A Matassone, posto a pochi km da Rovereto, sulla strada provinciale n. 89, è possibile visitare un campo trincerato.
II recente restauro della fortificazione permette di percorrere una parte dei camminamenti e delle postazioni e di osservare, da un punto panoramico di straordinaria suggestione, la Vallarsa, lo Zugna ed il Pasubio, dove tra il 1915 e il 1918 i soldati austroungarici e italiani si scontrarono in una lotta sanguinosa e senza quartiere.
Particolare del campo trincerato di Matassone
Il basso Trentino ha sempre rappresentato una barriera naturale contro i tentativi di penetrazione militare. Peraltro, le sue vallate, a volte ampie, altre volte impervie, attraversate da fiumi e torrenti hanno anche costituito importanti vie di accesso verso nord e verso sud. La Vallarsa, stretta tra i ripidi versanti dei Pasubio, dello Zugna e delle Piccole Dolomiti, è un'antica e frequentata via di transito tra il Veneto e la Valle dell'Adige.
Agli inizi dei Novecento, i comandi militari austroungarici progettarono di costruirvi un sistema fortificatorio a difesa da eventuali iniziative militari italiane e punto di partenza per una penetrazione verso la pianura vicentina. A tale scopo vennero dapprima progettati un forte sullo Zugna, uno a Valmorbia/Pozzacchio e uno a Matassone. Solo a Pozzacchio però venne effettivamente costruito un forte di sbarramento, mentre a Matassone fu predisposto un campo trincerato.
Allo scoppio della guerra con l'Italia, l'esercito austro-ungarico decise di arretrare la propria linea fino a Rovereto, abbandonando la Vallarsa.
L'esercito italiano avanzò fino ad occupare, fin dal giugno 1915, il forte di Pozzacchio. Nel maggio 1916, in seguito alla Strafexpedition, l'esercito austro-ungarico riuscì a riconquistare le due opere fortificate. Le truppe italiane, tuttavia, riuscirono a conservare alcune posizioni strategiche, tra le quali il crinale dello Zugna.
Ciò impedì agli austro-ungarici il libero transito in Vallarsa e l'avanzata verso il Veneto. II 28 giugno 1916, nel corso di una controffensiva, gli italiani riuscirono a rientrare in possesso di Matassone, mentre forte Pozzacchio rimase in mano austriaca fino al termine della guerra quando, nel novembre 1918, l'esercito italiano costrinse il nemico alla resa.
II caposaldo era composto da due settori circondati da fasce di reticolati e si articolava in trincee e in camminamenti, alcuni dei quali coperti. Vi erano inoltre un osservatorio, un rifugio in calcestruzzo armato per l'alloggio della guarnigione e una stazione per segnali ottici per le comunicazioni con il vicino forte di Valmorbia-Pozzacchio (visibile sull'altro lato della valle).
Schizzo del caposaldo campale presso Matassone, 6/11/1914
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