escludendo il recentissimo interesse per la lingua giapponese (vedi sotto), avevo sempre trovato molto piacevoli i brevi componimenti poetici chiamati haiku.
Un haiku è una breve poesia di tre versi, che però in giapponese si scrivono anche su una sola riga, composti da 5, 7 e 5 sillabe, rispettivamente. Essi erano anticamente chiamati hokku ed erano la strofa iniziale di composizioni più lunghe, dette renga.
L'argomento degli haiku classici è la natura, intesa come pura contemplazione di eventi naturali, come giustapposizione di immagini ed anche suoni ed odori, il tutto racchiuso in uno lasso temporale minimo, che tende all'attimo.
Questo è lo stesso atteggiamento che ho sempre sentito come mio, poesia come semplice accostamento di immagini. Inutile dire, quindi, che gli haiku non possono non piacermi (ma non mi sento certo un poeta, io le poesie le leggo, non le scrivo).
Trovo ancora più interessante questo libro per il fatto che riporta sia l'originale giapponese che la traduzione italiana. E devo dire che la traduzione di alcune poesie mi lascia un po' perplesso, perché troppo prolissa. Forse con gli haiku meno parole si usano, più si rende l'effetto dell'originale.


Ikenishi Gonsui (1650-1722)
 
kogarashi no
hate wa arikeri
umi no oto
 
C'è una meta
per il vento dell'inverno:
il rumore del mare
Matsuo Bashou (1644-1694)
 
haru nare ya
na mo naki yama no
asagasumi
 
è primavera:
una collina che non ha nome
velata nel mattino
Uejima Onitsura (1661-1738)
 
haru no hi ya
niwa ni suzume no
suna abite
 
giorno di primavera:
nel giardino il passero
prende un bagno di sabbia
Konishi Raizan (1653-1716)
 
aoshi aoshi
wakana wa aoshi
yuki no hara
 
nei campi di neve
verdissimo il verde
delle erbe nuove
suzushisa wo
waga yado ni shite
nemuru nari
 
della frescura
faccio la mia casa,
e qui riposo
kaze ga fuku
umi no tsubomi wa
shikkari to
 
soffia il vento:
si tengono forte
i boccioli di pruno
Naitou Jousou (1662-1704)
 
yuki yori mo
samushi shiraga ni
fuyu no tsuki
 
fredda più della neve
è sui capelli bianchi
in inverno la luna
Yosa Buson (1715-1783)
 
yama kurete
momiji no ake wo
ubai keri
 
si oscura la montagna,
e ruba il rosso
alle foglie dell'autunno
Masaoka Shiki (1867-1902)
 
haru no yo ya
tsuma naki otoko
nani wo yomu
 
sera di primavera:
per l'uomo senza compagna
quale lettura?

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