La Vallarsa, in lingua tedesca (ormai estinta) era denominata Brandtal. Verso la fine dell’XI secolo e nei primi anni di quello successivo si verificò, sollecitata dai signori feudali di Lizzana, un’immigrazione di contadini tedeschi (roncadóri) che, nel più vasto quadro europeo del primo grande assalto alle risorse naturali, abbatterono i boschi per trarvi terra da coltivare e stabilire nelle radure i masi dai quali presero origine gli attuali gruppi abitati.
Un documento datato 9 marzo 1225 riporta che Jacopo di Castel Lizzana, avendo ricevuto in feudo dal vescovo di Trento il territorio della Pieve di Lizzana, che comprendeva anche la Vallarsa, nomina il giudice affinché amministrasse la giustizia “in montagna e in pianura in teutonico e in latino”. La pianura a Lizzana, dunque, era abitata da Italiani, mentre le montagne in Vallarsa erano abitate da Tedeschi. Questo documento costituisce una delle più antiche testimonianze degli insediamenti tedeschi nel Trentino orientale.
Nel 1234 Jacopo da Lizzana, che in Vallarsa possedeva 12 masi, aveva in valle circa 40 “tributari teutonici” da almeno una trentina di anni. Infatti nel 1234 egli aveva già riscosso da ogni “teutonico” 150 soldi ed essendo il “bannum solitum” 5 soldi, si deduce che Jacopo aveva in Vallarsa circa 40 tributari teutonici già da 30 anni, ossia dal 1204. 40 tributari significa dunque 40 famiglie, composta ciascuna da più membri, ossia ben oltre 100 abitanti tedeschi.
Oltre ai coloni tedeschi richiamati per dissodare/disboscare vi fu nel contempo l’immigrazione di minatori tedeschi. Nel 1532, il capitano del castello di Rovereto scrive che i minatori tedeschi vivevano e lavoravano in Vallarsa, Terragnolo, Trambileno e Noriglio.
I sacerdoti che venivano inviati in Vallarsa dovevano saper parlare “teutonicis et latinis”, cioè ai Tedeschi come agli Italiani. Infatti, la Comunità di Vallarsa, dopo avere eretto la cappella e la canonica, pregò il Principe Vescovo perché nominasse un sacerdote stabile. La concessione avvenne nel 1400. Vi erano allora in Vallarsa 39 masi. Nel 1499 troviamo come sacerdote in Vallarsa “Albertus Alemannus”. Nel 1517 la chiesa di S.Viglio fu elevata da cappella a Curazia e il primo curato fu il tedesco Stephan Linderperger. Nel 1720 la Curazia fu elevata a Parrocchia e l’ultimo arciprete tedesco fu Matheus Widmann (1820-1825).
Ancora nel Seicento, come scrive lo Stoffella dalla Croce, “i nostri avi e tutti i nostri montanari erano tedeschi e parlavano esclusivamente il tedesco”.
Successivamente, nel 1821, come scrivono gli storici del tempo, in Vallarsa “si parlava lo slapero, ossia un dialetto di fondo tedesco infarcito di elementi lessicali nostrani”. mentre nel 1839 la parlata di un “tedesco grossolano” in Vallarsa era in piena decadenza.
Gli abitanti di Vallarsa avevano “costumi propri”, vale a dire differenti da quelli della vicina Val d’Adige, in uso ancora nell’Ottocento e “l’abito dei Vallarseri assomigliava a quello degli abitanti della val Sarentino presso Bolzano.”
Ancora oggi in Vallarsa esistono moltissimi toponimi di chiara provenienza tedesca.
Infine è interessante notare, che anche i territori, le valli e i comuni limitrofi della Vallarsa (ossia Trambileno, Noriglio, Terragnolo, Posina, Valli del Pasubio, Recoaro, ed infine Val dei Ronchi presso Ala) in passato erano abitati da popolazioni tedesche. La Vallarsa, insieme a questi territori, costituiva il cosiddetto “corridoio cimbro” che collegava Luserna (altopiano di Folgaria) e i cosidetti “Sette Comuni Cimbri Vicentini” (altopiano di Asiago) con i “Tredici Comuni Cimbri Veronesi” (monti Lessini), dove ancora oggi, come noto, si parla un antico dialetto bavarese di origine medievale, detto comunemente “cimbro”.