Alcune notizie storiche sul Parmesan

di Hugo Daniel Stoffella


Le origini

Il Parmesan (scritto anche “Parmesón”) è quel promontorio caratteristico e panoramico che si erge tra il Leno e il Rio Rumini (scritto anche “Romini”) tra Riva e Obra. La parte culminante di quel costone a forma di promontorio, invece, è denominata “Postel” (scritto anche “Pùstel”).

Il toponimo Postel deriva dall’antico tedesco “Burgstall”, termine col quale venivano identificati i colli fortificati già in epoca preistorica. Il Postel fa pensare dunque ad un castelliere preistorico. Sono stati infatti rinvenuti frammenti di ceramica, sembra assegnabili all’età del bronzo.

Il toponimo Parmesan, invece, ha tratto origine dal vicino abitato, oggi completamente scomparso, che si chiamava appunto Parmesan e si trovava nel punto di arrivo in quota della strada detta “del Postel” che sale da Speccheri. Il villaggio esisteva ancora nel 1765, quando il Consiglio della Comunità di Vallarsa autorizzava una o due osterie “al Parmesan”. Durante degli scavi sono state scoperte rovine di alcune costruzioni a volto, il basamento di una torre e di alcuni abitacoli, adibiti in parte ad abitazioni ed in parte a stalle per i cavalli.

Mentre il villaggio è scomparso, oggi esiste ancora il cognome Parmesan.

La guerra 1915-18

Il 23 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’impero austro-ungarico. Già nella notte tra il 23 e 24 maggio le truppe italiane varcarono il confine, dove erano rimasti di guardia solo alcuni vecchi Schützen vallarsesi. Tra la fine di maggio e dicembre 1915, mediante una serie di sbalzi le truppe italiane occuparono l’intero massiccio del Pasubio e la Vallarsa, spingendosi a pochi passi da Rovereto, vale a dire al ponte di S.Colombano che scavalca il Leno di Terragnolo poco prima della sua confluenza in quello di Vallarsa. Mentre sulla sponda sinistra di quest’ultima, dopo avere occupato pressoché l’intera dorsale del monte Zugna, la fanteria italiana si era trincerata nei sobborghi di Rovereto ossia a Castel Dante e a Lizzana.

Un anno dopo, il 15 maggio 1916, le truppe austro-ungariche sfondarono questa linea respingendo le truppe italiane, spostando così la linea del fronte verso sud e conquistando il 23 maggio anche il Parmesàn che le truppe italiane, attaccate dai Kaiserschützen, non erano riuscite a tenere
Retrocedendo dai Coni Zugna, la linea scendeva dapprima a Cima Selvata e quindi all'ampia insellatura di Passo Buole, donde rimontava a cima Mezzana ed infine giungeva nei pressi di cima Foccolle.
Il marcato solco del rivo Romini, avente origine subito sotto cima Focolle, delimitava le rispettive posizioni fin presso il villaggio di Zendri, saldamente tenuto dagli italiani mentre, di faccia, gli Kaiserschützen s’erano fortemente rafforzati sull’ arrotondato risalto del dosso Parmesan.
Da Zendri la linea si distendeva lungo la breve lista prativa fino a scendere bruscamente sul greto del Leno di Vallarsa e di qui risalire al dosso sostenente il paesino di Chiesa (oggi Parrocchia) o, per meglio dire, a quelli ch’erano i resti del medesimo. Cominciava da questo punto l’arrampicata verso il Pasubio.
Con queste parole riassume il maggiore Tazzoli la situazione delle truppe italiane: "Ci troviamo con fronte obliqua al Rio Romini e al Parmesan, ampio dosso tondeggiante di grande importanza sebbene non alto (816 metri)".

La battaglia del Parmesan

Il 9 maggio 1916 alle 7.25 le truppe italiane ricevono l'ordine di iniziare ad avanzare sulla "sinistra Arsa" con obiettivo il Parmesan. Alle 8 deve iniziare la preparazione di artigleria e alle 11.30 si vedono dall'osservatorio della brigata le truppe che escono dalle trincee di Zendri e si dirigono verso il Parmesan. Ma ben presto due compagnie attaccanti sono ridotte ad un pugno di uomini.
D'altronde il maggiore Tazzoli aveva personalmente interrogato qualche giorno prima quattro Kaiserschützen fatti prigionieri che avevano avvertito come un attacco verso il Parmesan fosse impossibile perché vi erano ben 16 mitragliatrici appostate sotto il Loner. Ma il comando divisione, non si sa su quali informazioni, dava le trincee austriache per sgombre e pronosticava l'avanzata come una passeggiata, insistendo tenacemente sull'ordine di attacco. Quante vite è costato l'attacco? Tazzoli ce ne dà conto:

"Parecchi ufficiali giungono con la bocca piena di grumi di sangue. Sono straziato dal dolore e dallo sdegno! Il mio primo battesimo di fuoco è stato ben cruento: nei primi 50 minuti dell'attacco 14 ufficiali e 657 soldati in linea; 9 dei primi e 157 dei secondi sono stati posti fuori combattimento. Quanta giovinezza immolatasi senza neppure avere la concezione del nemico incombente, della necessità morale e materiale per noi di redimere Trento e Trieste. Che dai monti solati della Calabria e dal glauco mare siculo le frontiere e la guerra sono lontani, molto lontani!"
Buona parte dei soldati caduti infatti erano calabresi e siciliani.

