Vinicio Coletti

Diario digitale

Perdas de Fogu

Romanzo
Massimo Carlotto e Mama Sabot, Italia, 2008


Dopo aver letto, e gradito, un romanzo storico di Massimo Carlotto, ho deciso di acquistare il suo ultimo romanzo, questa volta ambientato ai giorni nostri, in Sardegna.
Il protagonista è Pierre Nazzari, un militare italiano che arrotondava lo stipendio in Afghanistan trafficando narcotici, con la collaborazione di militari francesi. Costretto infine a fuggire ed a disertare, si rifugia in Croazia, dove viene localizzato dai nostri efficienti servizi, che però, invece di arrestarlo, lo utilizzano per operazioni di vario genere. Pierre, ricattato, è quindi costretto a fare tutto ciò che gli viene ordinato, sia quando gli ordini provengono da persone interne alle istituzioni, sia quando è controllato da qualcuno che si muove alla periferia del sistema, per interessi soprattutto economici.
L'ultimo incarico prevede il controllo di Nina, una veterinaria che inizia a destare preoccupazione in certi ambienti a causa delle sue ricerche sugli animali che vivono nei pressi del grande poligono militare di Salto di Quirra, vicino al paese di Perdasdefogu, che dà il titolo al romanzo.
Nina fa ricerche per conto di una università belga e naturalmente non sospetta che il simpatico barman Marco De Rossi, alias Pierre Nazzari, la sta spiando e controllando.
Altro, della storia, non è permesso dire, perché un giallo va letto dall'inizio alla fine con quella leggera ansia che ti fa chiedere cosa succederà nella pagina che stai per leggere. Sono bastati in effetti due pomeriggi sdraiato a prendere il sole, per leggere tutto il libro, perché si rimane avvinti dal racconto, per i colpi di scena di cui è costellato ed anche perché i riferimenti alla realtà sono fin troppo evidenti.
Il poligono militare di Salto di Quirra esiste infatti davvero, se qualcuno lo ignorasse, e sono vere anche le polemiche che lo hanno sempre circondato, incluse le domande sulla pericolosità delle armi e sostanze di vario genere che vi vengono sperimentate.
Molto interessante anche la descrizione dell'ambiente, solo in parte istituzionale, in cui si muovono i vari personaggi: ex militari, disertori, ex agenti delle forze dell'ordine, guardie giurate, spacciatori, ufficiali dei carabinieri, killer, agenti dei servizi deviati e non, ecc. Un ambiente in cui ciò che conta è solo l'obiettivo da raggiungere ed in cui i riferimenti alla legalità, se mai ci furono, sono del tutto dimenticati.
L'autore ha scritto questo libro insieme a Mama Sabot, pseudonimo che si riferisce ad un gruppo di persone che hanno collaborato alla scrittura del romanzo.


Alcuni brani:
 
Il tenente Deidda buttò sul tavolo della cucina i tre quotidiani locali. Le prime pagine erano dedicate al maxisequestro.
«Sei stato bravo» disse dandogli un buffetto sulla guancia.
«Però Ceccarello l'ha fatta franca».
«Non ti devi preoccupare di questo».
«Mi avete prelevato da Dubrovnik per trovarlo e non dovrei preoccuparmi?»
«No» rispose secco l'ufficiale. «Non è più affar tuo».
«Allora siamo a posto» azzardò in tono cauto. «Ci possiamo salutare...».
Sulle labbra di Deidda spuntò un sorriso crudele.
«Con noi hai finito. Sei stato assegnato a un altro incarico» annunciò.
 
Tornando verso Villaputzu si fermarono a bere una birra in un piccolissimo agglomerato di case che sembravano spuntate dal nulla intorno al bar. Nina era una cliente affezionata e l'anziana barista non si disturbò a chiederle cosa desiderasse. Gli altri avventori, tutti uomini, la salutarono con rispetto.
«Pastori» sussurrò la veterinaria. «Ho fatto il giro di tutti gli ovili in questi mesi».
«Vita dura» commentò Pierre.
«A cui non rinuncerebbero mai. Anche se credo che nel giro di una decina d'anni ne rimarranno ben pochi in zona».
 
A una trentina di metri di distanza un uomo seguì la scena completamente avvolto nel buio. I baretti sono isole di luce che punteggiano la spiaggia del Poetto, ma è sufficiente allontanarsi di poco per diventare invisibili. Si chiamava Ignazio Ghisu ed era un boss di medio livello nel locale traffico di stupefacenti. Agganciato da Franchino, che si era presentato con le credenziali giuste, erano bastate un paio d'ore per raggiungere un accordo. I suoi tre scagnozzi più fidati, Angelo, Kevin e Alex, attendevano Pierre e Nina nel parcheggio.
 
«Ora che le ricerche medico-scientifiche sono secretate, che la Regione è fuori dai giochi e che le esercitazioni vengono percepite come esclusivamente virtuali, siamo diventati inattaccabili» aveva aggiunto euforico il generale.
Il buonumore era tale che avevano deciso di andare a pranzo tutti insieme. Solo Tore non era stato invitato. L'uomo politico l'aveva congedato con la squisita gentilezza di sempre.


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Pubblicato il primo settembre 2009