Dopo aver letto, e gradito, un romanzo storico di Massimo Carlotto, ho deciso di acquistare
il suo ultimo romanzo, questa volta ambientato ai giorni nostri, in Sardegna.
Il protagonista è Pierre Nazzari, un militare italiano che arrotondava lo stipendio
in Afghanistan trafficando narcotici, con la collaborazione di militari francesi.
Costretto infine a fuggire ed a disertare, si rifugia in Croazia, dove viene
localizzato dai nostri efficienti servizi, che però, invece di arrestarlo, lo utilizzano
per operazioni di vario genere. Pierre, ricattato, è quindi costretto a fare tutto ciò
che gli viene ordinato, sia quando gli ordini provengono da persone interne alle
istituzioni, sia quando è controllato da qualcuno che si muove alla periferia del sistema,
per interessi soprattutto economici.
L'ultimo incarico prevede il controllo di Nina, una veterinaria che inizia a destare
preoccupazione in certi ambienti a causa delle sue ricerche sugli animali che vivono
nei pressi del grande poligono militare di Salto di Quirra, vicino al paese di Perdasdefogu,
che dà il titolo al romanzo.
Nina fa ricerche per conto di una università belga e naturalmente non sospetta
che il simpatico barman Marco De Rossi, alias Pierre Nazzari, la sta spiando e controllando.
Altro, della storia, non è permesso dire, perché un giallo va letto dall'inizio alla fine
con quella leggera ansia che ti fa chiedere cosa succederà nella pagina che stai per leggere.
Sono bastati in effetti due pomeriggi sdraiato a prendere il sole, per leggere tutto il libro,
perché si rimane avvinti dal racconto, per i colpi di scena di cui è costellato ed anche
perché i riferimenti alla realtà sono fin troppo evidenti.
Il poligono militare di Salto di Quirra esiste infatti davvero, se qualcuno lo ignorasse, e sono vere
anche le polemiche che lo hanno sempre circondato, incluse le domande sulla pericolosità
delle armi e sostanze di vario genere che vi vengono sperimentate.
Molto interessante anche la descrizione dell'ambiente, solo in parte istituzionale, in cui
si muovono i vari personaggi: ex militari, disertori, ex agenti delle forze dell'ordine,
guardie giurate, spacciatori, ufficiali dei carabinieri, killer, agenti dei servizi deviati e non, ecc.
Un ambiente in cui ciò che conta è solo l'obiettivo da raggiungere ed in cui i riferimenti
alla legalità, se mai ci furono, sono del tutto dimenticati.
L'autore ha scritto questo libro insieme a Mama Sabot, pseudonimo che si
riferisce ad un gruppo di persone che hanno collaborato alla scrittura del romanzo.
Alcuni brani:
Il tenente Deidda buttò sul tavolo della cucina i tre quotidiani locali. Le prime pagine erano
dedicate al maxisequestro.
«Sei stato bravo» disse dandogli un buffetto sulla guancia.
«Però Ceccarello l'ha fatta franca».
«Non ti devi preoccupare di questo».
«Mi avete prelevato da Dubrovnik per trovarlo e non dovrei preoccuparmi?»
«No» rispose secco l'ufficiale. «Non è più affar tuo».
«Allora siamo a posto» azzardò in tono cauto. «Ci possiamo salutare...».
Sulle labbra di Deidda spuntò un sorriso crudele.
«Con noi hai finito. Sei stato assegnato a un altro incarico» annunciò.
Tornando verso Villaputzu si fermarono a bere una birra in un piccolissimo agglomerato di case
che sembravano spuntate dal nulla intorno al bar. Nina era una cliente affezionata e l'anziana barista
non si disturbò a chiederle cosa desiderasse. Gli altri avventori, tutti uomini, la salutarono con
rispetto.
«Pastori» sussurrò la veterinaria. «Ho fatto il giro di tutti gli ovili in
questi mesi».
«Vita dura» commentò Pierre.
«A cui non rinuncerebbero mai. Anche se credo che nel giro di una decina d'anni ne
rimarranno ben pochi in zona».
A una trentina di metri di distanza un uomo seguì la scena completamente avvolto nel buio. I baretti
sono isole di luce che punteggiano la spiaggia del Poetto, ma è sufficiente allontanarsi di poco
per diventare invisibili. Si chiamava Ignazio Ghisu ed era un boss di medio livello nel locale
traffico di stupefacenti. Agganciato da Franchino, che si era presentato con le credenziali giuste,
erano bastate un paio d'ore per raggiungere un accordo. I suoi tre scagnozzi più fidati, Angelo, Kevin
e Alex, attendevano Pierre e Nina nel parcheggio.
«Ora che le ricerche medico-scientifiche sono secretate, che la Regione è fuori dai giochi
e che le esercitazioni vengono percepite come esclusivamente virtuali, siamo diventati
inattaccabili» aveva aggiunto euforico il generale.
Il buonumore era tale che avevano deciso di andare a pranzo tutti insieme. Solo Tore non era
stato invitato. L'uomo politico l'aveva congedato con la squisita gentilezza di sempre.
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