Nel giugno del 1916 le truppe italiane passarono nuovamente all'attacco, nell'ambito del quale avvenne anche la battaglia del Parmesan, di cui abbiamo la testimonianza del giornalista e scrittore Arnaldo Fraccaroli, a cui è dedicato oggi il rifugio sulle sovrastanti Piccole Dolomiti, datata dalla Vallarsa il 23 giugno:
"Nella notte i soldati nostri appostati all'imboccatura della Vallarsa tra il Pasùbio e la Zugna hanno ricevuto un ordine elettrizzante: "all'alba attaccheremo gli austriaci. Si punterà in direzione del Parmesàn". La Vallarsa si sprofonda dinanzi come una ferita immensa fra le torri paurose delle montagne: La Zugna a sinistra, il Pasùbio a destra. L'alba vi spreme le prime pallidi luci. Nella valle, le macchie livide dei paesi abbandonati: Zendri, Bruni, Chiesa, Ràossi. A sinistra, all'inizio della cavalcata di rocce della Zugna, il Passo Buole. Al di qua del Passo, Cima Mezzana getta fino in fondo alla valle il sontuoso suo manto di boschi, fino alle case grigie di Bruni. E sui pendii e sull'orlo intorno alla cima, fra alberi e rocce, trincee fortissime di austriaci, che scendono e si distendono nella valle allacciandosi alle altre posizioni austriache oltre il villaggio di Chiesa ad oriente, che si distendono e salgono lungo tutto il Rivo Romini a occidente, fra boschi folti, fra burroni fondi. È la salda linea austriaca di sbarramento della Vallarsa. E quel monte che si sgroppa e sbalza su dal fondo valle è il Parmesàn. Nel mattino limpidissimo rintronano le prime cannonate. Cannonate italiane. La valle si sveglia ed urla. Cannoni austriaci sorpresi rispondono. Fragore di migliaia di esplosioni. In questo turbine di fuoco i soldati nostri muovono all'assalto. Muovono dalle due rive della Vallarsa. Scendono dalle alture di Focolle, da Lòner, da Zendri, e ad oriente si spingono giù da Monte dietro il Gasta sulla direttiva del villaggio di Chiesa. Ed ecco che l'offensiva nostra si muove. Vediamo le prime linee di soldati nostri uscire dagli appostamenti. Dai boschi del Focolle alle casette di Zendri si distendono le zone rappezzate di alcuni prati. I prati si rigano di file grigioverdi, si punteggiano d'uomini. Ed ecco che il giorno ormai volge al termine. Gli alpini gettano brevi parole: giornata dura, resistenza austriaca tenacissima, ma si va innanzi. In alto, l'inviolabilità del Pasubio e della Zugna sembra più sicura. Dalle due parti si prepara la ripresa pel mattino seguente. Ed all'alba la battaglia ricomincia. Il vantaggio degli italiani si delinea. Pattuglie nostre puntano direttamente contro le ultime linee di difesa del Parmesàn, il grosso mastino di guardia su cui gli austriaci si accaniscono in una difesa suprema. E i soldati d'Italia muovono all'assalto del Parmesàn. Nella notte, vinte le ultime pattuglie superstiti lungo il Rivo Romini, i nostri soldati occupano il Parmesàn e tutta la linea Romini"
Con la conquista del Parmesàn alle truppe italiane si apriva la possibilità di procedere senza problemi fino a Riva, ad Aste ed a Matassone, dove riconquistarono il forte austriaco.

Il fortino del Parmesan

Per parare una non impossibile caduta del Pasùbio, dello Zugna e del forte di Matassone, le truppe italiane dovettero costruire ingenti opere difensive tese al rafforzamento dell'alto nodo di Cima Carega e di tutto il sistema collinare digradante da lassù. Un caposaldo centrale di questa linea era formato dal Parmesan, nella cui roccia fu costruito un piccolo forte formato da varie caverne con una vista strategica su tutta la bassa Vallarsa con i monti Zugna, Corno e Pasubio, fino a Rovereto.
Fu poi costruita pure una strada militare che da Speccheri porta al Parmesan, dove i soldati italiani in ricordo ai caduti della battaglia del Parmesan costruirono un piccolo capitello dedicato alla Madonna che esiste tutt'oggi recante la data 1917.
Qualche anno fa è stato stilato un progetto di recupero del fortino





www.vallarsa.com > Indice > Storia > Alcune notizie storiche sul Parmesan