Dedicazione Basilica S. Maria Maggiore |
Corpus Domini |
Mostrandosi
al Pontefice Liberio che
pure è parte poi di gravi errori, la
Vergine gli affida il desiderio di
avere un luogo per i suoi decori. Un
Tempio dei più ampi e rispondenti che
proclamando tutti i suoi attributi si
levi come un segno sui credenti e
sia la voce a tempi ancora muti. La
neve che cadrà quel sei di agosto, lasciando
un cerchio sol sull'Esquilino, gli
indicherà con esattezza il posto. Si
prenda il Papa il nobile patrizio che
edotto del prodigio mattutino riprende
la visione dall'inizio. |
Oh,
il Corpus Domini adorno di rose quando
d'intorno il maggengo si rade e
dalle case che sono chiassose spanciano
i drappi perfin sulle strade. Oh,
il mio buon prete e con lui lo scaccino che
in chiesa van preparando l'altare e
sotto l'ombra del bianco ombrellino s'avvian
con l'Ostia nel pio passeggiare. Oh
quei rondoni in crescendo sui prati quando
dovunque ripullula il grano e
le faccende son fuor dai frascati. Oh
il trapassar sui sentieri di un Dio in
quel seren che non mostra uno sbrano e
leva intorno il suo gran turbinio. |
Esaltazione S. Croce |
Preziosissimo Sangue |
L'hanno
trovata ancor zuppa di sangue fra
le due croci la Croce di Cristo in
quell'acclive terreno che langue sotto
un acervo di fango e di schisto. Ma
è forse solo una pia suggestione quella
che espande la grande euforia da
quando Costantino col suo agone riacquista
al credo la sua signoria. È
con Sant'Elena che il sacro legno come
un Vexilla levato ad arcale si
impone in breve nel lustro del segno. Non
c'è più gioia d'intorno, o un'asprura, che
non orienti la sua visuale per
questa vita e per quella futura. |
Non
ha più sangue quel Cristo inchiodato che
butta l'acqua in segno di indulto quando
trafitto per prova al costato non
sa più dare alla voce un sussulto. È
già corrente che affannosa e cruenta, in
quella strage di Bètlem si gonfia e
col Battista più avanti si avventa nella
visione più triste e più tronfia. È
il sangue vivo di quel Testamento che
dal Getsèmani fino al Calvario si
spreme ormai per un sol compimento. Bastava
un cenno alla forza infinita per
dare la vita e punire un ossario, bastava a Cristo il suo amore che è vita. |
Sacro Cuore |
SS.ma Trinità |
Non
più offeso dal colpo al costato che
ormai dilata lo sfogo all'amore e
pur lontano nel tempo il soldato ancora
sanguina quel Sacro Cuore. Non
più la lancia lo squarcio produce dopo
il meriggio del venerdì santo, né
più l'eclisse cancella la luce dopo
la Cena che scioglie l'incanto. Ma
la ferita ha pur sempre un velario dietro
quel sangue che aggruman le spine e
scopron l'onda di un gran vulnerario. È
ancora il Cuore col grande deserto su
quel Calvario ormai senza fine che
passa all'odio l'antico sconcerto. |
Quel
Dio che in tre Persone si compone e
dall'uguale essenza insiem procede il
Credo adora al sommo dell'ambone come
il Mistero primo della fede. Tentando,
l'uomo non lo può accettare se
l'umiltà non gli apre una sua falla per
rimirar splendente nel suo stare quello
che il ciel nell'universo aggalla. È
quel ”facciamo” del voler divino, che
dà con l'uomo l'ultima magia, la
prova dell'Essenza del Dio trino. “E
quel trifoglio stesso giù nel prato" non
può spiegare a mo' di garanzia quanto
si saldi il noto all'ignorato? |