Anche escludendo il recentissimo interesse per la lingua giapponese (vedi sotto), avevo
sempre trovato molto piacevoli i brevi componimenti poetici chiamati haiku.
Un haiku è una breve poesia di tre versi, che però in giapponese si scrivono anche su
una sola riga, composti da 5, 7 e 5 sillabe, rispettivamente. Essi erano anticamente
chiamati hokku ed erano la strofa iniziale di composizioni più lunghe, dette
renga.
L'argomento degli haiku classici è la natura, intesa come pura contemplazione di eventi
naturali, come giustapposizione di immagini ed anche suoni ed odori, il tutto racchiuso
in uno lasso temporale minimo, che tende all'attimo.
Questo è lo stesso atteggiamento che ho sempre sentito come mio, poesia come
semplice accostamento di immagini. Inutile dire, quindi, che gli haiku
non possono non piacermi (ma non mi sento certo un poeta, io le poesie le leggo,
non le scrivo).
Trovo ancora più interessante questo libro per il fatto che riporta sia l'originale
giapponese che la traduzione italiana. E devo dire che la traduzione di alcune
poesie mi lascia un po' perplesso, perché troppo prolissa. Forse con gli haiku
meno parole si usano, più si rende l'effetto dell'originale.
Ikenishi Gonsui (1650-1722) kogarashi no hate wa arikeri umi no oto C'è una meta per il vento dell'inverno: il rumore del mare |
Matsuo Bashou (1644-1694) haru nare ya na mo naki yama no asagasumi è primavera: una collina che non ha nome velata nel mattino |
Uejima Onitsura (1661-1738) haru no hi ya niwa ni suzume no suna abite giorno di primavera: nel giardino il passero prende un bagno di sabbia |
Konishi Raizan (1653-1716) aoshi aoshi wakana wa aoshi yuki no hara nei campi di neve verdissimo il verde delle erbe nuove |
suzushisa wo waga yado ni shite nemuru nari della frescura faccio la mia casa, e qui riposo |
kaze ga fuku umi no tsubomi wa shikkari to soffia il vento: si tengono forte i boccioli di pruno |
Naitou Jousou (1662-1704) yuki yori mo samushi shiraga ni fuyu no tsuki fredda più della neve è sui capelli bianchi in inverno la luna |
Yosa Buson (1715-1783) yama kurete momiji no ake wo ubai keri si oscura la montagna, e ruba il rosso alle foglie dell'autunno |
Masaoka Shiki (1867-1902) haru no yo ya tsuma naki otoko nani wo yomu sera di primavera: per l'uomo senza compagna quale lettura? |